Fianna rise appena. Non le sembrava vero che Garnet, che a conti fatti era comunque un'arpia, anche se dai modi e dai pensieri ben più miti di tutte quelle che aveva mai avuto l'occasione d'incontrare, forse esclusa solo Alraune, riuscisse a tirar fuori una certa dose di senso dell'umorismo. O almeno quello parve fosse, alla principessa, che stringendosi nelle spalle sorrise scuotendo la testa.
«Se è per quello non è che il mio sia stato un processo facile, e non è nemmeno che sia l'esempio principale del tipo d'affezione che la mia gente nutre per l'Impero...» commentò onestamente. «Non so se può aiutarti, o farti sentire in qualche modo meglio, ma anche per me è stato piacevole incontrare qualcuna della tua razza che abbia dimostrato cuore e anima... può suonare meschino detto così, ma la verità è che dopo tante asprezze probabilmente molti dei miei e molti dei tuoi sono arrivati a credere che l'altro sia semplicemente cattivo. Ma non è così. E se sono riuscita a cambiare idea io, seppur dopo un decennio, potrebbero cambiare idea tutti dato il giusto tempo.» annuì alle sue stesse parole, lentamente. «C'è un bizzarro, al pari da farmi pensare ad un disegno divino, parallelismo tra quello che hanno fatto i nostri popoli nel corso del tempo. Sai, intendo quella prima grande fase espansionistica di guerreggiamenti e conquiste, tutta la storia della razza superiore prescelta da Gallean, salvo poi capire che anche noi, come tutti, siamo semplici viventi di questa bella Ea. Sapere che almeno tu la pensi come noi è oltremodo rincuorante e non toglie affatto dignità all'Impero o alle Alate. Sebbene il giorno in cui a tutti noi sarà concesso il privilegio di andare da Perla Bianca a Salnikar senza sguardi avversi sia ancora distante, non mi vergogno a dire che adesso so che c'è una speranza.» aveva la voce allegra, serena. Probabilmente quella era la prima volta che, parlando con qualcuno che proveniva dall'Impero dell'Arpia, si era davvero sentita del tutto a suo agio. Non le sembrava nemmeno vero, addirittura, e temeva di svegliarsi da un momento all'altro nelle sue camere ad Ainatur, scoprendo suo malgrado di essersi immaginata tutto in un complesso articolato sogno. Ma no, per sua fortuna quella era una delle tante verità di Ea.
«E sì, mi spaventa l'idea di perdere Ariel... ma ero consapevole che presto o tardi sarebbe uscita dal nido che avevo preparato per lei. Credevo di avere più tempo, sarò onesta, almeno una ventina d'anni, ma ho dovuto farmene bastare solo un terzo.» aveva ancora il sorriso sulle labbra, misto di gioia per aver comunque potuto godersi i momenti con la sua piccola, e pace per le rassicurazioni dell'albina.
A quel punto Ariel tornò dalla sua lunga serie di scontri. Pareva essersi infilata di testa in un rovo tanto arruffate aveva le piume e sdrucite le vesti. Parlava comunque con tanta gioia e con la verve tipica del giovinetto che si è confrontato con i suoi pari scoprendo qualcosa di nuovo, di affascinante. A Fianna parve di vedere, seppur per un solo istante prima che gli occhi da mamma adottiva le oscurassero di nuovo la vista, un'arpia adulta pronta a spiccare il volo verso il proprio destino davanti a sé.
«Sei stata bravissima! E vedrai che col tempo potrai solo che migliorare, garantito!» si congratulò, trovandosi poi d'accordo sul portare di nuovo la piccola a mangiare. Certo lei non avrebbe potuto toccare altro cibo, salvo finire ingolfata, ma sapeva bene qual grande appetito potessero avere le alate. «Se conoscete una buona locanda possiamo andare lì, altrimenti torniamo al refettorio, per me non c'è problema. Non riuscirei a mangiare nemmeno una capocchia di spillo ora come ora, quindi non contatemi...» agitò le mani come a chiedere pietà.
Trovò poi peculiare che Garnet regalasse del denaro ad Ariel. La credeva una usanza tipicamente umana, o comunque tipica delle razze più affini al denaro, ma la cosa non poté che colpirla favorevolmente. Così come la sorprese, sebbene non più di tanto, che Ariel si buttasse ad abbracciare quell'arpia che tanto si era dimostrata gentile con lei.
«Hehe...» ridacchiò. «Sì, temo che quello sia un piccolo vezzo che ha preso da me. Ora sei anche tu parte della famiglia a quanto vedo, Ariel difficilmente si sbaglia sulle persone... zia Garnet.» riprese, giocosamente, prima di vedere con quanta titubanza l'albina carezzò la giovane. Le dispiacque molto, anche se non lo dette a vedere per non rovinare il momento, l'idea che una creatura tanto nobile fosse stata condannata dal fato a non poter avere propria prole. Se anche solo un millesimo delle arpie avesse avuto la medesima visione il mondo sarebbe stato diverso. E non solo le arpie, se un millesimo di tutte le genti di Ea avesse preso da Garnet il mondo sarebbe stato diverso, migliore. Su quello, però, non poteva fare assolutamente niente. Nessuno aveva un potere abbastanza grande da cambiare l'essenza stessa di una persona, non che lei sapesse almeno. L'avrebbe voluta abbracciare, avrebbe voluto dirle che le dispiaceva, ma si sentiva così fuori posto da non riuscire a spiccicare parola. Tutto quello che riuscì a fare fu allungare una mano e toccarle gentilmente la spalla; per quel che poteva valere, Fianna era lì per entrambe.