Il quartiere operaio di Priznatula Floyda, ad Amsterdam, era ormai in fermento. Storicamente quartiere problematico, dove il degrado autoctono si era mischiato ad una ghettizzazione degli immigrati russi, aveva però saputo risollevarsi grazie ad una forte compattezza attorno alla locale squadra di calcio, fondata da tre russi e un olandese. Nel corso degli anni, con momenti anche duri a causa della seconda guerra mondiale, Floyda, come viene più comunemente chiamato nella quotidianeità, si è guadagnato fama di essere quartiere antagonista; sempre in prima linea nel difendere Davide contro Golia. Baluardo della lotta di classe anticapitalistica.
Il CSKA divenne così l''orgoglio di una classe operaia, diventando un caso unico di azionariato popolare senza dirigenza. Le decisioni erano prese dall'assemble dei tifosi, chiamata Areopago e composta perlopiù da abitanti del quartiere, che eleggeva un segretario che aveva il compito di organizzare le questioni burocratiche e di presiedere l'assemblea.
Nonostante la grande e precisa identità, però anche il CSKA subì i cambiamenti che la storia riserva ad ogni società. Con la lotta di classe che diventava demodè, il quartiere, e di riflesso i tifosi, cambiò lasciando spazio ad altre culture antagoniste, ma decisamente più devote ad un autodistruttivo edonismo droghereccio. E' così che la curva del CSKA attualmente vive una scissione tra la curva punk'o'mat, espressione della quota raver, e la curva gordost', dalla parola russa per ogoglio che invece esprime ancora le quote più militanti e legate al passato operaio.
E' per questo che il giorno dell'arrivo della squadra nel centro sportivo situato a Floyda, uno spettatore esterno poteva osservare i due gruppi separati, uno di fianco all'altra, ma entrambi ossequiosamente in attesa dei loro eroi. E fra tutti loro era presente un Achille, un condottiero. Quando arrivò in bicicletta Castro, infatti, fu un tripudio perchè il cubano era l'indiscusso leader. Arrivato a 20 anni al CSKA si era subito ambientato ma, soprattutto, aveva trovato anche un Robert Hoffmann alla sua prima stagione. I due si trovarono subito su molti aspetti e insieme teorizzarono quella che venne ribattezzata democracia.
Le decisioni nello spogliatoio si prendevano tutti insieme, Hoffman si riteneva più un direttore d'orchestra e una guida spirituale durante gli allenamenti, ma incoraggiava la discussione. Anche e soprattutto su aspetti tattici che venivano discussi e ridiscussi continuamente durante tutta la settimana. La stessa formazione veniva messa ai voti e, ugualmente, anche la carica di allenatore stesso di Hoffmann che tuttavia, negli anni, non ha mai ricevuto la sfiducia. I critici dicono che nello spogliatoio del CSKA sia solo un gran casino, ma è indubbio che la democracia aveva dato i suoi frutti portando il CSKA di nuovo in SFL dopo i lunghi tempi di digiuno da trofei e presenze nel calcio di un certo spessore.
In attesa della fine del mercato, la squadra cominciava a riunirsi. Dopo Castro arrivò anche Ademir, il corinthiano come veniva soprannominato il brasiliano, e a seguire Thevenin, l'algido belga, accompagnato a stretta posta da Bosch, l'olandese nato e cresciuto a Floyda e capitano eletto nelle ultime quattro stagioni calcistiche. A seguire tutti gli altri, compreso Fukuda, stimatissimo bomber dalla curva punk'o'mat ma un po' meno dalla gordost' che lo considerava troppo festaiolo per avere una sufficiente organicità ideologica. La stagione era pronta ad iniziare, ma non prima dell'arrivo di Robert Hoffman in persona che seguì tutti i giocatori, in segno di umiltà. Vestito con un cappotto di cammello originle degli anni '70, diede un'occhiata agli incuriositi cronisti della SFL per rilasciare dichiarazioni.
"Vogliamo dimostrare che un altro calcio è possibile anche in SFL. Il CSKA ha una grande tradizione in SFL, trofei vinti e salvezze conquistate, rappresentiamo un ideale ben preciso ma da qualche anno ci siamo portati oltre. Proprio per questo non posso rispondervi per quanto riguarda il mercato, ogni decisione verrà presa collegialmente dai giocatori e da me, ma dovrà poi essere ratificata dall'Areopago. Fortunatamente oggi le tecnologie moderne ci permettono di fare tutto in modo molto più semplice, e in remoto, ma comunque per noi il mercato è un fattore diverso. Il nostro D.S. Vincent Garcia è comunque già al SoHotel ed è in contatto diretto con noi e i tifosi."
"Il mio gioco non è immutabile come la pietra, ma trae la sua forza da un certo camaleontismo e dalla volontà di avere sempre alternative. Come il quartiere di Floyda siamo un coacervo di idee e individualità diverse che però sanno amalgamarsi quando serve, o esaltare il singolo quando questi può fare la differenza in nome della collettività. Mi si è detto che il mio calcio è simile al gegenpressing ma non dovreste parlare di "mio" calcio ma di "nostro" perchè quello che faccio è solo l'emanazione di tutto il quartiere e del lavoro quotidiano dei miei giocatori. E comunque no, non amo il possesso palla eccessivo come il pressing troppo alto, nè l'esasperazione dei lanci lunghi, noi cerchiamo di preparare insieme quello che serve, senza pregiudizi e con la presunzione di voler fare un calcio universale, che possa adattarsi ad ogni esigenza."
"Se avete altre domande, altrimenti i giocatori mi aspettano per la prima assemblea della squadra."
Il CSKA divenne così l''orgoglio di una classe operaia, diventando un caso unico di azionariato popolare senza dirigenza. Le decisioni erano prese dall'assemble dei tifosi, chiamata Areopago e composta perlopiù da abitanti del quartiere, che eleggeva un segretario che aveva il compito di organizzare le questioni burocratiche e di presiedere l'assemblea.
Nonostante la grande e precisa identità, però anche il CSKA subì i cambiamenti che la storia riserva ad ogni società. Con la lotta di classe che diventava demodè, il quartiere, e di riflesso i tifosi, cambiò lasciando spazio ad altre culture antagoniste, ma decisamente più devote ad un autodistruttivo edonismo droghereccio. E' così che la curva del CSKA attualmente vive una scissione tra la curva punk'o'mat, espressione della quota raver, e la curva gordost', dalla parola russa per ogoglio che invece esprime ancora le quote più militanti e legate al passato operaio.
E' per questo che il giorno dell'arrivo della squadra nel centro sportivo situato a Floyda, uno spettatore esterno poteva osservare i due gruppi separati, uno di fianco all'altra, ma entrambi ossequiosamente in attesa dei loro eroi. E fra tutti loro era presente un Achille, un condottiero. Quando arrivò in bicicletta Castro, infatti, fu un tripudio perchè il cubano era l'indiscusso leader. Arrivato a 20 anni al CSKA si era subito ambientato ma, soprattutto, aveva trovato anche un Robert Hoffmann alla sua prima stagione. I due si trovarono subito su molti aspetti e insieme teorizzarono quella che venne ribattezzata democracia.
Le decisioni nello spogliatoio si prendevano tutti insieme, Hoffman si riteneva più un direttore d'orchestra e una guida spirituale durante gli allenamenti, ma incoraggiava la discussione. Anche e soprattutto su aspetti tattici che venivano discussi e ridiscussi continuamente durante tutta la settimana. La stessa formazione veniva messa ai voti e, ugualmente, anche la carica di allenatore stesso di Hoffmann che tuttavia, negli anni, non ha mai ricevuto la sfiducia. I critici dicono che nello spogliatoio del CSKA sia solo un gran casino, ma è indubbio che la democracia aveva dato i suoi frutti portando il CSKA di nuovo in SFL dopo i lunghi tempi di digiuno da trofei e presenze nel calcio di un certo spessore.
In attesa della fine del mercato, la squadra cominciava a riunirsi. Dopo Castro arrivò anche Ademir, il corinthiano come veniva soprannominato il brasiliano, e a seguire Thevenin, l'algido belga, accompagnato a stretta posta da Bosch, l'olandese nato e cresciuto a Floyda e capitano eletto nelle ultime quattro stagioni calcistiche. A seguire tutti gli altri, compreso Fukuda, stimatissimo bomber dalla curva punk'o'mat ma un po' meno dalla gordost' che lo considerava troppo festaiolo per avere una sufficiente organicità ideologica. La stagione era pronta ad iniziare, ma non prima dell'arrivo di Robert Hoffman in persona che seguì tutti i giocatori, in segno di umiltà. Vestito con un cappotto di cammello originle degli anni '70, diede un'occhiata agli incuriositi cronisti della SFL per rilasciare dichiarazioni.
"Vogliamo dimostrare che un altro calcio è possibile anche in SFL. Il CSKA ha una grande tradizione in SFL, trofei vinti e salvezze conquistate, rappresentiamo un ideale ben preciso ma da qualche anno ci siamo portati oltre. Proprio per questo non posso rispondervi per quanto riguarda il mercato, ogni decisione verrà presa collegialmente dai giocatori e da me, ma dovrà poi essere ratificata dall'Areopago. Fortunatamente oggi le tecnologie moderne ci permettono di fare tutto in modo molto più semplice, e in remoto, ma comunque per noi il mercato è un fattore diverso. Il nostro D.S. Vincent Garcia è comunque già al SoHotel ed è in contatto diretto con noi e i tifosi."
"Il mio gioco non è immutabile come la pietra, ma trae la sua forza da un certo camaleontismo e dalla volontà di avere sempre alternative. Come il quartiere di Floyda siamo un coacervo di idee e individualità diverse che però sanno amalgamarsi quando serve, o esaltare il singolo quando questi può fare la differenza in nome della collettività. Mi si è detto che il mio calcio è simile al gegenpressing ma non dovreste parlare di "mio" calcio ma di "nostro" perchè quello che faccio è solo l'emanazione di tutto il quartiere e del lavoro quotidiano dei miei giocatori. E comunque no, non amo il possesso palla eccessivo come il pressing troppo alto, nè l'esasperazione dei lanci lunghi, noi cerchiamo di preparare insieme quello che serve, senza pregiudizi e con la presunzione di voler fare un calcio universale, che possa adattarsi ad ogni esigenza."
"Se avete altre domande, altrimenti i giocatori mi aspettano per la prima assemblea della squadra."
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