Thewo
Chosen one
Interstellar è un gran film, tratta la fisica in maniera giusta, sfruttandola ma non stuprandola, contiene quel tanto che basta di riflessione sociologica nella costruzione della civiltà futura figlia degli errori dell'attuale, conserva per tre lunghe ore la sospensione dell'incredulità, contiene quella spietatezza particolare sulla stupidità umana
e su tutti i limiti dell'umanità come collettività e come singoli individui che è poi un ingrediente fondamentale della fantascienza.
C'è quella capacità di Nolan di dominare il ritmo del film, di partire con una certa marcia, impostare una velocità di crociera, e poi sorprenderti e portarti con lui in un'impennata di ritmo e di "puro cinema" (mi si perdoni il paraculismo), che poi è quello che ne sta decretando il successo planetario. Ogni tanto si ha la sensazione che Interstellar sia il montaggio di un girato molto più lungo, con tagli a volte invero brutali, ma facilmente giustificabili da necessità pratiche e mai fastidiosi, anche se evidenti.
Certo, gli ultimi 20 minuti hanno sorpreso anche me, forse evitabili, forse troppo ollivudiani, forse eccessivi, ma non vanno a sputtanare il film, anche perchè in parte sono formati da quella circolarità narrativa tipica sempre del cinema di Nolan e del fratello scrittore, in cui ogni traccia lasciata durante la narrazione viene ripresa, conclusa, compiuta nell'ultimo sprint narrativo in cui improvvisamente ogni cosa trova un posto e un senso.
E' un gran film, c'è la lezione di 2001, é secondo me ben presente la lezione di Gravity e la sua estetica nuova. Se escludiamo il finalone dilatato c'è anche quel pizzico di spielberghianesimo che non è di per sè male assoluto se usato con criterio, qui é delegato a bambina e robots.
Si, memento era più innovativo, si, inception era più rigoroso e più asciutto, sicuramente certi livelli di illuminazione del cavaliere oscuro non si raggiungono, ma rimane a mio parere comunque il più bel film che ho visto quest'anno.
e su tutti i limiti dell'umanità come collettività e come singoli individui che è poi un ingrediente fondamentale della fantascienza.
C'è quella capacità di Nolan di dominare il ritmo del film, di partire con una certa marcia, impostare una velocità di crociera, e poi sorprenderti e portarti con lui in un'impennata di ritmo e di "puro cinema" (mi si perdoni il paraculismo), che poi è quello che ne sta decretando il successo planetario. Ogni tanto si ha la sensazione che Interstellar sia il montaggio di un girato molto più lungo, con tagli a volte invero brutali, ma facilmente giustificabili da necessità pratiche e mai fastidiosi, anche se evidenti.
Certo, gli ultimi 20 minuti hanno sorpreso anche me, forse evitabili, forse troppo ollivudiani, forse eccessivi, ma non vanno a sputtanare il film, anche perchè in parte sono formati da quella circolarità narrativa tipica sempre del cinema di Nolan e del fratello scrittore, in cui ogni traccia lasciata durante la narrazione viene ripresa, conclusa, compiuta nell'ultimo sprint narrativo in cui improvvisamente ogni cosa trova un posto e un senso.
E' un gran film, c'è la lezione di 2001, é secondo me ben presente la lezione di Gravity e la sua estetica nuova. Se escludiamo il finalone dilatato c'è anche quel pizzico di spielberghianesimo che non è di per sè male assoluto se usato con criterio, qui é delegato a bambina e robots.
Si, memento era più innovativo, si, inception era più rigoroso e più asciutto, sicuramente certi livelli di illuminazione del cavaliere oscuro non si raggiungono, ma rimane a mio parere comunque il più bel film che ho visto quest'anno.