Atteso l'intervento di Caffaro, Dandolo si alzò in piedi lisciandosi la veste dogale con entrambe le mani. Fece un gesto ampio, quasi a prepararsi a un lungo discorso, una calma straordinaria trapelava dagli occhi del Doge.
Poi fece un cenno verso alcuni dei suoi portatori dicendo semplicemente:
"Aprite la cassa..."
Sferragliando con alcune barre di metallo, i portatori levarono il coperchio: un odore terribile si propagò per la sala in cui la discussione aveva luogo.
Con sguardo interrogativo i portatori si rivolsero al Doge.
"Ribaltate pure, meglio che tutti vedano la fine che fanno certi "beni e servizi"..."
La cassa fu portata al centro della sala circolare e ribaltata su un lato: una decina di teste rotolarono immediatamente fuori dal cassone, una rotolò fino ai piedi del giudice di Arborea, assieme a quelli che sembravano arti e frattaglie, vi erano anche armature ancora sporche di sangue rappreso e recanti ammaccature in varie parti, vi erano anche 5 insegne genovesi ben riconoscibili, due bandiere e altra la ferraglia che andava accumulandosi sulla sommità del macabro trofeo: tutto recava chiaramente il marchio di fattura della Repubblica di Zena.
Infine il Doge, dopo un attesa che parve molto lunga, prese parola con tono di voce penetrante:
Chiunque cerchi ciò che può essere comprato, è naturale che venga da noi, da noi a Venezia... chiunque ad eccezione dei malvagi e degli attentatori; poichè essi sanno bene che per ogni fornitura della quale la Serenissima fa provvigione e sostentamento, è la Serenissima che ne risponde qualora essa sia utilizzata in malo modo, soprattutto quando questa fornitura porta il vessillo del Leone di San Marco.
Orbene forse è questa la differenza che sta tra i servitori di Cristo Veneziani e quelli Liguri.
Noi sappiamo bene che colui che traghetta le anime nell'Ade è parte dell'Ade stesso!
Noi conosciamo il nome del nocchiero che mena l'Acheronte nelle due rive!
E ancora noi conosciamo bene l'historia di questo Pietro Atzeni e delle sue rivendicazioni immorali, il cui putridume riempie le narici più di queste vestigia tumefatte!
Perfino i Pisani, che da stranieri al pari dei Genovesi imposero le loro leggi in questa terra cristiana, già intervenirono salvaguardando la vita del padre di Barisone, legittimo erede di Logudoro, quand'egli non era che un cucciolo di uomo.
L'intervento papale a scongiurare una guerra con il giudicato di Arborea non più di qualche lustro fa, parea aver garantito e legittimato il trono di questa famiglia in quel di Torre.
Invece non possiamo oggi che mostrare alla comunità dei notabili sardi questa pergamena dell'amico Barisone giuntaci settimane orsono, dove ci informa che Malaspina e Atzeni attentano ancora alla sua legittimità, profittando del crollo della Repubblica Pisana, come i cani selvatici profittano degli avanzi di un oste distratto!
Nella disperazione dei sardi di Torre siamo intervenuti in suo favore: con il nostro vessillo, radunando mercenari che abbiamo posto sotto il nostro fiero stendardo, nella trasparenza di un atto dovuto; con la responsabilità di una repubblica sovrana agli occhi del mondo intero, sacrificando il nostro sangue, affinchè chiunque possa giudicare il nostro operato come retto agli occhi di Dio!
Non come banditori di carne, ne speziali di morte, al soldo dell'ultima canaglia immonda che cammina per l'Italia!
Vi sia da monito l'esposizione di ciò che abbiamo raccolto sul campo di battaglia, poichè questa è la fine che attende canaglie e complici di canaglie!
Ora noi, della discendenza di Aquileia, da romani pari alle vostre signorie, intendiamo proclamare una volta di più in questo luogo che la volontà dell'Onnipotente ha sentenziato, che consideriamo inammissibile l'ingerenza di qualsivoglia nazione non abbia titolo divino, ad interferire con lo status quo isolano o di una qualsiasi nazione dell'Italia insulare o peninsulare; a maggior ragione quando vi sono vincoli di sangue tra voi fratelli della Sardegna, che come saprete perfettamente dai vostri registri, siete imparentati l'un l'altro; insieme tenutari del fu unico diritto romano sull'isola da ben più di due secoli.
Questa millantata riconoscenza a Barisone da parte del Caffaro, come legittimo giudice di Logudoro da parte del rappresentante della stessa nazione che gli ha inviato truppe contro, non esitando a mostrare il suo vessillo in aiuto ad uno spodestatore, non solo risulta ipocrita e tardiva, ma risulta assolutamente ingarante di alcunchè!
Significa forse Caffaro, che qualsiasi montanaro ambizioso può recarsi a Genova, sicuro di poter armare le proprie schiere con l'unico talento dell'argento? Può forse Caffaro, un novello Musetto proclamarsi condottiero in nome dell'antico patronato musulmano sull'isola e sbarcare qui in virtù di un contratto prezzolato?
E voi giudici, è forse questo l'orgoglio sardo? di permettere che la terra dell'amico, del fratello, del padre sia calpestata nell'illegalità?
"Stipuliamo un'alleanza difensiva, con lo scopo di proteggere i territori e gli interessi di ciascuno dei partecipanti." così recita il vostro patto con i padroni di questi poveri cristiani mandati a morire per un ladro di troni!
E quale interesse vi è nell'avere per vicino un usurpatore? forse piuttosto vi è l'interesse Genovese di interferire indirettamente con una concessione mercantile che una bolla papale ci consegna, forse il console di Genova maldigerisce la nostra amicizia e vicinanza con il Re di Sicilia, voluto Re per titolo divino e da sempre protettore e amico dei popoli delle isole che furono romane?
E' la paura di perdere gli argenti di Sicilia che mena i vostri remi fino a Torre Caffaro? o la tracotanza di poter fingersi Re per diritto divino e di disporre della Sardinia a piacimento? che colpa ne hanno questi sardi se i vostri clienti italiani non ci disdegnano? che colpa Caffaro? Qual'è la loro colpa! Voi credevate che giudicassimo il Logudoro con la bilancia con cui voi giudicate i vostri alleati: ovverossia con il giogo e non con la bilancia!
Come potete accordare impunemente truppe che recano le vostre insegne a un ladro vergognoso, usurpatore di un trono che voi stessi ora dite ritenere legittimo! La legittimità non segue lo scirocco ne il maestrale! Vergognatevi delle vostre trame fallimentari! Voi sputate sulla dignità di questi giudici, nella tronfia vanità di crederli asserviti servi e non amici fedeli! Voi li credete con la schiena rotta e incapaci di muovervi critica! Non un giudice, non un legato, non un moccolo avete mosso per informare i vostri alleati di ciò che stavate per compiere, lasciando a Gallura lo scotto di dar riparo ai fuorilegge! Ed ora voi riconoscereste la legittimità del Barisone, scambiando uno scempio di carni cristiane per trattativa commerciale? Credete di uscirne dalla porta del mercato? Non sia mai!
E ai giudici di Gallura e Arborea io dico: parlate dunque con il cuore aperto, prendete ora una posizione, poichè questo vostro contratto coi barattieri di Zena è carta straccia, giudicate voi stessi se per convenienza, lascerete marcire la vostra dignitas al pari di queste carcasse del quale io vi omaggio, affinchè i vostri occhi si aprano, affinchè i vostri popoli conoscano l'orgoglio dei propri Judikes: venduti a Genovesi e burattini Lucchesi, o fieri di rivendicare il suolo dell'intera isola di Sardinia come loro casa!
Sappiate che il Patto di Spoleto interverrà contro chi si taccia di complicità al fianco di questi inetti: se Gallura non disarmerà immediatamente l'esercito in rotta nella sua città, ora ridotta a covo di intriganti e cospiratori, sarà il Patto stesso ad estirpare col fuoco purificatore, questa lebbra dalle vostre terre!
Se Gallura e Arborea non mostreranno chiara e visibile l'accesa fiaccola della ragione, discostandosi da questa folle condotta, ricongiungendosi al saggio Salusio, le cui parole hanno manifestato il suo essere savio, mostrando di comprendere quanto grave sia la loro posizione di alleati di una serpe affamata e tiranna, tributando la giusta considerazione a ciò che vi è stato mostrato, il Patto provvederà a porre un recinto tra l'ovile di chi gli è fedele e la selva in cui i lupi voraci coltivano l'avidità e la mattanza.
Le nostre porte restano aperte oggi, non domani.
Siate tosti a giurare fedeltà alla Verità e non alla Menzogna, poichè essa sola, come il Salvatore ha insegnato, vi renderà liberi.
Assicuratosi che tutti avessero udito, il Doge rimase in piedi, fissando i due giudici di Gallura e Arborea.