"Gli tzitzimime" disse l'ardente storcendo il muso "gli Elfi di Minnonaur. I maledetti assassini che in nome della pulizia etinica hanno massacrato migliaia dei miei Fratelli della Fiamma"
la giornata passò tranquillamente, tra giri di giardini e avventure alla scoperta di antichi rotoli nelle nuove biblioteche della città.
Finalmente il sole iniziò a calare lasciando spazio al buio della notte.
Ovunque i falò, sempre accesi, si moltiplicarono sino ad occupare ogni tetto della città.
Gli ardenti si ammassarono nella piazza principale e nei tetti vicini, in modo da avere buona vista della sommità della piramide del tempio.
I Senatori ed i loro occuparono le scalinate del Senato, una massa compatta di tuniche bianche e turiboli in oro.
Dal tempio i sacerdoti si disposero lungo la scalinata e attorno all'altare esterno, aprendo le pesanti porte in bronzo e oro del tempio rivelando le Fiamme all'interno.
Dal tempio, vestiti delle tuniche cerimoniali, uscirono i Nove, il volto coperto da pesanti maschere in oro rosso.
I sacerdoti, appena i capi supremi dell'Unione si furono posizionati vicino all'altare esterno, iniziarono a salmodiare una preghiera, a cui tutto il popolo si unì ben presto.
Le parole, così aliene agli occhi della sacerdotessa naga, crebbero di volume ed intensità per poi crollare in un improvviso silenzio.
Alla base della piramide, come per magia, comparve un gruppo di sacerdoti più giovani assieme ad un vecchio ardente.
Cantando i sacerdoti giovani accompagnarono il vecchio lungo la scalinata mentre i sacerdoti lungo essa si accodavano.
Finalmente la processione raggiunse la cima. Lì due sacerdoti anziani suonarono due corni di drago, come a richiamare l'attenzione di tutto il creato.
I Nove, come ad una sola voce, intonarono un'invocazione tradotta per la sacerdotessa naga dal senatore "Apsu, Antico, Prima Fiamma, Primo Padre, Creatore di Tutto ascolta la nostra parola. Tu che donasti vita e ordine al mondo, tu che fosti tradito dai tuoi stessi figli e imprigionato nel Vuoto rammenta i tuoi Fedeli. Tu che mostrasti la Via della Fiamma ai Credenti e ti addormentasti accetta questa supplica. Questo tuo servo, Tehenauin del Clan Itza, desidera donare a Te il suo sangue e la sua vita. Tu, dormiente ma non caduto, ricevi la sua forza e rammenta il tuo Creato. Ottieni la forza, Potenza Ordinatrice, e torna a splendere nel firmamento come all'inizio dei tempi"
Nel frattempo il sacrificando si stese sulla pietra sacrificale e, pronunciate alcune parole di rito, si rilassò in attesa. Tutti i sacerdoti si inchinarono nove volte all'altare e nove alle Fiamme.
Allora uno dei nove estrasse un coltello nero e, con un colpo preciso ed esperto, squarciò il petto dell'Ardente. Un sacerdote in attesa porse un piatto in oro nel quale i Nove appoggiarono il cuore appena strappato dal petto "Ascolta la nostra supplica Apsu nostro Padre, torna dai tuoi figli, purifica questo mondo e rendilo nuovamente un paradiso. Torna, Torna, TORNA!" uno dei Nove prese il patto e, seguito dagli altri, si avvicinò alle Fiamme interne.
Lì, mormorare parole riservate ai più alti iniziati, gettarono il cuore nelle Fiamme.
Queste si levarono alte investendo i Nove, che le accolsero a braccia aperte non venendone feriti.
Ben presto le Fiamme si ritirarono e le porte del tempio vennero chiuse. La cerimonia era conclusa.