Israele, per bocca del presidente della repubblica Zalman Kafni, con le cautele del caso concorda con la FRB nel ritenere che le collocazioni geografiche nel ventunesimo secolo, siano abbastanza fuori dal tempo: se nel passato le aree geografiche influivano notevolmente nella cultura e nell'economia di un paese, oggi con il mercato globale ciò è vero solamente in minima parte. La riforma ONU del CdS e dell'organismo assembleare in generale, dovrebbero riflettere le differenze di censo e reddito, rendendo più forti i paesi terzomondiali, di modo che l'ONU si tramuti per loro in occasione di sviluppo anzichè accelerare la corsa alle poltrone secondo un esclusivo criterio di "merito finanziario" da parte delle "nazioni emergenti". Il merito finanziario o economico è sempre e solo una delle variabili da verificare, in quanto non si può affidare solo all'economia il compito di dirci quanto un paese sia in grado di assolvere al proprio ruolo internazionale. Una riforma dell'ONU dovrebbe dare potere a chi ne ha poco e bilanciare chi ne ha troppo, fermo restando che senza una moratoria internazionale per ridurre gli armamenti anche convenzionali, diventa pressochè impossibile realizzare una riforma del Consiglio di Sicurezza realmente efficace.