GDR Rakharro's Journey

Silen

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I successivi territori pianeggianti attraversati da Rakharro e dal suo compagno troll si rivelarono terre di contrasti. Da un lato, fertili pianure verdi, benedette da messi rigogliose; dall'altro il terrore della incombente rpesenza del Caduto e delle sue armate di non morti appena più a nord. Il rischio di una invasione e la paura di quello che comporterebbe sembra segnare profondamente gli abitanti della regione; eppure nonostante questo troppe rivalità e rancori dividono i piccoli potentati locali che nemmeno di fronte a questa minaccia sembrano trovare un minimo di unità. Parlando con alcuni emrcanti Rakharro apprende della nascita di un nuovo reame nelle montagne a sud.
 

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Rakharro e Zothar, come ogni mattina da più di un anno, caricarono i bagagli sulle ampie selle degli Urutops. Il massiccio troll finì di assicurare i pali della tenda, mentre Rakharro riponeva con cura la grande mappa nel cilindro di cuoio cerato.

Dopo mesi di cammino verso oriente i villaggi e le fattorie si erano fatte sempre più rare, la pianura più selvatica, i branchi di cavalli e di bisonti che incontravano sempre più numerosi e meno spaventati dalla loro presenza.
Poi, qualche giorno prima, l'orizzonte al meridione si era fatto più scuro e più vicino.
Una linea di alberi, ancora indistinta nella distanza, chiudeva l'immensa pianura.

Guardò i resti del fuoco della sera prima, conscio dell'importanza di quel pugno di braci fredde.
Oggi avrebbero piegato a sud, per proseguire il viaggio lungo il limite delle terre conosciute.
l'immaginario confine del mondo sarebbe stata la loro strada.
Alla loro destra, Ea sembrava lontanissima. L'incognito, alla mancina, non gli era sembrato mai più vicino.

E chissà che non vi fosse qualcuno, in quelle terre, che gli sapesse dire cosa si trovava in quell'incognito, o che lo chiamava casa.
 

Silen

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E il fascino dell'incognito era davvero forte in quelle terre così lontane. La parlata dei nativi si differenziava parecchio da quella delle genti dell'ovest e persino il loro comune risentiva dell'influenza delle lingue orientali. Rakharro e il suo servitore ascoltarono molte storie sui grandi regni dell'est. Numerosi kahnati ogre che sopo essere stati per un breve tempo riuniti sotto un grande condottiero ora infuriavano in tutto l'est guerreggiando fra di loro e con gli imperi stanziali degli umani...descrizioni di strane, nuove razze sconosciute nelle terre del mondo conosciuto...e si, anche voci relative ad un paio di piccoli reami abitati da Sauroidi, notizia questa che più di tutte attirò l'interesse del vecchio guerriero.

Più cocnrete e vicine le vocir elative al Regno di Nagrond, apaprentemente un regno nanico sorto dalla confederazione di diversi clan guerrieri delle montagne che si erano uniti in assemblea per eleggere un Alto Re.
 

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I due viaggiatori cavalcavano da mesi verso il meridione, e la catena montuosa che chiudeva l'orizzonte era passata da una vaga linea bruna ad una vasta dentatura di cime innevate, impressionante ora che si muovevano alla loro ombra.
Da quelle cime selvagge, coperte da ghiaccio eterno, ululava un vento feroce. Per la prima volta da quando si erano lasciati alle spalle le steppe a loro familiari, sentivano il morso del freddo.

Per mesi si erano spinti verso i monti, collezionando storie attorno ai focolari dei mercanti e dei mandriani che come loro attraversavano le vaste pianure senza nome. Ognuno di loro aveva speso almeno due parole sul grande regno dei Nani di Nagrond, che solo recentemente avevano iniziato a prendere contatto con gli abitanti della valle.
Per espresso ordine Imperiale, i due esploratori avrebbero dovuto prendere contatto con il misterioso regno. Parlare con i burberi abitanti del sottosuolo non sarebbe stato piacevole per Rakharro, che ben ricordava il carattere testardo e riservato dei Nani che con lui avevano condiviso i rischi e il fallimento ai tempi della Compagnia del Drago. Ancora di più, rammentava la loro diffidenza per i cosiddetti "pelleverde", categoria nella quale raggruppavano creature diverse come i Troll e i Goblin.
Ma erano usi alla sincerità, i Nani, e rispettavano la forza ed il coraggio. Forse il racconto delle loro traversie li avrebbe intrattenuti a sufficienza.

Rakharro diede di sprone alla cavalcatura, più lenta ora che la strada si arrotolava in tornanti sulle ripide salite, gli occhi aperti nel cercare la minima traccia di un avamposto nanico. Stavano per varcare il confine, e presto avrebbero incontrato i primi abitanti di quel regno....
 

Silen

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Fu proprio mentre attraversavano un passo montano che il sauriano trovò quello che stava cercando. O meglio, fu quello che stava cercando a trovare invece lui, come a volte accade a chi non si dà per vinto.
L'incontro coi nani per la precisione ebbe la forma di una grossa roccia che cadendo dall'alto per poco non travolse il troll, che indubbiamente era stato il bersaglio primario; comunque il fragore e la caduta della roccia spaventarono le cavalcature che disarcianarono Rakharro e il suo compagno per poi fuggire da dove erano venute. Sulle pendici del passo ivnece apparvero numerosi guerrieri nani che puntarono le loro armi verso i due viaggiatori.
"Ehi tu!" disse aspramente uno di questi rivolto al sauriano "Tieni sotto controllo quella tua bestia troll se ci rieni alla vita! Non ci piacciono le spie degli orchi!"
 

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"Ma quali Orchi e Orchi! Qua con gli Orchi non abbiamo niente a che spartire. Il mio assistente, qua, è un Troll, e come tutti i Troll che conosco è un fedele vassallo dell'Impero Rahonavide. Al Nord. Molto al Nord. Hai presente il Nord? Ecco, ancora più sopra."

Rakharro fece segno a Zothar di star fermo, ché il Troll, sempre efficiente, si era già mosso per recuperare gli Urutops.
Alzò poi le mani, disarmato, ben sapendo che quelli che poteva vedere erano solo una frazione dei guerrieri Nanici presenti.

"Ora io capisco il voler vivere sicuri, e sono il primo a non fidarsi di nessuno. Non si arriva alla mia età abbassando la guardia, chiaro come la pioggia.
Ma per amor degli Déi, mi sembra di non somigliare né ad un Orco né ad un Goblin. E le nostre cavalcature, se mai vi riuscirà di recuperarle, vedrete che non sono né lupi, né warg, né altre bestie da barbari pelleverde. E il mio associato, qui, non è un Pelleverde. Non vedete chè è grigio?"


Prima che cascassero altre pietre, a quell'uscita non troppo diplomatica, Rakharro si affrettò a dare un contesto a quelle affermazioni.

"Non potevate sapere che sarebbero arrivati viaggiatori da così lontano, quando siamo partiti non lo sapevamo neanche noi che ci stava un regno di Nani, qui giù al Sud. Due anni fa siamo partiti, comunque. Due anni di cammino, oltre le pianure, le colline e le steppe. Non siamo nè ladri, nè soldati, nè mercanti. Siamo esploratori. Pacifici, innocui, privi di qualsivoglia parentela con Orchi e Gobelini. Vogliamo solo sapere come si chiama questo vostro Regno, e quali popoli ne abitano i confini.
Poi scrivere tutto sulla mappa, fare i bagagli, e tornare da dove siamo venuti"
 

Silen

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Il nano si massaggiò il mento barbuto con aria perplessa "E dici poco! Sappi che già questo tuo parlare di mappe per alcuni sarebbe sufficiente a confermare il fatto che tu sia una spia. Perchè altrimenti ti porteresti dietro un Troll? Non è la prima volta che la Nuova Orda, o come cappero si chiama, manda degli scagnozzi qui a sud, è proprio per questo che abbiamo deciso di eleggere un re! E in tutta sincerità, non conosco le terre che hai nominato, tanto varebbe che mi avessi parlato della luna."
Il nano indirizzò un'occhiata ostile a Zohar "Grigio o no è sempre una fottuta creatura di Mork o avresti da dire anche su questo?"
 

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"Zothar qui non farebbe male ad una mosca! Non è sveglio abbastanza per avere cattivi propositi, ve l'assicuro! Non sanno nemmeno metter tre parole in fila, i Troll. E sono obbedienti. E soprattutto, i Troll su al nord non prendono ordini dagli orchi, ma da noi. Li abbiamo vinti in guerra, e fatti vassalli, e hanno lottato al nostro fianco contro i nostri nemici, caduti compresi. Sappiamo dell'odio millenario tra la vostra gente e gli Orchi, ma vi assicuro che Zothar, qua, non ha mai menato un nano. Ho diviso con dei Nani il mio rancio e la mia acquavite, sempre con Zothar al mio fianco. Vi assicuro, mastro Nano, che da noi non avete nulla da temere"

Agli ordini muti di Rakharro, gesti impercettibili inframmezzati al suo discorso, Zothar si era accucciato a terra, le mani ancora alzate, le gambe incrociate,
in una innocua posizione di riposo.
Sapeva che quando al vecchio Sauriano era permesso di parlare i problemi si sarebbero risolti.

Il vecchio arciere, invece, era teso come una corda di violino. Ricordava tutte le volte che, a Ishitara come a Justa, lo avevano squadrato come una curiosità esotica.

"So che le mie storie sono assurde alle vostre orecchie, ma veniamo realmente dall'altro capo del mondo. Se mi avessero detto, prima di partire, che che vi erano montagne più alte, pianure più verdi, estati più calde di quelle di casa nostra, non gli avrei creduto, come ora voi non credete a me.
Vi racconterò, se volete, delle steppe battute dal vento, dove bestie grandi come cattedrali brucano in mandrie sterminate. Delle superbe città sul fiume, con i canali al posto delle strade ed i palazzi di stoffa, di carta e di legno laccato. Della landa desolata al confine coi Caduti, dove tanti dei miei compatrioti hanno versato il sangue.

Ma di raccontare, mi direte, sono buoni tutti. Una lingua sconosciuta potrebbe essere un codice di spie, potreste dire. Ho sorvegliato anch'io il confine, quando ancora ero ragazzo, e condivido la giustezza del sospetto e la paura dell'ingannno.

Osservate allora la mia apparenza, la mia razza, la pelle tirata su queste vecchie ossa. L'avete vista mai una creatura come il sottoscritto? O credete che anch'io sia un Orco con le penne, un Goblin con la coda?"
 

Silen

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"In effetti, non ho mai visto un coso come te" ammise schiettamente il nano anche se in tono certo non lusinghiero per il povero Rakharro "e questo va certamente a tuo favore. E il troll sembra, se non altro mansueto. Mmmmh. Beh non credo ci sia niente di male nel dirti che ti trovi nelle terre del Regno di Nagrond straniero. Se davvero sei amichevole come dici, acconsentiresti a lasciare le tue armi, e quelle del troll e a venire avanti disarmato? Sarebbe un buon segno di buona fede se poi il troll acconsentisse a farsi legare. A queste condizioni, ti prometto che non torceremo un capello...no, una piuma intendo, a te e un pelo sudicio di quella creatura. Io sono Kromir Mandimartello e ti dò la mia parola."
 

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Lentamente, come già aveva fatto di fronte agli Elfi, slegò l'arco e la faretra dalla schiena, e le corde di tendine dalla cintura, arrotolando tutto nel mantello da viaggio.
Mise a terra anche i suoi due pugnali, mentre Zothar si sbarazzava della mannaia e del randello. La massiccia lancia del Troll era già sparita, legata com'era alla sella dell'Urutops.

"Ora Zothar si mette il guinzaglio, ma la corda vi chiedo di tenerla io. Altrimenti mi diventa triste, capitelo."


Zothar si tolse dalla spalla la corda che completava il loro equipaggiamento, ne fece un rozzo cappio e se lo mise al collo, porgendo placido l'altro capo al Sauriano.
Rakharro prese la corda, legandosela al polso.

"Sire Mandimarthel, siamo pronti a seguirvi"
 

Silen

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"Beh, per la barba di Wotan, questa proprio non me la aspettavo" disse il nano battendosi una pacce sulla fronte nel vedere il massiccio troll mettersi la corda al collo a mò di guinzaglio. Kromir accennò agli altri nani di farsi avanti ed una manciata di guerrieri scese lungo il pensio andando poi a controllare rapidamente che nessuno dei due viandanti nascondesse qualche altra arma dopodichè la tensione sembrò rilassarsi percettibilmente.
"Bene a quanto sembra sei una persona onesta. Vedrai che noi non siamo da meno; ma come tu stesso hai detto, un soldato difficlmente può essere biasimato per essere stato prudente. Vi scorteremo al nostro posto di guardia e li potremo parlare tranquillamente. Non mi lamenterò se vorrai parlarci del lontano nord, conosciamo veramente molto poco delr esto del mondo al di là delle terre che circondano le nostre montagne."
 

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"Potrei raccontarvi talmente tante cose sull'Impero, sulle altre nazioni a Nord di Ea e sul nostro viaggio sin qui da farti diventare bianca la barba prima di aver terminato, e, fidatevi, non vedo l'ora di iniziare. Ma se posso permettermi, molto abbiamo viaggiato per scoprire qualcosa sulle vostre lande, per cui spero che saremo in due a parlare. Se dirmi assai o poco, sta a voi decidere, ovviamente."

Calava presto, la sera, nelle strette gole del regno di Nagrond, l'altitudine ed il vento cospiravano nell'annullare i congiunti effetti della bella stagione e della bassa latitudine. Rakharro tornò col pensiero a quando incantava figli e nipoti, raccontando storie attorno al fuoco, il vento sibilante delle pianure confinato fuori dalla iurta. Sarebbe stato bello, per una volta, avere un tetto sulla testa. Anche perché le loro tende erano con gli Urutops, fuggiti chissaddove nel migliore dei casi, nel peggiore già sul fondo di una gola o travolti da una frana....
 
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