I grandi della Terra, i presidenti americano Barack Obama e russo Vladimir Putin, tornano a discutere faccia a faccia di Siria, a margine del G20 in Messico, mentre Mosca invia navi militari verso i porti siriani e la battaglia tra lealisti e ribelli domina i sobborghi di Damasco, "assediata dai terroristi" secondo la stampa filo-regime. In attesa che domani notte - ora siriana - il comandante della missione di osservazione Onu in Siria, il generale Robert Mood, riferisca al Consiglio di sicurezza, migliaia di civili a Homs e in altre roccaforti della rivolta rimangono intrappolati nelle zone teatro di scontri e di bombardamenti dell'artiglieria governativa. All'indomani dell'annuncio di sospendere le operazioni dei 280 berretti blu dell'Onu, presenti nel martoriato Paese dall'aprile scorso, Mood è oggi tornato a chiedere alle parti in conflitto, regime e ribelli, di "autorizzare le donne, i bambini, gli anziani e i feriti ad abbandonare senza condizioni le zone del conflitto". E da Ginevra, l'Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha rinnovato l'invito "al governo siriano di cessare immediatamente l'uso delle armi pesanti e di bombardare zone abitate. "Si tratta di azioni che equivalgono a crimini contro l'umanità e ad altri possibili crimini di guerra", ha detto Pillay. E mentre l'Iran, per bocca del suo presidente Mahmud Ahmadinejad, ha affermato citato oggi dall'agenzia ufficiale siriana Sana che "le interferenze straniere costituiscono un ostacolo al processo di riforme nel Paese", la Francia è tornata a chiedere alla Corte penale internazionale di pronunciarsi sulla "barbarie" del regime di Damasco. Le forze governative hanno ripreso da giorni a bombardare Homs, terza città del Paese e i cui quartieri sono considerati dalle autorità covi dei terroristi. Il Centro di documentazione delle violazioni in Siria (Vdc, vdc-sy.org) riferisce stasera un bilancio dettagliato di 39 uccisi, per lo più civili, concentrati nella regione di Homs ma soprattutto nei sobborghi attorno a Damasco: Duma (nord) e Wadi Araba (ovest) in testa. Altre vittime si registrano nella regione di Idlib, in quella di Daraa, di Dayr az Zor, di Hama e ad Aleppo. Qui, una donna cristiana, Miriam Shehwaro, è stata uccisa - secondo quanto raccontato dal figlio Marcel - da un guardiano della locale sezione del Baath, il partito al potere in Siria da mezzo secolo. I media siriani continuano invece a legittimare le violenze chiamando in causa presunti miliziani di al Qaida, legati all'oscura sigla del Fronte della Vittoria (Jabhat al Nusra). Secondo la TV di Stato, il suo presunto numero due, Wali Ayyash, é stato ucciso ieri in un'operazione anti-terrorismo a Duma, lo stesso sobborgo di Damasco preso di mira oggi dalle truppe governative e nota roccaforte dell'Esercito libero (Esl). Uno dei portavoce dell'Esl in patria ha però definito "un'invenzione del regime" la notizia della morte di Ayyash. "Questa sigla (il Fronte della Vittoria) è stata creata dal regime per dire all'Occidente che al Qaida è ormai in Siria", ha detto il tenente colonnello Khaled Hammud. Il quotidiano al Watan, vicino al regime, aveva riferito stamani dell'uccisione "alle porte di Damasco di centinaia di terroristi nelle ultime tre settimane. I combattimenti proseguono tra l'esercito siriano e terroristi che tentano di entrare a Damasco".