Il vocabolo
Ellenismo fu utilizzato per la prima volta nel
XIX secolo dallo
storico tedesco Johann Gustav Droysen[sup]
[1][/sup]. Viene riportato spesso che il termine derivava da una errata interpretazione del termine
hellenistai presente negli
Atti degli Apostoli (
6:1). Droysen avrebbe ritenuto che tale vocabolo indicasse i
greci orientalizzati.
Luciano Canfora ha però dimostrato che il Droysen, nel coniare il termine, non si basò su questa interpretazione, poiché non vi sono nelle sue opere riferimenti al brano in questione[sup]
[2][/sup]. La sua
Storia dell'Ellenismo comunque permise di superare i
pregiudizi neoclassicisti aprendo la strada ad una migliore comprensione di un'epoca che vide l'espansione del nuovo spirito greco in tutto l'
ecumene e che lasciò una traccia indelebile per lo sviluppo dell'Occidente.
La datazione dell'ellenismo [size=x-small][
modifica][/size] L'età ellenistica si fa convenzionalmente iniziare con il
323 a.C., anno della morte di
Alessandro Magno e terminare con la conquista
romana dell'
Egitto (
battaglia di Azio del
31 a.C.) che porta l'oriente nell'orbita romana occidentale.
Se il periodo ellenistico viene però considerato come un fenomeno di internazionalizzazione della cultura greca, la precedente datazione può essere ampliata segnandone il termine con l'anno
529 d.C. quando l'imperatore
Giustiniano nella sua campagna di persecuzione dei pagani ordinò la chiusura dell'
Accademia Platonica.
Se si considera la cultura greca infatti non come semplice erudizione ma come
paideia, educazione formativa dell'individuo allora anche l'ultima fase della cultura romana è ellenistica, così come lo stesso Cristianesimo che nei suoi rappresentanti più notevoli da
Pseudo-Dionigi l'Areopagita a
Clemente Alessandrino, da
Origene a
Sant'Agostino contiene elementi della cultura ellenistica.[sup]
[3][/sup] Si può dunque distinguere un Ellenismo greco (323 – 31 a.C.) ed uno romano (31 a.C. – 500 d.C. ca.). [sup]
[4][/sup]