Letteratura [Improvvisazione letteraria] Referendum per l'ambientazione

Hirahira

Typing Monkey
Eh... bella domanda dato che successivamente non si può cambiare con facilità. Se devo votare preferisco la terza, ma credo che sia irrilevante data la quantità di persone che dovrebbero esprimersi. Credo che la scelti spetti a te.
 

Oghard "El Burro" Fireburp

Admin
Fantacalciaro
Ok, userò una terza, la quale permette una maggiore flessibilità nel caso si voglia parlare di altri personaggi in altre situazioni.
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GENTE, INCOLLO QUI LA SECONDA PARTE DEL RACCONTO...prego un'anima pia, principalmente il collega Fatmike :D di copiare questo testo e postarlo dopo il mio post...Automerge di merda...
Non molti sanno che i collemboli sono dei minuscoli invertebrati, rinvenibili un po' ovunque, sul legno e nel terriccio, che dispongono di una particolare appendice situata al di sotto dell'addome; all'occorrenza, il collembolo può azionare questa appendice, che scatta come una molla, e gli permette di schizzare via, attraversando notevoli distanze con un semplice balzo. Un po' come fanno le pulci.
Ecco, Fedro Finnegar era un carissimo ragazzo, anche carino se vogliamo dirla tutta, ma a detta dei suoi concittadini il poveraccio soffriva di allucinazioni e crisi improvvise; mentre era al lavoro, mentre dormiva, mentre era a tavola, qualunque cosa facesse, Collembolo, senza alcun apparente motivo e senza alcun preavviso, saltava via, rovesciava mobili, devastava ciò che aveva davanti, accompagnando lo scatto con un urlo o un respiro strozzato, e un balzo da primato. Fedro aveva lottato per anni contro questo suo problema, e dopo numerosi quanto fallimentari esperimenti, era giunto ad un compromesso: la molla non scattava fin quando Collembolo aveva mani e cervello impegnati. C'è da dire che la soluzione cascava a pennello, perché Fedro era un appassionato di meccanica sperimentale; figlio di un fabbro, sin da bambino il ragazzo era stato a contatto con martelli, tubi e fucine...il vapore non aveva segreti per lui. E quando, nel tentativo di far colpo su un'ancella della Teiera, realizzò un minuscolo locomotore in grado di scarrozzarsi per qualche metro con mezzo litro di the caldo, Gerrard ne rimase fulminato.
Tra i due nacque un sodalizio duraturo: Fedro divenne una sorta di guru per l'Infame, che, da bravo bifolco, ci capiva poco di teoria, ed era ancora più inutile nell'applicazione pratica, dato che l'artrite lo piegava al suolo dopo aver girato anche una semplice chiave a molla, e l'unica cosa che riusciva a maneggiare, anche con una certa abilità, era il denaro, tant'è che era bravissimo a farlo sparire, soprattutto quando si trattava di finanziare il buon Collembolo.
Il rapporto simbiontico che legava i due puzzava pesantemente di parassitismo: Fedro gli illustrava le nuove teorie che apprendeva dagli ingegneri diretti ad Ofiura, progettava nuovi macchinari per ottimizzare il servizio alla Teiera Sibilante ed ammortizzare i già infimi costi di gestione, si preoccupava di recuperare i pezzi di precisione dall'orologiaio, e si faceva forgiare gli altri dal padre, tra le infinite bestemmie di quest'ultimo, che doveva lavorare senza retribuzione. Sì, perché la leggendaria tirchieria di Gerrard non aveva confini, e ad ogni richiesta di finanziamento del povero Collembolo, l'Infame tergiversava, o più spesso, con una faccia di bronzo grande come un moai megalitico, gli diceva "Mi spiace ma ora sono a corto di contante", con un sorriso a metà tra il dispiaciuto e l'interdetto, ed una sala da trecento posti a sedere piena all'ottanta per cento. Nel migliore dei casi, Gerrard gli reperiva della paccottiglia radunata nelle sue scorribande in discarica, quasi sempre inutilizzabile, o gli concedeva, come rimborso spese, un quarto d'ora nello sgabuzzino con Beatrice, evento sempre più raro, a causa dei frequenti attacchi al limite dell'epilessia che colpivano il Collembolo nel momento topico dell'approccio, e che spesso avevano esiti pericolosi per la povera sgualdrina.
Nonostante questo rapporto che valicava i confini dello sfruttamento, il serafico Collembolo, che viveva nel suo mondo di stantuffi, ingranaggi e mostri allucinanti, e che non era certo un fenomeno nell'interazione sociale, faceva spallucce e si dava da fare. Ci metteva tutto sé stesso in quei progetti, un po' bislacchi, e quando lavorava ignorava il padre che minacciava di tagliargli le dita se avesse buttato altri soldi giù alla Teiera, ignorava i commenti tutt'altro che lusinghieri di gentiluomini e gentildonne quando lo vedevano raccogliere per strada gli utensili che lui stesso aveva gettato a terra un attimo prima, in preda all'ennesima allucinazione, ignorava il fatto che, passato il suo ventesimo compleanno, la sua abilità non gli aveva portato una sola moneta in tasca, e andava avanti. La sua ultima realizzazione risaliva ad una settimana prima, e consisteva in una sorta di titanica teiera, che avrebbe assicurato l'abolimento dei costi dell'acqua calda, fondamentale per la sala di Gerrard, grazie alla fusione di caldaie e fornelli, impedendo la dispersione del gas. Il meccanismo, indubbiamente, funzionava; uno dei due piccoli effetti collaterali di quel gioellino di ingegneria meccanica era che il the prodotto con l'acqua dell'enorme caldaia sapeva di calcare. Gerrard lo spacciava per una nuova varietà proveniente dagli atolli del Sud, e ne approfittò per ritoccare il prezzo di qualche decino. L'altro problema è che a intervalli più o meno regolari, la teiera fischiava con la stessa intensità di una locomotiva...Ma tutti si stavano convincendo che la cosa facesse folklore, e Gerrard stava addirittura progettando di indire dei piccoli giri turistici a visitare la grande caldaia, ovviamente a pagamento.
Fedro aveva tratto un grande benessere dall'ultima sua titanica opera. Si bullava con sé stesso, con il padre che continuava a considerarlo un fallito, con gli ingegneri di fatto che si limitavano a limitati lavori e miglioramenti a macchinari già esistenti. Persino gli attacchi erano diminuiti, anzi, erano pressocché spariti, e il Collembolo era tornato a pranzare assieme al resto della sua famiglia. Il piccolo castello di ingranaggi crollò quando il ragazzo, in cerca di un po' d'amore gratuito giù alla Teiera Sibilante, fu accolto da un Gerrard un po' stizzito, alle prese con una ragazza del luogo in cerca di lavoro, la cara Maria Lù.
"Ascolta Fedro...ci sono dei problemi, sul retro...la caldaia ha qualche problema". Il problema era percepibile a chiunque entrasse nel locale: uno strato di vapore, stazionante sul soffitto, stava saturando l'aria, mandando alle stelle la temperatura. I gentiluomini allentavano i loro cravattini, e gocce di rugiada solcavano i decolletée delle inservienti affaccendate. Le ladies, coperte quasi sino al mento, masticavano biscottini impassibili. Anche Fedro, entrato da meno di cinque minuti, si accorse che stava cominciando a sudare, ma non sapeva se ciò era dovuto al repentino cambio di temperatura o alla realizzazione che il suo progetto aveva qualche falla. Per un attimo gli parve che una proboscide stesse facendosi strada sul mento dell'amico.
"Deve essere qualche allacciamento alle tubature...gli stantuffi e la caldaia li ho controllati ieri, funzionavano alla grande...Si tratterà sicuramente di una sciocchezza, ora controllo e sistemo tutto...". Una sciocchezza, sì. Nulla di irreparabile.
L'Infame lo liquidò con un rapido gesto della mano: "Sì, sì, prenditi il tempo che ti serve...ho già spento la caldaia, queste baldracche faranno a meno del the per qualche ora...Ora va', che ho da fare. Ti faccio riscaldare la Beatrice". Quest'ultima, che era proprio di passaggio al termine della frase, squadrò il datore di lavoro e fece un chiaro, volgarissimo segno di dissenso. Gerrard rispose aggrinzendo fronte e labbra, come per dire "È una sciocchezza".
Così un motivato Fedro si insinuò, armato della sua cassetta degli attrezzi, tra il groviglio di tubature e valvole fumanti del retrosala, mentre Gerrard risolveva la pratica con Maria Lù. Nel frattempo la ragazza aveva indossato una delle succinte uniformi da cameriera, e l'oste la squadrava da capo a pie'.
"Allora, che ne dici?".
"Uhm...No, Lù, non ci siamo. È che non...non hai tette! Guarda, questa è la taglia più piccola che ho, e quanto spazio inutilizzato c'è!". Con l'occhio clinico di chi ne ha viste tante, Gerrard aveva colto nel segno. Lù era smilza come un'alice essiccata, e Madre Natura era stata decisamente impietosa con lei; quasi tutti gli uomini del paese potevano vantare un pettorale più prosperoso del suo. La ragazza, pur di ottenere un minimo di volume, con l'ausilio di fasce, reggiseni e bustini, era riuscita a farsele arrivare in gola, ma l'impatto visivo era pessimo. Maria si chinò a guardarle, ed effettivamente non si poteva dar torto allo schifoso. Ma non demorse.
"Sì, ma anche Eloisa le ha piccole...e lavora qui da anni...Ti pare giusto?". Maria Lù, come una capricciosa mocciosa, aveva preso a fare il broncio, dondolando come un lampadario dopo un terremoto.
"Eloisa non avrà chissà quale seno, ma è capace di spolparsi cinque uomini nel giro di un'ora...Tu, piuttosto, che sai fare?".
Maria Lù proveniva da una famiglia di mezzadri residenti nella zona rurale di Redshrimp. Era figlia unica, e passava tutto il tempo con la madre, una vecchia maestra di danza classica fallita. L'unico uccello che aveva mai visto era quello del padre, intento a pisciare sulle tane dei topi che avevano devastato il raccolto di zucche. C'erano ottime probabilità che non sapesse neanche come nascono i bambini.
"So suonare, so cantare, so ballare...guarda! Viiisssiiiii d'aaaarteeee....Viiiisssiiiii d'ammoooooorreeeee....". Maria intraprese qualche passo di danza, e prese a cantare dei celebri passi di varie opere liriche, mentre le gentildonne se la ridevano della grossa. Era indubbiamente brava; la madre le aveva insegnato tutto il suo repertorio, il problema è che la madre aveva finito le sue conoscenze parecchi anni prima, e ciclicamente ricominciava daccapo...Lù non ne poteva più. Doveva abbandonare la campagna, e dato che l'unica cosa che sapesse fare era l'intrattenimento musicale, la Teiera Sibilante era il suo passepartout per la grande vita...per Ofiura!
Gerrard capì immediatamente di avere a che fare con una contadinotta che andava a dormire alle sei del pomeriggio e si svegliava prima dell'alba; non aveva le competenze adatte per servirla nel locale, e non aveva soldi da buttare. Non aveva MAI soldi da buttare. Cercò di sbarazzarsene con il tatto di un rinoceronte:
"Maria Lù, Maria Lù...questa vita non fa per te, ascoltami. Piuttosto, so che il notaio cercava una segretaria...Sai leggere, giusto?".
Lù non la prese molto bene.
"So legg...Oh diamine, stiamo scherzando?! È uno scherzo questo, vero? Vorrei sapere cosa sanno fare queste tettone, visto che non mi reputi adatta! Sanno alzarsi sulle punte dei piedi? Scommetto di no! Sanno suonare il piano? No! E allora, perché sono qui?". Lù non accettava il rifiuto, e senza vergogna scalciava come una bambina trascinata di peso via dalle giostre. In effetti, fino a qualche anno prima, la si poteva considerare tale.
Mentre le virgulte sedute ai tavoli confabulavano tra loro con compostezza, le signore sgranocchiavano gallette ammuffite sghignazzando e sbriciolando dappertutto; alcuni gentiluomini avevano preso a cuore la battaglia di Lù, e si stavano avvicinando al bancone per cercare di adescare l'ingenua ragazza.
La scenetta fu bloccata dall'ingresso in sala di alcuni energumeni, alla cui testa c'era un uomo che Gerrard conosceva bene. I gentiluomini rinunciarono all'approccio e tornarono velocemente ai loro posti di combattimento. Le signore, visibilmente infastidite, tacquero, ma i loro sguardi di disprezzo dicevano molto.
Nel frattempo Fedro stava armeggiando al di sotto della grande teiera, noncurante delle gocce d'acqua bollente che percorrevano la circonferenza. Solo i suoi piedi segnalavano la sua presenza all'interno della sala macchine. Con l'aiuto di una grossa chiave inglese, stava avvitando alcuni pesanti bulloni.
Tra sgocciolamenti, stridii del vapore e i suoi stessi versi, dovuti allo sforzo fisico, non si rese conto che Gerrard lo stava chiamando.
Quando finalmente se ne accorse, Fedro sgusciò fuori.
"Ah Gerrard, sei tu. Ho controllato le condotte, e sono a norma. Per scrupolo, ho dato un'occhiata alle manopole della pressione, e le ho trovate allentate...Come se qualcuno le avess...". Solo allora si accorse che l'Infame non era solo.
Davanti a lui torreggiavano tre robusti operai, dai capelli unti e le vesti impolverate, che dovevano averne passate tante. Il più grosso di loro abbracciava un piccone, e sussurrava lentamente e ripetutamente "Il Collembolo..."; Fedro poteva giurare che con quel piccone quel tizio poteva fare a pezzi anche i diamanti.
Mentre questa immagine disturbante lo impegnò per alcuni secondi, nella sua mente si fece strada l'identikit di quel gorilla delle caverne: era Evaristo Onisco, conosciuto dagli amici come Gheriglio, soprannome derivante dalla sua passione per le noci e dal singolare record di non aver mai usato uno schiaccianoci in tutta la sua vita. Gheriglio e Collembolo avevano frequentato lo stesso istituto infantile, dove entrambi avevano già messo in mostra le loro qualità: mentre Fedro si dimostrava abile con le costruzioni e già dava di matto con scatti repentini, Evaristo maturava un'innata dote nello spaccare le pietre...e le palle. Ovviamente Gheriglio si comportava da aguzzino nei confronti di Collembolo, e sebbene quest'ultimo, complici i suoi attacchi, riuscì a restituirgli pan per focaccia in più di un'occasione, fu una manna dal cielo quando, a soli dieci anni, fu allontanato dall'istituto per intraprendere la carriera di minatore. Dall'ultima volta che lo aveva visto erano dunque passati dieci anni: i suoi tratti somatici erano sostanzialmente immutati, Evaristo conservava un viso fanciullesco che gli conferiva un'aura di bizzarria, ma le sue spalle avevano decuplicato la loro massa, e con essa la sua forza fisica.
Anche gli altri due erano ben piazzati, ma Fedro non riuscì a distogliere lo sguardo dagli occhi carichi di rancore di Evaristo. Finalmente esordì con una voce profonda come le miniere che aveva disossato:
"Collembolo, sei tu, eh?".
Fedro si guardò attorno, e per un attimo pensò che in quella stanza ci fosse anche una quinta persona, ma si sbagliava. Solo lui, i tre gorilla, e Gerrard, con uno sguardo carico di pietà e senso di colpa.
"Voi non...non siete qui per la caldaia, vero?".
"No, Collembolo, siamo qui per te...Volevamo sapere, così giochi a fare l'ingegnere, eh? Alla Cava di Karidin non si parla d'altro! Sei famoso, Collembolo!".
"F-famoso? Io? Ma no, dai! Cosa avrei mai fatto?". Fedro si inorgoglì al punto da abbandonare una giusta diffidenza. Se fosse stato un pavone, avrebbe aperto la coda a 360°.
"Sì! Sei famoso! Il padrone su a Karidin ha sentito parlare del tuo progetto di sfruttamento dei geyser della zona per ottenere energia...bene, ha ottenuto il progetto, che hai consegnato all'ufficio brevetti, e ha chiamato qualche ingegnere per farlo costruire...e il progetto funziona!".
"Ma non mi dire...funziona? Anche applicato alla miniera?". Fedro era su di giri, la notizia lo aveva portato al settimo cielo.
"Ohh sì, funziona! Le rotaie sono automatizzate! Quei carrelli si muovono da soli! Quei DANNATI CARRELLI si muovono da soli!". Evaristo prese a stritolare nervosamente il manico del piccone con la sua presa d'acciaio. Fedro non vi fece caso. Non pensava ad altro che a sé stesso.
"E quindi sei venuto a salutarmi? A ringraziarmi?".
Le parole di Gheriglio ormai fuoriuscivano dalla sua bocca digrignata: "Sììì! Lo sai che ha fatto il padrone? Ha detto che adesso non ha più bisogno di tanti operai...e quindi mi ha concesso una vacanza! Una LUNGA vacanza! E allora ho fatto delle indagini, ho cercato il nome dell'autore del progetto...e ho scoperto che sei tu! E allora mi sono detto...lo sai che mi sono detto? Perché non andare a trovare il mio vecchio amico Collembolo? Perché non andare a ringraziarlo di persona, assieme ai miei amici? Perché non andare a stringergli la mano?! VIENI QUA COLLEMBOLO, STRINGIMI LA MANO!".
Fu solo allora che Collembolo realizzò la furia cieca che stava prendendo possesso dell'energumeno. Tuttavia, la sua reazione fu istantanea, e molto istintiva: appena Evaristo gli tese la mano, o meglio, allungò la sua grinfia, Fedro si lanciò a capofitto al di sotto della caldaia, dove le nerborute braccia dei minatori non potevano acciuffarlo. L'azione repentina colse tutti in fallo, al punto che il povero meccanico riuscì ad avanzare quel tanto che bastava per essere fuori portata, anche di piccone.
"Sei sempre stato bravo a scattare, Collembolo, ma da questa stanza non ci esci con le tue gambe! Esci fuori, Collembolo, e combatti da vero uomo!".
La colluttazione fisica era impensabile, Gheriglio sarebbe stata una sfida impegnativa anche per un lottatore di sumo, figurarsi in tre, contro un ingegnerucolo attanagliato dalla paura! Sì, Fedro poteva sentire la paura reale, e non immaginaria, attanagliargli le viscere, grattargli i polmoni. Non era come quando i mostri gli comparivano davanti, all'improvviso. Era qualcosa di fisico e di totalizzante. Al punto da non accorgersi che davanti a lui, prono come lui, una figura lo fissava.
Era una testa di tapiro, con i tratti stilizzati e metallici, molto marcati. Una piccola proboscide era l'unica appendice mobile del suo viso, e si dimenava freneticamente, strusciando sul pavimento lordo. Alle spalle del capoccione era possibile intravedere una matassa di lana colorata, forse il mostro indossava una coperta, o un poncho. Da esso sbucavano due zampacce da quattro dita l'una, compreso un pollice opponibile.
Incredibilmente, Fedro fu preso dalla rassegnazione.
"Ohh, fantastico! Sono sotto una caldaia lercia, fuori ci sono tre bestioni che vogliono ridurmi come una fetta di groviera, e cosa? Ho anche le allucinazioni? Al diavolo tutto!". L'allucinazione replicò. Era la prima volta che i mostri gli parlavano.
"Al diavolo tu, idiota! Ora ascoltami, se non vuoi che ti riducano come una vena di quarzo!".
 

Oghard "El Burro" Fireburp

Admin
Fantacalciaro
Grazie Hira!
Comunque se preferite che chiuda la narrazione, in modo da poter partire con più calma, posso farlo, soprattutto per te, Ostrégone...Pensavo di dare più spunti con una conclusione topica!
 

Ostrègone

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Fantacalciaro
No è che è proprio il momento, poca voglia di scrivere, sentendomi costretto non mi andrebbe molto. Facciamo che passo il turno e poi ti dico. :(

Ho apprezzato comunque il pezzo, molto carino, soprattutto nella parte di Gerrard l'Infame. :zizi:
 

- FatmikE -

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valchiria, a te la palla :sisidinet02: (cerchiamo di seguire un minimo l'ordine, altrimenti usciamo di cervello...:asd:)
 

Hirahira

Typing Monkey
Gambattè!

Intanto vi chiedo: quando avviene un cambio non bisognerebbe effettuare uno scambio di posizioni nella lista? Cioè Valchiria va al secondo posto e Ostregone al terzo? Così assicuriamo un flusso regolare.
 
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