La saponatrice di Correggio?
Ero curioso di conoscere le gesta di questa simpatica, e per me sconosciuta, signora quindi mi sono informato con l'Internet...c'è veramente di tutto in questa vecchietta...paronoia, crudeltà, sadismo, freddezza...
Secondo il memoriale della Cianciulli, sua madre aveva pronunciato contro di lei una maledizione in punto di morte che le augurava una vita piena di sofferenze. Come se ciò non bastasse, anni prima una zingara le aveva fatto una terribile profezia, la cui prima parte recitava:
«
Ti mariterai, avrai figliolanza, ma tutti moriranno i figli tuoi. »
La predizione (sempre secondo il memoriale) fu veritiera: le sue prime 13 gravidanze finiscono con 3 aborti spontanei e 10 neonati morti nella culla. Solo dopo l'intervento di una "strega" locale, Leonarda riesce finalmente a portare a termine la prima e poi altre tre gravidanze. Questi quattro bambini diventano per Leonarda un bene da difendere a qualsiasi prezzo. Nel
1939, allo scoppio della
seconda guerra mondiale, l'unica figlia femmina, Norma, frequenta ancora l'asilo delle suore; i due maschi più giovani, Bernardo e Biagio, sono rispettivamente militare di leva e studente ginnasiale, mentre Giuseppe, il più grande e il più amato, nonostante sia iscritto a Lettere all'
Università di Milano, corre il rischio di essere richiamato al fronte. Al solo pensiero di tale sorte per il figlio prediletto, Leonarda, secondo le sue parole, sarebbe caduta preda dello sconforto. Memore dell'intervento magico compiuto anni prima della strega, e andato a buon fine, Leonarda trova ben presto la soluzione al suo problema: la magia, prendendo così una drastica decisione: fare sacrifici umani in cambio della vita del figlio.
Così si legge infatti nelle sue memorie:
«
Non potevo sopportare la perdita di un altro figlio. Quasi ogni notte sognavo le piccole bare bianche, inghiottite una dopo l'altra dalla terra nera... per questo ho studiato magia, ho letto i libri che parlano di chiromanzia, astronomia, scongiuri, fatture, spiritismo: volevo apprendere tutto sui sortilegi per riuscire a neutralizzarli. »
[...]Accoglie in casa sua molte persone che intrattiene con aneddoti e cui offre dolci che ama cucinare; in particolare riceve spesso tre donne, tutte sole e non più giovani, insoddisfatte della routine di paese e desiderose di rifarsi una vita altrove: approfittando di questo loro desiderio, Leonarda le attira nella sua trappola.
La più anziana delle sue vittime [...] è Faustina Setti detta "Rabitti". Si tratta di una donna di settant'anni, semianalfabeta ma inguaribile romantica, che Leonarda attira con l'assicurazione di averle trovato un marito a
Pola. Leonarda la convince inoltre a non parlare a nessuno della novità, per evitare invidie e maldicenze; il giorno della partenza Faustina si reca a casa dell'amica, per farsi dare le ultime istruzioni e per farsi scrivere da Leonarda una lettera da spedire alle amiche appena giunta a Pola, nonché per firmare a Leonarda una
delega per gestire i suoi beni. Ma il viaggio è destinato a non cominciare mai: Leonarda, infatti, uccide l'anziana donna a colpi di
ascia, poi ne trascina il corpo in uno stanzino e lo seziona in nove parti, raccogliendo il sangue in un catino. Come ella stessa scriverà nel memoriale redatto in carcere:
«
Gettai i pezzi nella pentola, aggiunsi sette chilogrammi di soda caustica, che avevo comprato per fare il sapone, e rimescolai il tutto finché il corpo sezionato si sciolse in una poltiglia scura e vischiosa con la quale riempii alcuni secchi e che vuotai in un vicino pozzo nero. Quanto al sangue del catino, aspettai che si coagulasse, lo feci seccare al forno lo macinai e lo mescolai con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un poco di margarina, impastando il tutto. Feci una grande quantità di pasticcini croccanti e li servii alle signore che venivano in visita, ma ne mangiammo anche Giuseppe ed io. »
La seconda vittima, un'insegnante d'asilo di nome Francesca Clementina Soavi, a cui Leonarda aveva promesso un lavoro al collegio femminile di
Piacenza, cade nella trappola il 5 settembre 1940: per stornare i sospetti più a lungo possibile, Leonarda la convince a scrivere delle cartoline ai familiari per scusarsi dell'assenza e a spedirle da Correggio per evitare di far conoscere la sua destinazione, almeno fino a quando non sarà sicura di aver ottenuto il posto
[2]. Il copione si ripete: dopo averla uccisa, Leonarda ruba i pochi soldi della vittima e, con il permesso che costei le aveva concesso prima di morire, si fa carico di vendere tutte le sue cose e si tiene la somma guadagnata. Il figlio Giuseppe va a Piacenza a spedire le lettere della vittima. Leonarda non può ancora saperlo, ma Francesca non ha mantenuto la promessa di tenere la bocca chiusa sul suo imminente trasferimento: una vicina di casa, infatti, è a conoscenza della sua destinazione, ma non si fa avanti e la vicenda viene dimenticata, anche perché la scomparsa di una sola donna si somma alle centinaia di morti che la guerra provocava ogni giorno.
La terza vittima è la cinquantanovenne Virginia Cacioppo (
Reggio Emilia, 17 giugno
1881 – Correggio, 30 novembre
1940), un'ex
soprano di buon successo (dopo aver studiato canto al
Conservatorio di Milano ed esordito nella
Carmen di
Bizet nel luglio del
1904 al
Teatro Valli di Reggio Emilia si costruì un cospicuo curriculum, ricevendo notorietà e recitando in opere di
Verdi,
Puccini e
Mozart per lo più in Italia, in
Libano e in
Egitto anche al fianco di direttori d'orchestra importanti come
Emilio Usiglio).
[2] Leonarda attira la sua curiosità offrendole un impiego a
Firenze come segretaria di un misterioso impresario teatrale, e contemporaneamente la stuzzica ventilandole l'ipotesi di un possibile futuro ingaggio. Di nuovo, le avanza la preghiera di non dire niente a nessuno, ma ancora una volta la promessa viene infranta: Virginia, infatti, si confida con un'amica la mattina stessa della sua "partenza". Quindi, la poveretta scompare.
Infatti, il 30 novembre 1940 anche la Cacioppo è finita nel pentolone di Leonarda Cianciulli che, in proposito, scriverà più tardi nel suo memoriale:
«
Finì nel pentolone, come le altre due (…); ma la sua carne era grassa e bianca: quando fu disciolta vi aggiunsi un flacone di colonia e, dopo una lunga bollitura, ne vennero fuori delle saponette cremose. Le diedi in omaggio a vicine e conoscenti. Anche i dolci furono migliori: quella donna era veramente dolce. »
I biscotti vennero dati da mangiare ai figli che credeva così di salvare da una morte misteriosa: la Cianciulli si identificava infatti nella dea
Teti, perché come lei aveva voluto rendere i figli immortali bagnandoli nelle acque del fiume
Stige, così anche la Cianciulli voleva salvare dalla morte i figli col sangue delle sue vittime
Le armi del delitto e le foto delle vittime