[Antico Fuoco] l'Esplorazione

[Basileus]

"siamo ancora vivi no?" commentò l'ardente.
la spedizione riprese il cammino, lasciandosi alle spalle il picco delle arpie e addentrandosi sempre più nel deserto. Giorni e notti passarono, ovunque, per miglia e miglia, il paesaggio era lo stesso: grandi dune di fine sabbia rossa, intervallate da pianure sterili talmente grandi da poter inghiottire tutto il settentrione civilizzato.

Giunsero infine nel luogo prestabilito, all'apparenza arido e simile in tutto e per tutto al resto del deserto meno per un particolare: una Fiamma Eterna che ardeva nella pianura.

 

[Silen]

Il viaggio fu tranquillo e senza incidenti anche se era evidente che il percorso degli Ardenti era sorvegliato da sagome alate che pur tenendosi a una certa distanza non facevano il minmo tentativo di passare inosservate. Quali che fossero le intenzioni delle arpie del Picco Rosso comunque nessuno nella spedizione gli diede più importanza dopo che furono giunti a destinazione.
Un tempo quella regione doveva essere stata sede di una popolosa città, forse centro di un grande regno; ora il deserto aveva invaso ogni cosa tranne alcune rovine che essendo appoggiate alla rocciam forse persino intagliate in essa, avevano avuto un certo grado di protezione. L'eccitazione aumentò a dismisura quando divenne chiaro che doveva esserci un intero complesso megalitico sepolto sotto la sabbia, e raggiunse il parossismo quando sulla torre più alta della rovina venne scoperta una fiamma eterna, ancora attiva dopo migliaia e migliaia di anni.

 

[Basileus]

mentre la maggior parte della spedizione approntava il campo nelle vicinanze di una delle rovine intatte, Tlapanectzin ed alcuni altri si diressero verso la torre. Nove lati e tre piani, ogni piano collegato da tre rampe di scale. Un edificio devozionale, ove ogni pietra era stata eretta per un solo scopo: la gloria di Apsu.
Nel centro della stanza d'ingresso trovarono un piccolo bacile in pietra, con incise varie preghiere in caratteri tanto arcaici quanto eleganti.
Avvicinatisi Tlapanectzin estrasse il pugnale e si taglio il palmo della mano, facendo gocciolare alcune gocce di sangue. Appena esse toccare la pietra il vuoto venne riempito da una famma azzurra che illuminò l'ambiente.
Come prescriveva il rituale nove preghiere vennero pronunciate, quindi gli ardenti presero a salire la scalinata.
Ad ogni pianerottolo un bacile simile a quello trovato nell'ingresso attendeva vorace la sua razione di sangue e le preghiere.
Finalmente il gruppo raggiunse la cima, ove il tripode di bronzo ospitava la Fiamma Eterna ardeva da millenni.
Gli ardenti si inchinarono di fronte alla presenza del dio mentre Tlapanectzin, nelle vesti di officiante, si avvicinava alle fiamme.
Preso dalla cintura il turibolo d'oro lo fece oscillare tra le fiamme, facendo in modo che le braci in esso contenute si arricchissero di nuova energia.
mormorate alcune parole segrete versò il proprio sangue tra le fiamme concludendo i riti, in attesa.

 

[Silen]

Il silenzio si prolungò per parecchi istanti, poi con somma sorpresa dei presenti, una voce sembrò levarsi dalla fiamma; una voce profonda e cavernosa e che di sicuro non era quella dell'Antico.
"Il rito del sangue...qualcuno ha officiato il rito del sangue....dopo tanti secoli....chi sei?"

 

[Basileus]

"Demone o spirito io sono Tlapanectzin, servo del Primo Padre e Figlio della Fiamma, al servizio dei Nove, Suoi sacerdoti. Sono giunto da lontano, seguendo la Sua volontà, sino a queste rovine. Chi sei tu che abiti le Fiamme? Rivelati a noi"

 

[Silen]

Dalla fiamma sembrò levarsi uno sbuffo divertito.
"Nè demone, nè spirito, io appartengo a questo mondo quanto te. Il rito del sangue attiva un incantesimo di comunicazione a distanza. Molti secoli fa i sacerdoti del tempio utilizzavano questo metodo per conversare con me. Ma è passato così tanto tempo dall'ultima volta...Sei stato fortunato che mi sia accorto di te."

 

[Basileus]

"Apsu ha accolto la mia richiesta. Ma non hai risposto alla mia domanda, chi sei?"

 

[Silen]

Una pausa.
"Un tempo la tua gente mi conosceva col nome di Maisen, puoi chiamarmi in questo modo, se ti va." un altro sbuffo agitò il fuoco "'Tu che abiti le fiamme'...anche i tuoi antenati amavano queste iperboli. E ora discepolo degli Ardenti è ora che tu mi dica perchè sei venuto in questo luogo e cosa desideri da me. Non pensavo di risentire più la voce di qualcuno della tua razza; il deserto è spietato e chi sopravvive al deserto solitamente soccombe alle predatrici che lo abitano. Questo rende la mia dimora un pò isolata, forse, ma del resto la mia è una razza di esseri solitari."

 

[Basileus]

L'ardente raccontò brevemente dell'Esodo e della ricostruzione, di come gli Ardenti scacciati e perseguitati avessero trovato nel sud, loro antica terra d'origine, una casa accogliente dove poter adorare l'Antico e ritornare ancora una volta forti. Concluse raccontando del viaggio nel deserto e della sua missione di ritornare alle origini dell'Antico Fuoco e trovare qualcosa in grado di aiutare gli uomini lucertola.

 

[Silen]

"Solitamente tornare indietro non è il modo migliore per andare avanti." disse la voce in tono di mesta ironia "Ad esempio, dubito che possa servirti il sapere che le fiamme che sono il simbolo della vostra fede simboleggiano nella loro ambiguità origine e fine, creazione e distruzione, Apsu e Tiamat. O che gli Antichi Draghi furono creati per essere i guardiani di questo mondo, per bilanciare caos ed ordine, per fare da custodi e guardiani...il vecchio ordine delle cose stabilito dagli dei è precipitato nel maelstrom che gli stessi dei hanno provocato. Non troverai nulla nei rottami del passato che possa aiutarti ad affrontare il presente; soltanto rovine, cose morte e fantasmi."

 

[Basileus]

"Forse non troverò nulla di concreto" ribattè l'ardente "ma troverò ciò che cerco. Ogni popolo guarda al passato, cercando giustificazioni e salvezza in esso. Gli ardenti hanno trovato entrambe; tavole in oro in cui Apsu fece incidere le Sue Leggi, pergamene antiche ove profeti dimenticati scrissero del futuro del mondo. Il nostro stesso compito, riportare l'Antico a nuova vita, guarda al passato.
Tu vuoi sviarmi dalla mia ricerca, parli di equilibrio ma induci coloro i quali vogliono ripristinarlo a desistere, perché?"

 

[Silen]

"Indurti a desistere?" un ennesimo sbuffo divertito "Mi hai fatto una domanda, io ti ho risposto. Fruga nelle macerie a tuo piacere se ciò ti aggrada; la cosa è di scarso interesse per me. Quanto a quello che chiami il vostro compito, esso è irrealizzabile. Nessun dio ci cederà mai una goccia del suo sangue divino e senza di esso non potrai mai risvegliare Apsu dal suo sonno. Quattromila anni fa, Tiamat implorò i suoi figli di aiutarla a far rivivere l'Antico, ed è stato appunto il loro rifiuto a renderla folle di rabbia nei loro confronti."

 

[Basileus]

Tlapanectzin rimase ad interrogare la Fiamma mentre il campo veniva preparato. Poi, terminate le sue domande, promise di tornare nei giorni successivi. Nel frattempo ordinò ai membri della spedizione di esplorare le rovine, cercando informazioni sul luogo e sull'essere che utilizzava le Fiamme.

 

[Silen]

Gli esploratori non riuscirono a trovare gran chè, millenni di abbandono e tempeste di sabbia avevano fatto piazza pulita di ogni documentazione cartacea e anche molte delle iscrizioni erano ormai illeggibili. Inoltre a dispetto dei migliori sforzi buona parte del complesso rimaneva sepolta sotto la sabbia e quindi inaccessibile. Forse una ricerca negli archivi storici dell'Unione (o almeno quello che era stato possibile salvare durante l'Esodo) avrebbe potuto rivelare qualcosa, o forse no. Di sicuro la fiamma eterna sembrava "sintonizzata" in qualche modo sulla creatura di nome Maisen e nessun tentativo di comunciare con altre persone ebbe successo.

 

[Basileus]

mentre il resto della spedizione esplorava il territorio Tlapanectzin tornò dalla Fiamma "Maisen" chiamò "chi eri tu per coloro che abitavano queste terre? Cos'era questo luogo?"

 

[Silen]

"Ancora non ti sei stancato di frugare nella sabbia? Bene, dopotutto non mi dispiace parlare un poco. Questo luogo era parte di una grande città-tempio; qui venivano ordinati i vostri sacerdoti, addestrati i vostri guerrieri, preparati i vostri maghi. Qui le menti più brillanti della tua specie studiavano le meraviglie di questo mondo e cercavano di penetrare con il proprio sguardo i misteri dei disegni divini. La sabbia ormai ha sepolto tutto tranne una parte dell'antico Palazzo dell Conoscenza che ancora spunta fuori dalle dune. Gli antichi abitanti della città sapevano della mia presenza e col mio permesso crearono questo piccolo artificio per poter comunciare con me con facilità, senza doversi per forza recare nella mia casa. Non erano certi di trovarmi , capisci, e adirla tutta la loro presenza non era sempre gradita.
Mi domandi cosa ero per loro...una fonte di informazioni suppongo" uno sbuffo si alzò dalla fiamma "come forse avrai capito, piccolo Ardente, sono vecchio, molto vecchio. Troppo forse; ho visto molte cose, conosco molte cose e i membri della tua specie sono curiosi come quelli di ogni altra. Amavano conversare con me del passato, della natura degli dei, del mio compito e di cose del genere.

 

[Basileus]

"la tua casa? dove si trova?" l'ardente ascoltò "un compito? Un antico essere con uno scopo... Comprendo come mai i miei antenati siano stati affascinati" fece una pausa "hai parlato di uno scopo... quale?"

 

[Silen]

"Il compito eterno. Potresti chiamarmi guardiano o custode...è indifferente. Tutti quelli della mia razza sono tali, o almeno avrebbero dovuto esserlo. Non che io li biasimi. Come si può rimanere fedeli ad una via che gli stessi dei tuoi creatori hanno abbandonato? Anche noi possiamo smarrirci e perdere la strada, come avviene per le altre razze, e ci smarrimmo e ci perdemmo in mezzo al dolore ed alla devastazione dell'Apocalisse di Tiamat. Solo pochi sono rimasti fedeli al nostro compito, forse perchè come me sono troppo testardi per darsi per vinti."

 

[Basileus]

"Come noi venerabile drago sei stato istruito dal Primo Padre per proteggere la Creazione. Eppure consigli ai Suoi servi di abbandonare il loro Sacro Compito, così simile al tuo, mentre rimani fermo nell'adempire la tua missione"

 

[Silen]

"In primo luogo, non sono stato affatto istruito dal tuo 'primo padre'. Noi fummo creati da Tiamat e sempre Tiamat ci affidò il compito di vegliare su questo mondo. Su questo mondo, piccolo ardente, non su tutta la creazione. In secondo luogo, pensavo di averti già detto che le tue azioni mi interessano solo fino ad un certo punto. Sei libero di continuare a tentare di eseguire quel che chiami il tuo sacro compito, se ritieni che sia tuo dovere. Solo, non sperarci troppo mmmh?" uno sbuffo simile ad una risata si alzò dalla fiamma.