Contrammiraglio Oss
Chosen one
Capitolo I
L'educazione dei principi
L'educazione dei principi
L'aria salmastra di Mits'iwa era piacevole, in quel sorgere del mattino.
Il piccolo porto si svegliava col sole, mentre il bazar si animava dei primi richiami di mercanti e lavoratori.
Re Georgios, quarto del suo nome, osservava con paterno affetto la gente che si preparava alla nuova giornata, così ricca di imprevedibili novità, dolori e gioie.
I suoi occhi stanchi tradivano la lunga veglia di preghiera che la festa di San Michele Arcangelo prescriveva a chi, come lui, aveva preso i voti: un re sacerdote, un pastore del proprio popolo come nessun altro re cristiano.
Tuttavia la gioia del mattino faceva splendere il volto ancora giovane, e il sorriso che si schiudeva tra le sue labbra era sincero.
Come un padre osserva i suoi figli, lui osservava i suoi sudditi, e come gli aveva insegnato a fare suo padre, e come era tradizione da tempo, accettava questo suo ruolo con letizia e fede profonda.
Il rumore discreto della porta che veniva schiusa lo fece voltare, e un altra gioia della sua vita gli fu dinanzi: suo fratello Feraki conduceva con se i suoi figli, Moise e Silkenos.
Il re li aveva invitati la sera prima, quando era giunto nella villa del fratello in terra di Danakil, a condividere il desco con lui per la colazione, visto che i precetti santi non gli permettevano di onorare il banchetto di benvenuto tradizionale della sera.
E suo fratello, il suo amato fratello, adesso conduceva a lui le nuove speranze per il Regno di Makuria, coloro che sarebbero stati chiamati a condividere il potere e la responsabilità del governo.
Moise, il maggiore, dimostrava più dei suoi dieci anni: alto, già mostrava spalle forti e un certo fascino nel volto, capace di stregare gli uomini e le donne. Ricordava al Re suo padre, il forte guerriero Basileios, che univa all'esercizio delle armi il suo rivolgersi a Dio.
Di contro Silkenos era ancora piccolo per la sua età: in lui quello che risaltava erano gli occhi, mobilissimi ed acuti, sempre ad indagare il mondo. In quel momento era intendo a rimirare il re, quasi a valutarlo.
Un ottimo inizio, fu il pensiero di Georgios.
Si fece avanti, e abbracciò il fratello con calore, ricambiato dalla potente stretta di Feraki.
"Quanto tempo, quanto tempo..."
"Troppo, mio signore, troppo. Tre anni di lontananza iniziano a chiedere il loro prezzo.. ho già qualche capello grigio ormai."
Risero entrambi, felici di essersi ritrovati, poi si accomodarono sotto il pergolato, sui comodi cuscini intorno alla frugale mensa imbandita da silenziosi servitori.
I due giovani, dopo un momento di riflessione silenziosa, si spintonarono per mettersi a sedere il più lontano possibile dallo zio.
Il Re non poté che nuovamente schiudersi al riso, e preso il pane lo spezzò recitando la preghiera di benedizione sul pasto ricevuto.
"Dimmi Feraki.. sono sempre così attivi di prima mattina questi bricconi?"
"Affatto.. Silkenos dormirebbe tutto il giorno se potesse."
"Beh, dovranno abituarsi anche a questo. E' tempo per loro di farsi carico del loro ruolo di principi."
Feraki lanciò al fratello uno sguardo ferito, comprendendo fin troppo bene il significato di queste parole.
"Sono ancora giovani.."
"Non più di come eravamo io e te.. e direi che il risultato con noi è stato discreto, non trovi?"
Parlarono lungamente, mentre i due ragazzini consumarono voracemente il pasto. Il sole sorse completamente, e inizio il suo cammino nel cielo mentre continuavano i loro discorsi: frattanto Moise girellava sul terrazzo, mentre Silkenos si addormentava su un cuscino mentre aveva ancora in mano un pezzo di pane cosparso di miele.
Il primo pomeriggio era ormai giunto, e Re Georgios osservava i due fratelli che salutavano la madre, mentre i loro scarni bagagli venivano fissati sui cammelli. La scorta di cavalieri si era già radunata, e un piccolo morello, capace di trasportare entrambi i bambini, era stato condotto fuori dalle stalle.
Feraki e Ikìríí si fecero accanto al sovrano, guardandolo senza riuscire ad esprimere parola.
"Arrivederci fratello, e arrivederci principessa. Avrò cura che i vostri figli possano visitarvi il più spesso possibile, non temiate."
Il principe cercò di dire qualcosa, mentre la donna scoppiava in pianto; si limitò soltanto a stringere forte la mano al fratello, mentre questi montava in arcione.