GDR Seta e Aracnofilia

Last Century

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Con l'instaurazione del primo insediamento Eldar nel nuovo mondo, e il susseguente assurgere di Vittoria al ruolo di Viceregina dei territori amanensi sotto il controllo della corona eldar, erano stati in molti a voler prendere il mare e giungere sulle nuove terre. Alcuni, più di altri, avevano validi motivi per volersi muovere oltre il grande mare, mentre certi non avevano avuto troppa voce in capitolo ed erano stati in qualche modo "costretti" a prendere il largo. Tra questi c'era Amdir Talarim, Primo Arcanista di Almarillan, inviato col preciso ordine di fare da cronista, sapiente e studioso di tutte le peculiarità del continente. Una volta giunto a Vittoria, l'omonima ammiraglia lo aveva accolto festosamente ma - allo stesso tempo - informato di una viaggetto preliminare che avrebbe dovuto fare non appena pronto; lungo le sponde a nord, dopo i territori dei nani, la Tela di Shalar attendeva paziente che Melara tornasse con mercanti e conoscenze promesse.
C'erano voluti diversi mesi, quasi un anno a onor del vero, prima che fosse tutto pronto, ma quando il tempo fu maturo Vittoria s'imbarcò col mago per approdare nei pressi di Shumani.
Decise di mettersi alla fonda nel villaggetto abbandonato che aveva scoperto l'anno precedente, attendendo sulle banchine che le aracne si presentassero come le era stato detto di fare, con un inquieto Amdir intento a guardarsi attorno preoccupato.

«Rilassatevi, Talarim.» quasi lo sgridò. «Sarete mica aracnofobico?»
«Ah! Come se avessi paura di Llorath e dei sui presunti figli.» finse spavaldo coraggio. «Però non è che m'allieti troppo l'idea di avere a che fare con grossi aracnidi carnivori e facilmente irritabili.»
«Shir e Shura sono creature tutt'altro che irritabili. Basta che non vi mettiate a lanciare palle di fuoco sulle loro case e andrà tutto bene. Avete portato i libri che vi ho chiesto, giusto?» proseguì l'ammiraglia.
«Certo... la Magna Storia di Ea, cartine e quant'altro. Dovrei essere poi abbastanza vecchio da ricordare a memoria molti eventi degli ultimi cinquant'anni.» si schiarì la voce. «Siete sicura comunque che si possa stare qui?»
«Assolutamente. Prima di avventurarsi nei loro domini - mi è stato ben spiegato - è necessario che una garante permetta l'accesso. La mia è Shir, la risvegliante, come vi ho spiegato già.»
«E per me?» domando l'eldar.
«Immagino Shir possa garantire anche per voi, ma stiamo attendendo qui per scoprirlo. Non voglio irritarle per nessun motivo al mondo.» guadò verso la città, in lontananza, attendendo.

@Silen eccolo qui come promesso!
Per Redual - prima che tu mi uccida - è solo puro gdr giuro che non sono esplorazioni o cose così. D::
 

Silen

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Che la nave fose stata avvistata divenne presto evidente quando un nutrito drappello di Aracne apparve dalla direzione delle città, numerose e armate fino ai denti A differenza dell'incontro precedente, in cui per quanto numerose le Aracne che aveva incontrato erano per lo più armate alla leggera, questa volta il drappello era interamente composto di guerriere corazzate dietro le quali, in posizione più protetta, si poteva vedere la presenza di una squadra di arciere.
Confermando l'antipatia per l'acqua già manifestata in passato, le Aracne rimasero a una certa distanza dalla banchina; solo una di esse fece alcuni passi avanti e disse con voce chiara e aspra:
"Sanguerosso, davanti a voi si stendono le terre della Tela di Shalar. Se desiderate varcare i confini della Tela dovete dichiarare immediatamente il motivo del vostro viaggio e attendere fino se e quando vi verrà concesso il permesso di sbarcare. Se potrete sbarcare vi sarà assegnata una Garante che vi accompagni per tutta la durata del vostro viaggio dal momento in cui entrerete nella Tela al momento in cui ne uscirete. Sappiate che qualunque individuo verrà trovato a violare i confini della Tela verrà immediatamente ucciso e che le Aracne non accettano alcuna responsabilità per la sorte di coloro che dovessero violare le nostre leggi una volta entrato nel territorio della Tela. Ora dichiarate lo scopo del vostro viaggio, o andatevene."
Le parole della Aracne sembravano un discorso "standard" per i nuovi venuti, ed era nel complesso appena meno ostile dell'incontro dell'anno prima; questo perchè evidentemente questa volta i viaggiatori si erano attenuti al protocollo delle Aracne.
 

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Amdir quando vide le aracne per la prima volta fece la stessa espressione che avrebbe fatto vedendo il cadavere di Elenwen deambulare indisturbato per Almarillan. Sbiancò, scoprendo come un eldar potesse diventare ancora più pallido della luna, limitandosi a guardare Vittoria come a chiedere il perché di quel supplizio. L'ammiraglio, di contro, aveva sognato così tante volte le aracne nell'ultimo anno che quasi non fece caso alla loro fisionomia, limitandosi ad alzare le mani nel più espressivo dei segni di pace.
«Salve a voi. Sono qui per rispondere ad una cortesia che mi è stata chiesta dalla mia garante, la Risvegliante Shir.» indicò Amdir. «Lui è un sapiente d'oltremare venuto a rispondere alle vostre curiosità sul nostro continente. Non abbiamo intenzioni ostili, come vedete, portiamo solo libri e poco altro. Ci sono anche dei mercanti a bordo della nave, ma di quello posso parlarne direttamente con Shir, immagino.»
La recente avanzata verso i confini nanici e lo sbarco feroce del neo re tempesta poco più a nord doveva averle messe in guardia, comunque, e ogni cosa andava presa con la giusta calma.

Amdir be like:

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Dio no, no, no no no no no.
 

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La Aracne diresse lo sguardo del suoi occhi principali e un paio di quelli secondari su Vittoria mentre i due restanti squadravano dubbiosamente il mago.
"Tu sei Vittoria Melara, l'umana di Shir?" chiese e dopo aver ricevuto un accenno affermativo proseguì "In questo caso hai il permesso di entrare nella Tela. Shir ha lasciato istruzioni di condurti da lei non appena fossi arrivata" la Aracne si voltò verso le altre e parlò nella sua lingua composta in parti uguali da vocalizzi e clicchettii e schiocchi. Una delle soldatesse chinò il capo in un gesto di assenso e partì a gran carriera verso la città.
"Ora vi scorteremo nella colonia. Ricordate, non allontanatevi mai dalla vostra Garante. Se per qualche motivo doveste avere la necessità di separarvi, avvisateci e ad ognuno di voi sarà assegnata una singola Garante."
 

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«Sono io, in carne e ossa!» annuì all'aracne.
«Quindi è andata bene?» azzardò Amdir, notando la reazione delle locali.
«Sì, si è andata bene. Non preoccupatevi ora queste gentili aracne ci scorteranno in città. Non fatevi impressionare da quello che vedete, vi assicuro che potete parlare liberamente e Shir sarà ben curiosa di quel che direte. Non siete contento? Finalmente qualcuno che è interessato quasi quanto voi e le vostre pupille ai segreti del mondo!» sorrise sorniona l'ammiraglia.
«Certo... immagino avrò molti occhi addosso... hehe...» fece una piccola risatina nervosa dopo la quale, con un invito di Melara a proseguire, s'avviarono a seguire le guardie.
 

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Le soldatesse Aracne si disposero a cerchio attorno a Vittoria e Amdir ma questa volta nessuno si offrì di prenderli in groppa: un anno prima Shir aveva avuto molta fretta mentre ora le cose erano diverse. Nel tragitto verso la città l'arcimago eldar si ritrovò a vedere per la prima volta ciò che Vittoria aveva già avuto occasione di ammirare: le onnipresenti ragnatele, gli enormi cavi formati intrecciando fra loro centinaia di fili che collegavano gli edifici e le mura, le tele che si stendevano fra un edificio e l'altro: un ambiente bizzarramente alieno. E naturalmente le Aracne erano in sè stesse uno spettacolo: a migliaia brulicavano su tele ed edifici, arrampicandosi con una facilità che sembrava incredibile vista la stazza dei loro corpi, a volte intente in attività familiari: c'erano botteghe di fabbri che lavoravano a pieno ritmo e botteghe di artigiani e di tessitori. Ogni tanto però c'erano attività che i due stranieri non riuscivano proprio a spiegarsi. Gruppi di Aracne sembravano impegnate a creare grosse matasse del loro filo e le caricavano poi su carri trainati dalle stesse Aracne per portarle chissà dove e chissà per quale scopo. In una piazza vi erano chioschi e bancherelle che ricordavano s tutti gli effetti un mercato ma sembrava che le Aracne non usassero alcuna forma di moneta. Passando vicino ad una di queste Vittoria e Amdir videro due Aracne intente a discutere di un acquisto in quella loro bizzarra lingua in cui schiocchi e clicchetti prodotti con le dita e i denti sembravano avere la stessa importanza delle parole e infine una delle due Aracne estrasse da una borsa un grosso pezzo di carne e un coltello: con un rapido gesto ne tagliò un pezzo e lo rpsentò alla mercante: questa lo soppesò per un momento, lo annusò e infine annuì.
Infine dopo un tragitto più lungo di quello dell'anno precedente (ma Vittoria fu ben felice di entrare nella città attraverso delle classiche porte e non più arrampicandosi sopra un cavo fino alla cima delle mura e poi calandosi giù, il tutto aggrappata disperatamente al torace di Shir) il gruppetto giunse al palazzo nei cui sotterranei era alloggiata la Grande Shura. Qui il drappello di soldatesse si sciolse e solamente ka capo-pattuglia accompagnò i due viaggiatori nel "Sancta Sanctorum" delle Aracne.
Non era cambiato molto rispetto a un anno prima: la vasta caverna sotterranea poco illuminata, l'imponente figura addormentata di Shura, tutto sembrava simile. Certo, Vittoria non poteva esserne certa in quella luce ma Shura le sembrava ancora più grande di quanto ricordava...del resto Shir le aveva detto che la sua razza non smetteva mai di crescere finchè viveva. Si chiese quanto dovesse essere anziana Shura e quanto avrebbe potuto diventare crescere col tempo. Le Aracne brulicavano anche li, controllando e verificando la solidità delle struttura, tessendo nuovi fili, costruendo e rinforzando. Diverse Aracne si stavano occupando della Grande immota: una per lato, armate di secchio e sapone stavano frizionando vigorosamente le zampe penzolanti della Grande. Una terza si era arrampicata persino sull'addome di Shura e con scopa e spazzola si stava occupando del dorso della grande aracnide. Vittoria vide la stessa Shir in equilibrio su una spalla di Shura: la risvegliante le stava spazzolando i capelli, con infinita cura. Incredibilmente, Shura sembrava inconsapevole di tutto quell'indaffararsi attorno alla sua persona; nella caverna si poteva sentire chiaramente il rumore lento e regolare del suo respiro. Persa al mondo, la Grande dormiva sognando i suoi strani sogni di Aracne.
Ora che osservava la scena con occhi scevri di terrore, Vittoria realizzò per la prima volta quanto grande e complesso fosse il compito di accudire una Grande: l'anziana doveva essere nutrita e accudita in ogni momento della giornata, bisognava mantenere il suo corpo enorme pulito e privo di parassiti, la ragnatela su cui riposava andava costantemente controllata e rinforzata dato che il suo peso e la sya stazza aumetnavano in maniera lenta ma costante, senza dubbio le Aracne dovevano anche raccogliere ed eliminare i suoi escrementi. Eppure le Aracne che poteva vedere emanavano un aura di fervore quasi religioso nello svolgere quegli umili compiti. Come un amanuense che passava gran parte della vita a copiare libri trovando soddisfazione e orgoglio nel proprio compito sapendo di stare contribuendo alla diffusione e conservazione del sapere, le Aracne si affaccendavano attorno a quella loro biblioteca vivente. Per loro, prendersi cura delle necessità di Shura, anche la più umile, era il loro modo di mantenere accesa la fiaccola.
Eppure, ricordando alcuni brani della loro conversazione Vittoria non potè non chiedersi se la Grande vedesse la sua situazione allo stesso modo; se nel profondo del suo cuore di Aracne Shura non odiasse il destino che aveva prolungato innaturalmente la sua vita privandola della forza e della agiiltà esuberanti della sua razza per darle in cambio un corpo gonfio e torpido che da tempo ormai rifiutava di obbedirle. Se in fondo non avrebbe preferito andarsene in maniera pulita alla fine del suo tempo invece di continuare a vivere una crepuscolare esistenza in cui ogni gesto era uno sforzo faticoso, sempre stanca, sempre esausta, sempre assonnata. Se, in ultima analisi, la conservazione del sapere, della cultura e della storia di una razza valesse veramente la lunga morte di un individuo.
Improvvisamente, Vittoria venne strappata ai suoi pensieri da Shir, che avendola scorta si era calata dall'alto su un filo tessuto da lei stessa: la Risvegliante sembrava soddisfatta di vederla.
"Ti dò il benvenuto, Vittoria Melara, a nome mio e della Grande Shura" disse una volta che fu davanti all'umana e al mago che squadrò con un paio di occhi secondari un pò come aveva fatto la comandante del drappello poco prima, dando l'impressione che ai suoi occhi l'intimidito Amdir, in realtà, fosse un individuo di assai poca importanza "ho molto atteso il tuo ritorno; la Grande Shura ha molto apprezzato la conoscenza che ci hai dato sulla tua lontana patria. Sapendo della tua curiosità verso di noi, ho preparato una piccola sorpresa per te." l'Aracne si voltò a chiamare qualcuno nella sua lingua e poco dopo una seconda Aracne si accodò al gruppetto, un esemplare molto più piccolo di Shir tanto che Vittoria per un attimo si chiese perchè la Risvegliante avesse convocato una adolescente...poi finalmente i suoi occhi registrarono le tante piccole differenze nel corpo e nei linamenti e comprese, proprio mentre Shir riprendeva a parlare
"Questi è Shain, un maschio della mia razza e un brillante intelletto. Egli è un Cercatore e ho pensato che avresti potuto voler parlare con lui"
"Shir lo fa sembrare un dovere, ma avrei chiesto io stesso di poterti incontrare, Vittoria Melara" disse il maschio Aracne, che altro non poteva essere, alla ammiraglia "Non avviene tutti i giorni la possibilità di incontrare qualcuno proveniente dall'altro lato dell'oceano". Il dimorfismo delle Aracne non poteva non essere sconcertante agli occhi di un umanoide: per quanto paragonato a Vittoria, Shain fosse una creatura di dimensioni più che rispettabili, il maschio non arrivava a metà della stazza di Shir. Non c''era da stupirsi se in quella razza i soldati fossero esclusivamente delle femmine.
 
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La città, se per gli occhi di uno sbigottito Amdir era qualcosa di mai visto, per Vittoria aveva un che di familiare e allo stesso tempo del tutto alieno. Le sembrava, ma non voleva sbagliarsi, che l'arrivo dei visitatori di oltre mare avesse in qualche modo spinto le aracne ad un lavoro alacre sulla città, rendendola meno impervia per i visitatori e in qualche modo più "a misura d'uomo". Certo era solo la sua visione parzialissima e certo Amdir e il suo continuo rumoreggiare sgomento non l'avrebbero potuta aiutare a imbastire una discorso sensato. Certo di tutte le cose l'arrivo nelle camere di Shura fu ciò che colpì più duramente il vecchio eldar; dopotutto non capitava tutti i giorni di assistere ad una visione allo stesso tempo tanto trionfale e orrifica allo stesso tempo. I ragni, che incarnavano nel vecchio mondo forse l'essenza stessa della paura, dell'infido che s'annida nelle ombre, lì avevano creato non solo una dimora, ma una civiltà che un forestiero di Ea avrebbe facilmente potuto definire come "un incubo". Al contrario Vittoria pareva - se anche in parte in soggezione davanti alla grandezza di Shura e di quell'accudire frenetico delle sue servitrici - estremamente entusiasta di essere tornata lì. C'era qualcosa in quel luogo che continuava ad attirarla come una falena con la luce di una candela, ancora e ancora. La cosa ilare era che - proprio come una falena - anche lei avrebbe potuto facilmente finire nella tela di ragno facendosi preda per quella razza che tanto la intrigava. Eppure iniziava a capirci qualcosa, di quel mondo, iniziava a riconoscere le aracene e più le guardava più quell'immagine altresì inquietate diventava meno d'impatto. Col giusto tempo - probabilmente per lei meno di quello che sarebbe occorso al collega mago - guardare Shir non le avrebbe causato più quel brivido lungo la schiena.

L'ammiraglio salutò la propria garante con un gesto della mano, vedendola calare dal soffitto. «Shir, bentrovata! Perdonate il ritardo ma stanziare la colonia ha richiesto molto tempo e tutt'ora non ci sono case per tutti, ma stiamo trovando una rapida sistemazione.»
Quando le venne presentato il Cercatore sulle prime non disse niente, non capendo al volo di cosa si trattasse ma poi, col ricordo che andava ai maschi visti nella sua visita precedente, lo riconobbe immediatamente. Era più piccolo di Shir e delle femmine che andavano accudendo Shura e sebbene non cagionasse minimamente meno angoscia agli occhi di uno straniero, sembrava infinitamente meno aggressivo delle controparti. Non solo in dimensione ma anche nel portamento c'era qualcosa che lasciava presagire una mitezza che mai, a onor del vero, qualcuno avrebbe attribuito ad una simile stirpe.
«Oh. Piacere mio d'incontrarvi, Shain.» fece una piccola riverenza. «Questo che ho portato con me è un vostro omologo tra la mia gente, Amdir Talarim.»
L'eldar fece a sua volta un piccolo inchino, anche se la sua attenzione era tutta rivolta all'imponente Shura che riposava placida nella grande rete. «Molto lieto di fare la vostra conoscenza.» disse. «In patria sono arrivati solo dei racconti vaghi del vostro popolo, essere qui - ammetto - mette in soggezione.» e per dirlo un eldar alto e di robusta costituzione che torreggiava sull'ammiraglio altro non poteva che esser vero.
«Quando sono andata via l'ultima volta vi avevo promesso di portare mappe e quant'altro a disposizione. Purtroppo io non possiedo molta esperienza negli ambiti del sapere, navigo e faccio cartine perlopiù, ma Amdir è uno dei migliori tra i nostri savi, non avrà problemi a rispondere alla vostre domande.»
«Assolutamente.» continuò lui. «Per quello che mi è possibile sarò a vostra completa disposizione. Oh e prendete questo come dono d'incontro.» frugò rapidamente tra i tomi che aveva portato estraendone uno particolarmente pesante e robusto per porgerlo a Shain. «Questa è una copia, aggiornata all'anno scorso da me medesimo, della Historia Magna Eanum. Non è omnicomprensiva di ogni particolare e molte cose sono solamente descritte in maniera didascalica, ma vi aiuterà a conoscere anche gli altri popoli che vivono nel nostro continente, i loro regni e la loro cultura, oltre che i mutamenti che abbiamo attraversato nei decenni.»

A quel punto Melara si rivolse di nuovo a Shir. «La Grande Shura sta bene? Abbiamo sentito del problema coi centauri, immagino che per voi sia stato preoccupante vedere l'arrivo di tanti sconosciuti provenienti dall'est. Quest'anno, se ho ben capito dai rapporti di casa, anche i frostling sono giunti sulle sponde di Aman, seppure nell'estremo nord. I frostling sono dei... goblin delle nevi, non se ne avete mai visto uno, invero...» tentennò. «Ma non preoccupatevi, siamo qui per saziare la vostra curiosità dopotutto, non abbiate remore.»
 

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Shain esitò un momento e gettò una rapida occhiata verso Shir con gli occhi secondari posti sul lato della Risvegliante prima di prendere il ponderoso tomo dalle mani di Amdir, poi lo sfogliò con manifesto interesse e le sue labbra si atteggiarono spontaneamente ad un sorriso "Non mi illudevo certo che la storia di un intero continente potesse essere racchiusa in un solo libro, per quanto questo volume in particolare pesi più di una mazza da guerra. Prova tu stessa, Shir" disse tendendo il libro alla Risvegliante che prese a sua volta ad esaminarlo affascinata in pari misura dalla manifattura per lei esotica come dal contenuto.
"Sarà un piacere per me rendervi la cortesia conversando con voi a proposito della Tela. Non fatico a immaginare come tutto appaia strano e bizzarro a dei viaggiatori; e poi solitamente i mercanti hanno a che fare solo con le loro equivalenti e nessun mercante viene ammesso nelle sotterranee di una Grande. Un Cercatore, e un Cercatore maschio in particolare, raramente ha occasione di incontrare degli stranieri, tantomeno stranieri eruditi come voi."
In quella Shir chiuse il volume e lor estituì a Shain "È meglio che questo lo tenga tu per ora...so quanto eri ansioso di metterci le mani." disse ridacchiando.

Shain si strinse nelle spalle "Non tutti vivono a lungo quanto le Grandi" osservò in tono accomodante. Come aveva compreso acutamente Vittoria, il maschio aracne era sempre molto mite e remissivo, specialmente con Shir. L'ammiraglio si chiese se fosse una questione legata ai costumi della razza o piuttosto semplice prudenza. Dopotutto anche lei sarebbe stata molto remissiva con un individuo grande il doppio di lei e presumibilmente almeno altrettanto forte.
Shir annuì alla domanda di Vittoria e sorrise: la Risvegliante prendeva molto sul serio i suoi compiti "Ci prendiamo buona cura delle nostre Grandi." disse semplicemente "E dei nostri maschi." aggiunse poi, come per un ripensamento, appoggiando la sinistra sulla spalla di Shain. Questi dapprima sembrò un pò sorpreso ma si rilassò subito e chinò appena il capo in quello che sembrava un gesto di tranquilla acquiescenza.
"Quando le altre avranno terminato di adempiere al loro compito potremo invocare la Sua attenzione. Comprenderete di certo che cerchiamo di non sprecare i momenti di veglia di una Grande tediandola con questioni triviali che possiamo tranquillamente svolgere senza disturbarla mentre lei dorme. Nel frattempo noi possiamo discorrere di quanto più vi aggrada"
Shir accennò appena al sentire nominare i centauri "Nessun vero problema in effetti. I sanguerosso quattro-piedi hanno compreso le nostre ragioni e acconsentito ad abbandonare il territorio e noi non li abbiamo molestati in nessun modo. Non è stata versata una sola goccia di sangue" Shir appariva compiaciuta del buon esito della operazione "In realtà ci è dispiaciuto doverli allontanare, abbiamo commerciato molto con quei particolari sanguerosso, ma non c'era scelta: queste piccole comunità ai nostri confini sono troppo suscettibili di essere occupate da un invasore giunto dal mare. Cosa sarebbe successo se fra un anno o due qualcuno avesse sbarcato un grosso esercito, conquistato la regione e costruito una fortezza? Quante vite sarebbe costato, allora, rimuovere la minaccia? No, in questi casi bisogna agire subito, prima che la situazione degeneri."
La risvegliante sembrò poi un pò schifata dalla descrizione dei Frostlings data da Vittoria, per quanto all'umana non ne fosse chiaro il motivo "Abbiamo sentito dell'arrivo di altri sanguerosso da oltre il mare. Alcuni di questi hanno occupato una regione a nord dei nostri confini. Sapete per caso chi sono questi nuovi venuti?"



 

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Per essere una razza "mostruosa" agli occhi dei più, certamente avevano più compassione di molte altre persone nel vecchio mondo, anche dall'aspetto meno minaccioso e più affabile. Quella era, come riconferma ironica del funzionamento del mondo, la riprova che nulla era come appariva a prima vista. Certamente la cacciata dei centauri poteva essere vista negativamente, ma non altrettanto male come una vera invasione fatta di sangue e morte nel nome di una fantomatica superiorità. Sul vecchio continente erano ben poche le nazioni che potevano vantarsi di non aver mai ecceduto in tal senso.
A rispondere a Shir pensò Vittoria. «Se ho ben capito sono gli uomini del regno della Tempesta. Sono i nostri vicini nel vecchio mondo. Hanno raggiunto per primi le coste di Aman un lustro fa, circa, ma inizialmente pensavamo - almeno per quello che ci avevano suggerito - non avrebbero avuto intenzione di aggredire i nativi. Sono molto interessati ai commerci, agli scambi ma... per ottenere quello che vogliono sono abbastanza propensi all'uso delle armi. Invero mi ha sorpresa sapere che non hanno nemmeno provato a parlamentare coi locali, ma immagino che fossero a corto di tempo o di risorse per farlo e abbiano preferito un approccio più... disdicevole.» spiegò. «Non si tratta di un popolo cattivo o eccessivamente prono alla violenza, ma bisogna saperci trattare per non incappare nelle loro ire. Invece posso dirvi che i nani vostri vicini sono piuttosto preoccupati da quello che è successo coi centauri, sto pensando di andare a conferire con loro per invitarli a parlamentare con voi. Il popolo basso è spesso... reticente a fidarsi ma sono certa che ci possa pacificare serenamente il confine tra la Tela e il Khaz Modan in modo che ne riusciate a trarre un beneficio tangibile. Dopotutto se il timore era quello che un confine "esposto" niente vi viene più incontro delle imponenti fortezze naniche!» rise tra sé.

«Per il cofine nord invece è un altro discorso. Lassù abbiamo poche informazioni ma da quanto sentiamo le cose non si mettono bene tra sbarchi, guerricciole ed espansionismo feroce dei locali. Abbiamo scelto bene la posizione per la nostra piccola città: non avrebbe resistito agli stravolgimenti del nord di Aman.» incrociò le braccia tamburellando con le dita pensosamente.
Nel frattempo Amdir, rimasto silenzioso, si era messo a guardare distrattamente Shain senza voler dar troppo nell'occhio e, alla prima occasione, aprì subito bocca.
«Sì, le invasioni sono un malaffare, ma c'è anche molto che possiamo imparare reciprocamente. Per esempio sulle vostre conoscenze in campo demonologico e spiritico. Noi abbiamo una tradizione abbastanza nota di contatti più o meno definiti con "l'altrove" il luogo da dove vengono i demoni, qui c'è qualcosa di simile? Per non parlare poi dei culti religiosi, della tipologia di arcani sviluppati, della metallurgia e della geografia. Un popolo come il vostro offre un punto di vista unico su quelle che sono le caratteristiche di Aman. Un punto ancora vergine e immacolato che, col vostro permesso, vorrei approfondire prima che nuove idee e innovazione inizino inevitabilmente a mutare.» si schiarì la voce. «Sarò ben lieto, in cambio, di fare lo stesso per voi e di raccontarvi qualsiasi cosa v'incuriosisca.» sorrise al maschio.

«E mentre voi due vi occupate di cose da sapienti io vorrei parlare con Shir dei possibili impieghi della loro seta in ambito commerciale.» a Vittoria s'illuminò il viso a quelle parole e subito fissò i suoi occhi nella miriade di quelli dell'aracne. «Non avete idea del fascino che i nostri sarti hanno mostrato per il filato. Già solo con la piccola matassa che mi avevate gentilmente fornito siamo riusciti ad ottenere dei tessuti pregiatissimi e robusti. In patria chiunque ne andrebbe pazzo, dai nobili ai contadini, dai draconici ai nani e alla driadi.» poi, ricomponendosi un minimo, si strinse nelle spalle.
«Ma immagino vogliate sapere qualcosa prima... ricordo bene, Shir, la curiosità che avevate in termini di mappe e confini, quindi ho chiesto ad Amdir di portare carte aggiornate di tutto il vecchio mondo.» recuperò sveltamente i cilindri in pelle che - messi assieme ai libri - contenevano le mappe e li porse alla Risvegliante. «Qui c'è tutto quello di cui siamo a conoscenza, dal Dominio dei Frostlings - a nord - fino agli enigmatici Regni Gemelli nel profondo sud. Spero possa esservi utile.»
 

Silen

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Sebbene scherzoso, l'accenno alle "imponenti fortezze naniche" sembrò mettere a disagio i due Aracne.
"Non vogliamo grandi fortezze nelle vicinanze delle nostre colonie." disse Shir dopo un attimo di imbarazzato silenzio "Le grandi fortezze possono essere usate come basi d'attacco. Le grandi fortezze sono una minaccia e devono essere rimosse".
Shain indirizzò tutta una rapida serie di schiocchi e clicchettii
verso la Risvegliante che si voltò a guardarlo e poi si rilassò e scrollò la testa in un gesto di deprecazione "Naturalmente Shain ha ragione, in questo momento non c'è nessuna minaccia al confine della Tela. Se i sanguerosso vogliono venire a parlare con noi, bene, perchè no? Se si atterranno alle nostre leggi non vedo perchè non dovremmo conferire con loro...ma se veramente vogliono la pace fra noi, non devono costruire fortezze ai nostri confini. Digli questo, Vittoria Melara. Niente fortezze."
Superato quel breve momento di tensione, Shain ammiccò in direzione di Vittoria (con tutti gli occhi del lato sinistro. Ma del resto...) e poi si rivolse ad Amdir "Abbiamo qualche leggenda su un Altro Luogo, una dimensione abitata da creature al di là della nostra comprensione, ma poco altro. Gli esseri dell'Altrove costituiscono una terribile minaccia e i maghi della Tela non osano tentare la sorte. Mi stupisce che oltre il mare siate stati tanto temerari da avere contatti con la dimensione arcana. Persino i sanguerosso di Aman esiterebbero, io credo. Non so molto nemmeno delle religioni delle altre razze...ma vi parlerò volentieri della nostra fede e della nostra scienza e ascolterò volentieri tutto quello che vorrete narrarmi della vostra. Molti Cercatori darebbero un arto per poter apprendere il più possibile di voi e del vostro paese. E' stata una fortuna trovarmi qui al momento del vostro arrivo."
"Davvero sei interessata nel nostro filo? Noi naturalmente lo utilizziamo in molto modi ma è la prima volta che una sanguerosso mostra tanto entusiasmo. Davvero hai tessuto degli abiti col mio filo? E sono piaciuti?" Shir sembrava meravigliata e al tempo stesso bizzarramente lusingata dalla cosa "Credo che si possa imbastire un baratto, Vittoria Melara. Troverai certamente alcune delle nostre mercanti disposte a scambiare il loro filo in cambio di prodotti o risorse. Sebbene noi non utilizziamo metalli preziosi le nostre mercanti non li rifiutano: è sempre possibile barattarli con qualche altro sanguerosso. Ma se vuoi andare sul sicuro, portaci della carne. Nessuna Aracne rifiuterà mai della carne nella proposta di un baratto. Naturalmente, quello che potrai ottenere in cambio dipende dal tipo e dalla qualità della carne che vorrai scambiare, ma questo tu e i tuoi mercanti ptorete apprenderlo di persona, non voglio annoiarti con i particolari".

Mentre Shir si gettava letteralmente sulle mappe e le cartine, mostrando una brama di conoscere non inferiore a quella del Cercatore (che attese pazientemente il proprio turno, chiaccherando con Amdir) Vittoria ebbe il tempo di riflettere sulle parole di Shir. A quanto pareva le Aracne avevano ancora una economia basata sul baratto puro ma erano disposte a scambiare pressochè qualsiasi cosa. Unico nel suo genere anche il fatto che, a giudicare dalle parole di Shir e da quanto aveva veduto di persona, la carne sembrava essere in un certo senso l'equivalente dell'oro in quella nazione, la valuta unviersale accettata da tutti.
Mentre parlava e guardava le mappe, Shir teneva sempre un paio d'occhi su Shura. Improvvisamente la Risvegliante depose le mappe e si diresse verso la Grande: le altre Aracne avevano completato la loro opera e Shir pensava evidentemente che era giunto il tempo di riportare alla veglia l'anziana.
"Grande Shura, Anziana! Ancora una volta sono qui per richiamarti alla veglia, ancora una volta la colonia ha bisogno di te e della tua saggezza" gridò con voce cristallina che echeggiò nella sala sotterranea. Le altre Aracne si fermarono a poca distanza e rimasero ad osservare con aria rapita. A un tratto mormorarono in coro, unendosi alla invocazione di Shir "Anziana, sorgi dal tuo sonno!"
"Grande Shura, Anziana! Sorgi dal tuo sonno, concedici la benedizione della tua sapienza!" "Risvegliati per noi, o Anziana!"
"Grande Shura, Anziana! Benedici le tue servitrici con l'immensità della tua esperienza! Il tuo popolo ti chiama!" "Sorgi, o Anziana!"
Nel centro della struttura, la Grande si agitò nel sonno, i suoi sogni disturbati dalla voce di Shir. Le zampe da ragno si mossero in una specie di spasmo riflesso, l'enorme aracnide si voltò verso la direzione della voce. Infine degli occhi grandi come piatti si aprirono lentamente, ancora appannati dal sonno, e lentamente misero a fuoco Shir e i suoi ospiti. Le altre Aracne accolsero l'evento con una salva di clicchettii che, Vittoria lo avrebbe giurato, suonavano riverenti persino ai suoi orecchi.
"Vittoria Melara" disse Shura con tono stanco "Sei tornata. Shir lo aveva detto che saresti tornata" la Grande richiuse gli occhi e rimase in silenzio tanto a lungo che Vittoria si cheise se si fosse nuovamente assopita ma poco dopo Shura parlò di nuovo "Avanti, piccola sanguerosso, non mi presenti il tuo compagno? Chi è l'altra mosca che hai portato nella tela del ragno? Un bocconcino per la Grande Shura?" Shura riaprì gli occhi, e questa volta il suo tono era vigile e divertito. Era ancora sdraiata sulla sua ragnatela ma si era voltata abbastanza da poter guardare direttamente il gruppetto pur rimanendo appoggiata all'intrico di fili che la sosteneva con tutto il suo peso.

 

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«Mi premurerò di riferire anche se credo che presto o tardi verranno anche loro a parlamentare. Politiche di buon vicinato, Shir, specialmente con le popolazione autoctone di Aman, sono la priorità sia per noi che tra di voi, specialmente con l'arrivo dei coloni non sempre pacifici.» rispose Vittoria. Se anche poteva sembrare un darsi la zappa sui piedi da sola, di fatto il suo era un commento dettato dal desiderio di tenere la situazione quanto più quieta possibile tra i suoi nuovi vicini. Un asse tra nani, tela e Sarennor avrebbe permesso alla piccola enclave di godere dei benefici commerciali senza curarsi di entrare in conflitto con nessuno e quello era ciò a cui puntava l'ammiraglia. «E sì, assolutamente, per quanto riguarda il vestiario. Certo la matassa che mi avevate concesso non bastava a realizzare un intero vestito, tra imparare a filarla e sperimentarci sopra i nostri sarti sono riusciti a ricavarne si è no un guanto, ma si tratta di un tessuto estremamente robusto, morbido e dalle proprietà tattili meravigliose. Dico davvero, andrà a ruba nel vecchio continente.» commerciare in carne era qualcosa che non le era mia passato per l'anticamera del cervello, invece, ma avrebbe comunque trovato modo di mettere a frutto i pascoli poco fuori dall'enclave o, nel peggiore dei casi, avrebbe tentato con del pesce fresco. Sapendo la naturale avversione delle aracne per l'acqua dubitava avessero tempo e modo di pescare.

Amdir, dal canto suo, annuì contento alla risposta di Shain. «Oh credetemi, nelle cronache che vi ho portato ci sono più e più interazioni con l'Altrove. Ne abbiamo avute persino di dirette nel corso del tempo, positive e negative invero, per quanto suoni strano. Ma vi dirò tutto non appena saremo in un luogo più consono, dovete perdonarmi ma l'ambiente mi rende un attimo... irrequieto.»
E ad aumentare l'irrequietezza altro non venne che il risveglio della Grande Shura. Se da una parte Vittoria, che l'aveva già vista destarsi in tutto il suo gargantuesco splendore, ne rimase comunque impressionata, Amdir per poco non incespicò da fermo. Pensava, a onore del vero, che fosse praticamente morta o, quantomeno, sprofondata in un sonno eterno di qualche tipo, ma quando la vide aprire gli occhi e muoversi per poco non gli venne un colpo secco al cuore. A rincarare la dose, quasi il destino si fosse accanito con lui, la stessa Shura scherzò sul fatto di aver portato un prelibato bocconcino per sfamarla e solo l'intervento tempestivo di Vittoria riuscì a quietare l'impellente bisogno di darsi alla fuga del mago.

«Oh, Shura, mantengo sempre le mie promesse! Avevo detto che sarei tornata con un sapiente a ripagare la vostra gentilezza ed eccomi qui!» sorrise all'anziana. «Questi è Amdir Talarim, uno stregone - o mago se preferite - del mio popolo. Vi chiederei di non mangiarlo, però, altrimenti sarebbe difficile reperirne un altro!» rise appena sotto i baffi, guardando l'eldar domandarsi, mentalmente, se l'ammiraglio non fosse completamente impazzito. Realizzò solo dopo alcuni, interminabili, istanti che si trattava di una burla.
«Ah... ehm. Sì, Grande Shura io sono Amdir, molto lieto di fare la vostra conoscenza.» balbettò, ricomponendosi solo verso la fine della frase. «Nel vecchio continente il vostro popolo ha destato fascino e curiosità, è un onore essere al vostro cospetto. Ho portato libri di storia e cronache per saziare il vostro appetito di conoscenza e le vostre curiosità, oltre che esser disposto a rispondere ad ogni vostra questione.»
Vittoria, in tutto quello, sembrava essere sempre più a suo agio. Parlava con la confidenza di chi - dopo aver avuto incubi per settimane - si era messa il cuore arrivando alla realizzazione di essere affascinata da quel che la spaventava a tal punto da divenire motivo d'interesse. Non l'avrebbe mai ammesso, ma se anche continuava a temere apertamente di finire tra le fauci della sua "amica" Shir, dall'altra avrebbe voluto tenersela sempre dietro per vederla nella vita di tutti i giorni. Ea sicura che col tempo non avrebbe nemmeno più avuto disgusto all'idea di vederla suggere qualche povera bestia rimasta invischiata nella sua tela.
 

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"Sapiente...o Saporito?" Shura ridacchiò e la sua ilarità fece tremare l'intera struttura. Le Aracne ci sembravano abituate, ma ad uno straniero non poteva fare una certa impressione vedere le vibrazioni propagarsi per tutta la immensa sala.
"Odori di paura più di Vittoria Melara quando venne quì per la prima volta. Non devi temere Amdir Talarim, sei un ospite gradito e le Aracne non divorano gli ospiti graditi, non se rispettano le nostre usanze. Quindi tu rispetta le nostre usanze e non temere. Se hai dei dubbi, chiedi a Shir, lei ti dirà cosa devi fare e non fare" Shura si mosse per cambiare posizione assestandosi meglio sul suo giaciglio con movimenti lenti, ponderosi e infine sbuffò soddisfatta "Meglio. Apprezzo la vostra sollucitudine per la nostra curiosità. Consegna pure i tuoi libri al Cercatore, non vedi che freme dal desiderio di esaminarli?" la Grande rise ancora "Del resto io non potrei leggerli nemmeno volendo. E' finito per me quel tempo, come il tempo di molte altre cose."
"Posso leggerli io per te, Grande Shura." disse immediatamente Shir, in tono sollecito "Anche subito se lo desideri. Io pure sono desiderosa di apprendere la storia di questi popoli lontani, poiremo farlo insieme se questo è il tuo desiderio"

"Forse più tardi, Shir. Non mi succede spesso di vedere dei sanguerosso quaggiù e desidero parlare con loro" sospirò rumorosamente "Anche se a dire il vero, tutto questo parlare di bocconi saporiti mi ha messo fame."
Shir non rispose a parole ma si voltò verso le altre Aracne ed emise tutta una serie di versi, schiocchi e clicchettii. Due Aracne scomparvero per una uscita dal lato opposto della stanza e rientrarono subito dopo trascinando un carretto colmo di prosciutti che portarono direttamente sotto la Grande. Shura sorrise e indirizzò una strizzata d'occhio ai suoi ospiti venuti da lontano "E' o non è una ragnetta efficiente, la mia Shir?"
Un mano enorme brancolò alla cieca verso il carretto (Shura stava ancora fissando i suoi ospiti con il suo intero set di occhi primari e secondari) ma non dovette cercare a lungo dato che le aracne le misero letteralmente in mano quello che cercava. Con un gesto languido Shura si portò il cibo alla bocca: ad occhio doveva trattarsi di un prosciutto di una dozzina di chili ma alla Grande furono sufficienti due soli morsi per finirlo. Con lo stesso gesto lento e languido l'aracnide lasciò cadere l'osso spolpato alle sue piccole corraziali che lo misero sul carretto rimanendo pronte a porgere altro cibo all'anziana. Shura però aveva idee diverse.

"Avvicinati, Vittoria Melara. Non mi piace parlare dall'altro capo della stanza. Sento che stavolta non hai paura...bene, allora vieni qui, da brava sanguerosso. Anche tu, Shir. Lasciamo che i maschi parlino tra loro."
Shain fu rapido a dare il suo assenso, prima con lo schiocco delle dita e un vocalizzo e poi a voce, per riguardo agli ospiti "Ti ringraziamo, Grande Anziana. Esploreremo le nostre differenze e forse impareremo l'uno dall'altro. Non ti nascondo che sono ansioso di scoprire cosa possa avere scoperto questa gente cresciuta tanto lontano da noi."

Shir agitò una mano in un gesto benevolo "Vai, vai, levati dalle zampe, piccolo Cercatore." disse nello stesso tono da burla di poco prima.
"Andiamo, Amdir, Talarim. Ti porterò nel mio studio dove potrai aiutarmi ad esaminare i tuoi scritti. Probabilmente anche altri Cercatori vorranno incontrarti...naturalmente sarò io il tuo Garante il che significa che sarai in mia compagnia per un bel pò"
 

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Amdir fece un sorrisino alla Grande Shura, uno di quelli che un bimbo riserva ad un omaccione intento a sgridarlo, misto d'imbarazzo e di sincera preoccupazione. L'idea di avere a che fare solamente con Shain lo rincuorava più di quanto non volesse ammettere e sperava, invero, che il processo durasse il meno possibile. Per ovvi motivi si sentiva profondamente a disagio e non capiva affatto come potesse, Vittoria, trovare quelle creature così affascinanti. Magari, col tempo e le dovute maniere, ne avrebbe avuto anche lui meno timore, ma non era certo quello il momento in cui avrebbe potuto riposare quietamente nella tela del ragno.
«Grande Shura, mi premurerò di fornire a Shain ogni supporto. A lui e a tutti i vostri Cercatori.» farfugliò il mago, lasciando che Shain chiudesse il discorso, troppo attento al pasteggio dei prosciutti per formulare frasi più complete. «Fatemi strada, Shain, sono subito dietro di voi. Non ho alcuna intenzione di girovagare liberamente, nossignore, ve lo garantisco!»

Di contro Vittoria, dopo averla guardata mangiare, si avvicinò fin quando poteva a Shura accompagnata da Shir. Non sapeva bene fin dove spingersi e si lasciò guidare dalla risvegliante nell'avvicinarsi. La mole di Shura, vista da così vicino, pareva ancora più imponente e ingombrante di quanto non lo fosse messa in prospettiva. Forse nemmeno cento uomini avrebbero potuto sperare di smuoverla, men che meno alzarla e accudirla come facevano le solerti Aracne. Arrivata fin dove poteva, si fermò per un breve istante prima di rispondere.
«Eccomi, Grande Shura.» esordì. «Ho certamente meno paura dell'altra volta, il primo impatto con una razza così nuova e diversa metterebbe in soggezione chiunque! Vedete come è spaventato il povero Amdir, e sì che più volte gli ho raccontato della vostra genia!» ridacchiò. «Volevo informarvi che il nostro piccolo insediamento a sud, lungo la costa, ha preso vita e ha iniziato a commerciare con i popoli limitrofi, i nani e gli elfi, e presto anche con voi se tutto andrà per il verso giusto. Ma ditemi, senza timori, se c'è qualcosa che volete sapere nello specifico! Per quanto il mio tempo qui sia limitato - i miei doveri mi richiamano in città con una certe insistenza - vorrei davvero aiutarvi per quanto possibile.» poi titubò un attimo e aggiunse. «Per quanto sia ancora presto ho intenzione di portarvi dei quadri, la prossima volta che ci incontreremo. Se non potete uscire da qui e se le parole non rendono giustizia, i nostri artisti vi faranno vedere il mondo oltre il mare.»
 

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Shain annuì con approvazione al mago "È un comportamento saggio. Mi spiace dirlo, ma la maggior parte della mia gente guarda con ostiltià agli stranieri e prima della adozione del sistema dei Garanti le aggressioni a mercanti e viaggiatori erano molto frequenti. Un mercante o un semplice viandante poteva essere assalito senza preavviso in qualunque momento dopo aver varcato il confine dei nostri territori." il Cercatore condusse Amdir a salire per diversi piani dell'edificio fino ad arrivare a una serie di stanze interconnesse che costituivano una serie di biblitoeca: a ogni muro erano stati messi scaffali ricolmi di libri e al centro di ogni stanza un tavolo rettangolare serviva da supporto per la consultazione e lo studio. La stanza più lontana dall'imgresso era ingombra di ragnatele e sembrava una versione in miniatura del vasto salonhe sotterraneo: con ogni probabilità Shain dormiva li, sospeso da terra sulle tele che aveva filato lui stesso. Non si vedevano sedie da nessuna parte.
"Bene, qui potremo stare tranquilli" disse Shain in tono soddisfatto "per prima cosa troviamo un posto per i tuoi libri, poi se non ti dispiace vorrei che mi parlassi delle razze che abitano il continente al di là del mare. È evidente che la mia razza non è presente nella vostra terra, mi chiedo quali strani popoli le abitino. E naturalmente se hai delle domande sulla Tela risponderò volentieri."

Intanto nella sala sotterranea, Shura stava ascoltando le parole dell'ammiraglia con aria un pò indifferente, come se quei discorsi non la interessassero davvero.

"Raramente esco in superficie. L'ultima volta Shir dovette far scavare una galleria apposta per me. Esiste ancora quella galleria, Shir?"
"Certamente, Grande Shura. Ci abbiamo lavorato negli anni per mantenerla adatta" adatta a Shura, tradusse mentalmente Vittoria. La Grande per parte sua emise un rumoroso sospiro
"Non oggi. Magari al mio prossimo periodo di veglia, chissà...davvero vuoi aiutarmi in quanto possibile Vittoria Melara? Qualcosa ci sarebbe in effetti...mi sono sempre chiesta come fate a camminare voi sanguerosso con quelle due ridicole zampette..." all'improvviso Shura si contorse e una mano calò in direzione dell'ammiraglia, con un movimento lento ma ineluttabile. La Grande la afferrò per la vita, una presa ferma ma non priva di una certa gentilezza, e la sollevò. Successivamente con una serie di movimenti a scatto, la Grande si voltò sul fianco: la seconda mano di Shura si mosse per afferrare fra pollice e indice la gamba destra di Vittoria e muoverla delicatamente in quello che era un evidente tentativo di esplorare i limiti della articolazione del ginocchio. Per quanto sconcertante, quel bizzarro esame andò avanti per lunghi minuti, prima su un ginocchio poi sull'altro, con una certa goffa gentilezza da parte della grande aracnide. Quando ebbe soddisfatto la propria curiosità la Grande diede persino un pattino consolatorio sulla testa a Vittoria, trattandola un pò come un animaletto che si era comportato bene.
"Mi sembrano così limitati questi vostri arti..." commentò poi in tono di blando stupore "...ma del resto chi sono io per criticare? In realtà invidio persino le tue zampette, Vittoria Melara. Saranno piccole e goffe ma sono pur sempre meglio di nulla. Ecco, aspetta..." sempre reggendo Vittoria in una mano Shura si puntellò sul gomito e si mosse pesantemente facendo vibrare l'intera struttura tanto da allarmare un pò le stesse aracne. Infine con una seconda serie di piccoli movimenti scattosi, liberò un pò di spazio sulla tela e in questo angolo libero, abbastanza vicino alla sua tsta, depose l'ammiraglia "Ecco, Vittoria Melara, trovati un posticino comodo. Hai fame?" la mano di Shura scese nuovamente verso terra e, pescato un prosciutto dal carretto, lo depose accanto a Vittoria.
 

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Amdir s'accodò silenzioso a Shain, seguendolo fin quando non raggiunsero la biblioteca. Non aveva nulla da invidiare, quel posto, alle biblioteche cittadine delle grandi metropoli di Ea, eppure la mancanza di sedie e la presenza di grosse ragnatele - simili a giacigli - la rendevano orrendamente temibile agli occhi di un malcapitato e semplice figlio di Gallean. Dopo aver trovato spazio per i tomi che aveva portato dietro, riponendoli in ordine su uno scaffale facilmente raggiungibile - si accinse a rispondere ai quesiti dell'aracne usando proprio l'ultimo dei volumi che aveva portato con sé. Si trattava di un libro abbastanza grande che riguardava usi e costumi delle razze del continente e, pur non trattandosi di un trattato medico, comunque illuminava ampiamente su biologia e fisionomia degli abitanti della vecchia Ea.

«Oh, Shain... nel nostro continente non v'è traccia di Aracne di alcun tipo. La razza più comune è quella umana, ma credo lo sia anche qui, seguita a ruota dai figli ibridi loro con altre razze. Mezz'elfi, mezz'orchi e via discorrendo. Nel settentrione di Ea vi sono anche creatura molto piccole, simile a goblin, chiamate Frostlings. Sono arrivati anche loro su Aman, seppure nel capo opposto del continente, a nord.» esordì. «Scendendo c'è il regno della Tempesta, abitato perlopiù da umani e da qualche elfo, poi l'Unione di Carandor, anch'essa umana ed elfa, e poi ci siamo noi.» con l'ausilio di un cartina mostrò a Shain i luoghi mano a mano che li illustrava. «Il Principato di Minnonar. Accanto a noi vivono le driadi, un popolo di donne-albero protettrici della vita e del ciclo della natura, mentre a sud, dove ora si trova una propaggine del Regno della Tempesta, vivevano i draconiani. Figli minori dei draghi, robusti nella costituzione e valenti guerrieri. E poi... l'Impero dell'Arpia. Qui vive una razza alata che ha instaurato un grande e prospero impero che si spande dal centro fino al profondo sud del continente. Sono predatrici, guerrieri feroci e aggressive, ma nell'ultima decade questa loro furia è diminuita sia nell'intensità che nell'espansione.» poi spiegò anche le razze non costiere, quali i naga, centauri - di cui era certo sapessero l'esistenza per ovvi motivi - nani, sauriani e lucertoloidi. Infine, e questo un attimo lo fece titubare, provò anche a parlare degli elfi scuri.
«Infine, all'estremo est del continente, vi sono i nostri cugini scuri. Drow, elfi oscuri, morendhil... hanno molti nomi ma le loro caratteristiche sono quelle di essere una stirpe elfica che ha abbandonato il cammino della luce per dedicarsi all'oscurità. Invero, non andrò a mentire, probabilmente la loro fascinazione per Llorath li avrebbe senz'altro portati ad avere una reazione molto meno spaventata di quella che abbiamo avuto noialtri.» al che procedette, giustamente, a spiegare chi era di preciso Llorath, evitando però d'infarcire di paternalistica religiosità il discorso. Non sapeva, dopotutto, se le aracne avessero o meno una divinità e tutto voleva fuorché insultarle per vie trasverse facendo passare una storia decisamente piagata dall'occhio critico di un miscredente.

«Invece io vorrei sapere molte cose sulla Tela. Per esempio, quali sono le vostre origini? Avete anche voi una Dea, o un Dio, a cui fate risalire la vostra stirpe? E soprattutto da quanto tempo avete creato il vostro regno... federato? Di fatto se ho ben capito ci sono più Anziane ma... non avete una figura paragonabile a un re o un principe di noialtri?»

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Per poco a Vittoria non venne un infarto quando Shura, dacché pareva letargica e stanca in tutto, anche solo per respirare, l'afferrò per la vita tirandola in aria.
«Oddio!» esclamò, più spaventata dall'essere tirata in aria che non dal gesto della Grande in sé. «Che spavento...» sospirò poi, capito quello che cercava di fare l'aracne. Si lasciò usare per qualche minuto come manichino, sempre badando a raccomandarsi di non torcerle gli arti nel mondo contrario a quello naturale, per evitare di passare mesi a letto. Chissà quanta curiosità doveva avere, dopotutto, una creatura del genere per una razza tanto bizzarra come quella umana. Passare da otto zampe a quattro doveva essere un qualcosa di scioccante.
«S-sì sono un attimino limitate a volte.» balbettò, vagamente preoccupata che i movimenti della Grande non facessero franare qualcosa dal soffitto. «Ma ci siamo abituati. Quando si nasce con due sole gambe alla fine le si ottimizza per far tutto!» si accomodò dove le era stato detto di farlo guardando la testa di Shura con una vaga inquietudine addosso. Non tanto per l'aracne in sé, quanto per le dimensioni che la facevano sentire inutilmente piccola nonostante il suo metro e settanta.
«Oh... sì, prendo volentieri qualcosa da mangiare, grazie mille.» tirando fuori la sciabola tagliò un pezzettino del prosciutto e lo assaggiò. Dubitava fortemente che lo avessero prodotto in loco, non credeva le arcane né capaci né interessate ad allevare suini di alcun tipo, ma non disse nulla. Forse sapere la provenienza di quei prosciutti non era cosa che le competeva.
«Ditemi, Grande Shura, voi che avete vissuto tantissimo... conoscete leggende e segreti di questa terra? Sono una esploratrice, qualsiasi cosa è motivo di curiosità per me... dopotutto non sarei arrivata mai qui da voi se non avesse seguito il richiamo dell'avventura.»
 

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Shain ascoltò con interesse le spiegazioni di Amdir e annuì "Conosciamo la maggior parte delle razze che hai nominato, Amdir Talarim. O meglio, sappiamo che esistono, da qualche parte. Raramente le Aracne si spingono fuori dai confini della Tela nè siamo un popolo di navigatori. La maggior parte di noi è ben contenta di rimanere all'interno del nostro territorio. Ma abbiamo cercato di raccogliere tutte le informazioni che abbiamo potuto dai viandanti che il caso ha mandato fino a noi. I Cercatori come me hanno il compito per l'appunto di cercare e scoprire le nuove consocenze e riferire tutto quello che riusciamo ad imparare alle Grandi. Ogni tanto una Risvegliante come Shir ci fornisce il suo aiuto ma la maggior parte del lavoro è nostra, come è giusto che sia.". Nel sentire la domanda di Amdir il Cercatore allargò le zampe e si mise più comodo "Ah, le origini della Tela, un argomento davvero affascinante anche per noi stessi, Amdir Talarim. Purtroppo le nebbie del tempo hanno steso uno spesso velo sul nostro passato: abbiamo solamente delle leggende, racconti tramandati da una Grande alle sue Risveglianti e da queste ad altre Grandi. Miti, per lo più, che però vengono considerate verità letterali da Shir e dalle altre Risveglianti. Per certo sappiamo soltanto che siamo stati un popolo barbaro per molto tempo; tuttora vi sono Aracne barbare ad ovest della Tela e forse in altre zone di Aman. Siamo divenuti uno stato poco a poco, man mano che le Aracne si raccoglievano in tribù attorno alle Grandi per poi fondersi in entità maggiori. Probabilmente la creazione della Tela è stato un processo lento che ha preso molti decenni, forse interi secoli."
Shain ridacchiò "Certamente deve sembrarti sconcertante la nostra struttura sociale. No, non abbiamo alcun re o principe o reggente di alcun tipo. Le Grandi Anziane sono le nostre guide e le nostre autorità ma come puoi facilmente immaginare, è una autorità che è solo nominale. Invero sono le Risveglianti che ci governano, Amdir Talarim e non potrebbe essere diversamente. Le Grandi dormono per la maggior parte del tempo e non sono in grado di governare nè di riunirsi e discutere una linea da adottare. Sono le Risveglianti a farlo...oh certo dopo ogni cosa viene riferita alle rispettive Grandi per avere la loro approvazione ma è un atto alquanto formale dato che le Anziane sono consce dei loro limiti." il Cercatore scosse il capo "Credo che 'Oligarchia' sia il termine più adatto a indicare il nostro governo. Nelle culture degli umani in genere è la ricchezza e l'antico lignaggio a determinare il rango; nella Tela invece sono le Risveglianti delle Grandi più anziane ad avere la autorità maggiore." il Cercatore scosse il capo in un gesto di deprecazione "come se desse maggiore giudizio o intelligenza solo per avere stabilito un legame con una Anziana semicomatosa....Nel mio apprendistato sono stato istruito dalla stessa Shura e anche ora passo tutto il tempo che posso ad ascoltare i suoi ricordi. Sono più che propoenso a riconoscere che senza le Grandi la nostra storia e la nsotra cultura andrebbero perdute. Senza le Grandi probabilmente la Tela non sarebbe mai nata, ma questo non rende adatte nè loro nè le Risveglianti a governare su di noi." Shain sospirò "Ma questo non dirlo a Shir. Lei ha una visione idealizzata delle Grandi e della sua classe. Ma tu volevi sapere se adorassimo un dio o una dea. Noi adoriamo Ungoliant, la Tessitrice di Ombre".

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Il breve sprazzo di energia della Grande sembrava essersi già estinto e Shura si era nuovamente accoccolata nella struttura che la sosteneva. Solo, la sua posizione era un pò più decentrata e il capo era rivolto verso Vittoria.
"Vuoi che ti racconti una storia, Vittoria Melara?" Shura ridacchiò e si assestò meglio nella ragnatela facendola dondolare un poco "Non sai che io sono una Grande? Servo soltanto a questo ormai, a raccontare storie." nella sua voce non c'èra amarezza, solo una sorta di divertita rassegnazione "Quale storia potrebbe piacerti, piccola sanguerosso? La vecchia Shura ne conosce così tante...ti piacerebbe sentire parlare degli Antichi Draghi? O dei regni scomparsi? Ce ne sono stati tanti ad Aman, tutti cancellati dal tempo senza lasciare niente di sè stessi se non qualche bella storia."
"Grande Shura, perchè non narrare a Vittoria Melara la nostra storia?" Shir si era silenziosamente arrampicata sulla ragnatela e ora compariva alle spalle di Vittoria "Lei è venuta per parlare con noi, non di qualche popolo da tempo sparito. Narrale la storia della nostra Tela, la storia di Shalar!"
Shura sorrise e si rivolse a Vittoria "Shir vuole sempre sentire la storia di Shalar" disse col tono indulgente di cui un adulto parla delle piccole manie di un bambino "non se ne stanca mai. Ma certo, perchè no? In fondo per te è una storia nuova. Ti parlerò di Shalar, il cui ricordo onoriamo ancora oggi."
Shura fece una pausa durante la quale brancolò nuovamente verso il carretto del cibo: immediatamente le due aracne che sopraintendevano ad esso le misero in mano un altro prosciutto che la Grande divorò in pochi bocconi, come già col primo.
"La storia che ti racconterò avvenne molto tempo or sono, un tempo in cui la Tela non esisteva e le Aracne erano barbare e come barbare sopravvivevano. Non conoscevamo utensili nè armi, abitavamo in colonie costruite col nostro filo ma queste colonie non erano comunità e ogni Aracne viveva soltanto per sè stessa. Non conoscevamo la scrittura nè vi era alcuno che potesse ricordare anche solo quali fossero le migliori tecniche di caccia, non parliamo nemmeno di storia o arte. Eravamo deboli e ignoranti ma sopra ogni cosa eravamo sole. Fin dalla nascita ognuna di noi doveva imparare a sopravvivere e dato che nessuno insegnava nè tramandava le sue conoscenze, ogni nuova vita doveva imparare da zero, ripetendo sempre gli stessi errori. Chiusa in un anello la nostra razza languiva in un eterno limbo.
Shalar nacque in una di queste colonie primitive. Di lei si narra che era un individuo non facile con cui avere a che fare, una Aracne testarda e sicura di sè poco propensa ad ascoltare le opinioni altrui. Nnodimeno sopravvisse e prosperò e questo non fece che rafforzare la sua convinzione di seguire soltanto la propria opinione...altrimenti non si potrebbe spiegare perchè un giorno decise di entrare in quello che era il territorio di caccia di una Grande."

Shura fece nuovamente una pausa e dopo un attimo Vittoria si accorse del motivo...una seconda coppia di Aracne si stava affannando per issare fino a Shura un barile colmo di un liquido ambrato. Quando fu alla giusta altezza Shura allungò una mano in uno di quei suoi gesti lenti e languidi, afferrò il barile e bevve fino a vuotarlo completamente, restituendolo poi alla cura delle due Aracne.
"Buono" commentò leccandosi le labbra "Devi sapere, Vittoria Melara, che a quei tempi che una Aracne sopravvivesse al Sonno e divenisse una Grande era considerata una grande sciagura. Dal punto di vista di quelle barbare le Grandi necessitando di sempre maggiore cibo e quindi esaurivano i territori di caccia; le loro dimensioni sempre maggiori spaventavano le prede rimanenti. La maggior parte delle colonie di conseguenza scacciava le Grandi dal proprio territorio; alcune colonie arrivavano persino ad uccidere chiunque si svegliasse dal Sonno. I territori occupati da una Grande erano del pari evitati come la peste...ma Shalar era cocciuta e andò ugualmente a caccia in una di queste regioni. Si narra che fu fortunata: riuscì a uccidere un grosso cervo, se lo caricò sull'addome e si accinse a tornare alla colonia. A un certo punto però nel prendere la strada dic asa vide l'ingresso di una caverna. Avrebbe potuto tirare dritto e riportare a casa la sua preda invece decise di andare in esplorazione. Shalar si inoltrò nel profondo della grotta pronta ad attaccare qualsiasi belva feroce avesse potuto fare la propria tana in quella caverna così accogliente ma quando ella arrivò in fondo alla galleria non trovò una fuera...trovò una di noi, una Grande."
Shura fece nuovamente una pausa ad effetto. Shir, accanto a Vittoria, zampettò sulla tela cercando di mettersi a sua volta più comoda, tutta la sua attenzione fissata su Shura...eccetto un paio di occhi secondari che sbirciavano verso Vittoria per capire se la narrazione fosse di suo gradimento.
"Da quanto possiamo capire, la Grande che incontrò Shalar era relativamente giovane: si era rifugiata in quella grotta qualche tempo prima ma poi era cresciuta fino al punto di non riuscire più ad uscirne. Quando Shalar la incontrò, la Grande era debole e allo stremo delle forze: sarebbe bastato poco, sarebbe stato sufficiente che lei si voltasse e fuggisse dalla grotta e la storia sarebbe stata molto diversa. Ma Shalar non fuggì, al contrario rinunciò alla sua preda e la offrì alla Grande che stava morendo di fame." Shura scrollò le spalle "purtroppo la storia non narra quali fossero lemotivazioni di Shalar. A me piace pensare che il suo fu un gesto di pietà verso una propria simile che soffriva e aveva bisogno di aiuto. Nei giorni successivi, Shalar prese a portare sistematicamente una parte della propria caccia alla Grande. Questa avrebbe voluto ricambiare il suo aiuto ma non possedea nulla...nulla se non la propria esperienza. Col passare del tempo la Grande insegnò a Shalar tutto ciò che sapeva: cose semplici, ma importantissime: come cacciare le varie prede, come cercarle e dove trovarle, come intessere la propria tela percostruire delle trappole e molte altre cose ancora. Il circolo vizioso era ormai rotto! Shalar trasse grande profitto dagli insegnamenti della Grande e col tempo fra loro si generò un legame. Shalar divenne la prima Risvegliante della nostra storia. Col tempo, quando accudire la Grande divenne un lavoro troppo oneroso per lei sola, Shalar si recò alla colonia e indusse altre Aracne a seguirla promettendo loro che la Grande avrebbe insegnato loro in cambio del loro aiuto. Potete immaginare lo stupore di queste barbare nel vedere che la Grande rispondeva soltanto ai richiami di Shalar! Fu naturale che lei divenisse la interprete, ilt ramite fra la Grande e le nuove venute. Noi crediamo che la Tela, la nostra Tela, nacque quel giorno."
 
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Amdir ascoltò con interesse il parlare di Shain, trovandosi a tratti sorpreso della dicotomia tra quello che era "creduto" e quello che era nella pratica. La secolarizzazione, per così dire, della classe magica Aracne lo lasciava da una parte confuso e dall'altra incredibilmente -e piacevolmente- colpito. Mai si sarebbe aspettato che una razza simile, le cui peculiarità lasciavano intendere un tipo di rapporto alla vita e alla cultura tutt'altro che approfondito, avesse sviluppato un simile senso "della vita". Gli stessi eldar avevano impiegato secoli a staccarsi dalla visione divina di tutte le cose, passando solo nel recente decennio ad una misura più inclusiva delle parole di Gallean, mentre le aracne, nel loro isolamento, sembravano aver raggiunto quella consapevolezza ben prima. Probabilmente, pensò, l'assenza di guerra e la pace dai dissidi interni avevano dato adito ad un fiorire della cultura che mai, a colpo d'occhio, si sarebbe potuto immaginare.

«Ammetto di essere sorpreso, Shain.» commentò. «La competenza e il senso della vita che avete, nonché le analisi della politica interna, sono tutt'altro da quello che mi sarei aspettato da un popolo come il vostro. Non fraintendetemi, non si tratta di una velata accusa, ma di genuina ammirazione. Molte razze nel vecchio mondo sono rimaste attaccate a concetti e situazioni primitive, alcuni lo sono tutt'ora, al punto da porre la propria religione ed i propri dogmatismi sopra ogni cosa. Essere in grado di discernere, o anche solo di dubitare in un certo senso, vi rende già migliori di quanto molti su Ea non possano vantar d'essere.»
Sorrise, sospirando appena. «Non preoccupatevi per Shir, sarà una cosa che resterà tra noi. Dopotutto anche io posso dirvi che il nostro Creatore e le sue parole sono spesso state interpretate in maniera... arbitraria, se non del tutto malevola. Non siamo esenti dal dubbio.»
«Per quanto riguarda Ungolianth... parlatemi di lei.» aveva il timore che si trattasse solo di un diverso nome di Llorath, eppure non le dava l'impressione di essere la stessa cosa. «Se volete vi parlerò di Gallean, ma credo che conoscendo i nostri cugini del Sarennor questo nome non vi sia affatto nuovo.» dette voce ai suoi pensieri.

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Vittoria, letteralmente, pendeva come una infante dal racconta di Shura. Se anche quella storia le sembrava in parte simile ad una fiaba, la presenza di una creatura tanto mastodontica vicina a lei non poteva che dar veridicità ad ogni parola, ogni sfumatura, di quel lungo racconto. E non solo, la storia di Shalar dimostrava come le Aracne, che all'apparenza potevano sembrare dei mostri, nel senso più brutale del termine, al loro interno avevano a cuore il benessere delle proprie simili. La compassione non era sentimento comune, non lo era su Ea e non lo era nemmeno per i più ricchi e prosperi stati del mondo. Non lo era stato per il Britannia quando aveva cancellato migliaia di goblin, non lo era stato per gli stessi eldar durante l'era di Loras, non lo era stato per la fine tragica della fratellanza di Wotan. Eppure lì, a miglia e miglia nautiche dalle coste del mondo conosciuto, una razza che avrebbe potuto facilmente popolare gli incubi di molti elfi, serbava una leggenda - no, una storia - che poggiava la colonna portante della sua creazione su un atto di pura compassione. Di umanità, avrebbe osato dire Vittoria.

«Ma è una storia bellissima!» disse, battendo le mani un paio di volte tutta contenta. «Anzi, quando tornerò a Vittoria mi assicurerò di farla trascrivere e diffondere anche in patria. La visione che molti hanno della vostra razza, cioè quella di creature pericolose e selvagge, è del tutto inadeguata e frutto del solo pregiudizio. Con quello che mi avete raccontato, Grande Shura, c'è modo e maniera per cui anche razze e culture diverse dalla vostra possano capirvi, rispettarvi e tollerarvi anziché attaccare o rifuggire spaventati dal vostro aspetto.»
Ecco, se anche Shura continuava a metterla un minimo a disagio, se non altro per la mole e per le vibrazioni che emetteva su tutto ad ogni minimo movimento, quella storia l'aveva completamente rapita. L'avesse potuta vivere lei, pensava, una cosa simile. Trovare una creatura leggendaria e prendersene cura, imparare da lei ogni cosa e rimettere ai figli dei suoi figli, alla sua gente, quel sapere che rischiava d'andare perduto.
«Sono stata fortunata a sbarcare qui per prima, Grande Shura. Se non lo avessi fatto probabilmente il mio mondo oggi sarebbe più stretto e le mie vedute peggiori. Quando val il pregiudizio agli occhi di noi umani, purtroppo, non val per nessuno. Prometto che la prossima volta che arriverà un carico da casa mi farò mandare una grande tela che raffiguri la nostra antica capitale, Almarillan. Io ho potuto vedere la vostra casa, voglio che voi possiate vedere la mia.» se lo sguardo avesse avuto la capacitò d'esprimersi a parole non l'avrebbe smessa di lodar quella fiaba.
«Anche noi abbiamo rotto un circolo vizioso, nel nostro recente passato. Abbiamo capito che nelle altre razze, in tutte le altre razze, c'è non solo del buono, ma c'è anche l'opportunità di migliorarsi, di crescere e di costruire. Già Vittoria si sta trasformando in una casa per naga, centauri, nani... e presto lo farà per sempre più persone. Sono così felice di aver potuto vedere, nella mia breve vita, qualcosa come la Tela. Qualcosa che valga la pena di essere ricordato.» poi, ricompostasi dopo quel momento di evidente emozione, fece una piccola risata imbarazzata.

«Domando scusa. In questi ultimi anni sono passata da essere una povera disgraziata che si lanciava nel mare alla cieca a capo di una prospera enclave.» si strinse nelle spalle. «Vorrei sapere però un'altra piccola cosa, visto che avete vissuto tanto, esistono qui quelli che noi chiamiamo Caduti? Creature, uomini, centauri e quant'altro, corrotti e fattisi morti viventi che han il solo scopo di eliminare la vita su questa nostra terra? Noialtri ne siamo flagellati nel profondo nord del continente e spesso decine e migliaia di uomini s'immolano per tenere a bada l'onda di morte che ciclicamente si abbatte contro i vivi. Mi auguro che niente del genere tanga le genti di Aman.»
 

Silen

Get a life
Shain sorrise e rivolse un cenno del capo al mago "Ti ringrazio delle tue parole gentili, Amdir Talarim. Ma quella che hai udito da me è soltanto l'opinione di un Cercatore...di un Cercatore maschio per di più...e non quella della Tela. Se Shir fosse presente, lei avrebbe da dire molte cose, te lo assicuro" il Cercatore scosse il capo e ridacchiò al pensiero "Oh si avrebbe davvero molto da dire. Vedi Amdir Talarim, io non ho mai lasciato i confini della Tela ma essendo un Cercatore ho imparato molto sui costumi delle altre specie e allora mi faccio delle domande e dubito. Persino Shura con tutta la sua conoscenza, con tutta la sapienza che noi Cercatori e le Risveglianti le abbiamo fornito durante tutto il corso della sua lunga vita dubita...dubita perchè, ed è questo che Shir rifiuta di vedere, è una Aracne molto sola, vecchia e stanca. Ma Shir venera Shura. La venera perchè lei e tutte le Grandi come lei sono ciò che ha fatto la Tela quella che è, sono tutta la nostra storia, tutta la nostra cultura, tutto quello che le Aracne hanno mai raggiunto." Shain sospirò "Shir venera un ideale. Shura è l'incarnazione del suo ideale e allora venera lei. E sono moltissime le Aracne la fuori che la pensano allo stesso modo. Forse dopotutto sono io che mi sbaglio, Amdir Talarim. E se devo essere del tutto sincero con te, a parte le nostre divergenze, Shir è davvero una Aracne notevole..." il Cercatore zampettò in maniera irrequieta, un chiaro segno di disagio "ecco, e anche molto....molto desiderabile, se capisci cosa intendo. Per quanto la prospettiva sia in verità abbastanza terrificante, per me."
Shain zampettò ancora un poco facendo ticchettare le zampe sul pavimento poi proseguì "Dicevamo, Ungoliant la Tessitrice di Ombre. La nostra Dea la patrona di noi Aracne. Ecco, forse ti stupirà, Amdir Talarium, perchè io ho udito qualcosa di Llorathh che voi defintie la Dea Ragno e, a quanto ho udito, per buone ragioni. Ungoliant è una entità distinta però, molto più vecchia della vostra Llorathh. Uno spirito antico, abitatore del vuoto e della tenebra antecedenti alla creazione di Ea. Quando i figli di Apsu e Tiamat popolarono il mondo delle loro creature Ungoliant ne fu attirata, o almeno questo dicono le nostre leggende. Ne fu attirata, dicevo, perchè era una discontinuità, qualcosa di diverso dal vuoto che lei abitava. Prese una forma ibrida, simile a quella di un ragno....o forse questa era sempre stata la sua forma: non lo sappiamo. Sappiamo che divenne una abitante della oscurità perchè essa le ricordava il Vuoto dalla quale proveniva, il Vuoto di cui lei stessa era fatta. E dall'oscurità sorgeva per divorare le creature abitanti della superficie e soffocare la luce con le sue fitte tele, perennemente affamata di Luce e Vita con cui nutrire il suo Vuoto, sempre in agguato, e sempre affamata. E dalla sostanza che aveva divorato un giorno ella partorì le Aracne a sua immagine e somiglianza: si narra che le Grandi ricordino, sia pure solo vagamente, l'immensa gloria di Ungoliant."
Di nuovo Shain ridacchiò "Non è precisamente una dea che possa suscitare simpatia nelle altre specie. Ma nessuno sceglie di chi essere figlio..."

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Nel corso della narrazione Shura era diventata via via più vivace, ed ora arrivò persino a sollevarsi parzialmente, puntellandosi su un gomito per meglio rivoglersi a Vittoria e Shir. Sorridendo allungò la mano libera per assestare una nuova serie di pattini sulla testa della viceregina dell'aman meridionale.
"Oh ma noi siamo terribili, Vittoria Melara. Sapessi quanto sono stupita di essere qui a raccontare le nostre leggende a una carina, piccola sanguerosso....voi sanguerosso appartenente a tante specie ma avete tutti in comune gli stessi difetti, non prendete sul serio le nostre regole e costruite troppo vicino alle nsotre colonie. E noi non imprigioniamo i trasgressori, li mangiamo. Io stessa, quando ero giovane, quando non ero una Grande...e ora invece eccomi qui a parlare con una piccola sanguerosso, come se tu fossi la mia Shir." altra serie di pattini sulla testa e sulle spalle dolroanti di Vittoria. Erano palesemente dei gesti gentili ma la mano di Shura era pur sempre enorme, come la semplice ponderosità dei suoi movimenti "Sapessi che sorpresa sei per me, una novità, un cambiamento. Devi vegliare su di lei, Shir. Non voglio che sia mangiata per errore."

"Io ho reclamato per me il ruolo di Garante di Vittoria Melara, Grande Shura. La sua vita è in buone mani." disse Shir, come sempre sollecita e volenterosa su ogni capriccio espresso dalla Grande.
"Bene. Si, bene. Sei stata brava." questa volta, con sollievo di Vittoria, i pattini calarono sul capo di Shir che, evidentemente più abituata di lei ai modi di Shura si era preparata in anticipo aggobbendosi un poco e puntellando le zampe sulla tela.
"Ah i morti. Si, so di cosa stai parlando, Vittoria Melara. I seguaci di Tiamat e i loro morti servi. Non mi stupisce sentirteli nominare, credo che siano ovunque nel mondo. Ma sono lontani, si, lontani a nord, nelle terre congelate dove gli Antichi Draghi li hanno scacciati, molti secoli fa. Io non ne ho mai veduto nessuno, nè desidero vederli" la Grande ebbe un brivido che si propagò dal suo corpo all'intera ragnatela "Terre orribili, coperte di neve tutto l'anno. Come fate a vivere voi sanguerosso in tutto quel freddo? Soltanto l'idea mi atterrisce. Invece vedrei volentieri la tua casa, Vittoria Melara. Davvero pensi che potresti fare un quadro abbastanza grande perchè io possa ammirarlo? Ma bada bene dovrà essere davvero molto molto grande. In passato mi è capitato di vedere dei quadri....Shir ha dovuto descrivermi cosa era ritratto in essi, ma non è la stessa cosa. Quando cercai di tenerne uno, si ruppe." concluse con un blando rammarico.
 

Last Century

Ninja Skilled!
Amdir sussultò appena quando Shain parlò di Shir. Aveva capito, ovviamente, ma nonostante fosse psicologicamente pronto ad aggettare quella particolare biologia come un dato di fatto, non dissimile alle ali di una arpia o alla longevità elfica, il cannibalismo sessuale lo costrinse a indagare di più. Per quando capisse il resto dei discorsi, infatti, quello era l'unico che veramente non aveva precedenti nella storia di Ea. Certo le formiche usavano i morti, le arpie deponevano le uova e via discorrendo ma... uccidere dopo un rapporto? Quello era un qualcosa su cui valeva la pena indagare. «Spero di non essere indiscreto, ma il vostro timore è riferito forse al fatto che... i membri di sesso maschile della vostra razza sovente non arrivano vivi alla nascita della prole?» aveva cercato di metterla nel modo meno terribile possibile, ma essendo un sapiente e non un diplomatico, aveva finito comunque per esprimere il concetto in maniera relativamente diretta. «Oh comunque sia non vi preoccupate, non è affar mio. E concordo col fatto che non si possa scegliere di chi essere figli, affatto. Anche per questo stiamo attuando una politica molto rilassata con i popoli che incontriamo. Non c'è motivo di entrare in contrasto per questioni futili, non è la razza o la religione a definire un popolo, ma è il modo - o il non modo - in cui queste due cose vengono strumentalizzate da chi governa. Non sarà certo il Minnonar a dominare il mondo, con questa mentalità, ma ci piace ascoltare il pensiero di tutti e venerare solo gli dei, lasciando che i mortali, millenari, sapienti o eroi che siano, facciano del loro meglio per far la cosa giusta.» sorrise all'aracne, annuendo appena.
«Come primo giro penso possa bastare. Immagino di poter rimanere qui qualche giorno, anche più invero, per continuare a darvi una mano sui libri e sulla cartine. Non esitate a chiedere in tal caso. Ah ed è un peccato non possiate uscire dalla Tela, vi avrei volentieri portato alla colonia.»

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«Io le vostre regole le ho prese sul serio, Grande Shura!» rispose Vittoria, massaggiandosi le spalle ed il collo dopo quel gesto di mastodontico affetto. «E poi devo dire che almeno voi siete esplicite negli intenti quanto nei modi. A volte le altre razze, seppur non tutte, tendono a fare ciò che fate voi ma con minore onestà, con meno dignità. Tutti mangiano - magari non letteralmente - qualcuno che ha l'ardire di entrare in casa altrui, ma nessuno si prende la briga di farlo nella maniera onesta in cui lo fate voi. Volete vivere in pace e per farlo siete disposte a tutto. Per me questo, per quanto possa sembrare terribile, è la cosa meno "cattiva" o "terribile" che abbia mai sentito.» scosse la testa debolmente. Dopotutto dubitava che ad Aman ci fossero state così tante guerre e martirii da poter rivaleggiare col vecchio continente. Se non altro per la mancanza, materiale, di grandi regni perennemente in lotta tra loro.

«Oh, ci copriamo... o ci adattiamo.» continuò l'ammiraglia puntandosi l'indice sulle vesti. «In verità gli esseri umani, gli elfi ed i nani sono abbastanza temprati da poter vivere a nord, e credo valga lo stesso per molte altre razze. È difficile, ma non impossibile. E mi rammarica sapere che anche qui siete piagati dai Caduti, seppur molto, molto lontano nel profondo nord. Spero sempre che ci siano grandi regni a prendersi cura di quella scocciatura.» poi, sorridendo, concluse. «Vi porterò un bel quadro la prossima volta che verrò qui. Ora che l'enclave sta crescendo sono certa che attirerà non solo coloni e cercatori di fortuna ma anche artisti, poeti e musici. Le terre inesplorate di Aman offrono un punto di vista unico per l'arte e la poesia che il vecchio mondo può solo sognare.» si mise più comoda, sgranchendo il collo e le gambe.
«Ma ditemi, c'è qualcosa che vi piacerebbe portassi la prossima volta? Oltre al quadro, s'intende. Non mi piace venire a mani vuote ma non voglio neanche portare qualcosa che non vi piaccia o non vi serva, finendo per creare solo cianfrusaglia che occupa spazio.»
 

Silen

Get a life
Shain esitò "È un argomento piuttosto delicato, Amdir Talarim." l'Aracne scosse il capo mestamente "e non fatico a credere che avrai udito certe voci...bene, dato che sono stato io a a iniziare a parlarne forse è meglio che sia io a dirti qualcosa di più per evitare che tu dia ascolto a chissà quali fantasie." il Cercatore tacque per qualche iistante come per riordinare le idee mentre si muoveva per la stanza, all'apparenza più per sfogare il proprio disagio che per qualche altro fine "Sicuramente avrai notato come nella Tela le femmine sono di gran lunga più numerose dei maschi. In effetti potrei essere persino l'unico maschio aracne che tu abbia mai visto o incontrato" esordì Shain "Ebbene una delle eredità che Ungoliant ha lasciato alla mia razza è la pulsione a divorare il compagno subito dopo l'accoppiamento. Al termine del rapporto la femmina è presa da una vera e propria frenesia e assale il suo partner in maniera pressochè istintiva. Un simile scontro può finire in un modo soltanto dato che nella mia razza le femmine sono in genere molto più grandid ei propri partner. E più velenose oserei dire...il veleno di un maschio aracne non ha effetto su una femmina laddove il veleno delle femmine stordisce e paralizza anche i maschi della sua specie. Non di rado una femmina rimpiange l'uccisione dopo essere ritornata in sè ma quando questo avviene in genere è troppo tardi." Shain fece una pausa e sfoggiò un mesto sorrisetto "Finchè eravamo una razza barbara la questione non era un grosso impedimento alla sopravvivenza...salvo per il maschio coinvolto...nel novero delle uova c'è sempre un buon numero di maschi e la sovrabbondanza di femmine veniva eliminata dalle mille insidie della natura: un sistema crudele ma efficiente nel mantenere l'equilibrio. Da quando è stata fondata la Tela le cose sono cambiate, in maniera drammatica. La civiltà e la sicurezza hanno fatto crescere il nostro numero...di femmine. A ogni generazione il numero dei maschi rimaneva sempre uguale poichè generazione dopo generazione venivamo sterminati dopo l'accoppiamento laddove il numero delle femmine, tutelate dalla civiltà e dall'aumento della qualità della vita cresceva e cresceva. Tanto in realtà da provocare una profonda crisi sociale. Nel periodo più oscuro della nostra storia il rapporto maschi-femmine era arrivato a neppure uno su dodici. Migliaia di femmine non avevano nessuna possibilità di accoppiarsi ed avere figli laddove i maschi perivano praticamente poco dopo aver raggiunto la maturità. Vi furono disordini man mano che un numero sempre maggiore di femmine scontente si ribellava alla propria condizione; vi furono rivolte, rapimenti di amschi e altre cose sgradevoli; persino delle guerre verso tribù di aracne barbare per strappare loro tutti i maschi adulti. Shura, che visse quei fatti prima di diventare la Grande che è ora, afferma che in quei giorni la Tela sembrava prossima a crollare. "

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"Un dono? Ah, sei gentile Vittoria Melara, ma quello che sono diventata preclude la maggior parte dei doni, come puoi vedere tu stessa. Oggetti e accessori che vanno bene per voi piccoletti sono inutili per me. Però se vuoi puoi rimanere un pò qui. Non pensavo che avrei trovato tanto piacere nella vicinanza di una piccola sanguerosso." Shura cambiò di nuovo posizione, sdraiandosi nuovamente sulla grande ragnatela ma lasciando il volto girato a mezzo verso Vittoria e Shir "Io sono una reclusa, Vittoria Melara. Reclusa nel mio corpo, da tanti anni. Passo tutto il mio tempo a dormire e quando sono sveglia mi annoio a morte. Vorrei poter uscire da qui e arrampicarmi sui fili intessuti in alto fra gli edifici come facevo un tempo...ora se mi ci provassi probabilmente farei crollare mezza città." Shura mosse la mano destra e spinse Vittoria da dietro in modo da costringerla ad avvicinarlesi maggiormente "Una volta da giovane ho sentito cantare un menestrello elfico; non capivo le sue parole ma era bello starlo ad ascoltare." le disse in tono quasi confidenziale "Trovami un musico o un menestrello, e portamelo qui. Qualcuno che sia bravo a cantare. Qualcuno che sia abbastanza bravo da farmi dimenticare che sono una Grande, almeno per un pò" concluse prima delle inevitabili proteste di Shir "Grande Shura!" esclamò la Risvegliante quasi scandalizzata "Parli come se essere una Grande fosse una cosa da non andare fieri. Come se le Grandi non fossero il pilastro su cui si regge la Tela. Le Grandi sono la Tela, Tu sei la Tela!" disse in tono veemente.
"Io sono la Tela" ripetè Shura "Quante volte me lo ripeti...ma essere la Tela ha un prezzo, Shir. Davvero mi biasimi se ogni tanto sono un pò stanca di portare questo fardello?" così dicendo Shura allungò nuovamente la mano a dare una serie di pacche affettuose alla sua Risvgliante. Shir chinò il capo e borbottò "No, Grande Shura." Era evidente che Shir non si sarebbe mai azzardata a rimproverare niente a Shura o almeno, che non si sarebbe spinta più in là di così.
 
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