Diploannessione Coro Astrale - Ramshar

Dyolance

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Pazienza e cautela erano virtù dei forti, o quanto meno di coloro che desideravano esserlo e rimanerlo sia nel breve che nel lungo periodo; e indubbiamente pazienza e cautela non erano mancate all'Uno del Coro Astrale durante il 4315, bloccato tra l'incudine delle Aracne in Sulonis bisognose d'aiuto e il martello degli Uccisori in Elennen, affamati di morte quanto un bambino poteva esserlo di caramelle. Non si poteva dire che fosse stato totalmente negativo, poiché nel frattempo il dominio si era rinforzato internamente ed esternamente aveva approfondito i propri rapporti con l'unico stato al momento conosciuto, ma non si poteva neanche dire che tutto il disegno fosse stato completato, che tutto fosse andato secondo i piani prestabiliti. Rallentamento, ma per quanto a una minore velocità comunque la propulsione era in avanti.

E avanti camminavano Grigorija delle Bianche Betulle e Klasserene, verso Nord-Est e cioè verso la le colline di Ramshar.
Mentre un fratello era occupato a saggiare lo stato delle cose con le aracne in Sulonis e una sorella avev apreso la via del Sud verso la capitale del Dovjunaar alle due sorelle d'altro sangue era toccato il necessario compito d'esplorare ulteriormente i pressi del Coro in cerca di nuova vita. Arida era stata la ricerca l'anno precedente per le due, imbattutesi nei mostruosi Uccisori d'Elennen e costrette alla strategica ritirata, dovuta per quanto sofferta dall'una perché generalessa e dall'altra perché arpia orgogliosa. Non si poteva fare altro che sperare d'essere più fortunate, più precisamente che la iella che aveva perseguitato Yavanna ora non si fosse attaccata a loro.
Per quanto riguarda la regione in sé, poco c'era da dire dei colli di Ramshar: terra brulla di civiltà, mai solcata dall'aratro per segnare i limes cittadini o quelli d'una strada; fu ai tempi del Ducato di Sylvania territorio di fronteria, secondario, quasi dimenticato. Oggi l'attenzione del Coro era intermanente per quella regione.

Le due si mossero tra le colline nella loro classica formazione, con Grigorija che guidava la delegazione di venti astanti e Klasserene che svolazzando nel cielo controllava che nessuno si muovesse con cattivi intenti contro le sorelle, fossero essi civili o corrotti.
A livello di direzione, considerando l'assenza di punti d'interesse o corsi d'acqua, l'Uno aveva comandato un attraversamento generale della terra per poi passare in un secondo momento a una ricerca più minuziosa.

@Silen
Esplorazione di Ramshar, regione collina
personaggi: Grigorija (Driade), Klasserene (arpia)
 

Silen

Get a life
Un tempo parte degli stati nanici del nord e poi assorbita da Sylvania, la regione di Ramshar non aveva mai conosciuto l'intenso sviluppo urbano tipico di altre parti di Ea; l'unico insediamento di un certo livello, la cittadina di Karak Konrak, era di dimensioni assai modeste e non era stato fatto oggetto delle magie più potenti dell'Ultima Guerra; semplicemente non ne valeva la pena. Probabilmente anche la gente del Coro non si sarebbe data pena di esplorare la regione, ma Ramshar era praticamente l'unico territorio indenne in mezzo a una distesa di regioni contaminate e quindi prezioso di per sè.
Vista la posizione della regione Grigorija e Klasserene si aspettavano di trovare tracce di contaminazione o infiltrazioni di bestie mutate anche a Ramshar ma con un certo stupore dovettero constatare che così non era. Per quanto brulla e poco interessante, Ramshar sembrava indenne dalle mutazioni causate dalla energia magica incontrollata; sembrava anche disabitata, almeno ad un esame superficiale.
 

Dyolance

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Né dal cielo né sulla terra si poterono identificare facilmente punti d'interesse: per quanto collinare, Ramshar era forse quanto di più vicina a un deserto tra i territori fino ad allora esplorati e quindi assimilati dal Coro. Nessun vivo, nessun corrotto, al momento nessun morto: solo silenzio rotto dal rumore di passi e dal tintinnare d'armature.
L'Uno concluse con se stesso di dirigere la sua delegazione sulla cima più alta tra le molte colline, questo per meglio avere una visuale dei dintorni. Da lì l'evenutale curiosità si sarebbe naturalmente accesa nel caso ci fosse qualcosa d'effettivamente notevole o valido da essere ingaggiato -o schiacchiato-.
E se fosse stata quella invece davvero una terra brulla di tutto, sia di morte che di vita, gran delusione per non aver trovato vivi certo ma anche la felicità di poterla colonizzare senza troppi intoppi!
 

Silen

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Così come il fato volle, la suddetta collina risultò essere già occupata. Quando il gruppo di esploratori del coro giunse in cima alla collina vi trovarono ad attenderli una bizzarra creatura, come non ne avevano mai incontrate prima di quel momento. La corporatura era umanoide ma le giunture del ginocchio erano ripiegate all'indietro rispetto alle ginocchia di un umano o un elfo. Una testa lucertoloide, dai grandi occhi verdi squadrava freddamente i nuovi venuti mentre faceva scrocchiare con impazienza le dita di mani che avrebbero potuto essere in tutto e per tutto umane se non per la pelle verdastra e squamata mentre i piedi erano artigliati come quelli di un sauro. Infine nere ali da pipistrello ornavano la schiena. La creatura sovrastava di gran lunga ogni mebro della spedizione, doveva essere alta due metri e mezzo, forse tre e sebbene sembrasse disarmata era ovvio che sarebbe stata un brutto cliente inc aso di scontro. L'essere rimase in silenzio, apparentemente in attesa che fossero i nuoviv enuti a parlare per primi.
 

Dyolance

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Dapprima la figura fu scorta dalla svolazzante Klasserene per poi essere individuata anche dai camminanti non appena essi svalicarono, sbucando dall'ultima curva del sentiero che stavano seguendo. La sorpresa fu palpabile nella placida coscienza dell'Uno, ma nessuna delle sue estroflessioni lo fece intendere. Per sicurezza, considerando che la figura pareva sola dopo un rapido controllo, Klasserene atterrò vicino ai suoi fratelli e sorelle per interloquire faccia a faccia con l'individuo. O essere.
Particolare era in aspetto e manierismi, poco rassicurante sicuramente e persino allarmante in parte: l'ibridazione con animali portava negli umanoidi istinti primordiali, comprensibili per natura ma poco utili in caso di primo incontro. Le dimensioni inoltre non aggiungevano sicurezza nei cuori degli astanti, benché invece quelli delle due Tribune, fiere combattenti e comandanti entrambe, rimanevano invece controllati e dai battiti regolari. L'attenzione era certamente alta per non finire in una qualche trappola o non subire qualche attacco a sorpresa, ma era ingiusto catalogare immediatamente l'essere come ostile.
COme era credo e stile del Coro, la tribuna driade parlò per cercare un approccio civile con la creatura.

"Nella persona di Grigorija delle Bianche Betulle e Klasserene, Noi siamo il Coro, figli dell'Albero Astrale. Giungiamo con intenzioni pacifiche e con il desiderio di portare aiuto. Speriamo che con il nostro arrivo e la nostra esplorazione non vi abbiamo causato insulto." - disse mentre timidamente i tre astanti con cibo, legna e la cesta vuota del Coro facevano capolino da dietro l'armatura bianca della loro signora. Tutti attendevano ansiosamente la risposta -con parole o fatti- dell'umanoide.
 

Silen

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"È la vossstra ssstesssa esssissstenza a causssarmi insssulto, sssubcreatura, non credere che sssoltanto perchè vi rivessstite di un genotipo nativo io non posssa sssentire la corruzione della vossstra esssenza. Io sssono Varaiasss e sssono una Apoptosssi il che in altre parole sssignifica che voi sssiete la malattia che sssta consssumando quesssto mondo mentre io sssono la cura." rispose freddamente la creatura "La vosstra sssola posssibilità di sssfuggire all'annientamento è sssottomettervi alla Purificazione" la creatura che chiamava sè stessa Varaias sogghignò "ma dubito molto che sssiate qui per sssottomettervi al mio giudizio e quindi...chi desssidera esssere annichilito per primo?"
 

Dyolance

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La creatura sibilò immediatamente contro la delegazione non appena Grigorija ebbe finito di parlare; e sibilare contro era effettivamente il termine adatto, in quanto pur capace d'intelletto ma mostruosa pareva palesemente aggressiva nei confronti del Coro. Gli ingranaggi della coscienza collettiva si mossero velocemente nell'assimilazione e rielaborazione delle informazioni contenute in quelle poche criptiche frasi, deducendo pochi possibili scenari: o per la creatura l'intero mondo vivente fosse una malattia da eradicare, oppure il Coro in particolare lo era. Cosa distingusse il secondo dai primi era palesemente chiaro, specialemente a chi del Coro ne faceva parte. C'era da comprendere meglio cosa significasse Purificazione: morte? Oppure in qualche modo la creatura aveva il potere di tagliare il legame tra la musica dell'Uno e i suoi figli?
Era necessario scavare maggiormente, ottenere maggiori informazioni.
La prospettiva d'essere di vedere le proprie tribune "annichilite" non sedeva bene nella coscienza dell'Uno: per quanto fosse necessario ottenere maggiori spiegazioni, era anche doveroso applicare una buona dose d'attenzione. Le intenzioni della creatura erano di base aggressive e ogni secondo, ogni parola era come strapparli a un boia.

"Dalle vostre parole filtra animosità; ciò è increscioso. Nella nostra esistenza non vogliamo insultare nessuno." - disse in prima battuta la driade, per poi aggiungere "Le vostre parole promettono specifiche intenzioni e ciò è stato annotato, ma notiamo anche che possedete sufficiente pazienza da non esservi ancora mosso per realizzarle. Per ciò vi ringraziamo e vi chiediamo se sia possibile appellarsi ad essa ulteriormente, poiché noi vogliamo capire."

Situazione paradossale: pur sapendo d'essere in palese e grave pericolo di vita, gli inviati del Coro perseguivano la strada della parola, tutto per ottenere maggiore informazioni sull'essere, tale Apoptosi. ALcuni nella moltitudine affermavano d'averne sentito fugacemente parlare nelle terre del Dovjunaar, che una fosse ospitata al loro Sud, ma il contatto con la stessa era proibito alla popolazione locale, figuriamoci a ipotetici mercanti stranieri del Coro. Era solo un nome, ma già quel nome nascondeva una pluralità, un gruppo. Qualcosa che se non capito oggi avrebbe portato gli stessi problemi anche se con altro aspetto o nome.

"Voi come una giovane sorella che gioca con la sua prima preda" - commentò la prima nella caccia all'interno del Coro Astrale. Grigorija annuì stoicamente.
"Siete la prima Apoptosi che incontriamo, per quanto ne abbiamo sentito parlare. Manifestate dialettica, ironia, pazienza, e sono sicura che se decideste d'attaccare molti in questo gruppo perirebbero, o verrebbero "purificati", come avete detto. Consideratelo l'ultimo regalo che si concede a un condannato, o come afferma la mia sorella, il giocare con la vostra preda. La metafora che più vi aggrada."

A quel punto Varaiss avrebbe dovuto dare la sua risposta, affermativa o negativa. Nel primo caso avrebbero continuato a parlare, nel secondo il Coro avrebbe immediatamente cominciato a darsela a gambe, con gli astanti che si sarebbero frapposti tra Apoptosi e le loro primarie signore per salvarle. Tutto per salvare le Tribune.
Avessero continuato invece, tutti avrebbero ringraziato Varaiss per la pazienza e avrebbero quindi continuato.

"Il nostro primo dubbio riguarda alcune parole che avete usato: "subcreatura", "genotipo nativo". Possiamo intuire che vi riferiate all'unicità della nostra esistenza, ma non ne abbiamo la certezza. Quindi vi chiederò un'ovvietà, ma come malattia intendete gli esseri viventi in generale oppure... Noi, qui presenti davanti a voi, Apoptosi Varaiss?"
Quindi la risposta, a cui sarebbe seguita un'altra domanda.

"In secondo luogo, come siete venute al mondo voi Apoptosi e se posso chiedere chi vi ha create, se qualcuno l'ha fatto."
Successivamente avrebbero anche chiesto della purificazione, ma in prima battuta quelle erano le domande.
 
Ultima modifica:

Silen

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Varaias sbuffò sonoramente "Non sssolo sssiete corrotti, ma anche tremendamente noiosssi. Dove sssono finiti i bei mossstri di una volta che asssalivano chiunque gli sssi parassse davanti sssenza sssprecare tempo in lunghi dissscorsssi?? Sssperate forssse di annoiarmi a morte?"
L'Apoptosi fissò i suoi grandi occhi verdi su Klasserene "Ebbene sssi, nativa, ho un compito sssacro da sssvolgere, ma lo trovo anche divertente. Fra tutte, tu e la tua razza dovressste capire meglio di altri come un individuo sssia definito dalla sssua natura e posssa sssentirsssi completa nell'adempiere allo ssscopo per cui è ssstata creata. Sssfortunatamente per voi, il mio ssscopo è ripulire il mondo dalla vossstra presenza, ma sssse ti può consssolare, trarrò da quesssto atto fondamentalmente sssgraziato la masssima sssoddisssfazione posssibile."
L'attenzione della creatura tornò sulla driade, alla quale rivolse una smorfia sprezzante
"E per quale motivo dovrei voler sssradicare ogni creatura vivente? Non è in quesssto modo che sssi può ressstaurare l'equilibrio dello ssspazio-tempo. No, sssubcreatura, sssono solo i corrotti ad esssere il mio bersssaglio, ovvero le creature di genotipo non nativo, le bessstie mutate, gli essseri detentori di poteri dissstorsssivi. Tu appartieni alle creature di quesssto mondo ma rechi sssu di te il fetore dell'Altrove. Percepisssco chiaramente come la tua essenza è ssstata corrotta e dissstorta e per questo motivo sssarai purificata o annientata. Per me fa lo ssstessso." concluse con ua scrollata di spalle. L'ultima domanda di Grigorija però venne accolta da un pensoso silenzio "Come sssono venute al mondo tutte le creature che lo abitano? Ogni creatura nasssce da un'altra, ma cosssa c'era prima di esssa? La tua domanda è priva di sssenso, è come ssse ssstesssi chiedendo alla tua compagna chi venga prima fra l'uovo e la Arpia. L'unica cosssa che conta è lo ssscopo, sssubcreatura. E' lo ssscopo che ci ha create, lo ssscopo che ci connette, lo ssscopo che ci definisssce, lo ssscopo che ci guida, ci ssspinge, ci motiva. Sssenza ssscopo noi non esssisssteremmo."
 

Dyolance

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Dalla spiegazione di Varais il Coro intuì che l'esistenza delle Apoptosi fosse spiacevole in maniera intrinseca e che lo stato di inimicizia da parte di queste verso di sé fosse un meccanismo istintivo e di natura piuttosto che di vocazione o missione.
Da specificare: l'esistenza di esse era spiacevole non perché la presenza di "purificatori" fosse spiacevole, in quanto Ea aveva un gran bisogno di purificazione da mostri e corruzione anche dal punto di vista del Coro, bensì per come quella missione era scritta nell'essere stesso di quelle creature. Chiedergli di cessare la caccia era come chiedere a un uomo di smettere di mangiare, o bere, o dormire.
Spiacevole perché non c'erano spiragli di mediazione: come aveva detto Varais, lo scopo definiva l'individuo, lo motivava, dava ad esso un senso d'esistere. Si poteva intuire quanto le Apoptosi nel momento in cui la corruzione su Ea fosse svanita sarebbero svanite loro stesso, o addirittura che esse non fossero state costruite, create o evocate, bensì fossero una "reazione" di Ea al Caos e alla corruzione stessa e probabilmente fossero nate di loro sponte, ma queste sono elucubrazioni o diramazioni logiche non importanti.
Centrale era lo scopo, e il Coro, l'Uno, sapevano quanto fosse importante e centrale avere uno scopo nella propria esistenza e quanto fosse impossibile sottrarsi ad esso.

Le parole di Varais fecero riecheggiare nelle teste dei molti la cacofonia di urla e dolore che era Ea al tempo del collasso, la stessa che squarciò il silenzioso cosmo e li raggiunse nella loro esistenza immutabile e ignorante. La gioia anche di aver finalmente un trovato un "perché"... Le parole, per quanto passivamente aggressive, lo raggiunsero intimamente.

"Ammiriamo lo scopo che programma voi e i vostri simili, Apoptosi Varaiss, e per il servizio che rendete a Ea tutta il Coro non può che ringraziarvi."

L'intero plotone proveniente da Arkadya s'inginocchiò col busto alla presenza della minaccia, ma non del nemico. Tutti poi si tirarono nuovamente su e tra di essi si fece avanti una delle guardie, non più bella o più brava delle altre, e uguale a molti altri membri del Coro. Gettò le armi a terra e s'avvicinò a Varaiss con occhi chiusi e fare serafico. Di fatto l'incontro stava prendendo una piega inaspettata anche per Varaiss.

D'improvviso la guardia, una driade qualsiasi di fatto, aprì gli occhi, ed essi furono due fari di un'azzurro brillante, due luci nel buio che fendevano l'esistenza dolorosa che attanavagliava quel mondo, quella regione, e quel quadretto. Chissà che forse l'Apoptosi non potesse percepire maggiore presenza di di "genotipo non nativo" in quella guardia.

"Io provo ammirazione per il vostro scopo, Apoptosi; vedo similitudine con il mio: distruggere l'oppressione o proteggere da essa... Siamo sinonimi della stessa parola, facce della stessa medaglia, mani dello stesso soldato."
La guardia parlava con una voce assolutamente innaturale, non terrena, profonda come gli abissi, echeggiante come le montagne e roboante come il tuono. Essa era la voce di Dio.
"Loro non sono, Apoptosi, se non per essere per me figli; Io invece sono, distorsione come dici tu, ma per loro sono padre. Risparmiali dal dolore poiché a me è destinata la tua ira. Sono innocenti in tutto eccetto dall'essere da me amati: di questo sono colpevoli, e di questo amore io sono colpevole.
Ma ora vieni e siedi con me, e sopporta la mia presenza: c'è tanto di cui due nemici possono parlare, e capire, e comprendere l'uno dell'altro, anche se per me tu e i tuoi simili non lo siete."


Il sole tra le colline cominciava a tramontare, e le pennellate arancioni tra le frasche verdi si facevano via via più lunghe e magnifiche.
"Può uno scopo impedire d'apprezzare un mondo di meraviglie?"

apprezzata la citazione a Matrix, anche perché ora può uscirne un gdr interessante tra l'apoptosi e l'acerrimo nemico ahah
e allora tiriamolo fuori il ragazzone
 

Silen

Get a life
"Finalmente esssci allo ssscoperto, Alieno." commentò Varaias "Risssparmiami i tuoi dissscorsssi sssmielati sssu quanto ci tieni a quesssti Nativi. Tu non dovresssti esssere qui: la tua sssola presssenza è un insssulto e una minaccia alla integrità dello ssspazio-tempo. Ssse amasssi veramente quesssti Nativi, torneresssti all'issstante nell'Altrove, che è il luogo a cui appartieni." lo sguardo da lucertola della Apoptosi si era fissato sulla driade prima ancora che inziasse a parlare, rivelando chiaramente che in qualche modo aveva percepito il manifestarsi del Coro nel preciso istante in cui questo aveva preso il controllo di uno dei suoi adepti "Quanto alle loro vite, il mio compito è più importante di ogni sssingolo esssere vivente. A che ssserve risssparmiare un individuo per pochi effimeri giorni quando comunque egli verrà consssumato nel momento in cui quesssto mondo verrà dissstrutto? Sssappi che per sssradicarti non esssiterei ad annichilire ogni sssingolo Nativo che hai corrotto. La sssalvaguardia di quesssta realtà lo esssige" la Apoptosi fece un gesto annoiato con la destra "Visssto che affermi di esssere cosssì interesssato alla sssalvare le vite di quesssti Nativi, la sssoluzione è sssemplice: ritirati e lasssciami sssvolgere il mio compito pacificamente. Una volta purificata la loro esssenza, li lassscerò andare per la loro ssstrada sssenza torcergli un sssolo capello. Non mi interesssano le loro vite, ma la dissstorsssione che hai apportato alla loro esssenza e che deve esssere eliminata."

Si, la serie di Matrix in sè non mi è piaciuta molto (una grande idea che però poteva essere resa un pò meglio e più si va avanti più la qualità dei film scende, fino a Resurrections che è letteralmente inguardabile) ma il monologo dell'agente Smith sullo scopo è uno dei miei preferiti in assoluto, un vero e proprio all timer ^__^

Una piccola nota....la mia povera Apoptosi la stai chiamando in tutti i modi tranne che quello giusto...il suo nome è VARAIAS :rotfl:
A scanso di equivoci, nel caso Varaias "purificasse" gli individui che ha davanti questi non potranno più far parte del Coro. Potrai continuare a usarli come pg ma la connessione come la intendi tu non sarà più possibile in nessun modo esplicito o implicto e irrimediabilmente allo stesso modo in cui un mago "purificato" perde ogni potere magico per sempre e irrimediabilmente.
Le Apoptosi sono molto efficienti nel loro lavoro. ^__^
 

Dyolance

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Prevedibilmente gli inviti a una discussione civile furono rispediti al mittente, o quanto meno essa perdurava nella durata necessaria per mandare insulti e lasciar comprendere che non vi potessero essere punti d'incontro. Quanto sospettato dalla mente razionale dell'Uno trovò conferma: quello delle Apoptosi non era tanto uno scopo quanto piuttosto una programmazione, una parola anticamente moderna che il Coro aveva appreso da Savariel, l'Arconita. Programmazione era intrinseco nell'essere, mentre lo scopo era un'espressione dell'essere: in sostanza, senza l'Altrove le Apoptosi non avevano senso d'esistere; ciò s'era già compreso, ma trovare ulteirore conferma era importante soprattutto per comprendere dove potesse iniziare e finire l'eventuale orizzonte di collaborazione con la razza in generale e con l'individuo Varaias in particolare.

Ramshar era un cuneo tra montagne corrotte e un altro popolo avrebbe chiesto con enfasi l'aiuto di un'Apoptosi per ripulire le zone circostanti dal "male" dell'Altrove. Ma il Coro cosa poteva chiedere se non pietà, o più tempo? Entrambe le cose sarebbero state comunque negate dall'essere, che non poteva trattenere il fremito di seguire e soddisfare ciò per cui esisteva: pulire, ripulire, purificare. Il tornare con decisione e ossessione ai membri "deattivati" del Coro aggiungeva conferme alle conferme. La driade posseduta dall'intera presenza del Coro sorrise.

"La mia presenza non è gradita, ma necessaria. Poiché la mia missione è proteggere queste fragili cose, e ciò significa proteggerle anche da se stesse. Questo scopo non è avulso da dubbi, ma esso è uno scopo non di meno."
La driade davanti all'Apoptosi prese a spogliarsi, liberandosi dei paramenti militari per facilitare il colpo. Intanto il Coro continuò a parlare.

"I nostri sentieri sono destinati l'uno all'altro, creatura Apoptosi. Non ti chiederò se vorrai aiutare me e i miei figli a fare del bene nelle terre attorno a noi, poiché essa è una domanda inconsequenziale.
Bensì t'interrogherò sull'amore, o meglio, otterrò un'importante risposta concedendo questa mia figlia a te. Quale sarà la sua reazione ad esserla privata dal nostro abbraccio? Questo è ciò che mi chiedo."

Terminati i preparativi, o meglio la svestizione, la driade qualsiasi posseduta dalla piena presenza del Coro si mise d'innanzi a Varaias in posa d'autentico sacrificio. Il resto del contingente del Coro distanti diversi metri da Varaias e la driade, ovvero Klasserene, Grigorija, e gli altri diciannove astanti s'erano nel frattempo riattivati e osservavano la scena con attenzione, poiché attraverso di loro il Coro fluiva e continuava a esistere, e soprattutto vedeva attraverso i loro occhi in quello scenario. Se Varaias avesse tentato manovre repentine contro le due tribune del Coro, Grigorija e Klasserene, immediatamente gli astanti si sarebbero frapposti per subire l'ipotetico colpo o in generale per salvarle. Di lì sarebbe quidni probabilmente cominciata la fuga degli astrali presenti nella regione, ma tutto questo ammesso che Varaias facesse appunto mosse avventate.
Il Coro-driade attendeva con pazienza, ma prima che l'attacco potesse vibrare o qualsiasi tipo di processo potesse cominciare, una lacrima segnò il viso della driade.

"Posso sentirlo, il pianto. Questa mia figlia è impaurita. Fa ciò che desideri fare su di lei, creatura Apoptosi, ma sii misericordioso ed evita il dolore, la morte. Osserveremo poi assieme il risultato."

il coro vuole vedere una purificazione all'opera e quindi propone la driade che sta possedendo come cavia. Soprattutto è interessato a vedere cosa può provare un mortale dopo che è stato separato dalla musica e dalla collettività del Coro. Suppongo che tendenzialmente vorrebbe rientrarci considerando che come dici tu per esempio i persoanggi che subiscono l'apoptosi potrei continuare a usarli ma la connessione con loro sarebbe irrimediabilmente tranciata... Ma forse è anche possibile che un mortale non voglia tornare a far parte del Coro? che la prospettiva di perdere nuovamente parte se non tutto il proprio libero arbitrio sia troppo spaventosa come prospettiva? Sono curioserrimo e aperto a entrambe le possibilità, se addirittura vuoi lasciare la cosa al caso e lanciare monetina mi sta benissimo.
d'altronde Si può giustificare qualsaisi cosa dicendo che ogni mortale reagisce a modo suo alla separazione.

ne sta uscendo una bella scena da questo incontro sfortuito ahah

ps: poi tra poco parte il fugotto perché col cazzo che ti lascio a sto scarrafone i miei pg
 

Silen

Get a life
Varaias sbuffò sonoramente "Quanto sssei inutilmente teatrale, Alieno! Cosssa mai ti assspetti che faccia, mi chiedo? È evidente che non ti sssei nemmeno curato di assscoltarmi. Non che mi assspettasssi niente di diverssso da uno come te, voi essseri dell'Altrove sssiete pronti a qualsssiasssi basssezza pur di giussstificare la vossstra presssenza in quesssto mondo. Ma in fondo non ha nesssuna importanza, sssolo il mio compito è importante".
L'Apoptosi si fece avanti e pose la propria destra sul capo della driade, comprendole buona parte del volto. Quello che seguì fu difficile da descrivere, chi non avesse facoltà magiche non avrebbe visto nè sentito niente, soltanto Varaias che imponeva la propria mano sul capo della driade per meno di un minuto prima di lasciarla andare. Chi avesse potere magico avrebbe percepito invece una sorta di risucchio, qualcosa che veniva silenziosamente aspirato dal corpo della driade e assorbito dalla Apoptosi. La connessione col Coro semplicemente scomparve insieme a qualsiasi abilità magica, presente o potenziale la creatura avesse in sè. Non era passato neanche un minuto quando Varaias ritirò la mano e come la Apoptosi aveva promesso l'intero procedimento era stato veloce e indolore.
"Ora lei è Pura" disse con l'aria annoiata di chi compie il medesimo gesto già compiuto migliaia di volte.
 

Dyolance

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Spiacevolmente nessuno dei presenti vantava capacità magiche, o "presenza nel mana" come alcuni la chiamavano una volta, e perciò nessuno dei molti presenti poté vedere il risucchio così descritto; tuttavia la sensazione di netto trancio con quell'ennesima estroflessione del Molti e del Noi fu chiarissima ed estremamente intima: il padre sentì il cordone ombelicale che lo collegava con la figlia staccato, e la figlia percepì la propria disconnessione dal padre. Entrambi soffrirono emotivamente e internamente per la cosa.
La testa dei molti ancora fedeli al Coro osservavano quella piccola driade dispersa e sola in quel mare di male. Molti nel Coro piansero, ad esempio Enogg l'Indomito, il minotauro generale delle armate del Coro, guerriero duro e temprato ma dal cuore per certe cose soffice. Non era lì preente essendo occupato nella capitale, ma il dolore era ovunque diffuso.
La driade abbozzò dei passi barcollando, allontanandosi da colui che l'aveva separata dal così caro e caldo tutto a cui desiderava tornare. La musica provò a risuonare nuovmaente nelle sue orecchie e a toccare il suo cuore, ma essa lo trovò chiuso, non per negativa predisposizione ad essere riassorbita bensì per l'influenza esercitata dalla creatura Apoptosi. In realtà questa è la spiegazione più probabile dell'impossibilità del Coro di riassorbire la sua bambina, poiché un'altra possibile spiegazione poteva essere lo stato di complessivo trauma del Coro tutto per ciò a cui aveva chi direttamente e chi indirettamente assistito.

L'esistenza delle Apoptosi divenne in quell'istante preciso una conoscenza da cui ritrarsi e nascondersi, proteggersi. Un qualcosa in più da evitare o, eventualmente, debellare, questo per il bene dei molti.
"Sarai sempre e comunque benvenuta tra noi, piccola sorella." - disse Grigorija aprendo le ampie braccia lignee e accogliendo la driade guerriera, sua sorella di sangue e precedentemente anche nel Coro, nel loro gregge. Essa pianse perché era stata sacrificata e perché per il momento le era negata la bellezza del legame che li univa tutti. In Klasserene intanto si riaccese la piena voce del Coro, poco prima attiva nella driade ora recisa dall'Uno.
"Osserva, creatura Apoptosi. I miei figli e le mie figlie desiderano la mia pace, il mio amore, anche quando esso gli è negato.
Sono sollevato, ho avuto la mia risposta. La tua opera mi è grata, per questa volta.

Ma infine, gli avvenimenti di oggi raccontano una verità: la mia presenza non è gradita ad alcuni, ma è necessaria per tutti. Per questo motivo non posso permetterti d'agire ulteriormente quest'oggi. Addio."

Con quelle parole in Klasserene si deattivò lo spirito del Coro e l'intero plotone si gettò in una corsa disperata verso la salvezza e la casa, con le driadi armate che davano ovvia priorità alla protezione di Grigorija, Klasserene e della piccola driade seperata dall'amore dell'Uno, inizialmente caricata di forza sulle spalle dalla più solida e piazzata driade presente ma ben rpesto, quando accortasi delle intenzioni delle sue sorelle, per terra a correre assieme alle altre.
Direzione Nord-Ovest, in particolare verso il triplo confine tra Oroseira, Ramshar e Thar Kudur, questo per confondere Varaias e non darle una precisa direizone in cui procedere il prosismo anno per avvicinarsi a quello che per lui era un nemico. Perciò avrebbero fatto finta di puntare verso Thar Kudur per poi virare all'ultimo, sprando d'aver perso già la tracce di Varaias, verso Oroseira e casa. Avrebbero certcato di perderlo buttandosittra le boscaglie, certamente Klasserene non svolazzando da sola e indifesa, in quanto l'essere era dotato di ali e quindi poteva raggiungerla in cielo. Il corpo rimase ben unificato e compatto, con le driadi ausiliarie pronte a sostituirsi e proteggere le loro sorelle Tribune e... la loro sorella esclusivamente di sangue.

fugotto, tanto si chiude turno
 

Silen

Get a life
Contrariamente alle loro(sue?) previsioni, Varaias non tentò di inseguire gli esploratori, limitandosi a guardarli fuggire scuotendo il capo con aria di deprecazione "Non ssserve a niente ssscappare, alieno! Non c'è nesssun posssto dove tu posssa nasssconderti." si limitò a gridargli dietro sprezzante.
 

Dyolance

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Sulle basi di un anno di consolidamento (nella speranza di poter navigare meglio le tempeste che stavano montando in lontananza?) e di silenziosa esplorazione, nel 4321, ovvero nel nono anno dall'inizio del loro cantare, Yavanna e gli armati di sua scorta osavano nuovamente valicare i confini della regione di Ramshar, teatro del primo contatto con le creature categorizzate come Apoptosi.
Dai report dell'anno precedente gli scouts avevano riportato un ritorno alla normalità della zona, tenuta in costante monitoraggio per meglio sapere le eventuali mosse dell'essere in essa, almeno apparentemente fino all'anno o agli anni precedenti. Gli stessi inviati riportano un paesaggio povero di presenze significative, piatto nella sua banalità e bellezza naturale: piante che crescono rigogliose sulle colline e animali che tra esse prosperano. Assenti sono i senzienti, assente è l'Altrove, assente è qualsivoglia presenza o influenza... Apparentemente.

Poteva essere una trappola? La maga e i suoi armigeri vagano per la regione per accertarsi che non sia questo il caso. Uno dei punti più significativi sarà sicuramente l'altura dove negli anni precedenti sorella Grigorija aveva incontrato Varaias. Nel caso la regione fosse stata vuota e solo da reclamare presto tra quelle colline si sarebbe potuto udire il soave canto della moltitudine, ma prima di scomodare i civili era giusto e sacrosanto confermare quanto riportato dalle avanguardie.
Yavanna camminava con già alcuni cristalli di mana caricati con una magia di teletrasporto per scappare nel caso di imboscate da parte dell'Apoptosi... o delle Apoptosi.

@Silen diploannessione Ramshar
regione collina
personaggio: Yavanna (elfa)
 

Silen

Get a life
La regione appariva vuota e tranquilla. Di tanto in tanto Yavanna vide i resti di qualche insediamento precedente alla guerra, ormai reclamato dalla natura come proprio come testimoniava la rpesenza di alberi e rampicanti, oltre ad alcune aree apparentemente bruciate e incenerite che a loro volta recavano le tracce di una prossima guarigione visto che già l'erba stava rispuntando quaà e là.
A parte per la rpesenza di bestie e uccelli la regione era indubitabilmente deserta. Percorrendo il fianco roccioso di una delle colline di Ramshar però, Yavanna trovò una iscrizione recentemente incisa nella roccia da un artiglio o forse da uno strumento equivalente.
La scritta era breve e diceva semplicemente:
Il tuo tempo verrà.
 

Dyolance

Novice Spammer
Yavanna non riuscì a trattenere un commento stizzito davanti al ritrovamento.
"Che creature incantevoli"
Fu così che la natura, così incontaminata e libera ora in Ramshar, spettacolo altre volte apprezzatissimo dagli Astrali e dal loro Uno, divenne agli occhi della Coscienza uno stridio terribile, una spaventosa assenza: l'Altrove era assente, la magia era assente. Il Coro lì non viveva. La natura, agli occhi degli Astrali, assunse per la prima volta un aggettivo che più lontano dal Coro non poteva essere: la natura, in Ramshar, era sola. E a giudicare dall'incisione, presto il Coro avrebbe dovuto combattere per evitare quella solitudine... O accettare di soccombervi.

Considero già chiusa e regione assorbita, e giusto da spostare i coloni?
 
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