La nave venne individuata da alcune giovani arpie che giocavano ad icaro: popolare tra le minori, praticato per scherzo e sorella rivalità dalle adulte, esso prevedeva il librarsi quanto più in alto nel cielo per poi gettarsi in picchiata dalla considerevole altitudine e quindi frenare o planare il più vicino possibile dal terrano. Un gioco che era nella sua essenza una pratica di resistenza, coraggio, forza e resistenza fisica nelle ali, e anche più di un pizzico di competizione e volontà d'essere la prima, non nella caccia ma magari tra due sorelle o in un gruppetto d'amiche. Le anziane, più sagge, vegliavano che le giovani non si facessero male o non s'ammazzasseor nella spavalderia, e per quella volta la spavalderia particolarmente più accentuata di una giovane permise al Coro di prepararsi per tempo.
Si fece trovare al porto Grigorija delle Bianche Betulle, legata e guerriera degli astrali. Il suo carapace bianco splendeva sotto il Sole risultando persino più lucente di quello indurito e potenziato dal ferro delle armigere driadi che l'accompagnarono. La piazza portuale era piena e vibrante di commercio e vita, ma i più su istruzioni dell Uno non davano attenzioni particolari alla Kitsune poiché quei singoli erano adibiti ad altri compiti. Solo alle giovani precednetemnete impegnate nell'icaro venne concesso di concedersi alla propria curiosità, e l'Uno concesse loro di nascondersi tra gli altri tetti e le torri della particolare Kar Savariel. La piazza del porto, è giusto ricordarlo, aveva come delimitazione da un intero lato il corpo gargantuesco, morto e immobile dell'Arconita, della sorella Savariel, che vegliava da dietro occhi disattivati sull'unico sbocco sul mare astrale. Alcune sorelle arpie adulte e valorose si erano già piazzate a sorveglianza e difesa dell'entrata della bocca nell'arconita, per proteggere il biocomputer altrimenti indifeso. Le molte altalene che avavano come asta uno dei ditoni di Savariel, solitamente così ricchi di gioventù elfica, umana, in generale non arpia, erano inusualmente vuote.
L'arrivo della kitsune venne accolto con sincera sorpresa dal Coro, inizialmente, poi con candido piacere.
"Sorella, nella persona di Grigorija delle Bianche Betulle, il Coro Astrale ti dà il benvenuto."
La voce austera della tribuna delle Driadi diede il benvenuto alla kitsuna. Era un "sorella" più profondo rispetto al solito modo degli astrali d'appellarsi al mondo come propri fratelli e sorelle nella pace. Era, per dire, lo stesso tono che una Klasserene poteva usare con una sua sorella nel terreno di caccia: non era il sangue materno a legarle, ma comunque erano sorelle di sangue.
Gli armigeri presenti non vantavano le solite ceste con cui il Coro s'era presentato ai vicini, poichè per una volta erano loro gli esplorati. Nonostante ci fosse ancora da mettere in chiaro alcune cose, ancora non mostravano atteggiamento aggressivo.
"Ti abbiamo vista giungere da lontano. Leggende narrano che alcune di voi si fossero unite a questo mondo trecento anni or sono... Le credevamo leggende, oppure vi credevamo tutte morte. Sei una sorpresa."
Un leggero cambiamento si percepì nell'aria, come uno scatto anche nella personalità della driade: da legata era tornata generalessa. Le sue spine si fecero più aguzze, il suo carapace si fece più spesso, i suoi artigli più lunghi e letali.
"Ci auguriamo che a portarti siano venti di pace e correnti di amore. Siamo gelosi dei nostri, lo sai."