Il problema, come dice Rauf, è stranamente politico. La gente si aspettava il film "grillino" contro le banche e invece, guarda un po', è un film che parla di finanza tanto quanto film come Apocalypse Now o La sottile linea rossa sono film di guerra.
In questo senso, vi invito a confrontare questo film con Casino, grande capolavoro dello stesso Scorsese: in quello, la prima ora di film era impiegata essenzialmente solo a spiegare il meccanismo di funzionamento di Las Vegas, laddove in questo Wolf of Wall Street la questione della meccanica viene liquidata con un "sappiate solo che era tutto illegale".
ovvero, nel film con De Niro, Pesci, Stone e Woods, la comprensione del meccanismo era stata ritenuta dagli autori una parte essenziale del film, in quanto esso è davvero incentrato sul modo in cui un'intera città funziona e produce soldi, laddove invece nel nuovo film, la borsa è "solo" il terreno in cui squali, tori, orsi, lupi cacciano e scorrazzano.
insomma: in Casino i personaggi sono prodotti di un certo ambiente (ecco perché ci si attarda a spiegare tale ambiente); in Wolf of Wall Street i personaggi infestano l'ambiente (ecco perché non è necessario - anzi, sarebbe fuorviante - raccontare il modo di funzionamento della finanza), lo contaminano e lo modificano a proprio piacimento, all'interno del proprio delirio.
lo dice Belfort stesso a inizio film (a inizio flashback): "a ventitré anni ero già uno stronzetto assetato di soldi, quindi andai nell'unico posto all'altezza della mia fame" (Wall Street, giustamente).
Il denaro è li, ma sta a ciascun agente di borsa decidere come usufruirne: noi seguiamo le avventure di un criminale, e il suo imperversare tra ascesa e declino: ecco perché la storia non si attarda su Wall Street (ma solo, brevemente, sulla spiegazione - questa si, necessaria - di cosa siano le penny stocks).