La Dieta Sarda

Ostrègone

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Fantacalciaro
*Le missive sono indirizzate, accompagnate dagli uomini fidati del Giudice di Cagliari nei rispettivi luoghi, al Giudice di Gallura Costantino I Spano, al Giudice d'Arborea Costantino I De Lacon Serra, al Giudice di Logudoro Barisone II, al Console Caffaro di Rustico, al Doge Enrico Dandolo*

O Rispettabilissimi Signori,

Vergo queste parole per invitarVi a un incontro pacifico che si terrà nel mio Giudicato per discutere meglio dell'attuale situazione che l'intera Isola sta affrontando e cercare di giungere quindi a soluzioni pacifiche e diplomatiche riguardanti la questione, in modo che non mettano in pericolo nessuno dei nostri Popoli e interessi.
Si prega dunque la vostra Onorevole presenza in quel di Calari; in caso non voleste venire, potrete mandare certamente i vostri più fidati legati a riferire per conto della Vostra parola, tuttavia sarebbe meglio ci foste voi tutti presenti per avere ben chiara la situazione e sentire meglio la verità dalle nostre voci. Potrete disporre una piccola scorta che Vi accompagni qui in modo che si rispetti la totale quiete che si terrà durante l'incontro.
Vi informo che, oltre al Giudicato di Cagliari, saranno presenti la Repubblica di Genova, di Venezia e i Giudicati d'Arborea, Gallura e Logudoro.
Quest'incontro è a salvaguardia del bene dell'Isola e dei nostri interessi e Vi prego quindi di affrettare il vostro arrivo per discutere meglio della situazione del Nord dell'Isola.


Il Giudice di Cagliari, Costantino II Salusio III
 

Toga!

Chosen one
*recante il sigillo del Leone di San Marco*

Onorevole Giudice Costantino,
Vi mando questa missiva da Piombino.
Stiamo già giungendo alla volta della Sardegna, io solo più una nostra scorta veneta di 500 cavalieri.
A presto ordunque.

Il Doge di Venezia, Enrico Dandolo
 

Nemo

Chosen one
Carissimo Costantino Salusio,

degli affari della Repubblica in Sardegna si è sempre occupata l'Ambasciatrice Alina, e nutrirei la massima fiducia se fosse lei a partecipare all'incontro che avete proposto. Ma, in rispetto alla vostra personale richiesta e alla nostra amicizia, giungerò io stesso in quel di Calari per presenziare alla riunione.

Caffaro
 

Rebaf

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Fantacalciaro
[Direi che possiamo partire]

Dopo qualche settimana giunsero a Cagliari i giudici di Gallura ed Arborea, filo-genovesi, e Barisone II, giudice di Logudoro che aveva dovuto appena affrontare la rivolta di Pietro Atzeni. La dieta ebbe così inizio, Barisone prese immediatamente la parola e con voce greve disse: "Egregi giudici di Cagliari e rappresentanti dei popoli di Genova e Venezia, pensate sia dunque accettabile che uomini, che già decenni fa tentarono di spodestare mio padre su pretese dinastiche inette, siano traghettati dalla rispettabile Repubblica di Genova a Logudoro per privarmi del mio legittimo diritto a governare su Logudoro? E' dunque questo che vogliamo? Influenza delle potenze straniere? Dichiaro inaccettabile questa azione di guerra portata da Genova e dai suoi alleati e dichiaro con forza l'indipendenza di Logudoro da tutto ciò."
 

Toga!

Chosen one
il Doge Dandolo si mise a sedere comodamente sullo scranno a lui riservato, esattamente al lato opposto della sala circolare in cui sedeva il console Caffaro. I suoi portatori a fatica misero di fianco al suo seggio una voluminosa cassa dal contenuto misterioso. "Omaggi per il popolo di Sardegna..." disse brevemente com'era nel suo stile, ai bargelli del giudicato di Cagliari che gli chiesero cosa essa contenesse. Alle parole di Barisone il Doge si limitò a fissare dapprima sbadigliando il console Genovese, per poi rivolgere le occhiate più bieche che si fossero mai viste ai giudici di Arborea e Gallura, infine con uno sguardo deciso incrociò gli occhi del vegliardo giudice Costantino Salusio quasi a invitarlo a prendere parola.
 

Ostrègone

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Fantacalciaro
Costantino aveva salutato con rispetto le delegazioni che erano giunte così tempestivamente nella città, per parlare nella Dieta da lui decisa; soprattutto rivolse calorosi benvenuti al Doge di Venezia, un nobile signore che allora non aveva ancora conosciuto di persona, mentre i soliti benvenuti amichevoli erano verso il Console e gli altri Giudici, tuttavia un lungo sguardo riflessivo si era posato sul viso di Caffaro di Rustico, quasi a voler capire cosa stesse pensando in quel momento.
Fatto avvicinare a sé il fido Guglielmo, prese posto e ascoltò con particolare attenzione le parole del Giudice di Logudoro, Barisone II. Dopo aver risposto a uno sguardo del Doge, si alzò quando l'altro Giudice finì di parlare.
"Nobili Signori qui riuniti, siamo qui proprio per discutere su ciò che Barisone ha appena accennato. Qua, Saggissimi Signori, nel suolo dell'Isola, si è dovuti assistere a un' azione scriteriata: la Repubblica di Genova ha messo mano nelle questioni del Giudicato di Logudoro. Ora: nemmeno io, che non ho alcun patto d'alleanza col Giudicato di Logudoro ma governo terre della stessa Isola, mi sognerei di decidere se il Giudice sia legittimo o meno e quindi di intervenire; ma invece qualcuno ora lo sta facendo, andando contro gli equilibri dell'Isola! Senza che poi oltretutto io sia stato avvertito da qualcuno delle azioni che stavano per essere fatte; riuscite a comprendere il mio sentimento quando ho sentito che una parte dell'Isola che amo era in subbuglio, in preda al disordine, perché qualcuno ha cercato di intervenire negli affari che non gli riguardano? Non bene, Rispettabilissimi Signori, per uno che ha sempre predicato l'unione e la pace di queste terre, per contrastare le ingerenze altrui. Ingerenze che ora si ripercuotono sul nobile Giudice Barisone e la sua legittimità!".
Conclude, scrutando severo i Giudici d'Arborea e Gallura, per poi guardare il Console di Genova, quasi aspettando finalmente la sua parola.
 

Nemo

Chosen one
Caffaro era giunto nella sala per primo, quando c'era ancora solo il giudice Constantino Salusio. Si mise a sedere al suo posto e attese l'arrivo degli altri partecipanti.
Il Doge di Venezia, giusto per non smentirsi, arrivò nella sala con una pletora di portantini che portavano a fatica un'enorme cassa. Per farsi notare farebbero qualunque cosa.
Quando tutti si sedettero prese la parola Barisone. Caffaro si aspettava che ad aprire il colloquio sarebbe stato Costantino Salusio come padrone di casa, ma evidentemente Barisone aveva urgenza di parlare tanto da non rispettare le buone maniere neanche ad una riunione di questa importanza.
Barisone si lanciò in un'invettiva contro Genova e il presunto coinvolgimento nella rivolta a Logudoro. Caffaro attese che finisse e che prendesse la parola Costantino Salusio affinché la discussione ritornasse a toni più consoni.
Quando il giudice finì il suo intervento, Caffaro si alzò e prese la parola:

"Negli scorsi mesi, e ancora in questa sede, si sono lanciate gravi accuse nei confronti della Repubblica, e certo qualcuno ha nei propri interessi quello di screditarci.
E' sì vero che l'Atzeni giunse a Genova alcuni mesi or sono, quando ancora non era un traditore ricercato, ma lo fece non per accordarsi con la Repubblica, ma altresì per reclutare un esercito mercenario con il quale perseguire i suoi scopi.
Genova è prima di tutto una città di commercio, e chiunque cerchi ciò che può essere comprato è naturale che giunga da noi, ma questo non significa che la Repubblica sia responsabile di beni e servizi che in essa vengano acquistati.
La Repubblica declina ogni responsabilità per le azioni dell'Atzeni e riconosce in Barisone il giudice legittimo di Logudoro".


Dopo il breve intervento, Caffaro si risedette per dare la parola agli altri convenuti.
 

Toga!

Chosen one
Atteso l'intervento di Caffaro, Dandolo si alzò in piedi lisciandosi la veste dogale con entrambe le mani. Fece un gesto ampio, quasi a prepararsi a un lungo discorso, una calma straordinaria trapelava dagli occhi del Doge.
Poi fece un cenno verso alcuni dei suoi portatori dicendo semplicemente:

"Aprite la cassa..."

Sferragliando con alcune barre di metallo, i portatori levarono il coperchio: un odore terribile si propagò per la sala in cui la discussione aveva luogo.
Con sguardo interrogativo i portatori si rivolsero al Doge.

"Ribaltate pure, meglio che tutti vedano la fine che fanno certi "beni e servizi"..."

La cassa fu portata al centro della sala circolare e ribaltata su un lato: una decina di teste rotolarono immediatamente fuori dal cassone, una rotolò fino ai piedi del giudice di Arborea, assieme a quelli che sembravano arti e frattaglie, vi erano anche armature ancora sporche di sangue rappreso e recanti ammaccature in varie parti, vi erano anche 5 insegne genovesi ben riconoscibili, due bandiere e altra la ferraglia che andava accumulandosi sulla sommità del macabro trofeo: tutto recava chiaramente il marchio di fattura della Repubblica di Zena.

Infine il Doge, dopo un attesa che parve molto lunga, prese parola con tono di voce penetrante:

Chiunque cerchi ciò che può essere comprato, è naturale che venga da noi, da noi a Venezia... chiunque ad eccezione dei malvagi e degli attentatori; poichè essi sanno bene che per ogni fornitura della quale la Serenissima fa provvigione e sostentamento, è la Serenissima che ne risponde qualora essa sia utilizzata in malo modo, soprattutto quando questa fornitura porta il vessillo del Leone di San Marco.
Orbene forse è questa la differenza che sta tra i servitori di Cristo Veneziani e quelli Liguri.
Noi sappiamo bene che colui che traghetta le anime nell'Ade è parte dell'Ade stesso!
Noi conosciamo il nome del nocchiero che mena l'Acheronte nelle due rive!
E ancora noi conosciamo bene l'historia di questo Pietro Atzeni e delle sue rivendicazioni immorali, il cui putridume riempie le narici più di queste vestigia tumefatte!
Perfino i Pisani, che da stranieri al pari dei Genovesi imposero le loro leggi in questa terra cristiana, già intervenirono salvaguardando la vita del padre di Barisone, legittimo erede di Logudoro, quand'egli non era che un cucciolo di uomo.
L'intervento papale a scongiurare una guerra con il giudicato di Arborea non più di qualche lustro fa, parea aver garantito e legittimato il trono di questa famiglia in quel di Torre.
Invece non possiamo oggi che mostrare alla comunità dei notabili sardi questa pergamena dell'amico Barisone giuntaci settimane orsono, dove ci informa che Malaspina e Atzeni attentano ancora alla sua legittimità, profittando del crollo della Repubblica Pisana, come i cani selvatici profittano degli avanzi di un oste distratto!
Nella disperazione dei sardi di Torre siamo intervenuti in suo favore: con il nostro vessillo, radunando mercenari che abbiamo posto sotto il nostro fiero stendardo, nella trasparenza di un atto dovuto; con la responsabilità di una repubblica sovrana agli occhi del mondo intero, sacrificando il nostro sangue, affinchè chiunque possa giudicare il nostro operato come retto agli occhi di Dio!
Non come banditori di carne, ne speziali di morte, al soldo dell'ultima canaglia immonda che cammina per l'Italia!
Vi sia da monito l'esposizione di ciò che abbiamo raccolto sul campo di battaglia, poichè questa è la fine che attende canaglie e complici di canaglie!
Ora noi, della discendenza di Aquileia, da romani pari alle vostre signorie, intendiamo proclamare una volta di più in questo luogo che la volontà dell'Onnipotente ha sentenziato, che consideriamo inammissibile l'ingerenza di qualsivoglia nazione non abbia titolo divino, ad interferire con lo status quo isolano o di una qualsiasi nazione dell'Italia insulare o peninsulare; a maggior ragione quando vi sono vincoli di sangue tra voi fratelli della Sardegna, che come saprete perfettamente dai vostri registri, siete imparentati l'un l'altro; insieme tenutari del fu unico diritto romano sull'isola da ben più di due secoli.
Questa millantata riconoscenza a Barisone da parte del Caffaro, come legittimo giudice di Logudoro da parte del rappresentante della stessa nazione che gli ha inviato truppe contro, non esitando a mostrare il suo vessillo in aiuto ad uno spodestatore, non solo risulta ipocrita e tardiva, ma risulta assolutamente ingarante di alcunchè!
Significa forse Caffaro, che qualsiasi montanaro ambizioso può recarsi a Genova, sicuro di poter armare le proprie schiere con l'unico talento dell'argento? Può forse Caffaro, un novello Musetto proclamarsi condottiero in nome dell'antico patronato musulmano sull'isola e sbarcare qui in virtù di un contratto prezzolato?
E voi giudici, è forse questo l'orgoglio sardo? di permettere che la terra dell'amico, del fratello, del padre sia calpestata nell'illegalità?
"Stipuliamo un'alleanza difensiva, con lo scopo di proteggere i territori e gli interessi di ciascuno dei partecipanti." così recita il vostro patto con i padroni di questi poveri cristiani mandati a morire per un ladro di troni!
E quale interesse vi è nell'avere per vicino un usurpatore? forse piuttosto vi è l'interesse Genovese di interferire indirettamente con una concessione mercantile che una bolla papale ci consegna, forse il console di Genova maldigerisce la nostra amicizia e vicinanza con il Re di Sicilia, voluto Re per titolo divino e da sempre protettore e amico dei popoli delle isole che furono romane?
E' la paura di perdere gli argenti di Sicilia che mena i vostri remi fino a Torre Caffaro? o la tracotanza di poter fingersi Re per diritto divino e di disporre della Sardinia a piacimento? che colpa ne hanno questi sardi se i vostri clienti italiani non ci disdegnano? che colpa Caffaro? Qual'è la loro colpa! Voi credevate che giudicassimo il Logudoro con la bilancia con cui voi giudicate i vostri alleati: ovverossia con il giogo e non con la bilancia!
Come potete accordare impunemente truppe che recano le vostre insegne a un ladro vergognoso, usurpatore di un trono che voi stessi ora dite ritenere legittimo! La legittimità non segue lo scirocco ne il maestrale! Vergognatevi delle vostre trame fallimentari! Voi sputate sulla dignità di questi giudici, nella tronfia vanità di crederli asserviti servi e non amici fedeli! Voi li credete con la schiena rotta e incapaci di muovervi critica! Non un giudice, non un legato, non un moccolo avete mosso per informare i vostri alleati di ciò che stavate per compiere, lasciando a Gallura lo scotto di dar riparo ai fuorilegge! Ed ora voi riconoscereste la legittimità del Barisone, scambiando uno scempio di carni cristiane per trattativa commerciale? Credete di uscirne dalla porta del mercato? Non sia mai!
E ai giudici di Gallura e Arborea io dico: parlate dunque con il cuore aperto, prendete ora una posizione, poichè questo vostro contratto coi barattieri di Zena è carta straccia, giudicate voi stessi se per convenienza, lascerete marcire la vostra dignitas al pari di queste carcasse del quale io vi omaggio, affinchè i vostri occhi si aprano, affinchè i vostri popoli conoscano l'orgoglio dei propri Judikes: venduti a Genovesi e burattini Lucchesi, o fieri di rivendicare il suolo dell'intera isola di Sardinia come loro casa!
Sappiate che il Patto di Spoleto interverrà contro chi si taccia di complicità al fianco di questi inetti: se Gallura non disarmerà immediatamente l'esercito in rotta nella sua città, ora ridotta a covo di intriganti e cospiratori, sarà il Patto stesso ad estirpare col fuoco purificatore, questa lebbra dalle vostre terre!
Se Gallura e Arborea non mostreranno chiara e visibile l'accesa fiaccola della ragione, discostandosi da questa folle condotta, ricongiungendosi al saggio Salusio, le cui parole hanno manifestato il suo essere savio, mostrando di comprendere quanto grave sia la loro posizione di alleati di una serpe affamata e tiranna, tributando la giusta considerazione a ciò che vi è stato mostrato, il Patto provvederà a porre un recinto tra l'ovile di chi gli è fedele e la selva in cui i lupi voraci coltivano l'avidità e la mattanza.
Le nostre porte restano aperte oggi, non domani.
Siate tosti a giurare fedeltà alla Verità e non alla Menzogna, poichè essa sola, come il Salvatore ha insegnato, vi renderà liberi.


Assicuratosi che tutti avessero udito, il Doge rimase in piedi, fissando i due giudici di Gallura e Arborea.
 

Ostrègone

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Fantacalciaro
Colpito dalla forte eloquenza del Doge Dandolo, annuì rispettosamente alle sue parole veritiere, per poi spostare lo sguardo sui Giudici di Gallura e Arborea. Rimanendo seduto sullo scranno, aggiunse brevemente, come esortazione:

"Orsù, Rispettabili Giudici, che condividete con me il potere sulle genti di quest'Isola, mostrate ora di tenere a essi, proferendo ora parole assennate! Vi prego di riflettere sulle pie e intelligenti parole del Doge, che rispecchiano intenti che, sebbene ora siano comprensivi, presto si manifesteranno in modo feroce, qualora voi non agiate in modo assai saggio nei confronti della situazione che grava sulla nostra Isola. Riflettete, o Giudici! Scegliete la ragione e la verità, non la stupidità e l'infamia che deriva dalla menzogna, che invece presero coloro la cui testa ha rotolato in questa sala!".

Fissò attentamente i volti dei Giudici, sperando che la sua breve esortazione servisse a qualcosa.
 

Toga!

Chosen one
...alla fine dopo lunghi e meditabondi minuti fu il Giudice di Arborea Costantino I de Lacon Serra a prendere parola <Riteniamo infondate le accuse di Barisone II, dopotutto la sua famiglia crebbe a Pisa, che sempre ha messo naso nelle nostre vicende ne più ne meno di Genova. Questa è sicuramente una manovra sottobanco contro l'unico alleato fedele che abbiamo ora, Sia lode a Genova! non ci separeremo dai nostri alleati quand'anche mille teste dovessero rotolare ancora! Questi veneti che alla maniera dei saraceni si presentano in cotale dieta in questo modo non hanno la benchè minima potestà di poter parlare!>
 

Toga!

Chosen one

...Venne poi il turno del giudice Gallurese Costantino I Spano, si guardò intorno con aria molto grave, dapprima fissando Dandolo, poi Caffaro infine pronunciò:
<Le parole che abbiamo udito sono molto gravi, infamano pesantemente il nostro alleato principale ovverossia il console Caffaro. Tuttavia come giudicare questo atto in Logudoro? e perchè mai dovremmo dare asilo a un impostore? perchè non siamo stati informati degli avvenimenti? Noi crediamo come il giudicato di Cagliari, che il Dandolo abbia legittimamente difeso un nostro pari. Ragion per cui, sebbene a malincuore, abbracciamo la teoria del diritto divino inalienabile e confermiamo il nostro appoggio al giudicato di Logudoro, al giudicato di Cagliari e alla Repubblica Veneziana ed esprimiamo la nostra solidarietà!>
 

Ostrègone

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Fantacalciaro
Costantino ascoltò con attenzione le parole dei due Giudici. Non fu difficile notare l'amarezza dopo le parole del Giudice d'Arborea, mentre quelle del Giudice Costantino I Spano lo rallegrarono e strapparono un sorriso sul volto del maturo Giudice di Cagliari. Si alzò e riprese parola, indicando con la mano destra il Giudice di Gallura e guardando Costantino I De lacon Serra in viso, con occhi penetranti.

"Come si è visto, Gallura ha dimostrato di avere senno e di credere alla pura verità. Accetto con gioia le parole del rispettabile Giudice Costantino I Spano, e sono contento che abbia scelto di legittimare il giusto erede al Giudicato di Logudoro. Ora si possono stanare quei miseri che attentarono all'ordine dell'Isola e giudicarli per le loro colpe, Dio penserà ai loro peccati! Spero che il Giudice si appresti a trovare quei rivoltosi, in modo che vengano giudicati per quello che osarono fare.
Quanto a Voi, Giudice Costantino I De Lacon Serra, pure io pensavo prima di questo fatto che il Console Caffaro fosse il nostro miglior alleato. In questi anni si era sempre mostrato saggio e leale al Patto che venne stipulato, sia di natura diplomatica che commerciale; nulla infatti recrimino dell'andamento dei commerci fra il Giudicato mio e la Repubblica di Genova. Tuttavia questa notizia mi ha colpito profondamente, nell'animo, nella fiducia che riponevo... infatti la Verità mi sembra chiara e inconfutabile: il Console ha attentato allo status quo che vigeva nell'Isola!
Voi, o Giudice, dite che le accuse sono infondate, ma le prove sono state mostrate e le parole enunciate chiaramente e la Verità è sotto i vostri occhi. Mi chiedo se vogliate vederla o no. Come avete detto il Doge non ha alcuna potestà, se non quella di parlare per conto della Verità! Che è ben più alta di quella che potrebbe esercitare su di me, e fidatevi che non la esercita. Forse vi siete scordato delle mie missive, a Voi e al vostro predecessore?"

Lo sguardo va agli altri Giudici, guardandoli come a voler verificare della veridicità delle sue parole.
"In questi anni mi sono sempre mostrato solidale, solidale verso i fratelli della nostra amata Isola. Come ho sempre ribadito, mai quest'isola volevo che cadesse in mano Straniera e finché sarò in vita nessuna ingerenza di alcun tipo ci sarà qui. Darò solo la libertà che spetta al popolo della Sardegna, libertà di governarsi e di decidere per sé. Invece Voi, o Giudice, fate il gioco di tutti i Signori che mirano a queste mirabili terre, che godono al solo pensiero di sfaldarci a poco a poco, di farci cadere in un mare d'insicurezza e di falsità per ottenebrarci le menti! Noi dobbiamo essere uniti, uniti per affermare ciò che siamo e ciò che possiamo diventare! Senza l'unità non potremo mai far nulla ed è per questo che prego Voi di fidarvi delle accorte parole dell'illustre Doge, che mettono in evidenza ciò che stava portando a una totale divisione dell'Isola. Ma io non voglio assolutamente questo e mi oppongo. Se mi oppongo a ciò, come potrei fare il gioco di chi invece trama di farci cadere? Il Doge assolutamente non vuole questo, egli vuole che la Giustizia e la Verità trionfino su queste terre, per ridare libertà e dignità al popolo dell'Isola, e che risplenda dei commerci floridi che ella merita, ma che per nostra divisione non vengono adeguatamente sfruttati. Perciò invoco la massima unione di noi quattro, Giudici di queste terre, in vista di un futuro che tenterò di attuare, che renderà rosea la situazione della Sardegna, come forse mai si è mai vista.
Tuttavia devo annunciare al Console Caffaro, che dopo questa mossa in quel Logudoro, io mi tiro fuori dall'Alleanza che venne stipulata fra noi Giudicati e altri Stati della Penisola; non ho le garanzie per continuare a ritenermi sicuro con essa. Mi tiro fuori in vista di future decisioni più prudenti e spero che voi, o Giudici rispettabili, facciate altrettanto e mi seguiate nel mio assennato intento!"

Termina, osservando con occhi profondi i Giudici dell'Isola e mettendosi poi a sedere, attendendo risposte cruciali al destino della Sardegna.[/i]
 

Toga!

Chosen one
Il giudice di Arborea a quel punto si alzò e con un cenno lasciò la sala. <Non perderemo altro tempo con dei traditori! a parer mio questa dieta non avrebbe dovuto nemmeno essere celebrata!>
 

Ostrègone

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Fantacalciaro
Costantino osservò silenzioso il Giudice d'Arborea abbandonare la sala della Dieta, ma nel suo volto era dipinta una forte espressione di rammarico. Scosse il capo e si alzò lentamente dallo scranno, spaziando gli sguardi a tutti i presenti.

"Ahimè, ahimè. Non esiste per me più grande amarezza che veder un mio fratello nell'Isola che si divide da me, che sono l'altro... in confronto le coltellate a Giulio Cesare sono ben poca cosa rispetto a questo dolore".
Seguì una pausa lunga, dove camminò, meditando sulle parole da dire.
"Ma ad Arborea penseremo dopo, con molta premura, ve lo garantisco. Ma questa Dieta deve pur finire e deve abbracciare benevolmente il futuro degli altri due Giudicati che si sono mostrati pii nel seguire la saggezza dei due rispettabili Giudice dettata dalla pura e sacra verità"
Il tono si fece più autorevole e imperioso, come a voler sancire la fine di quella Dieta, con le ultime giuste disposizioni.
"Io esigo, per me e per l'Isola tutta, ma soprattutto per il Giudice Barisone, il ritrovamento e la consegna di tutta la fazione dei ribelli che attentò alla legittima autorità in quel di Logudoro; per prima cosa voglio l'Atzeni e che venga portato qui, a Calari, affinché sia giudicato per tutte le sue azioni, mentre gli altri ribelli vengano portati nelle prigioni, prima di una definitiva decisione. Il male che ha serpeggiato nelle terre dell'Isola deve cessare subito e presto, sennò presto, come un mortale veleno, si espanderà e i danni, o miei Giudici, saranno ben superiori di quelli attuali. Agire tempestivamente e duramente!"
Il suo sguardo si posò fra il Giudice Costantino I Spano di Gallura, il Doge Dandolo e il Console Caffaro.
"Per i servizi resi alla giustizia e alla verità, cosicché quest'Isola possa oggi godere di pace e tranquillità, penso che il Doge debba pur aver riconosciuti quelle concessioni commerciali in quel di Gallura che mi paiono un piccolo compenso per tutto quello che ha fatto qui, per tutta la tempestività che ci ha messo a venire qui, a Calari, per vedere la supremazia della giustizia. E come ho detto prima, mi sono sentito deluso, affranto e quasi tradito dal comportamento della Repubblica di Genova. Come ho affermato, mai ci furono problemi nelle nostre posizioni commerciali, né nello scambio dei prodotti e quant'altro, ma non sento più come sicura e favorevole l'alleanza militare che un tempo vigeva fra quest'Isola e una parte della penisola settentrionale; annuncio così che il Giudicato di Cagliari esce da quel patto. Esce, perché i venti dalla Penisola portano liete novelle riguardo un'alleanza di grande valore fra gli Stati di essa. Voi, o rispettabile Doge, ne fate già parte come ho sentito; credo mi appresterò anch'io nella saggezza più elevata a entrare nel patto che ha molte garanzie per l'Isola, e spero che anche voi, o Giudici saggi, facciate altrettanto, altrimenti prevedo una divisione e un pericolo gravare sulla Sardegna; guardate a Sud! queste sono le mie ultime parole: attenti al Sud!"
Si sedette, con un sospiro, osservando il Console Caffaro. Non aveva intenzione di offenderlo, ma la situazione aveva richiesto quell'atto.
 

Nemo

Chosen one
Sono davvero sconcertato dal vostro comportamento in questa sede, giudice Costantino Salusio. Avete preferito credere allo straniero, giunto a portare alla vostra corte menzogne accompagnate dallo scempio degno di un saraceno, senza neanche consultare prima il vostro alleato a riguardo. Mi viene da chiedere cosa la serpe veneziana vi abbia offerto in cambio del vostro tradimento, perché è di questo che si tratta.
Voi vi portate a difesa dell'unità dei giudicati sardi, ma siete proprio voi a porre una divisione difficilmente conciliabile, preferendo lo straniero al vostro alleato.
Le vostre richieste poi, di concedere ai veneziani accesso ai commerci di Gallura è quasi oltraggioso. I commerci in Gallura sono stati affidati alla Repubblica dal Santo Padre in persona, ed accettate dal giudice Costantino, quindi chi siete voi per chiedere ciò che la Repubblica ha doppiamente diritto a tenere per sé?

Il giudice Costantino Spano ha sì confermato di considerare legittimo il giudice Barisone, cosa che io stesso ho fatto quindi non ho capito quale fosse il dilemma, ma non ha altresì accettato una resa incondizionata ai veneziani.
Collaborerà con loro, ma io confido che sia più saggio del giudice di Cagliari e che rifiuti le pressioni dei veneziani, mantenendo i patti sottoscritti con la Repubblica di Genova.

E voi, Doge Dandolo, non crediate che questa disgustosa messa in scena degna di un saraceno non avrà le conseguenze necessarie da chi di dovere.


Detto ciò lasciò la sala con il suo seguito.
 

Toga!

Chosen one
*trovatosi praticamente da solo, il giudice Spano non potè che scegliere il male minore acconsentendo alle richieste di Salusio. Gallura quindi entrava a far parte del Patto Spoletano. Per quanto riguardava le concessioni il giudice negò la chiusura dell'emporio genovese, mantenendo quindi i profitti della Zena e rimettendosi al giudizio degli Altavilla di Sicilia, i loro nuovi protettori assieme alla Serenissima*
 
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