Al Nido di corvi gli allenamenti proseguono con la regolare costanza imposta dagli esercizi atletici e spirituali di Sciacca, che veglia 24/24 sul corretto funzionamento fisico e morale dei giocatori.
A margine di una furiosa sessione di gioco nello stretto, il Presocrático chiama a sé i Giovani Stondi, Storioni e Corelli.
- Venite a me, figlioli. Ecco, sedetevi qui, riposatevi all'ombra. Adesso voglio che riflettiate un attimo insieme a me su due semplici concetti della vita: l'ottimismo e il pessimismo. Essi sono sentimenti importanti, che fanno parte dell'esistenza, e quindi anche del calcio. Per tutti noi, l'ottimismo è necessario per affrontare ogni sfida con il piglio giusto per vincerla, ma se per caso avviene che noi esageriamo con l'ottimismo, e non diamo il giusto valore alle sfide successive, allora le sfide le perdiamo, perché non siamo più capaci di misurare il pericolo, ed impiegare le forze al momento e nel modo giusto per respingerlo. Dunque, l'ottimismo è necessario, ma serve nutrirlo con una sana dose di realismo e, addirittura, di pessimismo. Il pessimismo permette di riconoscere e temere l'emergenza, esso consiste nel disporre la mente alla possibilità della disfatta, e permette di fiutare il rischio, al fine di evitarlo.
Il Giovane Stondi ascolta con vivo interesse, Storioni ripensa alla scena di Arancia Meccanica in cui Alex sviene sugli spaghetti dopo aver fatto condiviso con il politico paralitico il suo recente pessimismo cosmico, Corelli socchiude gli occhi come Toki. Sciacca continua:
Ora, ciascuno di voi ragazzi svolge un ruolo, in questa nostra squadra. Vi mostrerò come per ciascuno, il pessimismo e l'ottimismo debbano avere significati diversi.
Tu, Angelo, figlio mio, sei un attaccante: il tuo ruolo è di segnare gol, i quali gol sono l'unico e il solo modo per vincere. Dunque tu sei fondamentale, sei la nostra arma più preziosa, sei come lo spermatozoo che feconda l'uovo, e come lo spermatozoo, non appena l'arbitro fischia l'inizio della partita, e finché non ha fischiato la fine, tu devi correre in avanti con il solo obiettivo di sfondare la rete. Come diceva quello scrittore latinoamericano, l'attaccante è il prototipo dell'ottimista: per lui ogni azione, ogni istante, ogni filo d'erba del campo sono quelli buoni, per raggiungere il pallone e scaraventarlo dentro la porta. Prendi ad esempio Pippo Terrasina: la sua partita è un continuo, incessante movimento votato al gol, con ogni mezzo necessario. Come hai fatto splendidamente tu stesso domenica, contro lo Sporting! Ti sei avventato sulla respinta del portiere, e ci hai regalato un punto fondamentale, per cui i tuoi compagni, la società e i tifosi ti hanno giustamente ringraziato. Ora, parliamo proprio di questo: tu hai fatto quel movimento perché hai creduto di poter prendere il pallone, hai immaginato un "futuro migliore", hai sperato e sperando hai compiuto il gesto che ti ha portato ad impattare la sfera, e spedirla in rete. Questo è l'ottimismo dell'attaccante, e così tu devi essere, sempre: il gol, tuo o di un tuo compagno, è la tua gioia suprema, e la tua esistenza dev'essere votata esclusivamente a ciò. Ti consiglio di leggere "L'esistenzialismo è un umanismo" di Sartre: ti sarà utile, anche per la tua tesi.
Ricorda, Angelo: tu sarai sempre giovane, "forever young", sei la nostra avanguardia, che occupa l'area avversaria, e che aspetta, con sguardo perennemente luminoso e fiero, il momento giusto per mettere la palla in rete. Fino alla fine, con ogni mezzo necessario. Studiaci sopra.
Corelli annuisce e abbassa il capo, meditativo. Sciacca si rivolge a Stondi:
- Ora veniamo a te, Leonardo, mio giovane difensore centrale: il discorso che ho appena fatto non ti riguarda, ma è importante che tu lo capisca, perché all'ottimismo senza tregua dell'attaccante, deve corrispondere il tuo estremo radicamento nella realtà, il tuo materialismo, il tuo pessimismo. Se Corelli è lo spermatozoo, tu devi essere l'imene, ma un imene di kevlar, che non si spacca mai, che preserva fino in fondo la verginità della squadra, evitando di prendere gol. Per te, il pessimismo consiste nel non sottovalutare mai i movimenti degli avversari, nel non abbassare mai la concentrazione, nel non perdere mai il polso della squadra, del nemico e dell'intera partita: insomma, devi essere sempre in paranoia, una paranoia ossessiva che però ti permette, proprio perché ossessiva, di essere ovunque, in anticipo sul tuo avversario, di entrare nella testa dell'attaccante e murare i suoi tentativi di sfondare la porta, di sapere prima di lui cosa lui stesso sta per fare. Per fare ciò, devi essere perennemente sintonizzato sulla paura, sul pericolo e sulla catastrofe: ora, so che sei un amante dei Radiohead.
- Si, mister, sono troppo i migliori! Ora, poi, dovrebbe uscire il disco nuovo! Hype!
- Ottimo, ottimo, sei un pezzo avanti sulla strada della paranoia. Ma ti consiglio soprattutto i Joy Division. Per un difensore, sono il massimo. Ma mi raccomando, questo non significa che devi deprimerti e ventilare l'ipotesi del suicidio: prendi a modello Listelli, altro Capitano. Gaetano ha una splendida moglie e 4 figli, eppure è il modello perfetto del difensore pessimista. In campo e nella vita, Listelli sa come comportarsi per il bene della sua famiglia, lui è il pilastro su cui si regge la casa e la squadra, senza di lui non si va da nessuna parte. Così devi essere tu: come gli eroi, tu conosci il male, e prendi su di te il peso dell'esistenza di tutti, sacrificando la tua felicità per la salvezza, ovvero per evitare che ci facciamo gol. La tua felicità, del resto, sta solo in quell'istante, fugace, in cui momentaneamente sei riuscito ad allontanare il pericolo, ma sparirà immediatamente, sostituita da una nuova paranoia. E così di seguito, per 90', fino al fischio finale. Solo a fine partita, potrai tornare con la mente ai giochi spensierati dell'infanzia, ma non appena tornerai in campo, paranoia! Solo così diventerai un grande difensore, pilastro dell'Atletico di domani. Io credo in te, so che hai le spalle abbastanza larghe per assumere questo compito ingrato. Ma qualcuno deve pur farlo, e io so che tu sei abbastanza serio e responsabile per essere un Padre di famiglia, come richiede il tuo ruolo.
- Lo farò, mister, ci sto dentro.
- Bene, bene. E ora veniamo a te, Umberto, mio giovane centrocampista: se Angelo è l'ottimista, e Leonardo il pessimista, tu devi essere la sintesi dei due. Se loro sono attori, cui viene affidata una parte da "caratterista", come nel caso di Stondi, o la parte del protagonista, come Angelo, tu invece devi essere il loro regista, il loro autore, colui che assume su di sé l'onore e l'onere di condurre il gioco, dirigerlo e far sì che i compagni possano esprimersi al meglio. La tua importanza è capitale: senza una mente capace di conoscere e padroneggiare entrambi i sentimenti, l'ottimismo e il pessimismo, manca alla squadra l'occhio e la mano di un regista, di colui che sintetizza, raccoglie e ridistribuisce il talento di ciascuno. In questo senso, come Kubrick e come pochi altri (Tarantino, P.T. Anderson, per esempio) il tuo lavoro di regista dev'essere non quello di "impiegato della produzione", ma di "autore": tu sei direttamente responsabile tanto del lavoro di realizzazione del film (della partita) quanto del risultato di tale realizzazione. Se tu sei capace di controllare il gioco, e di servire gli attaccanti al momento giusto, allora faremo gol, e vinceremo le partite. Se invece non "dirigi" il lavoro dei tuoi compagni, coi tuoi movimenti e con le tue indicazioni, poi non puoi aspettarti che essi ti seguano, e che si facciano trovare dove tu ti aspetti che siano. D'altro canto, non puoi aspettare che il pallone ti arrivi tra i piedi: devi andartelo a cercare, strappandolo agli avversari, aiutando la fase difensiva, che non può lavorare senza il filtro del centrocampo. In questo senso, la tua mente deve essere doppia, funzionale, devi essere come Machiavelli. A te, Umberto, si richiede il ruolo più difficile, ma in assoluto più importante: prendi il nostro Capitano, Zamo, e come lui Cami, o Carsten: centrocampisti perfetti, capaci di fare tutto, per il bene della squadra. Se dai retta a me, tu hai le carte in regola per diventare anche più forte di loro, ed essere il futuro Capitano della Barriera. Tutti voi tre, ragazzi, siete qui per lavorare ogni santo giorno, per poter un giorno diventare i pilastri di questa squadra, così come adesso lo sono Listelli, Zamo e Terrasina. Siete qui per questo, e anch'io: come dicevo l'altra volta, we're in this together, e solo insieme raggiungeremo le più grandi soddisfazioni. questo è uno sport di squadra, ragazzi, e nella mia squadra bisogna essere dei monaci-guerrieri, dei samurai: qui non esiste l'io, esiste solo il collettivo. A proposito, Umberto, a te consiglio di guardare e studiare "I sette samurai" di Kurosawa: lì troverai la risposta che cerchi, nel samurai che accetta di difendere i contadini dai briganti, comprendendone il sacrificio e combattendo per dare loro un futuro migliore.
E ora andate, miei pargoli, e mi raccomando: lavorate sempre al massimo, io veglierò su di voi fino alla fine.