Monitor_Dundee
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"Ripetetemi per favore con che diritto eravate in piedi fuori dal Palazzo, a sobillare la folla."
Gildas si trovava al cospetto dei Diarchi. In uno stato piccolo e nuovo come il Dovjunaar non c'era una precisa etichetta di corte, né una grande differenza tra i primi e gli ultimi, ma la presenza contemporanea dei Re Gemelli non poteva che mettere in soggezione.
"Diarca Ak Sotrein, stavo solo predicando..."
"Predicando? Voi accusate me e questa corte di empietà!"
"Accusa voi e la Vostra decisione, Sotrein. Questa corte..."
"Questa Corte e il consiglio hanno approvato."
"Sulle ragioni per cui l'approvazione..."
"Non cercate di nascondervi ora, Ormos!"
In uno degli Stati del Mondo che Era, un simile diverbio tra figure di potere sarebbe stato tenuto nascosto, certamente non esibito di fronte ad importanti membri del pubblico e del clero.
Ma nel Dovjunaar, che i Re non fossero in accordo voleva dire che il sistema funzionava.
"Quali sarebbero, nel concreto queste accuse, Padre Gildas?"
"Le voci sulla Creatura di Arkhosia corrono, miei sovrani, e il dovere di un Sacerdote è di affrontare le preoccupazioni dei suoi fedeli..."
"Affrontare? Dovreste rasserenarli, dannazione di tutte le dannazioni!"
"... con tutto il dovuto rispetto, sire, le Terre Bruciate brulicano di perverse mutazioni del Creato, e il numero tre ha risonanze infauste nella teologia..."
"Teologia! Rotnille! Parole vuote! Questa è la vera eresia. Non dovrebbe essere possibile parlare invano nell'Antica Lingua, eppure voi vi riuscite senza fallo."
"Ak Sotrein, trattenete la vostra ira, Padre Gildas è stato prezioso per noi e per il Paese..."
"Mondskalle, non fraintendetemi. Stimo voi e la vostra opera. Ma se Bormahu è stato più facile da comprendere per chi ricorda Wotan, guardare fuori dai nostri confini e vedere i Doni di Alduin, oltre alle sue sfide, è più difficile.
All'appello di radunare scorte i Dragonidi hanno risposto con più entusiasmo dei Formian o dei Dawi, ma questa non è una buona ragione per rinforzare i sospetti di chi è pavido. Avete lavorato tutta la vita per tenere unito questo Paese, Gildas. Non cambiate direzione proprio adesso."
"Seguirò il vostro volere, Diarca. Ma accettate almeno un appello alla cautela, in buonafede."
"Mediteremo sulle vostre parole, Padre. Arrivederci."
Quando il Nano fu oltre le porte della Sala del Consiglio, ora vuota ad eccezione dei due re, il dibattito proseguì in toni più personali.
"Il Nano non ha tutti i torti, Fahonik. L'Uno che è Molti non è esattamente un Antico Wyrm da manuale."
"Tu non lo hai visto da vicino, Kostas. E' terrificante. Eppure qualcosa ha preso il posto della paura quando ho ascoltato il Thu'um dalla Voce di un Antico. Gli stati attorno a noi hanno trovato salvezza e sicurezza grazie a qualcosa che senza il Collasso non sarebbe mai esistito. E' così difficile credere che per un Nuovo Mondo serva un Nuovo Antico?"
"Nuovo Antico è un paradosso, Sotrein. E hai ascoltato anche tu i rapporti di mio figlio. Ci sono forze che si scatenano contro tutto quello che porta il segno del Collasso. E gradirei non mettermi contro di loro."
"Segni del Collasso? Chi siamo noi per distinguere tra mutazione e Dono dell'Apocalisse? Questo è il mondo in cui viviamo, Kostas. Quello vecchio è morto e sepolto. E stiamo per tornare a camminare per le strade di Arkhosia. Questo non può lasciarti indifferente."
"Parli di mondo nuovo, e poi di rovine, Fahonik? Quello di cui ho davvero paura è che questa decisione sia il tuo modo di dirti che tuo padre e i tuoi fratelli non sono morti invano."
"Il tuo unico problema è che quel Drago non è rosso. E che non ha mangiato nessuno dei tuoi parenti, a quanto pare. I carri sono ancora in viaggio, puoi rimediare se vuoi."
"Perdonami, amico e collega. Spero solo che qualcosa prenda il posto anche della mia paura, prima o poi."
"Possiamo solo sperare, Diarca. In questo mondo non ci è concesso molto altro. Finora ci è bastato. A primavera tornerò ad Arkhosia."
"Questa volta non sarete solo, Fahonik."
Gildas si trovava al cospetto dei Diarchi. In uno stato piccolo e nuovo come il Dovjunaar non c'era una precisa etichetta di corte, né una grande differenza tra i primi e gli ultimi, ma la presenza contemporanea dei Re Gemelli non poteva che mettere in soggezione.
"Diarca Ak Sotrein, stavo solo predicando..."
"Predicando? Voi accusate me e questa corte di empietà!"
"Accusa voi e la Vostra decisione, Sotrein. Questa corte..."
"Questa Corte e il consiglio hanno approvato."
"Sulle ragioni per cui l'approvazione..."
"Non cercate di nascondervi ora, Ormos!"
In uno degli Stati del Mondo che Era, un simile diverbio tra figure di potere sarebbe stato tenuto nascosto, certamente non esibito di fronte ad importanti membri del pubblico e del clero.
Ma nel Dovjunaar, che i Re non fossero in accordo voleva dire che il sistema funzionava.
"Quali sarebbero, nel concreto queste accuse, Padre Gildas?"
"Le voci sulla Creatura di Arkhosia corrono, miei sovrani, e il dovere di un Sacerdote è di affrontare le preoccupazioni dei suoi fedeli..."
"Affrontare? Dovreste rasserenarli, dannazione di tutte le dannazioni!"
"... con tutto il dovuto rispetto, sire, le Terre Bruciate brulicano di perverse mutazioni del Creato, e il numero tre ha risonanze infauste nella teologia..."
"Teologia! Rotnille! Parole vuote! Questa è la vera eresia. Non dovrebbe essere possibile parlare invano nell'Antica Lingua, eppure voi vi riuscite senza fallo."
"Ak Sotrein, trattenete la vostra ira, Padre Gildas è stato prezioso per noi e per il Paese..."
"Mondskalle, non fraintendetemi. Stimo voi e la vostra opera. Ma se Bormahu è stato più facile da comprendere per chi ricorda Wotan, guardare fuori dai nostri confini e vedere i Doni di Alduin, oltre alle sue sfide, è più difficile.
All'appello di radunare scorte i Dragonidi hanno risposto con più entusiasmo dei Formian o dei Dawi, ma questa non è una buona ragione per rinforzare i sospetti di chi è pavido. Avete lavorato tutta la vita per tenere unito questo Paese, Gildas. Non cambiate direzione proprio adesso."
"Seguirò il vostro volere, Diarca. Ma accettate almeno un appello alla cautela, in buonafede."
"Mediteremo sulle vostre parole, Padre. Arrivederci."
Quando il Nano fu oltre le porte della Sala del Consiglio, ora vuota ad eccezione dei due re, il dibattito proseguì in toni più personali.
"Il Nano non ha tutti i torti, Fahonik. L'Uno che è Molti non è esattamente un Antico Wyrm da manuale."
"Tu non lo hai visto da vicino, Kostas. E' terrificante. Eppure qualcosa ha preso il posto della paura quando ho ascoltato il Thu'um dalla Voce di un Antico. Gli stati attorno a noi hanno trovato salvezza e sicurezza grazie a qualcosa che senza il Collasso non sarebbe mai esistito. E' così difficile credere che per un Nuovo Mondo serva un Nuovo Antico?"
"Nuovo Antico è un paradosso, Sotrein. E hai ascoltato anche tu i rapporti di mio figlio. Ci sono forze che si scatenano contro tutto quello che porta il segno del Collasso. E gradirei non mettermi contro di loro."
"Segni del Collasso? Chi siamo noi per distinguere tra mutazione e Dono dell'Apocalisse? Questo è il mondo in cui viviamo, Kostas. Quello vecchio è morto e sepolto. E stiamo per tornare a camminare per le strade di Arkhosia. Questo non può lasciarti indifferente."
"Parli di mondo nuovo, e poi di rovine, Fahonik? Quello di cui ho davvero paura è che questa decisione sia il tuo modo di dirti che tuo padre e i tuoi fratelli non sono morti invano."
"Il tuo unico problema è che quel Drago non è rosso. E che non ha mangiato nessuno dei tuoi parenti, a quanto pare. I carri sono ancora in viaggio, puoi rimediare se vuoi."
"Perdonami, amico e collega. Spero solo che qualcosa prenda il posto anche della mia paura, prima o poi."
"Possiamo solo sperare, Diarca. In questo mondo non ci è concesso molto altro. Finora ci è bastato. A primavera tornerò ad Arkhosia."
"Questa volta non sarete solo, Fahonik."
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