Checco Zalone batte Star Wars. Una storia italiana
Il prossimo 18 dicembre
Star Wars: Il risveglio della Forza, settimo capitolo della saga creata da George Lucas, farà il suo esordio nelle sale cinematografiche americane. E in
Italia? Per vedere il nuovo film di JJ Abrams dovremo aspettare almeno (perché un rinvio è sempre dietro l’angolo quando i tempi sono così lunghi) il 5 Gennaio 2016.
La domanda che tutti si stanno facendo è: perché? Perché ancora una volta, com’è già successo nel 2014 per i
Guardiani della Galassia, distribuito negli USA dal 1° Agosto e arrivato in Italia solo a ottobre inoltrato, saremo tra gli ultimi a vedere uno dei film più attesi di sempre? (Dati alla mano, il trailer di
Star Wars VII è il più visto del 2014.)
Prima di rispondere a questa domanda, c’è una premessa doverosa da fare. E cioè che non siamo sempre gli ultimi a vedere le cose più belle e più quotate. Ad esempio, (quasi) ogni volta che esce un nuovo film
Marvel a metà anno, tra aprile e maggio, lo vediamo in anteprima mondiale, prima ancora insomma degli americani (siamo fortunati, perché il 25 aprile sembra essere ancora un buon momento per i distributori nostrani per fare uscire un film). È successo con
Iron Man, all’alba dei cinecomic e succederà, molto probabilmente, anche con
Age of Ultron.
Poi va anche specificato che non c’è nessun complotto dietro la strategia distributiva di certi titoli in Italia. C’è una visione delle cose, a tratti limitata e un po’ vecchiotta, e c’è una certa incapacità da parte di alcune dirigenze di leggere gli umori del pubblico. Nel particolare: si è diffuso online, e non solo, il rumor secondo cui Guerre Stellari sarebbe stato messo da parte “per colpa” di Checco Zalone. A dicembre 2015, infatti, uscirà il nuovo film del comico italiano che, lo ricordiamo, con il suo Sole a catinelle ha vinto il titolo di “film più visto del 2013” (e che ha incassato oltre 50 milioni di euro, meglio ancora di Titanic in Italia).
Secondo qualcuno, è stato per questo che Il risveglio della Forza è stato posticipato, quindi con una decisione arbitraria, all’anno seguente. In realtà, è tutto molto più complicato di così.
Medusa, che distribuirà il film di
Zalone, ha voluto – com’è giusto – assicurarsi un certo numero di slot (si vocifera di una distribuzione da almeno 1500 copie, un record assoluto) e quindi si è mossa prima. Prima della
Disney Italia, che alla fine, vedendosi ridotta le possibilità e gli spazi, ha optato per un rinvio di data. E quindi eccoci qui:
6 Gennaio 2016.
La colpa, allora, di chi è? Da una parte, di una visione del mondo, del cinema e soprattutto del pubblico ancora “antiquata” secondo cui, in un certo periodo dell’anno (leggi estate), le sale resterebbero vuote (
Guardiani della Galassia e distribuzione posticipata a autunno inoltrato); dall’altra, è colpa della di certi meccanismi e di certe aziende (la Disney Italia) che non stanno al passo con i loro “cugini” americani, e comunque, alla fine dei conti, di un’ottica asfissiante, generalizzata e generalizzante, in cui le distribuzioni si piegano al guadagno. Che, per carità, dovrebbe (ed è, checché se ne dica) la prima cosa. Ma che dovrebbe essere una conseguenza di una buona comunicazione e di una buona politica distributiva anziché un requisito necessario perché tutto venga fatto nel migliore dei modi. È impensabile impegnarsi “solo perché ne vale la pena”. Ci si dovrebbe impegnare a prescindere, che ne valga o meno la pena.
Che poi la
distribuzione italiana, da qualche tempo a questa parte, non goda propriamente di buona salute non è una cosa così nuova. A livello locale, il rapporto tra
esercenti (cioè coloro che gestiscono e possiedono le sale) e
distributori (delegati delle case-madri) soffre di eccessivo clientelismo, di uno scambio incessante di favori e di contro-favori (“
ti distribuisco questo film se tu, poi, mi distribuisci questo”). A livello nazionale, invece, c’è una certa cecità nell’analisi dei dati – si punta sempre e solo sul cavallo vincente (anche se non è detto che lo sia, com’è stato per esempio con l’ultimo film di
Paolo Ruffini, un flop inaspettato dopo il successo di
Fuga di cervelli); si distribuisce tenendo un occhio di riguardo ai titoli più forti, perché danno certezza di incasso, e si dimentica l’importanza fondamentale del pluralismo. Che non è un valore aggiunto, ma un valore che, anzi, come nel giornalismo e nell’informazione dovrebbe essere dato per scontato, fondamentale com’è.
La storia della distribuzione italiana, però, non è una storia a lieto fine. Non è una favola e sicuramente non c’è certo da aspettarsi che da un momento all’altro arrivi il principe azzurro a salvare la principessa “Cinema d’autore” dai tremendi orchi “
Cinepanettoni”. Per carità. Al massimo, tutto quello che possiamo fare è sperare: sperare in un ribaltamento delle parti, in cui il pubblico, inteso nel senso più ampio possibile e non visto solo come un biglietto da staccare o un possibile cliente, venga messo al primo posto, in cui le logiche ottuse che dipingono l’estate come periodo nero dell’anno vengano finalmente messe da parte, e in cui ad arrivare prima nella prenotazione degli slot e delle sale non sia la Medusa, col film di Zalone, ma la Disney Italia con
Star Wars VII.
fonte wired