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Spunta l’obbligo di trasferimento per ilreddito di cittadinanza. Le ultime modifiche a un decreto che doveva essere varato entro fine dicembre, ma che è stato già posticipato a inizio gennaio, ovvero quello sul reddito di cittadinanza e quota 100, le due riforme “forti” della Manovra del Popolo, portano novità che rendono più restrittiva la norma e riguardano le proposte di lavoro che in teoria chi percepisce il reddito di cittadinanza dovrebbe ricevere. Nel disegno di legge del M5S era prevista un’«offerta congrua» che doveva quindi essere «attinente alle competenze segnalate dal beneficiario», con «retribuzione oraria uguale o superiore all’80 per cento rispetto alle mansioni di provenienza» e soprattutto in un «luogo di lavoro situato nel raggio di 50 chilometri» da quello di residenza. Ora, fa sapere Annalisa Cuzzocrea su Repubblica, le cose cambiano:
Nulla di tutto questo rimane. Né l’offerta congrua, che non sarà inserita nel decreto. Né la vicinanza alla propria casa. Alla prima offerta il raggio è infatti di 100 chilometri, alla seconda di 250, alla terza chi non ha figli dovrà essere disponibile a spostarsi in tutt’Italia. O perderà il sussidio. E succederà anche a chi è padre, se avrà concluso un ciclo di reddito (18 mesi, dopo i quali bisognerà ripresentare la domanda). Ci si è posti il problema dei luoghi in cui trovare un certo tipo di impiego è più difficile: un laureato in filosofia non può pretendere di fare solo il filosofo, è l’esempio fatto da chi lavora al decreto, così gli si potrà chiedere anche di fare il correttore di bozze. E di farlo lontano da casa.
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in campagna elettorale Di Maio in un’intervista rilasciata al Mattino aveva parlato di reddito di cittadinanza e della possibilità di trovare un lavoro “anche su scala nazionale”, “deportato”, direbbero i grillini se si trattasse di una maestra assunta con la Buona Scuola di Renzi.
Successivamente, Di Maio pubblicò sul blog di Beppe Grillo un’intervista sul tema in cuirettificava la precedente affermazione:
Fingendo di “ribadire”, Di Maio diceva che «Per ciò che riguarda la nostra proposta sul reddito di cittadinanza, ribadiamo che la persona che beneficia del reddito si deve rendere disponibile a lavorare presso un Centro per l’Impiego del suo territorio e, se vuole, anche su base nazionale. Spostarsi per cercare lavoro deve essere una libera scelta e non un obbligo». Adesso si scopre che era tutta una palla da campagna elettorale.
Spunta l’obbligo di trasferimento per ilreddito di cittadinanza. Le ultime modifiche a un decreto che doveva essere varato entro fine dicembre, ma che è stato già posticipato a inizio gennaio, ovvero quello sul reddito di cittadinanza e quota 100, le due riforme “forti” della Manovra del Popolo, portano novità che rendono più restrittiva la norma e riguardano le proposte di lavoro che in teoria chi percepisce il reddito di cittadinanza dovrebbe ricevere. Nel disegno di legge del M5S era prevista un’«offerta congrua» che doveva quindi essere «attinente alle competenze segnalate dal beneficiario», con «retribuzione oraria uguale o superiore all’80 per cento rispetto alle mansioni di provenienza» e soprattutto in un «luogo di lavoro situato nel raggio di 50 chilometri» da quello di residenza. Ora, fa sapere Annalisa Cuzzocrea su Repubblica, le cose cambiano:
Nulla di tutto questo rimane. Né l’offerta congrua, che non sarà inserita nel decreto. Né la vicinanza alla propria casa. Alla prima offerta il raggio è infatti di 100 chilometri, alla seconda di 250, alla terza chi non ha figli dovrà essere disponibile a spostarsi in tutt’Italia. O perderà il sussidio. E succederà anche a chi è padre, se avrà concluso un ciclo di reddito (18 mesi, dopo i quali bisognerà ripresentare la domanda). Ci si è posti il problema dei luoghi in cui trovare un certo tipo di impiego è più difficile: un laureato in filosofia non può pretendere di fare solo il filosofo, è l’esempio fatto da chi lavora al decreto, così gli si potrà chiedere anche di fare il correttore di bozze. E di farlo lontano da casa.
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in campagna elettorale Di Maio in un’intervista rilasciata al Mattino aveva parlato di reddito di cittadinanza e della possibilità di trovare un lavoro “anche su scala nazionale”, “deportato”, direbbero i grillini se si trattasse di una maestra assunta con la Buona Scuola di Renzi.
Successivamente, Di Maio pubblicò sul blog di Beppe Grillo un’intervista sul tema in cuirettificava la precedente affermazione:
Fingendo di “ribadire”, Di Maio diceva che «Per ciò che riguarda la nostra proposta sul reddito di cittadinanza, ribadiamo che la persona che beneficia del reddito si deve rendere disponibile a lavorare presso un Centro per l’Impiego del suo territorio e, se vuole, anche su base nazionale. Spostarsi per cercare lavoro deve essere una libera scelta e non un obbligo». Adesso si scopre che era tutta una palla da campagna elettorale.