Diploannessione Ordine della Rosa - Stygeria Sud

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Con l'arrivo in patria di una drow proveniente da un tempo oramai dimenticato, la Gran Maestra si trovò nell'impellenza di continuare il progetto di espansione territoriale e messa in sicurezza della zona rossa al cuore dell'Ordine. La notizia dei Risvegliati, e la loro pericolosità, aveva destato più che preoccupazione una grande curiosità, ma anche un certo timore sull'andare sempre più a nord, tanto che la successiva esplorazione organizzata nelle terre di nessuno vide, per la prima volta, un tentativo effettuato verso ovest, risalendo il fiume passo a passo per raggiungerne la fonte e metterla in sicurezza. Oramai l'Ishtar Darya era quasi integralmente parte vitale dello sviluppo urbanistico dello stato e non c'era modo che un simile assetto idrografico venisse ignorato, tanto più se considerato più sicuro rispetto a mettere il naso nel vespaio che avrebbe potuto essere il nord, con tutto il coacervo di morti che si portava appresso. Certamente esplorare a est era comunque invitante, specie avendo capito che forse qualcosa era sopravvissuto a Kalassia, ma non era ancora maturo il tempo. Così, in poco tempo, Miriam d'Ishitara e Carnifinda partirono con un discreto drappello di guardie alla volta della vecchia Stygeria Sud, addentrandosi nel territorio che un tempo era stato parte del grande impero sauriano oramai decaduto, di cui restavano solamente rovine silenziose.

Le notizie riguardo ai fenomeni peculiari nella regione erano già state riportate, anche se mai con chiarezza, da cacciatori e guardaboschi che s'aggiravano per il confine, tanto che il distaccamento esplorativo aveva visto l'invio di appunto due ufficiali anziché uno solo, volendo scongiurare eccessivi pericoli. Come se non bastasse, poi, erano state scelte due delle migliori dell'Ordine, con lo scopo esclusivo di portare a casa un qualche risultato, specialmente Carnifinda, che nel novero delle sue avventure fuori dai confini non sempre era riuscita a portarsi indietro risultati conclusivi. Sfruttando il fiume come strada, camminando al suo fianco e seguendolo, in breve varcarono il confine salutando gli ultimi agglomerati urbani dell'ordine, sfidando l'ignoto.

@Silen esploro Stygeria Sud con Miriam d'Ishitara e Carnifida.
 

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La Stygeria del Sud al tempo del vecchio Impero Rahonavide era stata una delle regioni al cuore della nazione nonostante, o forse proprio perchè, fosse una steppa brulla e desolata, del resto la nazione sauriana era appunto nata come fusione di tribù nomadi e stanziali. Di conseguenza anche se priva di città di grandi dimensioni era stata ricca di piccoli insediamenti e percorsa da strade e carovane, il che facilitava l'opera degli esploratori dell'Ordine. Era forse l'unico aspetto a favore, o quasi. Dopo pochi chilometri l'erba cominciò a mutare cambiando forma e colore fino a diventare irriconoscibile rispetto alla piana del Morgai: una pianta di colore porpora, le foglie taglienti come rasoi e l'inquietante tendenza a muoversi ed ondeggiare anche quando non soffiava un alito di vento. Branchi di animali dalle sei zampe e dalla pelle corazzata brucavano quell'erba innaturale e uccelli con molteplici paia di ali solcavano il cielo lanciando urla stridule. Agli impauriti inviati dell'Ordine sembrava di essere entrati letteralmente in un altro mondo.
 

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«Questo luogo ha più che qualcosa fuori posto.» commentò Carnifinda, passando accanto ad un pecorone dal vello simile all'acciaio di una pancera da ussaro. «L'intero ecosistema sembra essere andato a farsi fottere.»
«Farsi benedire sì, ma senz'altro è rimasto in una certa coerenza, se noti.» effettivamente, almeno in apparenza, tutto sembrava essere rimasto inalterato, nei rapporti, solo mutato in maniera improvvisa. Eppure le creature sembravano essersi adattate piuttosto bene alla loro nuova normalità. Una fenomeno che avrebbe senz'altro intrigato la stragrande maggioranza dei saggi dell'Ordine ma che, in egual misura, gettava preoccupanti ombre su quello che avrebbero potuto trovare in altre regioni rimaste invischiare nella ricaduta magica avvenuta secoli prima.
«Sono curiosa di vedere se c'è qualcosa che ha portato questo disastro.» continuò Miriam. «Per essere una fenomeno così diffuso deve avere un epicentro, altrimenti si sarebbe espanso anche nelle nostre terre. Forse c'è qualcosa del vecchio mondo che ha scombinato l'intera normalità.» la generalessa era più pragmatica della sua esploratrice, che invece tendeva di più a vedere il problema superficiale. Comunque, accordandosi per quella strategia, continuarono ad usare le antiche vie per esplorare Stygeria Sud, auspicando di imbattersi in qualcosa che avrebbe potuto dare loro indicazioni, anche vaghe, su come fosse accaduto al posto.
 

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Il prosieguo del viaggio portò all'incontro con altre forme orrendamente mutate fra cui il più notevole un predatore simile a una tigre ma grande il truplo (che fortunatamente sembrava più interessato alle bestie a sei zampe che non ai piccoli bipedi poco lontano). Infine Miriam e Carnifinda videro un villaggio che sembrava decisamente abitato, almeno a giudicare dalla presenza di figure umanoidi che lavoravano dei campi.
Che tipo di piante coltivassero in quei campi, beh, questo sarebbe stato interessante da scoprire...
 

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«Aspettate... quella è gente?» Carnifinda, sorpresa dalla vista di un villaggio con annessa civilizzazione attorno, rimase particolarmente interdetta, non sapendo come come sentirsi a riguardo. Certamente la megafauna l'aveva messa in guardia, ma finché si trattava di bestie sentiva comunque di avere qualche asso nella manica. Se non altro in astuzia. Ma persone vere? Quelle erano un altro paio di maniche.
Miriam, invece, parve ben più felice della scoperta. «Suvvia sorella, non ha senso preoccuparsi d'anticipo. Basta tenere gli occhi aperti, usare prudenza ma non avere eccessiva reticenza. Non ci porterebbe a nulla.»
La drow fece un lungo sospiro. «Faccio prima un sopralluogo, voglio almeno capire se sono creature amichevoli. Non vorrei ritrovarmi in mezzo a stramaledetti demoni dell'altrove. Aspettare a distanza di sicurezza, vado e torno.» detto fatto, cercò di avvicinarsi furtivamente per controllare meglio cosa stessero facendo le creature, così da non andare alla cieca dritto in casa loro, con tutti i rischi annessi e connessi.
 

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Avvicinatasi fra mille cautele e avendo cura di restare sempre al coperto o nell'ombra Carnifinda riuscì ad osservare un pò più da vicino gli abitanti di quel villaggio situato nel piano delle Terre Contaminate.
La scena che vide era al tempo stesso ordinaria e inquietante. Ordinaria perchè le scene di lavoro dei campi e di vita quotidiana in un villaggio rurale non potevano che essere familiari, inquietante perchè tutto sembrava distorto e mutato. Le piante che crescevano nei campi non assomigliavano a niente che Carnifinda avesse mai veduto: lunghi steli rosso mattone con foglie dentellate dello stesso colore, cariche di frutti bulbosi dalla scorza lucida sembravano essere l'alimento principale; gli abitanti del villaggio avrebbero potuto essere sauriani, o forse un tempo lo erano stati; dietro i tratti da rettile però non era possibile non notare gli effetti delle mutazioni: anch'essi apparivano dotati di una corazza rigida come le bestie esapodi nella prateria, la coda terminava in un a serie di spuntoni aguzzi che Carnifinda non ricordava di aver mai veduto in alcun sauriano, e sembrava assai più robista e mobile: gli arti erano allungati e le mani avevano decisamente troppe dita. In breve sembravano pesantemente affetti dalla mutazione non meno del resto della flora e fauna della regione.
 

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Al ritorno dal suo giro di perlustrazione l'espressione di Carnifinda parlò ancora prima della suo racconto. L'intero villaggio era popolato da mostri, quasi letterali, che altro non avevano se non la parvenza di quelli che un tempo erano stati semplici sauriani. Il tutto era così progredito nel contagio da essere quasi irriconoscibile e mentre raccontava, con dovizia di particolari, Miriam ed il resto della nutrita scorta, non poterono far altro che ascoltare in religioso silenzio, chiedendosi se fosse sul serio sensato andare ad interagire con una simile popolazione. Tuttavia, superata l'iniziale tribolazione dovuta all'aspetto e all'inquietudine naturalmente cagionata da una simile vista, fu proprio la generalessa a farsi avanti offrendosi di provare a comunicare con quelle persone. Se anche il morbo, la maledizione o qualsiasi altra cosa potesse essere successa a Stygeria si fosse presa l'aspetto della gente, non era affatto scontato che ne avesse flagellato anche le menti, anzi. Per quanto ne sapevano quelle persone potevano essere non diverse da altre, il cui destino aveva portato solo sciagura in attesa di aiuto.

Così, dopo qualche minuto di confabulazione ferrea, Miriam D'Ishitara si fece coraggio e si avvicinò assieme ad un piccolissimo drappello di armati ai confini del villaggio, lasciando Carnifinda indietro, vigile, col grosso della scorta. Questo perché, in caso di problemi, avrebbe potuto intervenire o essere abbastanza veloce da ritirarsi e allertare casa. In entrambi i casi una misura di sicurezza che venne presa a cuor leggero. Arrivata abbastanza vicino da farsi vedere dai primi contadini, la donna alzò la destra in segno di saluto.

«Heylà, genti del paese, posso disturbarvi?» esordì. «Veniamo da oltre il confine, siamo esploratori pacifici, e vorremmo l'opportunità di parlare con voialtri!»
 

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La comparsa di Miriam provcò un certo trambusto; alcuni contadini semplicemente fuggirono mentre altri si radunarono a formare una piccola folla parlando concitatamente in un idioma che sembrava essere una sorta di dialetto della lingua sauriana, del tutto incomprensibile per Miriam. La situazione era senza dubbio tesa e tuttavia i sauriani mutati sembravano più spaventati che aggressivi. Alla fine un esemplare che pareva una sorta di figura di spicco si fece avanti
"Noi non siamo nemici della tua gente, pelleliscia" disse parlando in modo lento e meditato, di chi non è sicuro del linguaggio che stà usando e quindi sceglie con attenzione ogni parola "ma questa terra è la dimora della Figlia del Cambiamento e voi siete in pericolo. Ascolta" il metasauriano esitò cercando le parole "Tutto ciò che vive accanto alla Figlia del Cambiamento diventa altro. Noi tutti un tempo eravamo altro. Se resti qui, anche tu diverrai altro."
 

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La generalesse cercò di mantenere un atteggiamento quanto più pacifico possibile, a dispetto del rumoreggiare dei locali, e attese che qualcuno si facesse infine avanti per spiegare il perché di tutta quella commistione d'animi. Alla fine, quando quello che doveva essere un portavoce le spiegò il problema, lei si scambiò una lunghissima occhiata col trio di soldati che l'avevano scortata lì, quasi a chiedere a loro quel che volevano fare. In realtà stava semplicemente saggiando la fermezza dei soldati nel procedere verso quella che, apparentemente, era una zona ad altissimo rischio.

«Sono lieta di sapere che non siete a noi ostili, sono rimasti pochi i senzienti su Ea e farci la guerra immotivatamente è l'ultima cosa che ci interessa, anzi, l'esatto opposto.» rispose. «Però quello che vi ha cambiato non sarà avvenuto in pochi giorni, miei signori, e nemmeno in un mese. Non abbiamo intenzione di turbare le vostre vite, ma visto che dubito gli influssi della "Figlia del Cambiamento" abbiano un effetto così precoce, lasciate almeno che mi presenti per bene.» fece una riverenza.
«Io sono Miriam d'Ishitara, vengo per conto dell'Ordine della Rosa Purpurea, ambasciatrice della mia gente e alla ricerca di sopravvissuti e nuove terre da recuperare dalle mani dell'incuria e dell'abbandono seguiti alla fine dei tempi.» spiegò, sbrigativamente. «E questo include anche le genti che ancora vi dimorano naturalmente. Non siamo del tutto digiuni di artifici del vecchio mondo, né è la prima volta che abbiamo a che fare con rimasugli - sgradevoli e non - del passato. Vi andrebbe quantomeno di spiegarci cos'è la Figlia del Cambiamento? Alla mia mente ignorante suona come l'epiteto di un fanciulla, ma è mai possibile che sia una persona la responsabile di tutto questo?» invero non credeva che fosse una "persona" in quanto tale, ma forse avrebbe potuto essere un'entità, o una creatura molto longeva. Per quanto ne sapeva Miriam, addirittura, poteva persino trattarsi di qualche elfa centenaria sopravvissuta in qualche mistico modo alle mutazioni magiche, abbarbicatasi a Stygeria Sud come un vecchio albero oramai radicato in profondità.

«C'è un altro piccolo distaccamento dei nostri fuori dai confini dell'abitato, abbiamo preferito non presentarci qui in massa per non spaventarvi. Resteranno lì se per voi va bene, mentre ci spiegate cos'è la Figlia del Cambiamento.»
 

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"Non cosa, chi" disse gentilmente il metasauriano "Ovunque ella vada, ogni cosa diventa altro. Lei stessa non sa come, non sa perchè, accade e basta. Molti anni fa ella decise di venire ad abitare qui e lentamente piante ed animali cominciarono a cambiare; infine noi stessi cambiammo e ci trasformammo, divenendo altro. Persino adesso il Cambiamento prosegue, inesorabile." il metasauriano allargò le braccia in un gesto fatalistico "Se volete rimanere, rimanete, ma nessuno sfugge al Cambiamento. Entro pochi giorni, o poche settimane vedrete i primi segni e una volta Cambiati non si torna indietro."
 

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«Non ci tratterremo più del necessario, ma anche a costo di qualche piccolo rischio vale la pena di conoscere questa creatura.» ribadì Miriam. «Magari non c'è modo di aiutarla, magari sì, ma almeno un tentativo credo sia doveroso farlo. In ogni caso se abbiamo interesse a offrirvi la possibilità di entrare a far parte della Nuova Ea che si sta creando, è fondamentale che tutti i tasselli siano noti.» annuì, convintamente.
«Vi prego, dove si trova ora ella? Probabilmente sarebbe opportuno che ci fosse qualcuno di voi per non farla spaventare.»

Nel frattempo, due dei soldati alle spalle della donna, si scambiarono una veloce battuta in lingua oscura. A giudicare dal discorso la cosa suonava come "secondo te dei denti acuminati potrebbero starmi bene?". Dopotutto erano drow, non è che fossero così spaventati dall'idea di acquisire un paio di fattezze aliene.
 

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"Spaventare? La Figlia del Cambiamento?" il metasauriano rise in tono un pò incredulo "Oh non preoccupatevi di questo. Ella non è nè debole nè indifesa. Il pericolo maggiore è che voi perdiate la strada o siate attaccati; vi accompagnerò io. Il mio nome è Syatibirzas".

Guidati dal metasauriano gli esploratori impiegarono un paio di giorni a cavallo per arrivare nei pressi della dimora della Figlia del Cambiamento. Man mano che avanzavano nella regione Miriam e Carnifinda videro biomi sempre più incredibili e animalis empre più strani e bizzarri. Creature simili a bufali ma grandi il doppio di un Auroch, preudo-tigri dai denti a sciabola pesantemente armate con aculei corna e artigli, uccelli che sembravano un miscuglio di caratteri rettiloidi ed insettoidi ed altro ancora.
Infine giunsero ad una bassa collina nei pressi del fiume Ishtar Darya, probabilmente l'unica increspatura del terreno in tutta la regione. A domanda specifica su come avrebbero potuto trovare chi cercavano, Syatibirzas scrollò le spalle massicce "Probabilmente ci ha già visti" disse in tono tranquillo. Non molto dopo le parole del metasauriano si rivelarono profetiche giacchè una forma alata si alzò dalle pendici del colle per prendere terra a pochi passi dal gruppo.
La forma della nuova arrivata era sconcertante almeno come quella del metasauriano. Il lato destro del volto, la metà destra del torace, un braccio, una gamba e un'ala erano in tutto e per tutto quelli di una Arpia. Il lato sinsitro era....diverso. Sul lato sinsitro la pelle era squamosa, serpentina; l'occhio destro era bruno mentre quello sinsitro nero, in una sclerotica di un rosso acceso. Il braccio sinsitro aveva le scaglie dure e corazzate che i senzienti erano usi ad associare ad un drago, non un dragonide ma un vero e proprio drago corazzato; le giunture del gomito erano complesse e invertite, dando l'impressione che la sconosciuta potesse piegare il gomito anche a 360 gradi se lo avesse voluto. L'ala sinistra era membranosa in tutto simile a quella di un pipistrello. Quando parlò, lo fece con una voce bizzarra, echeggiante, come se nella gola avesse due tipi di corde vocali differenti che quindi davano la impressione che fossero due voci a parlare in coro.
"Salve, Syatibirzas, beato chi ti vede! Bene, bene...cosa abbiamo qui?" disse con un tono che grondava sarcasmo.
"Ti saluto, Figlia del Cambiamento" rispose il metasauriano in tono mite "Dei visitatori sono giunti dall'Esterno e hanno insistito per poter parlare con te. Li ho accompagnati perchè sapessi che vengono in pace"

"Vedo" disse laconicamente la creatura mutata "Confido che Syatibirzas vi abbia avvertito del pericolo che correte rimanendo qui, a maggior ragione così vicino alla mia casa. Così vicino a me. Il mio nome è Ashura, ma come vedete i sauriani mi chiamano anche la Figlia del Cambiamento. Non mi dispiace in fondo."
 

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Ovviamente il tragitto destò ulteriore curiosità per la diversità delle forme di vita che dimoravano in Stygeria, ma nessuna di esse poté battere il clamore della delegazione nel vedere Ashura. Certo avevano indubbiamente visto cose "peggiori" nelle loro carriere, mostri che definire abortiferi sarebbe stato un complimento, ma la peculiare miscellanea dell'arpia lasciava poco spazio ad una mente mortale per immaginare qualcosa di più complesso e articolato. Era chiaro che non fosse una creatura d'intento squisitamente malevolo, anche perché aveva trattato le genti del posto come una specie di gregge, ma allo stesso tempo pareva tediata dalla sua situazione. Nessuna delle due delegate avrebbe saputo esprimere a parole la sensazione che provò guardando Ashura, tanto che per qualche momento entrambe rimasero in silenzio, lasciando infine a Miriam il compito di rompere il ghiaccio e iniziare con le presentazioni.

«Ah... sì, sì ci ha notificato del problema.» confermò, rivolgendosi al sauriano. «Ma eravamo comunque desiderose di sapere chi fosse la Figlia del Cambiamento. Devo dire che, a dispetto delle premesse, la realtà è ancora più aliena di quanto mi sarei mai potuta immaginare, ma immagino ci sia poco di cui doversi davvero sorprendere in questa nuova Ea.» si strinse nelle spalle. Non voleva far sentire Ashura una specie di alieno tra gli alieni, ma nemmeno poteva mentirgli dicendo che quel che aveva dinnanzi era del tutto comprensibile. Agli occhi di un'umana quale era lei la situazione sembrava tutt'altro che di facile comprensione, tuttavia non si dette per vinta.

«Io sono Miriam d'Ishitara, lei è Carnifinda del Silenzio, stavamo esplorando la vecchia Stygeria in cerca di sopravvissuti e ci siamo imbattuti nel villaggio di Syatibirzas. Ci siamo chiaramente avviste delle peculiarità della regione ed è particolare sapere che vengono da una fonte vivente. Dai nostri resoconti, che sono comunque minimi, simili eventualità si sono verificate quasi sempre con oggetti inanimati rimasti invischiati nelle guerre della vecchia Ea... è qualcosa di unico sapere che siate voi a portare questo cambiamento.»

A quel punto intervenne anche la drow, rimasta sino a quel momento immobile e silenziosa - fatta eccezione per una riverenza al momento della presentazione - che fece un passo avanti prendendo parola. «Assolutamente. Tra le altre cose la presenza di arpie a queste latitudini è stata trasmessa, almeno oralmente, tra i più anziani di noi, ma voi siete la prima che vediamo da tempo immemore. Credevamo che si fossero estinte o, più verosimilmente, fossero migrate in cerca di terre più fertili.» effettivamente non era una ragionamento sbagliato, quello di rifuggirsene dalle terre più inospitali di Ea durante l'apocalisse. «Sareste così gentile da spiegarci qualcosa sulla vostra situazione? Magari potremmo aiutare in qualche modo. Dopotutto stiamo cercando di ripulire la terra e dare nuove opportunità ai sopravvissuti, ogni opportunità è degna di essere esplorata e vagliata.»

«Nonché ogni creatura senziente che voglia essere aiutata, beninteso.» aggiunse la generalessa. «Sono pochissime le terre ancora popolate che abbiamo avuto la fortuna di trovare, saremmo molto felici di potervi aiutare.»
 

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"Non c'è molto da dire" rispose Ashura con quella sua bizzarra voce duplice "Non sono una maga nè lo sono mai stata, non ho compiuto alcun esperimento sacrilego, non ho aperto nessun portale verso dimensioni caotiche e non ho fatto patti osceni con sconce creature dell'Altrove per vendere la mia anima in cambio della vita eterna" dal tono misto di noia e sarcasmo si poteva intuire che in passato l'Alata si era sentita fare ognuna di quelle accuse "Mi sono trovata al posto giusto al momento giusto, ovvero al posto sbagliato nel momento sbagliato. Uno di quei maledetti incantesimi da battaglia mi ha colpita o più probabilmente, è stato lo scontro di delle nostre magie con quelle del nemico a farmi questo. Quando mi sono svegliata, su un campo di battaglia ingombro di cadaveri, ero diventata come ora mi vedi. La mia patria era distrutta e non avevo un posto dove andare e come se non bastasse anche quei pochi superstiti avevano paura di me, se non per il mio aspetto perchè la mia sola presenza bastava a mutare e distorcere qualunque cosa vivente. Infine ho trovato un rifugio qui, il più possibile lontano dalle terre dove ancora sopravvivono le mie Sorelle alle quali non volevo infliggere il mio stesso destino. E se te lo stai chiedendo, si, vivo da più di trecento anni e ricordo i tempi precedenti all'Ultima Guerra. Sempre che si possa chiamare vita la mia."
Difficile dire cosa fosse più stupefacente, se quel breve, incredibile racconto o il fastidio con cui era stato narrato.
 

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Le due ascoltarono in religioso silenzio il racconto dell'arpia, soffermandosi e scambiandosi a più riprese sguardi e alzate di sopracciglio, come a chiedersi velatamente quale sventura avrebbe potuto abbattersi sulla povera Ashura. Alla fine del breve, seppur affatto lieto racconto, né la drow né la donna ebbero di che rispondere, almeno immediatamente. Entrambe si erano fatte la propria idea, ma nessuna delle due riusciva in qualche modo ad essere risolutiva. Anzi, delle due l'unica alternativa che ad entrambe suonava come valida riguardava proprio l'allontanare Ashura da Stygeria nella speranza che trovasse un altro luogo ove la sua condizione dove non creasse nocumento, ma anche in quel caso sarebbe stato solo un rimedio temporaneo, una misura con cui - presto o tardi - avrebbe di nuovo dovuto confrontarsi. L'idea di farla tornare a vivere come una persona normale era l'unica degna di nota da perseguire, non solo per ciò che era moralmente tollerabile, ma anche secondo i dettami di Arilma. Allora, dopo qualche secondo di pensoso silenzio, Miriam si fece di nuovo avanti.

«Lo stigma sociale è forse peggio di qualsiasi condizione magica possiate mai aver contratto.» esordì. «Tanto più se questo viene a discapito della vostra stessa gente. Nessuno dovrebbe mai dover soffrire quello che avete sofferto voi, e di questo ne sono più che convinta. Chiaramente il modo più ovvio per liberare la regione, o anche solo per capire se esiste una reversibilità al mutamento, sarebbe quello di allontanarvi da qui. Ma risulterebbe solo un palliativo, acqua fresca per curare una ferita infetta.» la generalessa parlava in modo assai diretto e molto convintamente, in maniera quasi dogmatica, di quello che secondo lei era l'unico modo giusto di agire. «Non avrebbe alcun senso, se non correlato ad una corretta azione per fare in modo che la vostra malattia non continui a tormentarvi.» Quella era quasi una dichiarazione d'intenti, glielo si poteva leggere negli occhi. Al che la drow, sua compagna, sento quelle parole intervenne. Come al solito agiva in seconda battuta, meno avvezza alle chiacchiere e conscia di essere un pochino più spigolosa della bella paladina dagli occhi azzurri.

«Nelle nostre peregrinazioni abbiamo anche incontrato delle creature di nuova creazione, se così possiamo definirle. Si fanno chiamare Apoptosi, o almeno così ha detto quella che abbiamo incontrato noi, e a suo dire può assorbire la magia da una persona. Ammetto che sia un brutto azzardo, e che probabilmente potrebbe finire più col farvi a pezzi che altro, però non è un'idea da scartare, tutto sta nel fattore di rischio che siete disposta ad affrontare per liberarvi, eventualmente, del vostro fardello.» poi, come se si aspettasse che qualcuno volesse sul serio vivere nelle condizioni di quella sfortunata anima, aggiunse. «Sempre vogliate liberarvene, ovvio.»

Miriam fece un lungo sospiro. «Non permetterò a nessuna Apoptosi di fare qualche strano rito ignoto col rischio che una vita innocente vada perduta. Carnifinda.» non la stava proprio sgridando, anche perché l'osservazione non era certo scorretta, ma era più un chiaro intento sul come sarebbe stato d'uopo agire. «Lasciamo le idee radicali per ultime, non abbiamo nemmeno iniziato a vagliare il resto
«Cristallino, Comandante.» rispose la fulva, stringendosi nelle spalle.
«Sebbene la priorità per noi sia quella di prendere sotto la nostra ala quanti più sopravvissuti possibili, anche il loro benessere è prioritario. Per come la vedo io le ipotesi più plausibili sono due, escludendo a priori quella di lasciare le cose nel loro stato attuale: trovare una nuova sistemazione temporanea per voi, mentre studiamo la vostra condizione in un ambiente sicuro, oppure raccogliere dei campioni e farli analizzare dai nostri maghi per capire cosa vi sia successo ed, eventualmente, come porvi rimedio.» continuò Miriam. «Però io sto speculando sul nulla, siete voi per prima a dirmi fin dove sareste disposta a spingervi per trovare una soluzione, solo allora possiamo mettere al vostro servizio quello che abbiamo per riportare voi, questa terra e tutti i suoi abitanti al loro stato originario.»
Poi fece una breve pausa. «Avete fatto fatto molto per proteggere le vostre sorelle, per evitare di essere un pericolo, ma temo che per smettere di esserlo davvero bisognerà che vi fidiate di noi, per quanto questo possa sembrarvi pericoloso. Per quello che può valere posso giurare sul mio onore di cavaliere che non verrà fatto nulla contro la vostra volontà. Mi rincresce che siano sempre le persone con gli intenti più nobili a dover pagare il prezzo di simili tragedie.»
 

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L'Alata incrociò le braccia e inclinò il capo con aria incuriosita "Beh se non altro non siete corse a prendere i forconi" commentò "ma le vostre idee non mi sembrano molto praticabili. Intanto cosa intendete per 'campioni'? Dovrei staccarmi una piuma per darvela, mh?" chiese inarcando il sopracciglio destro, dal lato del viso non mutato "Inoltre potrei anche non avere voglia di andarmene da qui. Dopotutto vivo in questa regione da anni e non posso fare più danno di quanto non abbia già fatto" Ashura diede una occhiata fugace al metasauriano che ascoltava in silenzio "Andare altrove significherebbe ricominciare tutto da capo ancora una volta...e come pensate di potermi studiare? Se i vostri maghi verranno qui, cambieranno e se io verrò a vivere nelle vostre terre cambierà tutto. Infine, come hai giustamente rimarcato, perchè mai dovrei fidarmi di voi? In fondo ci sono modi più semplici di risolvere il problema che rappresento, del tipo ficcarmi nella schiena qualcosa di appuntito. Ora, per quanto io trovi la mia condizione insopportabile, non è così insopportabile. Altrimenti avrei provveduto io stessa, molto tempo fa." l'Alata sorrise mestamente, per quanto l'effetto fosse rovinato dal suo volto asimmetrico "Provate un pò voi a masticare con due dentature differenti in bocca...o guardare con due occhi diversi...o fare qualsiasi cosa. Non è una vita piacevole, ma come disse quell'umano che doveva mangiare un piatto di minestra, beh signore prima di chiedervi perchè tiro avanti provate a considerare un pò l'alternativa..."
 

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«Beh questo è vero, ma se voi siete la prima a non voler correre qualche rischio, non ha senso nemmeno lamentarsi della vostra condizione, per quanto terribile. Anche avendo delle soluzioni a portata di mano, temo, dei rischi ci saranno sempre in questa ottica, dopotutto stiamo lavorando con qualcosa di sconosciuto e per il bene non solo vostro, ma anche di tutti quelli che vi stanno attorno.» rispose Miriam. «La nostra gente non è affatto estranea al concetto di sacrificio, non promettiamo cose che non abbiamo la possibilità garantita di dare, ma la nostra è una offerta sincera che potete accettare o rifiutare, ma se avete fatto tanto per non nuocere alle vostre sorelle da isolarvi qui, per tutti questi secoli, non credo abbiate un cattivo cuore. Quindi perché non tentare, quantomeno?» la generalessa si strinse nelle spalle, genuinamente preoccupata dall'idea di sapere Ashura in quelle condizioni per un tempo innominabilmente lungo e senza alcuna speranza di rivedere una parvenza di normalità.

«Fossi in voi per me non si tratterebbe nemmeno di quello che ho e quello che non ho, di quello che ho perso o di quello che ero, quanto di quello che potrei diventare o... tornare ad essere. Ma se la vostra condizione non vi avversa così tanto non saremo noi a forzarvi fuori da queste terre né a costringere chiunque dei sauri che vivono qui a fare altrettanto. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di purificare la terra e renderla un posto migliore per tutti, non conquistarla immotivatamente con le cattive.» fece una breve pausa. «Anche perché non è che abbiate scelto di essere quello che siete, e nessuno sano di mente si sognerebbe mai di farvene una colpa.»
 

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"Chi non risica non rosica eh?" Ashura si grattò il mento pensosamente, questa volta con la sinistra e sulla parte mutata del viso "Oh, e va bene" sbuffò di malagrazia "dopotutto che ho da perdere? Ma non intendo andarmene da qui. Se i vostri maghi vogliono a tutti i costi studiare le piume della mia coda dovranno portare qui le loro membra ossute e se questo vuol dire dover cambiare, tanto peggio. Per loro. In alternativa vi darò questi cosiddetti 'campioni' per quanto non mi piaccia molto l'idea di strapparmi le suddette piume con le mie mani. "
 

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«Non sappiamo quali siano gli effetti di mutamento, ma manderemo qui qualcuno ad aiutarti. Se vuoi puoi darci comunque qualche piuma, così i nostri maghi sapranno già con cosa stanno lavorando, potrebbe velocizzare il processo di scoperta.» disse Miriam.
«In ogni caso, anche se dovesse volerci del tempo, troveremo una soluzione. E vedrete che ne sarà valsa la pena alla fine, anche se adesso non sembra così. Io non posso che ringraziarti della fiducia che hai riposto in noi e prometterti che faremo il possibile e anche di più. Mi incaricherò personalmente di riferire alla mia signora della tua condizione.» fece una piccola riverenza. Nonostante Ashura non paresse affatto impressionata dall'aiutato, la generalessa aveva preso assai a cuore quella situazione. Forse persino più di quanto sarebbe stato ragionevole fare, visto e considerato tutto, ma aveva dei buoni motivi per sentirti così accoratamente vicina all'arpia.

«Questo detto, non vi ruberemo più tempo di quanto già fatto e manderemo chi di dovere il prima possibile.» si prodigò in una riverenza, mentre la drow si limitò ad un cortese cenno col capo. Lei, in mezzo a tutte quelle parole così sentite, non riusciva a sentirsi proprio a suo agio, per quanto condividesse a grandi linee le preoccupazioni della generalessa. Anzi, lei si rivolse direttamente al sauriano.
«Se voi avete bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, non esitate a farcelo sapere. Se possibile vi aiuteremo entro le nostre disponibilità, finaché la situazione delle mutazioni non sarà sotto controllo.»
 

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Ashura annuì e brontolò qualcosa di inintelligibile poi staccò un paio di piume dalla sua ala sana e un pezzo di scaglia dal lato mutato della sua figura prima di porgerli un pò burberamente a Miriam. Per quanto l'Alata continuasse a ostentare la massima sfiducia forse c'era un pizzico di speranza dietro tutto quell'atteggiamento scontroso.
Syatibirzas dal canto suo chinò leggermente il capo alle parole di Carnifinda "Non preoccupatevi per noi, siamo bene adattati a questa terra, in effetti sarei curioso di vedere come è il mondo esterno. Vi parrà strano ma io sono nato e cresciuto qui e quello che per voi è un mondo mutato, per me e i miei compagni è la normalità..."
 
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