L'Arcimaestro, uomo saggio, anziano ed assolutamente non avvezzo ad inutili dimostrazioni di potere (considerate di cattivo gusto secondo i canoni degli esteti britannici, almeno per quanto riguardasse la magia), camminò silenziosamente fino al centro dell'arena, luogo dove poco sarebbe giunto anche il suo avversario. Appariva come un vecchio saldo e vispo, ancora riempito di una carica quasi giovanile per quanto le ossa sotto alle sue larghe vesti blu fossero ormai malandate ed il corpo una volta atletico ed invidiabile ormai smunto e storto.
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Reinhardt XI Britannia, per servire l'Imperatore. Eterna Gloria a Britannia. » si presentò sommessamente, aumentando la voce in modo tale da farsi sentire debolmente da tutti gli spalti.
Avrebbe atteso immobile poi il suo avversario, mentre i Savi di Britannia (capeggiati dalla Principessa Marianne) erigevano la barriera difensiva al Supremo Arcanista della corte di Taraska. Lui invece sarebbe stato immobile, impassibile... Persino davanti a qualsivoglia diavoleria si sarebbe inventato il dragonide per presentare il suo ingresso nell'arena (se ne avesse fatte).
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Ser Patnaik, è un onore avervi come avversario. Vi prego di avere pazienza se dovessi deludervi... Sapete, la schiena... »
Ma a quelle parole qualcosa sembrò scatenarsi nel vecchio, come un interruttore: i suoi occhi grigi, stanchi e attraversati dalle rughe si illuminarono della luce più pura delle stelle, divenendo di un unico bianco accecante che lasciava intendere come tutta la potenza insita nell'uomo fosse stata improvvisamente rilasciata. Per quanto avesse fatto il suo ingresso nell'arena con un bastone, per combattere non ne aveva bisogno: lo lasciò, ma esso rimase perfettamente in piedi, ritto e fermo. Allargate le mani, alle spalle e sui palmi delle mani dell'uomo cominciarono a fermarsi una serie di complessi geometrici per lo più rotondi e triangolari, tutti intersecati da loro in un moto continuo su di un solo piano.
Rune arcane, simbolo di una sola cosa: Reinhardt XI Britannia era pronto; e per non arrecare disonore sul suo avversario non si sarebbe trattenuto.