«L'allegra famiglia felice...» ridacchiò Fianna. «Tutto sommato credo che io te e Garnet siamo spiriti affini. In qualche maniera, che ci piaccia o no, abbiamo avuto una vita più difficile rispetto a tanti altri. Non parlo necessariamente di dolore, di solitudine o che altro, dico proprio per ciò che abbiamo passato.» si lasciò spazzolare i capelli restando immobile, permettendosi giusto di muovere un poco le mani per accompagnare le parole. «Siamo tre persone che hanno vissuto momenti che i nostri simili non possono nemmeno comprendere, sotto certi punti di vista. Credo sia questo che ci lega così tanto, l'aver dovuto sopportare momenti che avrebbero potuto farci prendere decisioni sbagliate, momenti che avrebbero potuto portarci a scomparire ma non l'abbiamo fatto. A volte, Ariel, sopravvivere alle avversità è ciò che più unisce le persone, oltre il sangue, oltre l'aspetto... oltre le belle mani.»
Quanto era cambiata, Fianna, nel corso del tempo nemmeno lei riusciva a crederlo. Sembrava quasi di sentir parlare qualcun altro, qualcuno che era ben diverso dall'elfa che undici anni prima aveva assunto su di sé la responsabilità di essere eletta regina. Eppure, in tutto quel lungo periodo iniziale non aveva mai trovato la pace, sempre pronta a combattere per questa o quella causa, senza con l'argento vivo addosso, sempre pronta ad odiare e disprezzare le arpie per quello che "le avevano tolto". Non si riconosceva più, Fianna, in quei pensieri. Non si riconosceva più in quella principessa aggressiva e impulsiva che l'aveva tanto contraddistinta nella prima parte della giovinezza, e ora che era più vicina ai trenta che ai venti, che pur essendo nulla per un eldar tanto le avevan dato da vedere, si sentiva finalmente quieta.
«Ariel.» la chiamò, cosicché le desse tutta l'attenzione possibile. «Se gli elfi sono fatti per le cose belle... la mia cosa bella sei tu. Ricordatelo sempre.» le disse nella maniera più spontanea e naturale che le venisse a voce. «Tu potrai essere una cacciatrice, potrai non avere i capelli lunghi, potrai non essere tante cose, ma non è a quello che devi guardare. Tu sei tanto, e sarai ancora di più, e sei per me la cosa più bella che potessi aspettarmi, più di ogni vestito, di ogni gioiello, di ogni corona. Tu mi hai ridato la speranza che questo mondo non sia fatto solo di cose brutte.»
Si voltò lentamente, prendendole le mani tra le sue, dolcemente. «Non son gli artigli a far delle tue mani qualcosa d'inadatto alle cose belle. Non sono le piccole piume che hai sul capo a renderti meno bella. Questa sei tu, la mia cosa bella.» si sporse in avanti e le baciò la fronte. «Non scordarlo mai.»