GDR Il viaggio di Fianna - Parte IV

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«Sì.» Fianna sorrise ad Ariel. «Ho cercato di fare del mio meglio per non trasformare Ariel in... me. Volevo che fosse una persona capace di prendere le proprie decisioni, di scegliere. Anche per questo l'ho portata qui... mentirei se dicessi che non avevo paura, ma ora che sono qui non temo più che possa succedere qualcosa di sgradevole. È così che le cose devono andare.»
Guardò Francesca, sorridendo anche a lei. «Io sono felice di aver chiarito il nostro vecchio attrito. E se mi è concesso vi auguro di riuscire negli obiettivi che vi siete prefissata. Se poi vorrete mai venirmi a trovare ad Ainatur mi farebbe piacere, anche se non vi sentite molto in sintonia con la nostra razza potrebbe essere piacevole trascorrere del tempo nei boschi verdeggianti del Minnonar.» smise di maneggiare la tazza, poggiandola delicatamente sul tavolo.

«Spero almeno che la mia presa di coscienza vi possa aver dato una piccola soddisfazione. Ho intenzione di parlare anche con Silene di questa mia rinnovata consapevolezza. So che le Alate non hanno una buonissima opinione di me, e so anche di essermela in parte meritata, ma vorrei porre rimedio alla cosa. Non ho remore, come avete visto, ad ammettere le mie colpe. Non più almeno.»
 

Silen

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L'elfa scrollò le spalle "Quelle che per alcuni sono colpe, per altri sono meriti. Voi e io potremmo arrovellarci molto sull'argomento ma vi assicuro che a Silene non importa. Anche io sono contenta che ci siamo chiarite, principessa ma è tempo che mi congedi. Voi sarete stanche dopo una lunga giornata e Gallean sa che che se voglio raggiungere i miei obiettivi, come voi dite, c'è molto da fare ancora." Francesca sorrise ad Ariel "E dopotutto se voglio ptoermi continuare a servire della Prima per i miei scopi devo pur lasciare che lei si serva di me per i suoi. Scoprirai, giovane Ariel, che molti dei rapporti più duraturi si fondano sul reciproco vantaggio anche quando le due parti non potrebbero avere ambizioni e scopi più differenti. E' stato un piacere fare la tua conoscenza." l'elfa si alzò per uscire dalla stanza, voltandosi un momento prima di andarsene "Manderò qualcuno per ritirare tazze e vassoio. Vi auguro un piacevole soggiorno a Kyrne Lamiya".
 

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Dopo aver preso congedo da Francesca, salutandola, Ariel e Fianna rimasero ancora un poco sveglie a parlare. La principessa raccontò, estensivamente, quello che era successo con Francesca al loro primo incontro, cercando di farle capire il motivo per cui quell'attrito aveva cagionato tanto malessere. Pose l'enfasi, ancora una volta, sul come aver incontrato la piccola arpia le avesse cambiato la vita e l'avesse resa una persona migliore sotto tutti i punti di vita, a partire dall'essersi lentamente resa conto dei propri errori sino alla completa - o quasi - maturazione psicologica, passando dall'impulsiva e reattiva persona che era prima ad una più posata e riflessiva, scevra da molti pregiudizi. Così, dopo averle fatto una carezza, ricordandole di quanto preziosa fosse per lei, si preparò per coricarsi assieme a lei. L'indomani avrebbero dovuto incontrare Garnet e Silene, il che non sarebbe stato per niente poco impegnativo né emotivamente né fisicamente, visto quanto stress la cosa avrebbe potuto causare.

[ ... ]

Alle prime luci dell'alba, dopo una buona colazione in stile arpiesco, la principessa si preparò vestendo gli abiti migliori che aveva con sé: un lungo abito blu a ricami bianchi che facevano il palio coi lunghi capelli argentati, per l'occasione lasciati liberi dalle acconciature che li facevano sembrare sorprendentemente corti. Così, assieme alla figlioccia, si mossero per i corridoi e le scale fino ad arrivare alla sala del Trono Alato, attendendo con pazienza di venire chiamate. Fianna dette una carezza sul viso ad Ariel, sorridendole.
«Vedrai che andrà tutto bene, ci sono io con te.»
 

Silen

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Era stata una giornata molto stancante ed Ariel era alquanto sonnolenta quando finalmente le due decisero di coricarsi. I giacigli che trovarono erano naturalmente stati studiati e progettati per la razza alata, come tutti gli appartamenti della torre sul piano dove si trovavano. Si trattava di letti piuttosto bizarri per lo standard umano: rotondi, piuttosto grandi e con delle sponde di legno che servivano a trattenere una grande quantità di cuscini disposti in modo da lasciare uno spazio libero al centro. La giovane arpia ne fu ovviamente entusiasta e, gettati da parte tunica e gonnellino, andò subito ad adagiarvisi tirando poi le coperte in modo da lasciare fuori soltanto la testa e buona parte dela schiena che però essendo coperta dalle ali ripiegate era comunque protetta dal freddo. In effetti la somiglianza con un volatile accoccolato nel suo nido era abbastanza marcata da far sorridere Fianna che dal canto suo però doveva chiedersi come avrebbe fatto ad adattarsi a un letto che decisamente non era stato certo concepito per la comodità di un elfo o eldar che fosse.

Il risveglio fu un pò più confortevole (o meno problematico) dato che l'attendente che venne a portare loro la colazione aveva con sè anche qualcosa di più leggero e adatto ai gusti di Fianna rispetto alla carne e le uova che erano state servite alla giovane alata. Qualcosa in comune peraltro i due piatti lo avevano visto che ad entrambe era stato servito un bicchiere di latte fresco aromatizzato con del succo di fragole, il che gli dava un gradevole colore rosato. Ariel bevve il suo con evidente piacere e poi minacciò di svuotare anche quello di Fianna se non si fosse sbrigata.

"Non sono preoccupata" rispose la giovane mentre attendevano anche se il suo atteggiamento in parte la smentiva visto come continuava ad osservare il via vai delle persone dalla sala e il mormorio delle voci nella lingua delle arpie che provenivano dalla porta.
"Tu piuttosto, come mai ti sei agghindata a quel modo?" disse scherzosamente esaminando la principessa in modo piuttosto ostentato. come molte della sua razza anche Ariel non dava troppa attenzione agli abiti, purchè fossero comodi, e pareva divertita dai preparativi di Fianna.

Infine un attendente venne ad avvisarle che la Prima era disposta a riceverle e ad accompagnarle nella sala del Trono alato.
Fianna, che era già stata in quella sala diversi anni prima, notò pochi cambiamenti: si trattava di un salone molto grande (probabilmente occupava da solo buona parte del piano dove si trovava) illuminato dai grandi finestroni che le arpie usavano spesso come via di accesso e di uscita. Il pavimento era occupato da un grande mosaico che raffigurava il Mondo Conosciuto (senza però il recentemente scoperto continente di Aman ): un opera imponente con riportate città, fiumi e nazioni; un opera d'arte in continuo divenire dato che una squadra di artigiani doveva intervenire per modificarlo a seconda dei rivolgimenti politici.
Leggermente più indietro rispetto al centro della sala, sollevato rispetto al pavimento da alcuni scalini, si trovava il Trono alato: un seggio privo di schienale secondo lo stile delle arpie, dietro alle quali si levavano due imponenti ali. Il trono era interamente di argento lavorato e le ali tempestate da una miriade di celestine. Nelle nazioni di umani ed elfi, la celestina era considerata a malapena una pietra semipreziosa ma le alate la tenevano in grande pregio per il suo colore azzurro chiamandola "Scheggia di Cielo".
Come sempre la sala era discretamente affollata di arpie che commentavano apertamente quanto avvniva nelle varie udienze e che spesso non nascondevano sentimenti di ostilità anche piuttosto violenti verso ambasciatori e inviati. Universalmente le udienze nella sala del Trono Alato erano note per la pressione che mettevano addosso al malcapitato di turo.
Non essendoci particolari tensioni fra l'impero e Minnonar le presenti si limitarono a commentare nella loro lingua aspra senza particolari inflessioni anche s eil brusio aumentò di intensità nel vedere che Fianna era accompagnata da Ariel: senza dubbio le Alate stavano parlandof ra loro della sua particolare vicenda.

Gli anni non sembravano avere lasciato tracce su Silene: la Prima sedeva con la sua solita aria sorniona, la testa appoggiata negligentemente alla mano destra e il gomito a sua volta poggiato sul bracciolo del trono, gli occhi violetti che sembravano ridere per un qualche scherzo segreto noto a lei soltanto. Gli artigli delle mani e dei piedi erano ricoperti da una sottile lamina d'argento e brillavano alla luce del sole che entrava nella stanza, al collo pendeva la Lacrima Rossa; per ilr esto i suoi abiti erano i medesimi che si sarebbero potuti vedere addosso a una qualsiasi alata nelle strade della città. Come sempre l'albina Garnet la affiancava, in questa particolare occasione in piedi alla sua sinistra (altre volte la si poteva vedere seduta sugli scalini del trono) in quella che era evidentemente una posizione che denotava favore: le altre alate erano disposte in ordine sparso per la stanza, molte dietro il Trono alato ma nessuna altra così vicina a Silene.
Ariel sgranò gli occhi nel vedere Garnet: probabilmente era la prima votla che vedeva una albina, sia pure della sua razza. Vestita di bianco la maga appariva diafana e fragile rispetto alle sue Sorelle, gli occhi rosso intenso che spiccavano in tanto livido biancore. Eppure dietro quell'aspetto malaticcio doveva nascondersi una volontà di ferro che l'aveva portata a essere una delle maghe più potenti di tutto l'Impero.
"Benvenuta Ambrielle Fianna Eressel Elensil" disse la Prima enunciando il nome completo della principessa "sono stata informata della tua...ah, visita a sorpresa e della tua volontà di incontrarmi. E porti con te una giovane sperduta, vedo. Ho sentito parlare della piccola implume che hai rinvenuto nella tua Caccia. E' stato un bel gesto da parte tua e posso vedere con i miei occhi che hai avuto cura della nostra giovane Sorella."
 

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La principessa sorrise alla domanda di Ariel, spiegandole in breve che quel vestito non serviva tanto ad apparire chissà quanto bella, ma era più un gesto di rispetto in voga nei regni elfici ed umani che denotava rispetto e attenzione per il padrone di casa. Vestirsi bene, le disse, era un modo come un altro per ringraziare chi ci stava ospitando del servizio reso. La cosa poteva non essere ben apprezzata o compresa dalle alate, ma senz'altro presentarsi sciatti e con vesti marinaresche per nulla consone non avrebbe fatto una bella scena.
Così, una volta invitate nella sala del trono, Fianna si fece forza e camminò per la lunga sala verso la Prima che, esattamente come una decina di anni prima, le attendeva sul suo trono alato.

«Grazie, Prima. E' piacevole ritornare a Kyrne Lamiya in circostanze meno impedenti dell'ultima volta. La città è cambiata dal mio ultimo passaggio, adesso è una metropoli in cui potrei facilmente perdermi, senza una guida.» Salutò, facendo una riverenza. Poi, guardando anche Garnet, annuì. «Sì, ho pensato che fosse giunto il momento, adesso che Ariel è grande, di farle conoscere le sue sorelle e, più in generale, l'Impero. Sebbene Arc-en-Ciel fosse più vicina non mi sembrava il caso di limitarla ad una città così periferica. Senza contare che Dama Garnet aveva espresso il desiderio di incontrare Ariel di persona, se mi è stato ben riferito.» fece cenno ad Ariel di farsi più vicina ed andar più avanti, verso il trono.

«Ariel mi ha fatto rivalutare molte delle mie perplessità e superare molti dispiaceri. È per me come una figlia e portarla qui mi è costato più di quanto sia immaginabile pensare, ma è giusto il tempo per lei di vedere e conoscere Silene e la sua corte. La sua stirpe.» poi sorrise alla figlioccia, facendogli cenno con la testa di seguitare a parlare. Se anche di norma Fianna si sarebbe sentita a disagio in una situazione del genere, la maggior parte degli occhi, in quell'occasione, non erano per lei. Per ovvi motivi, invero, ma pur sempre un minimo di sollievo. I mormorii sulla giovinetta dovevano aver fatto il giro del mondo mentre lei cresceva, lontano dalle politiche di palazzo, nella ridente Ainatur.
 

Silen

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"Bene, giovane, questo è il tuo momento a quanto pare" disse Silene col suo solito tono a metà fra il serio e il faceto "vieni avanti, fatti vedere da vicino. Quale è il tuo nome, tanto per cominciare?"
La giovane alata non esitò e si fece avanti fino ai piedi del trono, fra il mormorio e gli sguardi curiosi delle presenti. una volta tanto effettivamente l'attenzione generale non era per Fianna ma per la giovane alata e per quello che rappresentava agli occhi delle altre.

"Prima, il mio nome è Ariel" semplice e diretta, come sempre.
"Credo che tu meriti una spiegazione del perchè di tanta curiosità nei tuoi confronti giovane Ariel. Credo che sia la prima volta in assoluto che una Sorella sia mai stata cresciuta da una Senzali. Non è così, Garnet?"
"Mai a nostra memoria" rispose l'albina.

"Mai a nostra memoria" ripetè Silene "Mai a memoria di una Sorella. Comprendi ora la nostra curiosità, giovane Ariel. Molte delle nostre Sorelle qui si fanno domande come...cosa avrà insegnato quella preda a questa povera piccola? Sarà in grado di cacciare, di combattere? Quali strane idee le avrà infilato nella sua testolina?" Silene ridacchiò divertita "Oh, non ad alta voce forse, ma tutte noi ci chiediamo, se in grado di sopravvivere, giovane Ariel? Se la risposta è affermativa, tutto il resto non avrà alcuna importanza. Ma altrimenti...comprendi le mie parole?"
Ariel aveva stretto i pugni ma era rimasta in silenzio di fronte alle frasi di Silene. Ora i muscoli contratti si distesero e la giovane chinò il capo in segno di assenso.

"Si, Prima, capisco. Quanto intendi dire è che non sono mai stata messa veramente alla prova." Ariel rialzò il capo, con fierezza "Ma io sono Cacciatrice, io faccio ciò che deve essere fatto. Non temo alcuna prova."
Silene annuì e questa volta nei suoi violetti scintillò qualcosa...approvazione forse?
"E' un bene che tu lo comprenda, giovane Ariel. Una Sorella, una Cacciatrice, deve essere certa di coloro che ha al suo fianco durante una Caccia. Noi non ti conosciamo, giovane Ariel. Non per colpa tua, certo...ma il fatto rimane. Tu sei una Sorella e io non voglio che nessuna Sorella sia una estranea fra noi; ma per essere parte di noi, dobbiamo sapere quanto sei in grado di fare o non fare, dobbiamo vedere, dobbiamo conoscerti."
Ariel era tranquilla ora. Sembrava anzi desiderosa, piena di anticipazione "Capisco. E sono pronta".

"Avrai la tua occasione, te lo prometto." annuì Silene e le arpie presenti mormorarono la loro approvazione, nei confronti della Prima ma anche di Ariel. La giovane alata si era evidentemente portata nel modo giusto, nel modo che le sue Sorelle si aspettavano di vedere.
"Ora riposa, giovane Ariel. Preparati. Il tuo tempo verrà."
"Come ha detto giustamente la nostra ospite, vorrei parlare con te, Ariel" aggiunse poi Garnet con un lieve sorriso "Anche io vorrei...conoscerti" aggiunse in una lieve parodia del tono usato dalla Prima poc'anzi.
Silene dal canto suo diede un'occhiataccia all'alata e rise piano "Sei una spina nel fianco" disse in tono ironico "mi chiedo come facccia la tua madre-vera a sopportarti".
"Lunga esperienza" ribattè l'altra con uno sguardo che sottointendeva molte cose. Tipo il fatto che Silene era la sorella minore di Shiver, la madre-vera di Garnet. Tanta familiarità si poteva spiegare solo con la stretta parentela.
 

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Fianna rimase in disparte, lasciando che le sorelle conversassero senza intromettersi. Dopotutto non era per lei che erano tutte le attenzioni, anche se al sentir parlare di prove e questioni simili un minimo di angoscia le venne. Comprendeva appieno l'esigenza di un rito di passaggio di quel genere, ce ne erano in ogni società, ma a maggior ragione tra le arpie la questione si faceva seria, quando non proprio drammatica, considerando la bellicosità del popolo. Erano guerriere, cacciatrici, predatrici, tutte cose che lei - da principessa agguerrita del Minnonar - poteva solo marginalmente trasmettere alla piccola Ariel.
«Per le questioni di tempo non dovete preoccuparvi. Ora che molti dei problemi sono stati risolti posso restare per tutto il tempo necessario ad Ariel di conoscere le sue sorelle e viceversa.» disse, quando tutte ebbero finito. «E anche per dimostrare il suo ruolo all'interno dell'Impero, come arpia. Anche se l'ho cresciuta ad Ainatur è nata ad Arc-en-Ciel e il suo destino è inestricabilmente legato al vostro. Ma vi dico che non avrete di che temere, Ariel è forte e coraggiosa, più di quanto possiate immaginare, e ve lo dimostrerà.»
Sorrise alla giovinetta. «Riuscirete anche voi a vedere in lei quello che vedo io.»

Prosegui pure come meglio credi, anche mandando avanti veloce se non c'è niente di importante nel mezzo, senza problemi! Io ti seguo a ruota.
 

Silen

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Silene si voltò a gettare un'occhiata vagamente perplessa a Fianna poi scrollò le spalle "E' sorprendente che tu dica questo. Da quanto ricordo dalla tua precedente visita, non eri...diaciamo, una estimatrice della mia razza. Ora però sembri interessarti molto a questa giovane, a guardarti si direbbe persino che tu sia preoccupata del buon esito di questa caccia."
Prima che Fianna potesse rispondere Ariel la anticipò "Lei è la mia ein'keth" disse in tono orgoglioso, accompagnando le parole con un sorriso ferino. L'affermazione, come ci si poteva aspettare causò un forte intensificarsi del chiacchericcio delle Alate e molti occhi tornarono a puntarsi sulla principessa eldar.

"Ah. Davvero sorprendente questa piega degli avvenimenti" la Prima era evidentemente sorpresa questa volta: studiò Fianna con maggiore attenzione, in modo quasi inquisitorio "Ein'keth. Non è una parola che noi usiamo alla leggera. Conosci il significato di questa parola? Nella lingua dei Senzali si può tradurre approssimativamente come anima condivisa ma abbiamo anche altre parole per esprimere il medesimo concetto. Spirito Alato, Sorella-non-della-Carne, sono solo alcuni dei modi che usiamo. E' un legame, diverso da quelli delle vostre molteplici razze ma altrettanto intenso. E' evidente che la giovane Ariel crede molto in te, Fianna." nel parlare Silene aveva ora abbandonato i titoli nobiliari e lasciato cadere ogni residua formalità, di quelle poche che le arpie utilizzavano. Fianna realizzò che le stava parlando come avrebbe fatto con le sue ein'kethi "Conosci il nostro modo di pensare: se accetti ora questo legame, sarà per sempre. Rinnegarlo sarebbe il peggiore dei crimini, il più orrido dei tradimenti. Ti dico questo perchè tu capisca chiaramente quello che stai facendo; questa giovane si stà affidando a te, e tu ti stai affidando a lei. Se accetti questo legame, anche tu farai parte di noi, che ti piaccia oppure no. Puoi ancora tirarti indietro se lo desideri, e nessuna di noi ti rimprovererà niente; ma una volta fatto questo passo non potrai più tornare indietro".
Pronunciate quelle parole, la Prima tacque e anche il brusio delle voci delle Sorelle sembrò affievolirsi fin quasi a sparire. Tutte le Arpie della sala guardavano Fianna e aspettavano. Anche Ariel rimase in silenzio ma indirizzò alla principessa un ampio sorriso e uno sguardo pieno di fiducia.
 
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Fianna rimase immobile per un lungo istante, non sapendo in quel breve momento, quale fosse la scelta giusta, quale fosse la frase giusta. Quanto diceva Silene era vero, non poteva negarlo, e se anche il tempo l'aveva ammorbidita non poteva cancellare del tutto quello che aveva fatto, come si era comportata. Ma d'altro canto, guardando le arpie di quella sala, adesso non poteva più - in cuor suo - vederci il mostro che per tanto tempo si era detta fossero. Non poteva, non voleva, non ci sarebbe più riuscita. Perché in ognuna di loro ci vedeva un pezzettino della sua Ariel, un frammento di quello che era il suo più profondo e intimo legame con qualcuno che mai, prima di quel momento aveva avuto. Un'amicizia, un rapporto fraterno, un legame familiare che andava oltre il mero senso dello stato o della razza e, in quel momento, comprese che La Prima aveva ragione: Ein'keth aveva un significato che andava oltre quello che poteva legittimamente sperare di associarvi con una traduzione in lingua comune. Forse solo la ricercatezza di alcuni vocaboli di elfico arcaico avrebbero potuto rivaleggiare e tener testa a tal complessità. Chiuse gli occhi per un istante, abbassando la testa e poi rialzandola.

«Prima non è con leggerezza che ho mutato la mia visione dell'Impero e delle arpie. Né con fretta, come avete potuto constatare.» esordì. «Come tutta la mia gente siamo lenti a cambiare idea ma non siamo impermeabili ai cambiamenti. Né a riconoscere i nostri errori. Credo di averne fatti molti, credo che siano stati in tanti nella mia casata a farne invero, e io non voglio essere colei che, dopo tutti gli sforzi di Carnil, continua a perpetrare le pessime abitudini di famiglia.» guardò Ariel.
«È servito solo un segno del destino, o degli dei se preferite, per farmi andare nella giusta direzione. Per farmi capire cosa avrei rischiato di perdere se avessi perpetrato nel mio cieco disprezzo fanciullesco. Odio chiama odio, sangue chiama sangue, in un filo scarlatto interminabile di morti.» scosse la testa. «Ma l'unico legame che oggi desidero è quello con Ariel, e se questo mi porterà ad avvicinarmi a voi tutte vuol dire che è questa la mia strada e l'accetto a cuor leggero. Del resto un vecchio adagio dice che non v'è persona più devota di un miscredente che si converte di sua spontanea volontà.» sorrise.

«Credetemi, sono consapevole di cosa significhi questo. Non ho paura né remora in merito.» fece una piccola riverenza con la testa.
«E dato che siamo qui... anche se avrei voluto chiedervelo in seguito, vorrei avere la vostra benedizione per adottare ufficialmente Ariel come mia figlia.» guardò la sua protetta dolcemente. Fianna era diventata una donna oramai, e dopo tutto quello che aveva visto si sentiva pronta a fare il passo successivo, ad andare avanti. Non avrebbe indugiato per mille anni nel peso del rancore o dell'odio.
«Vorresti essere mia figlia, Ariel Arabenna Eressel Elensil?»
 
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"E' deciso dunque" disse Silene annuendo "Da ora e per sempre tu sei una ein'keth della giovane Ariel. Liberamente scelta, liberamente accettata. Da adesso in poi tutte le sorelle guarderanno a te con occhi diversi, Ambrielle Fianna Eressel elensil. Se Sheika ti riterrà degna, forse un giorno potresti persino rinascere come una Sorella." il brusio delle voci si elevò nel sentire come Fianna avesse accettato quel ruolo ma salì fino a diventare un vero e proprio frastuono quando la principessa fece la sua successiva proposta. La stessa Silene, che non era certo una Arpia che si stupisse facilmente, rimase per un attimo stupefatta.
"Sei davvero piena di sorprese Fianna" disse infine scuotendo il capo con aria divertita "forse ti sorprenderà, ma questa è una usanza che non ci è del tutto sconosciuta. Quando una Sorella prende una giovane implume sotto la propria ala, può decidere di renderla una Figlia-non-della-carne. Ebbene, in fondo tu lo hai già fatto vero? Hai trovato questa giovane sperduta e la hai allevata quindi perchè no?" Silene gettò una occhiata in tralice a Fianna e la principessa per un'attimo rimase a sua volta assolutamente sorpresa...forse che la Prima le aveva indirizzato una strizzata d'occhio? Ma Silene si era già voltata verso Ariel "Stà a te, giovane., come tutte noi sei libera di decidere del tuo destino. Vuoi diventare Figlia-non-della-carne di questa Ein'keth? Solo non chiederci di adottare questo lunghissimo nome da Senzali" aggiunse ridendo piano "Per noi sarai Ariel, figlia-non-della-carne di Fianna."
Ariel dal canto suo era stata colta di sorpresa come le altre ma si era ripresa prima. In fondo, come aveva detto Silene, lei era stata cresciuta da Fianna e quello era solo un formalizzare qualcosa che per lei era già vero. Ariel si avvicinò a Fianna e le prese le mani fra le proprie, stringendole con delicatezza fra le lunghe dita artigliate.

"Ar-makht. Madre-seconda" disse semplicemente appoggiandole la fronte sulla sua.
 

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Fianna rise appena, felice, a sentire Silene lamentarsi del lungo nome, ricambiando la dolcezza della figlia e dondolando appena la testa. Ora erano una famiglia nel verso senso del termine. Non sapeva come i suoi cugini avrebbero preso la cosa, ma non le importava nemmeno così tanto, dubitava che Carnil avesse rimostranze e Ailas ancor meno, e anche se le avessero avute a niente sarebbero valse. Quello che era successo lì, in quella sala di Kyrne Lamiya, andava ben oltre qualsiasi giochino politico o strano artificio diplomatico.
«Ora sei una principessa!» le disse, tenendole le mani. «Lo sei qui nell'Impero e lo sei anche a casa nostra. E voglio che tu sappia che qualsiasi cosa ci aspetta, qualsiasi sfida tu debba affrontare, potrai sempre contare su di me. Come madre, come amica, io credo in te ed in tutto quello che ti ho sempre detto.» con una mano le alzò delicatamente il viso, guardandola negli occhi.
«Sono orgogliosa di poter essere tua madre.»

Poi si volse anche verso la Prima. «Grazie, Prima. Quando Ariel avrà finito le sue prove torneremo a casa e sarebbe bello poter dare una festa per questo evento, mi piacerebbe potervi invitare ad Ainatur in quell'occasione. Fino ad allora attenderò che Ariel faccia ciò per cui è venuta qui... e nel mentre cercherò di meritarmi il mio nuovo titolo.» sorrise.
«Ci sono molte cose che ancora devo imparare dell'Impero e ho intenzione di tornare ad Ainatur con un bagaglio di conoscenza da tramandare.»
Poi tornò sulla figlioccia. «Ti voglio bene. Non dimenticarlo mai.»
 

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"Una principessa" Ariel rise allegramente. L'idea continuava a sembrarle terribilmente buffa "Una Principessa Cacciatrice?" la giovane arpia ridacchiò ancora all'idea come se avesse composto una immagine mentale in proposito.

La Prima rispose con un gesto vago alla domanda di Fianna "Non ci vorrà molto, il tempo di organizzare una Caccia degna di questo nome. Il numero delle Sorelle nel Territorio di Caccia ormai è aumentato al punto che non è più possibile procurarsi il cibo secondo l'antica via; abbiamo dovuto affidarci ai vostri alelvamenti. Se ognuna di noi cacciasse secondo la propria volontà presto esauriremmo le prede e questo non deve accadere. Per la giovane Fianna però, cercheremo qualcosa di appropriato...una Caccia Condivisa e una sfida degna, come è giusto che sia."

Silene allargò le braccia, come a voler comprendere le Arpie presenti nella stanza e queste reagirono con un coro di grida e acclamazioni. L'istinto della Caccia era fortissimo nelle Alate e l'idea di una sfida degna lo assecondava e solleticava.
"E' passato qualche anno dalla mia ultima visita a Minnonar" Silene si strinse nelle spalle "Bene, perchè no? E' una buona occasione per rivedere Alraune." l'Arpia rimase pensierosa un istante prima di proseguire "E' stata riposta una grande fiducia in te, ein'keth. Non deluderla." con quell'avvertimento conclusivo l'udienza era evidentemente terminata. Silene rivolse a Fianna ed Arile il solito noncurante cenno di saluto e le due uscirono dalla sala del Trono Alato seguite dagli sguardi e dai commenti eccitati delle Alate. Quella udienza era stata un evento inconsueto anche per lo standard delle Arpie e ne avrebbero parlato per molto tempo, senza alcun dubbio. Quando furono uscite Fianna notò che Garnet le aveva seguite, silenziosa come un pallido spettro.
 
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Fianna stava giusto per fare qualche altro complimento alla sua - ora poteva dirlo - figlia quando si accorse dell'albina che, quieta, si era portata dietro di loro. Si fermò, la guardò e poi fece un largo sorriso.
«Garnet, va tutto bene?» chiese. «Mi sembrate terribilmente silenziosa in un giorno così allegro.»
 

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L'albina rispose con un sorriso appena accennato, una cosa piuttosto inconsueta fra le Alate "Lo sono sempre stata, silenziosa. Forse fa parte del mio essere albina" Garnet fece un cenno indicando le scalinate poco lontano "Volete condividere il cibo con me? Immagino sarete affamate, ma Silene ne avrà ancora per un bel pò. Essere Colei che Apre la Via significa avere delle giornate molto impegnate." il sorriso di Garnet si accentuò un poco "Vedete la Grande Torre, come altre in città, ha anche un piano che fa da refettorio, con cucine e diversi tavoli dove poter mangiare e ristorarsi. Non sarà un banchetto come quelli che vengono tenuti per i ricevimenti nei piani più alti ma il cibo è buono e io non amo le cose troppo formali. Spero non vi formalizzerete nemmeno voi. " l'arpia fece strada scendendo di diversi piani: le cucine e il refettorio erano decisamente più in basso rispetto alla Sala del Trono Alato.
Il piano dove Garnet le guidò, il dodicesimo, era piuttosto singolare. A differenza delle sale dei piani più alti dove venivano tenuti i banchetti per gli ambasciatori stranieri, il piano era arredato in maniera molto utilitaristica: la maggior parte del piano faceva parte dalle cucine ed era separato dalr esto da un muro mentre un terzo circa era occupato da una serie di tavoli disadorni dove sedevano molti umani con la divisa degli attendenti ma anche diverse alate, da sole o in piccoli gruppi "Inizialmente si era pensato molto più in piccolo" spiegò Garnet "poi però molte Sorelle vennero ad abitare qui in permanenza e molte altre vengono qui di tanto in tanto per parlare con Silene; inoltre nella torre abita anche un grande numero di personale umano, così fu deciso di dedicare un intero piano a questo scopo. Chi lo desidera viene a mangiare qui, all'ora che desidera. Il pasto è uguale per tutti; è la cosa più semplice e più naturale".
Garnet si sedette a un tavolo libero e accennò a Fianna ed Ariel di sedersi a loro volta; dopo qualche minuto alcuni attendenti vennero a servire davanti a ciascuna delle tre un galletto arrosto, cosparso di una salsa gialla dall'aroma piccante, un piatto conntenente una frittata arrotolata con all'interno una farcitura di prosciutto e formaggio, una piccola bottiglia, da forse mezzo litro, di vino e una seconda, più grande, colma di latte. Gli attendenti protarono anche piatti, bicchieri e tovaglioli ma le posate vennero portate solamente a Fianna.

 
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Fianna accettò di buon grado l'idea di mangiare qualcosa assieme a Garnet, dopotutto non le era ancora capitato di poter godere in maniera ottimale della cucina Imperiale e, sicuramente, non le avrebbe che giovato farsene un'idea. Molto poco era avvezza alle eccessive formalità, anche quel vestito che si era messa per certi versi la faceva sentire vagamente a disagio, quindi le venne istintivo sorridere beatamente alle parole dell'albina in merito alla frugalità del refettorio. «Tutt'altro, tutt'altro. Se ogni tanto non staccassimo dalla vita nobiliare rischieremmo d'impazzire.»
Doveva ammettere, da profana, che la costruzione di quelle torre dovesse essere stata onerosa - a dir poco - sia per l'imponenza ma soprattutto in termini architettonici. Se anche Almarillan a suo modo aveva strutture molto alte, nessuna raggiungeva le dimensioni ciclopiche di quella grande torre. Presa posizione, senza troppe cerimonie, attese che le venisse portato da mangiare e anche qui trovò tutto ben diverso da quello a cui era abituata nel nord. Cibi più saporiti, speziati, che niente avevano - o quasi - a che spartire con la cucina più semplice e meno ricca degli eldar. Senza fare troppi complimenti si mise a mangiare, partendo dalla frittata di cui sapeva, almeno a grandi linee, come avrebbe dovuto essere il sapore, passando poi ad assaggiare la salsa sul pollo aspettandosi fosse atrocemente piccante.

«Sapete, Garnet... Sono felice di essere qui. Tutto sembra calmo e pacifico.» commentò. «Anche se nel Minnonar c'è pace in questo periodo è difficile sentirsi davvero lontani dalla guerra. Che sia guerra al confine, come è successo col Formicaio, che siano tumulti come quelli dei Draghi o minacce ben più serie come i Caduti. Il nord è un posto che chiamerò sempre casa, ma è anche la culla di grande angoscia per l'anima. Qui è diverso.» continuò. «C'è un'aria diversa. E credo che in questo l'Impero sia imbattuto nell'intera Ea, Aman incluso.»
«Potrei persino pensare di trasferirmi qui...» disse, tra il serio ed il faceto.
«Ma ditemi, c'è qualcosa che vorreste sapere o di cui vi farebbe piacere disquisire? Tra l'altro, posso iniziare a darvi del tu? È un peccato rovinare quest'atmosfera con dei formalismi.»
 

Silen

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"Certo, perchè no? Inoltre ora sei una ein'keth per cui tutte le Sorelle ti si rivolgeranno con la setssa familiarità" Garnet esibì un altro pallido sorriso "Avrai notato che nella mia specie le formalità contano assai poco. Quando le adottiamo è più per assecondare i manierismi delle altre razze che per altro." mentre parlava Garnet usò l'indice e il medio della mano destra per lacerare la carne del suo arrosto, separando ali e cosce dalla carcassa e procedendo poi ad addentare una coscia.
Ariel dal canto suo assaggiò appena un morsetto di carne coperta di salsa e si illuminò "Che buonaaaa!" esclamò, attaccando poi il pollo con giovanile entusiasmo e una certa noncuranza del galateo. Quando però Fianna accennò scherzosamente al trasferirsi, la giovane le rivolse un'occhiata intensa cercando evidentemente di capire quanta serietà di fosse nella affermazione della principessa "Non mi dispiacerebbe avere un nido qui" aggiunse infine con l'aria incerta, come se temesse di mostrare troppo entusiasmo "è tutto così bello...i grandi nidi, il cibo, persino un pettine per le ali" disse alludendo alla piccola avventura del giorno prima.
Garnet rise "Non mi stupisce che tu la pensi in questo modo, Ariel...abbiamo avuto molti anni per modellare il Territorio di Caccia secondo i nostri desideri...o meglio, per indurre i Senzali ad adeguare questi luoghi ai nostri desideri" l'albina scosse il capo con aria di deprecazione "Questo è stato certamente il più grande successo di Silene, il convincere le Sorelle a vedere nelle altre razze qualcosa di diverso di semplici animali da carne, e al contempo indurre le altre razze a desiderare di mettersi al nostro servizio dando loro in cambio ciò che essi desiderano e che per noi ha talmente poca importanza...metallo di scambio, posti di responsabilità nella amministrazione del nostro impero, sicurezza e prosperità. In fondo alla maggior parte degli abitanti di queste terre va benissimo il fatto di dovere obbedienza a un'Alata Imperatrice a condizione di poter vivere la propria vita senza essere oppressi, schiavizzati o tormentati. Non è stato un percorso semplice, e le Sorelle si sentono tuttora superiori a qualunque umano o elfo o chicchessia, ma il risultato non è disprezzabile. So che in passato ci hai giudicato molto severamente, Fianna, e credo che tu avessi dei buoni motivi per farlo. Ilias ha sparso distruzione e terrore durante la sua campagna nelle vostre terre e lo ha fatto deliberatamente, come ben sappiamo entrambe." Garnet mosse appena la sinistra in un gesto vago "Spero soltanto che tu capisca che non tutte le Sorelle sono come Ilias o Biara o Siferra. Se è per questo non tutte le Sorelle condividono i sogni di grandezza di Silene; ma lei è tutto ciò che abbiamo. Senza di lei non ci sarebbe niente di tutto questo. Senza di lei saremmo ancora disperse nelle steppe e nei deserti, senza futuro e senza speranza. Senza di lei le mie ossa ora si starebbero imbiancando, sepolte in qualche dimenticata duna di sabbia."
 

Last Century

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La principessa ascoltò attentamente Garnet, gustandosi nel mentre le prelibatezze piccanti e stemperando con il latte il bruciore sulla lingua. Quella non era una storia nuova, sfortunatamente, e a dispetto dei sogni di pace e prosperità sapeva in cuor suo che non sarebbe nemmeno stata l'ultima volta che qualcuno avrebbe perso la vita. Non necessariamente in una guerra, ma per tutti i motivi che andavano a corollario di quel processo di secolarizzazione, così impropriamente definito da Fianna, che aveva visto l'Impero mutare nel corso di mezzo secolo. Sospirò profondamente prima di prendere parola.
«No, no hai perfettamente ragione.» esordì. «Certe ire, certo astio, spesso prende in esame una persona sola e si estende, con più o meno logica, a tutti coloro che vivono sotto o lavorano per quella persona. È successo a noi per Loras ed Elenwen, alla fine, è successo all'Impero per Ilias, è successo al Tempesta per la furia vendicativa di Stannis... ad ognuno il suo, si potrebbe dire. Ma è sbagliato giudicare tutti dalle azioni o dalle scelti di un singolo individuo. Ma è anche difficile non farlo, serve tempo, pazienza... e soprattutto serve la voglia di farlo, il desiderio di cambiare idea.»
Guardò Ariel, sorridendo. «Io ho avuto la sfortuna di nascere in un mondo che vedeva l'Impero come il centro nevralgico del male assoluto, la Grande Guerra ha lasciato a terra più morti, vedove e orfani di quanti l'intera storia recente di Ea possa anche solo immaginare e tutti non hanno fatto che darsi colpe a vicenda, insultarsi, fare la somma delle accuse e dei torti.» scosse la testa.

«Ero piccola, avevo si e no tredici anni, ma ricordo bene come la guerra venisse giocata giorno per giorno a forza di rimpalli ora su un saccheggio, ora su una aggressione, e un assassinio e un mercantile affondato... tutto per cercare di far passare l'altro come quello che stava dalla parte del torto. Probabilmente non poteva andare in maniera diversa, mi sono convinta di questo: tutto ha seguito il suo corso arrivando a farci essere quello che siamo oggi. Può essere successo per bene o per male, ma ciò a cui dobbiamo guardare è il futuro.»
Spostò gli occhi sull'albina. «E nonostante tutto io sono felice di essere qui. Abbiamo pianto i nostri morti, seppellito i dissapori e fatto in modo che germogliasse qualcosa di migliore da tutto quel marciume che a niente avrebbe portato se non altro odio. Qualche vecchio irredentista potrà definirlo un "tradimento" così come Ilias vedrà sempre malvolentieri le altre razze, ma così è la vita. Dobbiamo solo fare del nostro meglio perché il danno sia minimo e sperare - per chi è credente - che gli dei siano dalla nostra.»
 

Silen

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Garnet sorrise, badando a non scoprire troppo i denti e annuì "Il futuro è ciò a cui dobbiamo tendere." lo disse in tono enfatico e per un momento il suo sguardo si fece remoto, come se l'arpia stesse guardando qualcosa che solo lei poteva vedere, poi il suo sguardo si focalizzò nuovamente su Fianna "Hai mai chiesto a un mago di guardare il futuro?" chiese in tono discorsivo e con un pizzico di divertimento nella voce "Se lo hai fatto, sono certa che il mago o la maga in questione ti avranno risposto che vedere il futuro è impossibile e che chi afferma di poter guardare nelle pieghe del tempo non è altro che un ciarlatano. Un tempo non capivo il perchè i maghi si irritassero tanto a domande del genere poi, quando ho cominciato a praticare la magia a mia volta, finalmente ho compreso. Vedi, in ogni dato istante di tempo esistono molti futuri e diventano sempre di più man mano che ci si spinge davanti. Prendi ad esempio questo istante, noi che parliamo in questo momento: io potrei gettarti in faccia il mio vino..." disse in un tono fra il serio e il faceto prendendo nella destra il bicchiere colmo. Per un istante Garnet non si mosse, poi avvicinò il calice al viso e bevve "...oppure berlo e continuare la conversazione." Garnet sorrise ancora con un balenio divertito negli occhi "in questo caso particolare, si è verificata la seconda possibilità, ma per un istante sono esistiti due futuri possibili, ognuno dei quali porterebbe con sè altre diramazioni e poi altre ed altre ancora. Ma non è tutto qui: con questo esempio io ho descritto solo una diramazione dovuta ad una mia scelta. Ma ci sono anche le tue scelte, e quelle di Ariel e quelle dell'umano che siede tre tavoli più in là, verso destra...comprendi? Fra dieci minuti, ci saranno centinaia di futuri possibili. Un miliardo non basterebbero a descrivere le possibilità di domani. Oh certo, alcuni futuri sono...come dire?....più realistici di altri. Ma come distinguerli? Potrei forse riuscire a districarmi fra le possibilità determinate dalle mie scelte ma non è affatto sufficiente perchè in questo momento il mio futuro dipende anche da ciò che farete tu e Ariel. Posso provare a immaginare che scelte fareste...ma immaginerei bene? Difficile. Fatalmente propenderei verso la scelta che farei io al tuo posto e non per la scelta che faresti tu....E' come seguire un sottile percorso mescolato a mille altri, più si va avanti e meno è probabile capirci qualcosa. Dopo un pò le possibilità sono talmente tante che non si riesce più nemmeno a visualizzarle nella propria mente....nella mente di una povera mortale almeno. Per questo si dice comunemente che il futuro è nel grembo degli dei e per questo i maghi si risentono tanto quando qualche ingenuo profano chiede loro perchè non usano la magia per prevedere il futuro".
 

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«No... non ho mai desiderato sapere in anticipo il futuro.» rispose, pensosa, la principessa. «Che sia o meno possibile, ammetto, mi è indifferente. Ho sempre avuto il fondato sospetto che potendo sapere le persone comunque finirebbero per far avverare le proprie sciagure. Come una profezia che si avversa da sola, sapete? La questione del "so che succederà questo e per scongiurarlo faccio qualcosa che lo porterà a realizzarsi". Fa parte dell'ineluttabilità della vita. Quando la tua razza vive per centinaia di anni è una cosa che - non senza dispiacere - sei costretto ad accettare.» confermò, vagamente impensierita.

Continuò a mangiare per un poco, sempre molto lentamente, meditando. Alla fine, in parte per il carattere da sempre poco propenso ai giri di parole, in parte presa da una curiosità che andava montando ad ogni boccone, si voltò verso l'alata e - a bassa voce - le domandò con schietta sincerità. «Perché questo lungo preambolo? Non dico che non fosse interessante ma non riesco a fare a meno di togliermi dalla testa il fatto che, ecco, ci sia qualcosa che non riesco a capire dietro tutto questo dire.» guardò di sfuggita la figlioccia. «Qualcosa che riguarda Ariel. Per quanto non voglia sminuirmi dubito che la mia conoscenza in ambito filosofico possa esservi di qualche aiuto, tantomeno per sviscerare i meandri della tela del fato...» tornò a guardare l'albina, seria in volto.
«C'è qualcosa che dovrei sapere, Garnet?»
 

Silen

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Garnet era una di quelle poche arpie che sembravano essere consce dell'effetto minaccioso che la loro dentatura scoperta aveva sulle altre razze e si regolava di conseguenza; quindi quando sorrise a Fianna il suo era un sorriso quasi umano, a labbra solo lievemente socchiuse. "Deve sembrarti strano sentirmi parlare fare simili discorsi, dopotutto la mia razza non è precisamente famosa per il suo carattere riflessivo" gli occhi attenti della maga seguirono il rapido sguardo della principessa "e credo di aver annoiato Ariel con le mie chiacchere".
La giovane alata sussultò e assunse un'aria imbarazzata "Non proprio annoiata, è solo che...ecco...vedi..." Ariel sembrò sul punto di nascondere la testa sotto un'ala "...tutti questi discorsi per dire che il futuro non è prevedibile...ma io lo sapevo anche prima..." a quel punto Garnet scoppiò a ridere "Ah e con questo eccomi rimessa al mio posto. Davvero, conosco alcune Sorelle che avrebbero bisogno di ascoltare più spesso l'innocenza delle giovani, servirebbe loro da salutare lezione di umiltà. Ti chiedo perdono per la lunga lezione, Ariel, ma avresti dovuto aspettartela...noi maghe adoriamo dare lezioni ai profani, sappilo. Tuttavia sbagli a dismettere tanto facilmente le mie parole. E' saggezza riconoscere che vi sono fattori su cui non abbiamo controllo, ma è stupidità non includerli ugualmente nei propri calcoli."
La maga riportò lo sguardo su Fianna "C'è molto di vero nelle tue parole, Fianna, e tuttavia non fa parte della natura di nessuna razza accettare con fatalismo quel che il futuro ci prospetta: ineluttabile o meno che sia una sciagura una razza, una nazione o un individuo combatteranno fino all'ultimo per scongiurarla o almeno per proteggere sè stessi e coloro a cui si è legati. Quando ciò che ci è più caro è in pericolo, i legami del sangue e della carne sono tutto ciò che conta veramente." Garnet sospirò "Si, c'è qualcosa che riguarda te ed Ariel, di cui vorrei parlarti. E' soltanto una possibilità fra tante, un filo nel mare dei futuri ma...bene, perchè tu capisca ho bisogno di farti un altro lungo discorso riguardo la mia razza. Ho catturato il tuo interesse?"
 
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