Dyolance
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L'Imperatore, investito di potere assoluto e di gloria, decise di dedicare le prime luci dell'anno nuovo alla diplomazia. Mentre a Taraska (presieduta dal fratello Cristopher, che comunque vantava di poteri ridotti rispetto al Sacro Imperatore come Sovrintendente) i suoi tecnici lavoravano ai vari progetti che aveva messo in cantiere e le ragionerie di stato tentavano di far quadrare i conti trimestrali per racimolare piano piano i fondi necessari per i grandi investimenti che sarebbero presto arrivati (vedasi in primis l'importante torneo ancora senza nome) lui aveva mollato gli ormeggi ed era partito con una frazione della Marina Reale fino ad arrivare alla foce di uno dei fiumi settentrionali, risalendolo fino a raggiungere la provincia di Motevutki.
Da lì, un placido viaggio in carrozza scortato da cinquecento della più fine ed esperta fanteria britannica; non perché temesse per la sua vita quanto piuttosto per l'astio covato dai suoi servitori (anche tra i più fidati ed importanti) per lo stato e la gente verso cui aveva veleggiato: Minnonar.
Uno stato in subbuglio, completamente raso al suolo da una guerra in cui era stato trascinato dai suoi alleati, si ritrovava appiedato, diviso e sottomesso dagli attuali alleati di Britannia; per anni sangue aveva venato e consumato le relazioni tra gli umani di Britannia e gli elfi di Minnonar, per quanto sulla base molte cose potessero potenzialmente avvicinarli (in primis le grandi similitudini tra le loro due religioni).
Proprio queste relazioni instabili erano il motivo dell'imponente scorta, vista dall'Imperatore Lelouch come un'etichetta a cui adeguarsi piuttosto che come come una reale necessità.
Eppure, quel viaggio era stato deciso all'insegna della speranza: erano state le vette dello stato elfico ad adoperarsi per l'insperato cambio di casacca, distanziandosi così dalle terribili politiche della precedente Regina nonché dalle decisioni discutibili o avventate degli alleati nella Grande Guerra del Sud. La nuova leadership era stata accolta all'inizio con discrezione dal Sacro Imperatore, ancora lontano dal gioco della politica, ma ora che aveva finalmente sollevato la testa non poteva quanto meno provare a sanare le relazioni con uno stato storicamente forte come quello degli elfi.
Motivi più personali lo avevano spinto con ancora più vigore verso quella decisione (a cui molti si erano opposti): dopo una breve corrispondenza con il neo-insediato Principe del Minnonar per sondare il terreno Lelouch non poté astenersi dal non notare qualche similitudine tra lui e Carnil, una su tutte l'immenso amore che entrambi provavano per i rispettivi popoli e per le proprie razze.
Per quanto non illuminato dalla grazia del Padre Celeste e non scelto per essere un membro del suo eletto popolo, Lelouch poteva soltanto ammirare l'assoluta dedizione ed impegno che l'eldar stava ponendo nel racimolare le macerie, rimetterle insieme ed in generale riconsegnare alla propria gente un futuro fatto di speranza e prosperità.
Entrò nella recentemente riconsegnata Almarillan con quanta più discrezione possibile, ordinando al suo plotone di rimanere alle porte della città e procedendo con il minimo indispensabile per mantenere una certa etichetta (circa una trentina di uomini). A lungo aveva sentito della grazia delle architetture elfiche ma ciò che l'aveva più stupito in assoluto era la resilienza evidente nel paesaggio attorno a sé: marginalmente ancora in ricostruzione, la capitale pareva una capitale nel fiore dei suoi anni e non appena sopravvissuta ad una guerra. Indubbiamente i fondi e gli aiuti arrivati dall'Impero Meridionale e dal Duca Konrad animavano ogni nuova pietra, ma il sangue ed il sudore che trasudavano gli edifici erano completamente elfici.
Un popolo aggraziato ma fiero, gli elfi: si stavano dimostrando degni della loro passata gloria e nomea.
Arrivati alle porte del palazzo (anch'esso minuziosamente ricostruito secondo le mappe ed i progetti precedenti al conflitto) scese dalla sua carrozza reale e seguito dal suo corteo (tra i quali sfilava anche l'Arcimaestro dell'Accademia dei Savi Reinhardt) fece il suo ingresso: splendeva come sempre nella pesante armatura dorata, imponente nel fisico quanto regale nel portamento. Al capo una corona d'alloro di oro puro, un gioiello che i piegati eldar avrebbero potuto considerare superfluo e pacchiano ma che se comparato ad altri gioielli della Reale Corona pareva non più che un gingillo di insulso valore.
« Salute a voi, Principe Carnil. Grazie per aver accolto le nostre umili persone in questa splendida vostra dimora. » disse, radioso e grande. Sapeva riscaldare i cuori con una bontà genuina l'Imperatore Lelouch, bontà riflessa anche nel suo ammaliante sorriso. Sarebbe senz'altro stata una proficua e favorevole giornata.
@Last Century
Da lì, un placido viaggio in carrozza scortato da cinquecento della più fine ed esperta fanteria britannica; non perché temesse per la sua vita quanto piuttosto per l'astio covato dai suoi servitori (anche tra i più fidati ed importanti) per lo stato e la gente verso cui aveva veleggiato: Minnonar.
Uno stato in subbuglio, completamente raso al suolo da una guerra in cui era stato trascinato dai suoi alleati, si ritrovava appiedato, diviso e sottomesso dagli attuali alleati di Britannia; per anni sangue aveva venato e consumato le relazioni tra gli umani di Britannia e gli elfi di Minnonar, per quanto sulla base molte cose potessero potenzialmente avvicinarli (in primis le grandi similitudini tra le loro due religioni).
Proprio queste relazioni instabili erano il motivo dell'imponente scorta, vista dall'Imperatore Lelouch come un'etichetta a cui adeguarsi piuttosto che come come una reale necessità.
Eppure, quel viaggio era stato deciso all'insegna della speranza: erano state le vette dello stato elfico ad adoperarsi per l'insperato cambio di casacca, distanziandosi così dalle terribili politiche della precedente Regina nonché dalle decisioni discutibili o avventate degli alleati nella Grande Guerra del Sud. La nuova leadership era stata accolta all'inizio con discrezione dal Sacro Imperatore, ancora lontano dal gioco della politica, ma ora che aveva finalmente sollevato la testa non poteva quanto meno provare a sanare le relazioni con uno stato storicamente forte come quello degli elfi.
Motivi più personali lo avevano spinto con ancora più vigore verso quella decisione (a cui molti si erano opposti): dopo una breve corrispondenza con il neo-insediato Principe del Minnonar per sondare il terreno Lelouch non poté astenersi dal non notare qualche similitudine tra lui e Carnil, una su tutte l'immenso amore che entrambi provavano per i rispettivi popoli e per le proprie razze.
Per quanto non illuminato dalla grazia del Padre Celeste e non scelto per essere un membro del suo eletto popolo, Lelouch poteva soltanto ammirare l'assoluta dedizione ed impegno che l'eldar stava ponendo nel racimolare le macerie, rimetterle insieme ed in generale riconsegnare alla propria gente un futuro fatto di speranza e prosperità.
Entrò nella recentemente riconsegnata Almarillan con quanta più discrezione possibile, ordinando al suo plotone di rimanere alle porte della città e procedendo con il minimo indispensabile per mantenere una certa etichetta (circa una trentina di uomini). A lungo aveva sentito della grazia delle architetture elfiche ma ciò che l'aveva più stupito in assoluto era la resilienza evidente nel paesaggio attorno a sé: marginalmente ancora in ricostruzione, la capitale pareva una capitale nel fiore dei suoi anni e non appena sopravvissuta ad una guerra. Indubbiamente i fondi e gli aiuti arrivati dall'Impero Meridionale e dal Duca Konrad animavano ogni nuova pietra, ma il sangue ed il sudore che trasudavano gli edifici erano completamente elfici.
Un popolo aggraziato ma fiero, gli elfi: si stavano dimostrando degni della loro passata gloria e nomea.
Arrivati alle porte del palazzo (anch'esso minuziosamente ricostruito secondo le mappe ed i progetti precedenti al conflitto) scese dalla sua carrozza reale e seguito dal suo corteo (tra i quali sfilava anche l'Arcimaestro dell'Accademia dei Savi Reinhardt) fece il suo ingresso: splendeva come sempre nella pesante armatura dorata, imponente nel fisico quanto regale nel portamento. Al capo una corona d'alloro di oro puro, un gioiello che i piegati eldar avrebbero potuto considerare superfluo e pacchiano ma che se comparato ad altri gioielli della Reale Corona pareva non più che un gingillo di insulso valore.
« Salute a voi, Principe Carnil. Grazie per aver accolto le nostre umili persone in questa splendida vostra dimora. » disse, radioso e grande. Sapeva riscaldare i cuori con una bontà genuina l'Imperatore Lelouch, bontà riflessa anche nel suo ammaliante sorriso. Sarebbe senz'altro stata una proficua e favorevole giornata.
@Last Century
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