L'emissario del Regno di Minnonar rimase in disparte per quasi tutto il tempo.
Il suo sguardo era rapito dalla vista dell'opera sul vulcano, solo la dimostrazione sul mithril sembrò destare vagamente la sua curiosità.
Ignorò totalmente le contrattazioni in atto, dentro di sè le disprezzava, "schiocchezze da mercato", non di meno era grazie agli umani se il commercio nel regno fioriva redditizio.
Ma il vulcano, il suo ribollire di magia perfetta e puntuale, la sua grandiosità riempivano il suo animo di orgoglio e canalizzavano il suo sguardo e il suo interesse.
Certo, intorno a quell'opera perfetta vi erano gli operai nanici, nella sua mente formiche operose intente a raccogliere la linfa di qualcosa più grande.
Ma tra se e se lo sapeva, quell'opera grandiosa era solo merito degli studi e dell'arte dei Priminati, questa presa di coscienza per un attimo fuggente fece nascere nel suo animo sentimenti contrastanti. Se tutto quello era merito loro, tutti i suoi frutti dovevano appartenere agli elfi, o meglio una tale bellezza e perfezione non doveva essere lordata dall'avidità e dal commercio, doveva rimanere un monumento all'Arte, alla Magia e alla benevolenza di Ea che si era fatta dolcemente placare.
Ma poi la calma, la saggezza e una buona dose di superiorità insita ormai profondamente tra il suo popolo lo fecero tornare ad una relativa pace interiore, quello invero altro non era che un dono e un chiaro segno del sacro ruolo di Guida riservato ai Priminati.
Di tutto questo, ciò che trapelò all'esterno dell'aliena corazza di tranquillità e calma che da alcuni anni avvolgeva gli elfi del Regno furono solamente poche parole.
"Magnifica, un opera superba."