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campo di Aruk az Nek primo giorno
Come la mappa di Aruk az Oni segnava dopo un paio di giorni di peregrinazioni nel deserto siamo giunti in vista della prima città... e che vista!
Solitario, circondata da null'altro che sabbie, si erge il Picco di az Nek: una collina per altezza, circa trecento metri, dalle pareti scoscese simili a specchi, impossibili da scalare e dalla punta tronca, quasi un cerchio perfetto di un miglio di raggio modellato dai millenni da Apsu e da Wotan.
Appena giunti la meraviglia è stata molta: le antiche mura, costruite seguendo le poche asperità del terreno con mattoni gialli, sembravano non aver subito il passare degli anni. Da un'apertura in esse, calcolata con grande perizia, dalla forma di volto femminile, probabilmente la Prima Madre o Solonielle, una cascata si getta nel deserto sottostante formando una pozza circondata da una sottile striscia di verde.
Ho cavalcato il mio drago per avere una vista dall'alto del picco e ciò che ho visto rimarrà nella mia memoria per sempre: una città Ardente occupa la sommità di esso. Templi, vie lastricate, case a più piani per la mancanza di spazio, tutto armonicamente ornato da statue di antichi eroi e passati Nove.
Arrivato nella piazza principale ho visto la fonte del fiume, incastonata nel Tempio Principale, sgorgare fresca lungo il percorso ornato per tutta la città sino alla zona nord da cui siamo arrivati, ove antichi canali rendono e mantengono fertile qualche ettaro di terreno, per poi formare la cascata.
Tornato al campo abbiamo convenuto di dedicare qualche giorno all'esplorazione della città, considerata la presenza di acqua buona (abbiamo usato un cavallo come cavia).
Il primo problema è stato trovare l'accesso. Le "porte" se così si può chiamarle, costruite con la roccia del picco, mimetizzate in esso, ad est della piazza principale, hanno dimostrato la loro tenacia rifiutandosi di aprirsi.
Allora, sfruttando un'ampia area vuota sopra le porte, ove ancora i cadaveri di antichi argani permettevano il trasporto dentro e fuori dalla città, ho portato un gruppo di soldati in cima.
Trovati gli accessi interni, la bocca di una grande galleria piena di bassorilievi e statue, ci siamo addentrati lungo le caverne che percorrono il picco, seguendo la strada principale, la quale ci ha portato in un primo posto di blocco, ove abbiamo trovato i meccanismi per aprire le porte. Grazie ad Apsu hanno funzionato.
Abbiamo preparato il campo nell'oasi, in attesa di esplorare la città"
dal diario di Tlapanectzin
@Silen