Diplomazia Superare le differenze

Dyolance

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L'Imperatore, investito di potere assoluto e di gloria, decise di dedicare le prime luci dell'anno nuovo alla diplomazia. Mentre a Taraska (presieduta dal fratello Cristopher, che comunque vantava di poteri ridotti rispetto al Sacro Imperatore come Sovrintendente) i suoi tecnici lavoravano ai vari progetti che aveva messo in cantiere e le ragionerie di stato tentavano di far quadrare i conti trimestrali per racimolare piano piano i fondi necessari per i grandi investimenti che sarebbero presto arrivati (vedasi in primis l'importante torneo ancora senza nome) lui aveva mollato gli ormeggi ed era partito con una frazione della Marina Reale fino ad arrivare alla foce di uno dei fiumi settentrionali, risalendolo fino a raggiungere la provincia di Motevutki.

Da lì, un placido viaggio in carrozza scortato da cinquecento della più fine ed esperta fanteria britannica; non perché temesse per la sua vita quanto piuttosto per l'astio covato dai suoi servitori (anche tra i più fidati ed importanti) per lo stato e la gente verso cui aveva veleggiato: Minnonar.

Uno stato in subbuglio, completamente raso al suolo da una guerra in cui era stato trascinato dai suoi alleati, si ritrovava appiedato, diviso e sottomesso dagli attuali alleati di Britannia; per anni sangue aveva venato e consumato le relazioni tra gli umani di Britannia e gli elfi di Minnonar, per quanto sulla base molte cose potessero potenzialmente avvicinarli (in primis le grandi similitudini tra le loro due religioni).
Proprio queste relazioni instabili erano il motivo dell'imponente scorta, vista dall'Imperatore Lelouch come un'etichetta a cui adeguarsi piuttosto che come come una reale necessità.
Eppure, quel viaggio era stato deciso all'insegna della speranza: erano state le vette dello stato elfico ad adoperarsi per l'insperato cambio di casacca, distanziandosi così dalle terribili politiche della precedente Regina nonché dalle decisioni discutibili o avventate degli alleati nella Grande Guerra del Sud. La nuova leadership era stata accolta all'inizio con discrezione dal Sacro Imperatore, ancora lontano dal gioco della politica, ma ora che aveva finalmente sollevato la testa non poteva quanto meno provare a sanare le relazioni con uno stato storicamente forte come quello degli elfi.

Motivi più personali lo avevano spinto con ancora più vigore verso quella decisione (a cui molti si erano opposti): dopo una breve corrispondenza con il neo-insediato Principe del Minnonar per sondare il terreno Lelouch non poté astenersi dal non notare qualche similitudine tra lui e Carnil, una su tutte l'immenso amore che entrambi provavano per i rispettivi popoli e per le proprie razze.
Per quanto non illuminato dalla grazia del Padre Celeste e non scelto per essere un membro del suo eletto popolo, Lelouch poteva soltanto ammirare l'assoluta dedizione ed impegno che l'eldar stava ponendo nel racimolare le macerie, rimetterle insieme ed in generale riconsegnare alla propria gente un futuro fatto di speranza e prosperità.

Entrò nella recentemente riconsegnata Almarillan con quanta più discrezione possibile, ordinando al suo plotone di rimanere alle porte della città e procedendo con il minimo indispensabile per mantenere una certa etichetta (circa una trentina di uomini). A lungo aveva sentito della grazia delle architetture elfiche ma ciò che l'aveva più stupito in assoluto era la resilienza evidente nel paesaggio attorno a sé: marginalmente ancora in ricostruzione, la capitale pareva una capitale nel fiore dei suoi anni e non appena sopravvissuta ad una guerra. Indubbiamente i fondi e gli aiuti arrivati dall'Impero Meridionale e dal Duca Konrad animavano ogni nuova pietra, ma il sangue ed il sudore che trasudavano gli edifici erano completamente elfici.
Un popolo aggraziato ma fiero, gli elfi: si stavano dimostrando degni della loro passata gloria e nomea.

Arrivati alle porte del palazzo (anch'esso minuziosamente ricostruito secondo le mappe ed i progetti precedenti al conflitto) scese dalla sua carrozza reale e seguito dal suo corteo (tra i quali sfilava anche l'Arcimaestro dell'Accademia dei Savi Reinhardt) fece il suo ingresso: splendeva come sempre nella pesante armatura dorata, imponente nel fisico quanto regale nel portamento. Al capo una corona d'alloro di oro puro, un gioiello che i piegati eldar avrebbero potuto considerare superfluo e pacchiano ma che se comparato ad altri gioielli della Reale Corona pareva non più che un gingillo di insulso valore.

« Salute a voi, Principe Carnil. Grazie per aver accolto le nostre umili persone in questa splendida vostra dimora. » disse, radioso e grande. Sapeva riscaldare i cuori con una bontà genuina l'Imperatore Lelouch, bontà riflessa anche nel suo ammaliante sorriso. Sarebbe senz'altro stata una proficua e favorevole giornata.

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«Principe, l'imperatore di Britannia è giunto in città, a breve sarà a palazzo.» uno dei messi interni alla capitale si era precipitato, non appena saputo dell'arrivo del reale, dritto al palazzo per dare la notizia al sovrano. Invero non era inattesa quella visita, ma date le risibili risorse - di tempo e di denaro - che Carnil aveva da spendere il tutto doveva essere fatto con una cura certosina. Normalmente avrebbe accolto il prossimo con lauti banchetti e festeggiamenti di degna levatura, ma in quei momenti bui tutto quel che poteva offrire si era ridotto ad un rinfresco con alcune pietanze locali, selvaggina e frutta di stagione. Lo stretto indispensabile per far comunque le veci di casa senza però disperdere preziose risorse.
«Già è arrivato?» chiese, ancora indaffarato tra mille carte e plichi che sommergevano la sua scrivania. «Speravo di avere più tempo per finire questa roba... amministrare un regno è un incubo che non ti auguro mai, Aranel.» scherzò.
«Suvvia, finirete poi queste carte, non potete tardare!» lo esortò.
«Sì, sì lo so, arrivo.» brontolò, tirandosi in piedi. «Il vestito va bene questo?» si indicò la veste di seta blu e a ricami neri e oro. Non aveva un'araldica particolare, quanto più motivi fitomorfi curiosamente aggraziati: pur essendo di pregiata fattura non aveva la sfacciataggine ostentata da molte teste coronate sul continente e, tanto meno, era adatta alla guerra.
«Non avete niente di più regale? In queste occasioni si cerca di fare un poco sfoggio della propria ricchezza personale e del proprio benessere, signore...»
«Non ho avuto nemmeno il tempo di arredare tutte le stanze del palazzo, figuriamoci se l'ho avuto per farmi confezionare abiti!» ribatté. «E poi Fianna si è presa tutti i sarti della città per lei, visto che si è fatta cucire abiti adatti al meridione. Quindi no, mio caro, temo che dovrà andare bene questa cosina qui.» era quasi divertito dalla situazione, non riusciva a prendere con troppa serietà quelle piccole note di forma. Non che fosse alieno al mondo della nobiltà, dopotutto era pur sempre un principe, quanto più non riusciva a rispecchiarcisi troppo bene e questo, suo malgrado, lo metteva in difficoltà in momenti come quello.
«Principe la corona dove l'avete messa?» inquisì il cortigiano. «Vi presentate a capo nudo!?»
«Ma io non sono stato incoronato ancora!» aprì le braccia, sorpreso. «Non so nemmeno dove sia, forse è il caso di farne costruire un'altra.» pensò ad alta voce.
«Avete un orefice capace di fare una corona in cinque minuti? Ditemi di sì, principe...»
«Mia moglie potrebbe farla all'uncinetto, volendo...» rise. «Stai tranquillo, corona o no cambia poco per quello che dobbiamo andare a fare. La barba non fa il filosofo.»
A quel punto, con un lungo sospiro, Aranel si arrese all'evidenza. Era abituato con Elenwen e Loras, gente di tutt'altra foggia - per sfortuna del regno - ma che se non altro sapevano destreggiarsi meglio tra le apparenze. Detto quello accompagnò Carnil sino alla sala del trono, ove il tavolo con il piccolo pasto era stato preparato, in attesa che arrivasse l'imperatore.

Lo scambio epistolare che avevano avuto era stato tutt'altro che negativo e, nonostante le differenze, con il cambio di schieramento degli eldar un avvicinamento al Britannia era parso conveniente al principe. Non che avesse intenzione di elemosinare aiuto in giro per tutta Ea, ma di certo avere nemici alle porte gli pareva quantomai stupido, soprattutto vista la buona disponibilità di Lelouch ad aprire un dialogo.
Attese in piedi, dato che nella sala del trono il "trono" mancava, fin quando uno dei paggi introdusse l'imperatore, regale e dal portamento quasi etereo.
«Entra Sua Maestà Imperiale Lelouch IL Britannia, Sacro Imperatore per grazia del Padre Celeste, nonché suo Aposto, Protettore dei Fedeli, Eradicatore dell'eresia e Protettore degli Uomini, nonché di tutti i titoli ad esso appartenenti.» batté una volta col bastone, facendo aprire le porte e permettendo all'uomo di vedere la magnificenza del cuore del palazzo.
Spogliata di parte degli arredi la stanza risultava ancora più grande e alta, trasmettendo in parte la vanagloria che aveva spinto gli elfi a costruire tanto in alto da volersi mostrare degni agli occhi di Gallean. Carnil, lì, sorrise quieto al saluto del sovrano umano, andandogli incontro con passo lento.

«È un piacere conoscervi di persona, Vostra Grazia, spero che il viaggio non sia stato troppo ostico.» con un cenno della mano lo invitò verso il rinfresco. «Ho fatto preparare qualcosa da mangiare e da bere, spero non vi dispiaccia.» in quel momento un'eldar dalla chioma scura - abbastanza insolita - fece capolino da una delle porte laterali, mettendosi silenziosamente in penombra. Assieme a lei erano forse una trentina le guardie presenti nei paraggi, quasi tutte abbastanza giovani.
«Avrei voluto ricevervi in un momento migliore, invero, stiamo ancora sistemando gli interni del palazzo... abbiamo preferito dare la priorità alla città urbana. Confido tornerete in un momento migliore.» sorrise. «Prima di parlare di cose importanti ditemi, sono vere le voci sull'Arpia che ha scritto una nuova dottrina per le Sorelle? Volevo discuterne con l'ambasciatrice Alraune, ma se posso chiedere direttamente a voi lo preferisco!» prese due calici e ci versò dentro del vino speziato, offrendone uno all'imperatore.
«Non fate complimenti, mi raccomando.»
 
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Dyolance

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Carnil era diverso dal profilo tipo del regnante di Minnonar di cui Lelouch aveva tanto sentito parlare: umile, terra a terra, tremendamente immedesimato e fermo nel presente, a ciò che fosse prioritario in quel momento della vita del suo paese. Lelouch era sicuro che Loras o Elenwen avrebbero indubbiamente prima sistemato le proprie ossa per poi pensare al popolo, così come si sarebbero adoperati per accogliere un altro regnante con grande interesse e cura nei dettagli, poiché è nelle dimostrazioni di ricchezza del re che i nobili di tutta Ea misurano la prosperità ed il prestigio dello stato tutto.
Carnil non era così: non aveva paura di mostrare il fianco, onestamente debole come debole e privo di ghirigori come lo era Minnonar in quel suo delicato momento storico. Ci sarebbe stato tempo per l'etichetta: per quanto sorpreso di non ricevere un'accoglienza sontuosa, Lelouch capì e comprese il Principe elfico ed arrivò fino a condividere quel suo pensiero. A parti inverse avrebbe fatto altrettanto.

Si sedette al tavolo allestito ed un suo maggiordomo personale cominciò a radunare le pietanze meglio presentate sul suo piatto, mentre intanto il Principe procedeva con gli onori di casa.
« Sono vere, sì. L'arpia di nome Whisper, da anni cittadina dell'Impero Meridionale residente in Britannia, si è fatta avanti per smentire la visione estremista di Ilias e Siferra. Invero ne ho portato un manoscritto. » disse, facendo poi un gesto affinché un altro suo servitore porgesse al sovrano di Minnonar un libello che appunto aveva tenuto in mano per tutto quel tempo.
« Fu mio padre il primo ad acconsentire l'entrata delle arpie in Britannia e per anni esse si sono dimostrate delle coabitanti pacifiche e capaci di portare ricchezza in Britannia. Sono sicuro che se saprete giocare bene le vostre carte e farle sentire come parte dello stato sapranno ripagarvi cento volte tanto la vostra gentilezza. »
Con queste parole rimase in silenzio però su cosa volesse dire ospitare una residente imperiale o addirittura una frazione dello stormo delle arpie: parecchia diplomazia, costante rischio di una presa di potere da parte dell'Impero Meridionale ed in generale la costante presenza di una grande ombra dietro alle proprie teste, come appunto quella di un falco sopra un tenero ed inconsapevole coniglio. Britannia solo leggermente aveva allentato quella presa e Lelouch augurò in cuor suo all'apparentemente giovane sovrano di Minnonar di essere abbastanza saggio da riconoscere il pericolo prima che fosse troppo tardi.

« Come vi ho scritto tramite corrispondenza, penso sia giunto per noi il tempo di appianare le nostre differenze, di superarle, ed anzi di iniziare a collaborare per i tempi a venire. Il Minnonar è sempre stato uno stato prospero, maestro ed insegnante per magia e cultura, ma ha sempre avuto guide eccessivamente concentrate sull'acquisire gloria che sul bene della propria gente; da qui molte loro scelte discutibili che hanno ridotto il vostro stato in queste condizioni.
Vogliamo consolidare i nostri rapporti con voi, migliorarli, poiché sono convinto che i nostri nemici in fondo coincidano e che le nostre culture possono fare molto l'uno per l'altro.
Vi sto offrendo il mio supporto e la mia amicizia di persona, Principe Carnil; ed assieme ad essa, il sostegno e la fiducia di uno stato che in passato vi ha considerato come nemici e pericolosi espansionisti.
»
 

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«È un dono gradito, lo leggerò con cura.» ringraziò, prendendo il libro offertogli dall'imperatore. Subito una delle guardie si avvicinò, facendosi passare il tomo in modo da tenerlo al sicuro dalle pietanze e per liberar le mani al principe che, in breve, lo avrebbe fatto portare nei suoi alloggi e lì letto con il medesimo interesse che avrebbe avuto per un libro di filosofia.
«Oh, e credetemi, ho avuto modo di saggiare con mano la perseveranza di Ilias.» si passò tra le mani il calice di vino, meditabondo. «E credo di averla trovata anche in un giorno in cui era di buonumore.» volse la testa verso il luogo ove, idealmente, avrebbe dovuto esserci il trono. «Era lì l'ultima volta che l'ho vista, sapete?»
Difficile era interpretare le emozioni nel volto statuario degli eldar, ma Carnil aveva un che di diverso in tal senso, avendo mantenuto parte della sua natura più fragile ed elfica. Lo si poteva vedere, negli occhi e nel titubare delle mani, quel senso di profondo turbamento che il ricordo delle arpie nelle sale di Almarillan suscitava in lui. Sconforto, forse anche incapacità di far fronte ai problemi da solo, come avrebbe voluto.

«È un piacere sentirvi parlare di pace, di questi tempi. Lo dico con sincerità, la situazione diplomatica in cui versava il regno un paio di anni fa era quanto di più vicino ad un incubo potessi immaginare e, come immaginerete, cambiare schieramento non ha portato solo dei vantaggi, ma anche altri nemici.»
Lasciò volutamente non detto qualcosa di facilmente intuibile, non gli pareva il caso di insultare l'intelligenza di Lelouch facendogli una lezioncina di geopolitica.
«Non posso che darvi ragione in merito alle precedenti teste coronate, molte di loro hanno travisato non solo gli insegnamenti religiosi, ma anche quelli morali pur di adempiere a scopi di tutt'altro che lungimirante livello. Ma il mondo non è fatto per guardarsi costantemente alle spalle, né per rimpiangere tempi passati o dannarsi per eventi cui non si può porre rimedio.»
Anche se in cuor suo lo tormentava non esserci stato prima, non aver fatto qualcosa prima.
«Sappiate che probabilmente chiederò a mia cugina Fianna di passare da voi per l'anno prossimo, è in un Gran Tour di Ea in questo momento e, sempre se siete d'accordo, mi piacerebbe passasse a Taraska. E a questo punto vi chiedo anche di aprire formalmente due ambasciate nelle nostre rispettive capitali: questo faciliterà le nostre comunicazioni e renderà più solido lo sviluppo di un rapporto futuro.»
A quel punto alzò appena il bicchiere, tendendolo verso l'uomo. «A giorni migliori, Vostra Altezza.»
 

Dyolance

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« Vostra cugina sarà la benvenuta; e trovo splendida l'idea delle ambasciate, Principe Carnil » disse, solare e soddisfatto; poi anche lui sollevò il calice al cielo, seguendo il brindisi. « A giorni migliori e alla fine di decenni di rivalità e inimicizie. Possano i nostri due paesi risplendere sempre. »
Detto questo godette del vino, prendendo un generoso sorso dal bicchiere. Saziatosi, poggiò il calice sul tavolo e riprese poi.

« Sono soddisfatto di questa vostra decisione. So che i recenti miei alleati nella Grande Guerra del Sud vi hanno già aiutato largamente ad aggiustare e rimettere in piedi economia e città, ma permettetemi di contribuire anche nel mio piccolo alla rinascita di questo vostro paese. » e finito di dire ciò avrebbe allungato la lettera che qualche mese dopo sarebbe stata spedita in lungo e in largo per Ea che annunciava le imminenti nozze tra Odisseus e Anna, quindi l'unione tra Britannia e l'Impero Meridionale. Non vi era però la seconda lettera, quella che parlava del "Le Prestige", poiché Lelouch era intenzionato a parlare direttamente a Carnil della questione.

« Il prossimo anno si celebreranno le nozze tra mio cugino Odisseus ed una ein'keth dell'Impero Meridionale, Lady Anna Never. Sarei onorato se partecipaste alla funzione come ospiti di alto rango, voi e chiunque riterrete adatto ad accompagnarvi durante il viaggio. Ovviamente se non vi creerà problemi: so quanto è importante la figura del proprio sovrano per il popolo e il Minnonar ha bisogno di voi in questo momento di difficoltà e lutto.
» disse, accondiscendete e quasi dispiaciuto nella mimica facciale poiché capace di immedesimarsi nello stesso Carnil: a parti inverse sarebbe stato il primo a rifiutare l'invito ed a mandare un proprio delegato, che per quanto di alto rango non sarebbe mai stato il Sacro Imperatore. Ma il proprio paese è il proprio paese, bisogna curare il proprio giardino prima di andare a giudicare o mangiare in quello degli altri.

« Secondo i costumi della nobiltà britannica abbiamo inoltre deciso di allestire un grande torneo a cui sono invitati tutti i più grandi combattenti e maghi di Ea. Sapendo le vostre attuali difficoltà, se mi è concesso mi permetto di invitarvi formalmente a partecipare al torneo gratuitamente: ciò vuol dire che potrete partecipare pur senza pagare le dovute tasse di iscrizioni alle singole competizioni. I premi sono ricchi, abbiamo preparato tanto per renderlo un evento degno e memorabile, e se i vostri saranno abbastanza capaci e fortunati potreste addirittura guadagnarne. È il mio umile modo per consolidare questa nostra nuova amicizia: consideratelo un mio personalissimo regalo. »

Avrebbe quindi descritto le varie discipline presenti nel torneo, con tutte le regole e le casistiche di sorta.
« Permettetemi poi di invitare uno dei vostri maghi nella nostra Accademia dei Savi: conosciamo la vostra nomea come pionieri delle arti arcane e sono sicuro che i maghi britannici potrebbero imparare molto dai vostri, così come questi torneranno nel vostro Paese con nuove idee e prospettive... Che ne dite? » per quanto la domanda fosse stata posta con candore e sincero desiderio di aiutare, era anche vero che Britannia non poteva permettersi aiuti liberi, specialmente in un momento di grandi spese come poteva essere un torneo. Un minimo necessitava di avere un tornaconto e la proposta del mago era formulata quasi con una formula di do ut des che come reale idea in amicizia.
 

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Carnil annuì svariate volte durante la spiegazione del torneo e di come questo si sarebbe dovuto svolgere. Trovava splendido un evento del genere e, in sincerità, era dispiaciuto di non aver potuto organizzare qualcosa di equivalente per Ailas, suo figlio. Purtroppo il regno aveva avuto la precedenza su quel genere di frivolezze e, per quanto a malincuore, la cerimonia era stata programmata in maniera più che frugale.
«Purtroppo avete ragione da quel punto di vista, non penso di poter lasciare i confini del regno, non ancora. A breve dovrò porre delle modifiche significative al governo del paese e potrebbe essere necessaria la mia presenza continuativa ad Almarillan. Tuttavia mio figlio Ailas potrebbe prendere parte alla celebrazione.» sorrise, lieve. «Anche lui convolerà a nozze alla fine dell'anno, sebbene in maniera meno grandiosa e con interessi politici meno incisivi. Credo che sia lui che la sua futura consorte sarebbero felici di passare la loro luna di miele assistendo ad un torneo cavalleresco.»

Infine, rimuginando sulle richieste dell'imperatore, si ritrovò a titubare nel dare una risposta. Apprezzava indubbiamente il gesto di permettere alla sua delegazione di partecipare a titolo gratuito, ma sapeva anche che quello era un modo per mettere le mani sull'unica risorse che ancora riusciva a rendere il Minnonar al livello delle altre potenze: la magia. Rifletté bene su come agire, versandosi un altro bicchiere di vino - e offrendosi di fare lo stesso per Lelouch - prima di proferire parola.
«È una offerta generosa la vostra, ma immagino sappiate che la vostra richiesta è tutt'altro che banale come l'avete fatta sembrare. La magia e i suoi segreti sono parte della nostra cultura e non sono una retaggio che normalmente sarei disposto a distribuire come regalia...» bevve un sorso di vino, umettandosi le labbra.
«Ma visto e considerato che si tratta di dare una prova di buona volontà reciproca, e visto che il mio paese ha bisogno di credere in nuovi vicini, potete considerare la vostra offerta accettata.» sorrise. «E invero sì, non credo ci sia niente di male nell'imparare qualcosa gli uni dagli altri, nonostante tutto. Immagino che fidarsi sia il primo passo per arrivare ad una collaborazione più stretta, oltre che distendere l'acredine che i nostri popoli nutrono l'uno per altra.»
Non era felicissimo di quell'accordo, invero, ma sapeva anche di doversi accontentare. Quello rientrava in una lunghissima lista di sacrifici che aveva già preventivato di fare in virtù di riallacciare i rapporti con le potenze straniere e pacificare le rimostranze contro la nuova alleanza. Alla fine del salmo Lelouch si era dimostrato accondiscendente e, di conseguenza, non ci sarebbe stato motivo per negargli quanto aveva chiesto.

«Se fossi stato più libero, invero, mi sarebbe piaciuto partecipare alla competizione. Non ho il dono della guerra come mio padre, ma ricordo ancora come si giostra in arcione.» scherzò, scuotendo lievemente la testa. «A parte quanto discusso, mi premerebbe di chiedervi una cosa, ma prendetela come una richiesta da parte di un curioso osservatore, quindi sentitevi libero di non rispondere qualora la cosa vi infastidisse.» iniziò.
«Si tratta più che altro di... curiosità storica: durante l'ultima il vostro esercito è sparito dal fronte per diversi mesi, aprendo una breccia che avrebbe permesso alla coalizione di sfondare le difese dell'Impero e, probabilmente, porre fine allo strapotere esercitato dalle arpie nel meridione. Effettivamente, nonostante lo svantaggio, i miei ex alleati avrebbero potuto vincere contro le sole forze di Silene, ma il vostro esercito è intervenuto e ha sbilanciato di nuovo le forze in campo.» si strinse nelle spalle, guardando Lelouch con sincera curiosità negli occhi. «Probabilmente oggi il Minnonar non sarebbe nelle condizioni in cui è se non ci fosse stata quella sconfitta... e per dovere di cronaca mi chiedevo, cosa vi ha fatto ritirare le truppe e poi rimetterle in campo?»
Bevve un altro sorso di vino.
«Avete fatto la storia in un certo senso, quel giorno. La nostra, sicuramente.»
 

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Lelouch ne stava uscendo soddisfatto da quell'incontro: era partito con la volontà di stabilire e allacciare nuovi rapporti con una potenza a lungo considerata nemica, una che, se oculatamente aiutata a rimettersi in piedi, avrebbe potuto aiutare largamente i suoi alleati nel lungo termine; e Britannia doveva essere da quella parte, da quella giusta, e godere di quei vantaggi poiché parte della Coalizione Imperiale (nome che in quei tempi sempre più persone utilizzavano per riferirsi alla delicata rete di alleanze difensive ed offensive tra gli stati umani di Sylvania e di Britannia e lo stato meridionale dell'Impero dell'Arpia).

Poi di fatto si virò verso argomenti che sperava di non trattare poiché ancora delicati: tornava come un spettro vendicatore la grave onta di cui si era macchiata Britannia negli anni precedenti, quel doppiogiochismo che aveva posto fine alla Grande Guerra, altrimenti probabilmente incanalata verso ben altri sviluppi. In particolare, quella memoria bruciava particolarmente per Lelouch, che come Imperatore era comunque rimasto a guardare, cullato e convinto dalle belle parole e dalle argute manovre di suo cugino Albrecht, che cinicamente era riuscito a porre il suo paese in una situazione di assoluta vittoria, nel senso che qualunque parte avesse vinto ne sarebbe indubbiamente uscito vincitore assieme a Britannia.
Lelouch iniziò a parlare amaramente, tradendo i reali sentimenti di parziale vergogna che provava per non essersi opposto alla cascata di decisioni senza cuore che un trattato segreto aveva causato.

« Non è stata una scelta semplice. Come saprete benissimo, la diplomazia è un'arte estremamente complessa: innumerevoli fattori e variabili devono essere tenuti in considerazione. » disse pensieroso. Meditava indirettamente a tutte le ore passate a sentire i progressi di Albrecht dallo stesso cugino, passate a farsi convincere della bontà della successiva mossa diplomatica, in barba a trattati o relazioni esterne.

« Ci siamo limitati ad analizzare gli avvenimenti e le forze in gioco, sapendo benissimo di essere decisivi per le sorti del conflitto. I nostri numeri sono stati quel tanto che bastava alle Arpie per ritrovare un vantaggio, gli stessi numeri che servivano alla coalizione di cui poco tempo fa facevate parte per finalmente sconfiggere il Sud. Abbiamo svolto le nostre contrattazioni e ci siamo mossi con un chiaro obiettivo in mente: libertà. Totale, assoluta, imperativa: per anni siamo stati il fanalino di coda dell'Impero di Silene e non abbiamo fatto altro che cogliere la prima opportunità per alzare finalmente la testa. »

Parlava al plurale solo per dare l'idea di unità della nazione, essendo lui la voce generale di Britannia: ogni cittadino si riassumeva in lui, comprendente i suoi errori e le decisioni che quello stesso cittadino aveva preso indipendentemente; e lui, come Imperatore, doveva porsi come parte di quella scelta, per quanto non la condividesse.

« In molti ci danno dei traditori, senza contare però che siamo in realtà rimasti fedeli ai nostri alleati principali ed originali, ai quali abbiamo semplicemente chiesto una revisione dei precedenti trattati in modo tale da essere trattati come pari e non succubi. Ma questo è marginale: se volessi addentrarmi ulteriormente nella questione del come siamo arrivati a questa scelta potrei anche citare le discutibili scelte tattiche dei vostri precedenti alleati, il fatto che per quanto il nostro esercito sia stato assente per un intero anno dal fronte le Arpie siano comunque riuscite a mantenerlo ed anzi ad ottenere una vittoria che, per la mancanza dei nostri numeri, poi non si è concretizzata; senza parlare delle conseguenze... Staccarsi dalle Arpie significa non solo provocare la loro furia, ma anche andare contro un'altra grande potenza di Ea, ovvero Sylvania, stato con cui tra l'altro siamo fortunatamente uniti con un matrimonio con la mia dolce sposa, la Duchessina Lisbeth. Per quanto potente, Britannia è al centro tra queste due potenze e non può permettersi un'invasione da entrambi questi due delicati fronti. »

« In definitiva, la storia è stata fatta solo in funzione di dove risiedeva l'investimento più sicuro ed al contempo con il maggiore guadagno per Britannia. Lì dove abbiamo capito che i nostri interessi presenti e futuri potessero essere meglio garantiti e sicuri. Nient'altro.
D'altronde, non è lo stesso ragionamento che avete fatto anche voi, Principe Carnil? Anche voi non vi siete accorti che, nell'interesse del vostro popolo, sarebbe stato meglio abbandonare le politiche dei vostri predecessori per affacciarvi al futuro con un'altra casacca ed un'altra prospettiva sugli stati ed in generale sulle cose?
» Aggiunse infine, leggermente ironico.
 

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«In effetti non era di certo una situazione in cui avrei voluto trovarmi in prima persona.» commentò, ascoltando in religioso silenzio tutta la spiegazione dell'Imperatore.
«Non ve l'ho certo chiesto per giudicarvi, ogni uomo - o eldar - prende le proprie decisioni nella maniera che ritiene più opportuna e, conseguentemente, ne paga il prezzo. Indubbiamente la coalizione ha avuto le sue colpe nel temporeggiare, tra i disastri di Justa e il difficile avanzamento da parte di naga e centauri, così come è stato abbastanza inutile per noi entrare in guerra a favore del Tempesta. La cosa più saggia che avrebbe potuto fare Elenwen, a conti fatti, sarebbe stata la neutralità assoluta e, magari, approfittarne per sganciarsi da scomodi alleati storici e guerrafondai.» si strinse nelle spalle, bevendo un'altra piccola sorsata. Invero si aspettava che le motivazioni britanniche rivolvessero attorno a quel genere di argomenti, voleva semplicemente avere la conferma di quanto sospettato sino a quel momento. Avrebbe potuto inquisire ulteriormente, anche per sapere sino a che punto era possibile piegare la volontà delle Arpie, ma decise che ci sarebbero stati altri tempi e luoghi in cui svolgere tali discussioni. Sentiva di aver già tediato abbastanza Lelouch con quella disquisizione e, non volendolo contrariare per semplice curiosità, annuì con fermezza prima di continuare.

«E certamente, alla fine della guerra, con quello che era successo e la strage che le arpie hanno perpetrato nei nostri confronti, mi sarebbe parso quantomai sciocco lanciarmi in una assurda difesa dei vecchi valori. Il nord è morto con la Grande Guerra, o almeno il nord che conoscevamo noialtri.» lo disse senza alcun rammarico, quasi sollevato invero, dato che la prospettiva di doversi guardare a vita le spalle dall'Impero lo avrebbe tormentato ogni notte. «Alla fine si tratta sempre di quello... come è il modo di dire umano?... mors tua vita mea? La condizione per la nostra vittoria era il vostro appoggio, la condizione per la vostra libertà era il nostro fallimento. Avete scelto quello che più vi giovava e di questo non posso farvene una colpa.»
Poggiò il bicchiere sul tavolo, cingendo le mani e massaggiandosele lentamente, pensoso.
«Spero solo che col tempo anche la mia gente capisca questo concetto. Molti di loro cercano ancora un capro espiatorio e, nonostante i miei sforzi per dirigere tale ira verso Re Stannis, alcuni ancora malvedono le arpie e il Britannia... per non parlare del Ducato.» scosse lievemente la testa. Non c'era certo bisogno di ricordare all'imperatore gli oltre ventimila morti del penultimo anno di guerra.
«Magari la vostra presenza aiuterà ad appianare le divergenze, anzi ne sono convinto.» sorrise. «Vi ringrazio per aver soddisfatto la mia curiosità in tal senso, credo che dal prossimo anno ci sarà possibile anche iniziare a commerciare attivamente, una volta ripresa Val Nira e scardinato il manipolo di traditori che ancora pensano d'esser nel giusto. Se vi riuscirà, tra l'altro, dovreste provare a convincere mia cugina della genuinità delle vostre azioni. È particolarmente testarda, ma è di buon cuore... solo che ha il vizio di non ascoltarmi.» rise appena. «Lei potrebbe facilmente perorare la vostra causa tra la mia gente, ancora meglio di quanto non potrei fare io.»
 
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