Musica IL NON BLUESULTRA

camarillo

Chosen one
Fantacalciaro
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lulz

http://unlogicdoo.com/lab/periodic-table-of-jazz/
 

camarillo

Chosen one
Fantacalciaro

Nel 1974 cantavano Time Waits For No One. Era una dichiarazione di vecchiaia.
Ci svelavano i loro timori di fronte al tempo consapevoli, che a lui tutti devono inchinarsi.
Con l'andare del tempo sembra che gli Stones siano diventati amici e complici del tempo stesso, avendolo attraversato con saggezza e con la loro proverbiale spudoratezza per diventare, ancor prima della fine, eterni
 
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Rebaf

Get a life
Fantacalciaro
Ho recuperato solo ora le cinque pagine che mi ero dimenticato di questo thread, grandioso Cama. Blues for Tee mi è piaciuto un sacco.
 

camarillo

Chosen one
Fantacalciaro
Davy Graham - Folk, Blues and Beyond (1965)

Da Debaser

Salto l’introduzione, cominciamo subito col calcio giocato: traccia n.1, "Leavin Blues". Che non è un blues ma è quasi certamente il modo migliore per cominciare un disco: un bel ritmo swing molto sostenuto, voce energica, uno schietto riff di contrabbasso da 5 note. Dum-du-duu-duu-duu, Dum-du-duu-duu-duu... Siamo quasi al terzo minuto del disco e subentra "Cocaine Blues", che non c’entra nulla con quella di Clapton, a scanso di equivoci. E’ la rivisitazione di un brano tradizionale, nato tra i soldati americani spediti in Europa durante la grande guerra, quando l’esercito gli forniva cocaina come antidepressivo e stimolante: naturalmente gli effetti della falopa erano ancora poco conosciuti, e i soldati ci andavano a rota e continuavano a pippare come folletti anche dopo il congedo (“cocaine, cocaine/ they say it kills you but they don’t say when/ cocaine/ all around my brain”). Esistono diverse versioni di questa canzone, differenti sia nella melodia che nel testo, ma quasi tutte le cover realizzate dopo quest’album sono ispirate alla versione di Graham. E da qui in poi è tutto un via vai di folk-jazz, melodie orientali, arpeggi funambolici. "Rock Me Baby" è un blues da 12 battute, ma con una sessione ritmica swing ed una chitarra jazzante che poco hanno a che vedere col classico 12-bar-blues campagnolo. Seven Gypsies è una storiella medievale, una ballata per chitarra e voce. "Maajun" ricorda molto "White Summer" di Jimmy Page: scale pentatoniche, ritmo raga, arpeggi sitareschi e tablas. E così via. Un disco fluido, vivo, sfaccettato. Un disco geniale.
Sì ma chi è 'sto Davy Graham? Purtroppo qualcuno di voi se lo starà chiedendo sicuramente. E purtroppo la storia è piena di geni dimenticati e di cazzoni osannati. Gli innovatori seri che hanno ricevuto un giusto riconoscimento si contano sulle dita di una mano. E Davy Graham non è uno di questi.
Gli si attribuisce (a ragione, e senza dimenticare Sandy Bull) un ruolo fondamentale nella diffusione della world music, del folk jazz, del raga rock. E’ noto tra i musicofili come “quello-che-ha-inventato-la-world-music”. Questo significa che gente come Nick Drake, Van “the man” Morrison e Buckley sr. lo hanno saccheggiato alla grande, e ascoltando i dischi se ne ha la prova. Per non parlare dei vari gruppetti folk-rock-psichedelici inglesi che spuntarono come funghi a partire dal ‘66/67 (Pentangle, Fairport Convention...). Chitarristi come Jimmy Page, Bert Jansch, Mike Bloomfield e Peter Green dovrebbero almeno offrirgli una birra. E sicuramente gliela avrebbero offerta volentieri se ne avessero avuta l’occasione.

Ma allora perché si parla così poco di Davy Graham? Non chiedetelo a me. Eppure nei ’60 non se ne è stato certo chiuso nello sgabuzzino: era uno dei nipotini preferiti di S.M. Alexis Korner (il Mailsdèvis del blues), in due anni ti ha sfornato due dischi come "Folk Roots New Routes" e questo qua. Mica fagioli e cotiche. Uno così doveva fare il botto, altro che Nick Drake (vabbè, lui l’ha fatto in un’altra maniera), invece niente: dopo i ’60 Davy sparisce, esce di scena. Certo, continua a suonare, e anche con musicisti di tutto rispetto (Duck Baker). Registra poco però, e senza un’adeguata promozione. Lentamente viene dimenticato. Diventa un “artista di culto”. Bello. Per quello che gliene frega penso che preferirebbe avere il conto in banca di Jimmy Page. Senza una lira siamo tutti poeti, ma andate a chiedere a Woody Guthrie se non avrebbe fatto a cambio di carta di credito con Bob Dylan…
Forse mi sono un po’ lasciato prendere la mano ma è così che vanno le cose, almeno credo. Resistere all’odore dei soldi non è facile. Chi ci riesce ne guadagnerà forse in gloria e leggenda dopo la morte, ma farà una vita di schifo. E allora il dilemma è sempre quello: un po’ come Achille, per capirci. Forse l'unica colpa di Devigràam è stata non crepare nel '71, come hanno fatto altre leggende del rock a cui non è stato dato il tempo né di confermarsi né di rovinarsi la reputazione. Davy Graham ha scelto una vita nell’ombra: non ha mai rivangato le vecchie glorie, non ha mai preteso la paternità -legittima o meno- di questa o quella nota (chi non ha pensato a Macca alzi la mano). Non so se non ha voluto o non ha potuto, questi sono affari suoi. Di certo però la sua musica resta, e quella non è un’opinione.




1. Leavin' Blues
2. Cocaine
3. Sally Free And Easy
4. Black Is The Colour Of My True Love's Hair
5. Rock Me Baby
6. Seven Gypsies
7. Ballad Of The Sad Young Men
8. Moanin'
9. Skillet (Good 'N Greasy)
10. Ain't Nobody's Business What I Do
11. Maajan (A Taste Of Tangier) (Guita r Solo)
12. I Can't Keep From Crying Sometimes
13. Don't Think Twice, It's All Right (Bob Dylan)
14. My Babe (Willie Dixon)
15. Goin' Down Slow
16. Better Git In Your Soul (Charles Mingus)
17. Angi (Bonus Track)


>Andate alla D< ;)
il resto è un gioco da ragassi
 

camarillo

Chosen one
Fantacalciaro
JOHN COLTRANE - DAKAR (1957)

Dakar was not a Coltrane album originally. It was recorded in 1957 for Prestige Records and was credited to the group, collectively known as “The Prestige All Stars”. Looking to seize opportunity of Coltrane’s rising popularity, Prestige wisely re-released it under Coltrane’s name in 1963. On this technicality, this is Coltrane’s first album as a leader since it was recorded in April of 1957, six weeks before his eponymous debut. Looking at the timeline of Coltrane’s meteoric rise, and the ethereal, spiritual nature he infused in his playing, Dakar makes perfect sense as a starting point.

Coltrane is joined by Cecil Payne and Pepper Adams on the baritone saxophone, Mal Waldron on the piano, Doug Watkins on the bass and Art Taylor on the drums. The addition of two baritone saxophones add an interesting depth and soundstage to Coltrane’s forceful tenor. Pepper Adams in particular adds a powerful dynamic; while in contrast, Cecil Payne has a more even toned approach. The title track is especially impressive, as is the rest of the album. Dakar might not be a popular album, but it’s still essential listening for any Coltrane fan.



  1. Dakar
  2. Mary's Blues
  3. Route 4
  4. Velvet Scene
  5. Witches Pit
  6. Catwalk
>Qui< ;)
 
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camarillo

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Fantacalciaro
se ne è andato Roberto Ciotti, uno dei migliori chitarristi italiani e maestro del blues italiano


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