Evento Acque Splendenti

Silen

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In un bel giorno di primavera una piccola imbarcazione dall'aria vissuta si avvicinò al porto di Kar Savariel, proveniente dall'altra estremità del Mare di Lannach. A bordo si trovava Kendo no Katsumi, inviata dell'Armata Splendente, curiosa di incontrare la nazione formata da quello che si poteva definire, in un certo senso, un compatriota della razza kitsune. Man mano che il Coro si espandeva, così faceva la sua fama ed era prevedibile che l'Armata Splendente volesse conferire con una entità politica probabilmente affine per via delle sue origini.

@Dyolance eccoti il la, come d'accordo XD
 

Dyolance

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La nave venne individuata da alcune giovani arpie che giocavano ad icaro: popolare tra le minori, praticato per scherzo e sorella rivalità dalle adulte, esso prevedeva il librarsi quanto più in alto nel cielo per poi gettarsi in picchiata dalla considerevole altitudine e quindi frenare o planare il più vicino possibile dal terrano. Un gioco che era nella sua essenza una pratica di resistenza, coraggio, forza e resistenza fisica nelle ali, e anche più di un pizzico di competizione e volontà d'essere la prima, non nella caccia ma magari tra due sorelle o in un gruppetto d'amiche. Le anziane, più sagge, vegliavano che le giovani non si facessero male o non s'ammazzasseor nella spavalderia, e per quella volta la spavalderia particolarmente più accentuata di una giovane permise al Coro di prepararsi per tempo.
Si fece trovare al porto Grigorija delle Bianche Betulle, legata e guerriera degli astrali. Il suo carapace bianco splendeva sotto il Sole risultando persino più lucente di quello indurito e potenziato dal ferro delle armigere driadi che l'accompagnarono. La piazza portuale era piena e vibrante di commercio e vita, ma i più su istruzioni dell Uno non davano attenzioni particolari alla Kitsune poiché quei singoli erano adibiti ad altri compiti. Solo alle giovani precednetemnete impegnate nell'icaro venne concesso di concedersi alla propria curiosità, e l'Uno concesse loro di nascondersi tra gli altri tetti e le torri della particolare Kar Savariel. La piazza del porto, è giusto ricordarlo, aveva come delimitazione da un intero lato il corpo gargantuesco, morto e immobile dell'Arconita, della sorella Savariel, che vegliava da dietro occhi disattivati sull'unico sbocco sul mare astrale. Alcune sorelle arpie adulte e valorose si erano già piazzate a sorveglianza e difesa dell'entrata della bocca nell'arconita, per proteggere il biocomputer altrimenti indifeso. Le molte altalene che avavano come asta uno dei ditoni di Savariel, solitamente così ricchi di gioventù elfica, umana, in generale non arpia, erano inusualmente vuote.

L'arrivo della kitsune venne accolto con sincera sorpresa dal Coro, inizialmente, poi con candido piacere.
"Sorella, nella persona di Grigorija delle Bianche Betulle, il Coro Astrale ti dà il benvenuto."
La voce austera della tribuna delle Driadi diede il benvenuto alla kitsuna. Era un "sorella" più profondo rispetto al solito modo degli astrali d'appellarsi al mondo come propri fratelli e sorelle nella pace. Era, per dire, lo stesso tono che una Klasserene poteva usare con una sua sorella nel terreno di caccia: non era il sangue materno a legarle, ma comunque erano sorelle di sangue.
Gli armigeri presenti non vantavano le solite ceste con cui il Coro s'era presentato ai vicini, poichè per una volta erano loro gli esplorati. Nonostante ci fosse ancora da mettere in chiaro alcune cose, ancora non mostravano atteggiamento aggressivo.
"Ti abbiamo vista giungere da lontano. Leggende narrano che alcune di voi si fossero unite a questo mondo trecento anni or sono... Le credevamo leggende, oppure vi credevamo tutte morte. Sei una sorpresa."

Un leggero cambiamento si percepì nell'aria, come uno scatto anche nella personalità della driade: da legata era tornata generalessa. Le sue spine si fecero più aguzze, il suo carapace si fece più spesso, i suoi artigli più lunghi e letali.
"Ci auguriamo che a portarti siano venti di pace e correnti di amore. Siamo gelosi dei nostri, lo sai."
 

Silen

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La kitsune si inchinò "È un piacere incontrarti onorevole Grigorija...ma non è necessario essere così guardinghi, sono qui solo per conferire con voi. E del resto che minaccia potrebbe costituire una singola persona? Se non lo hai notato la mia imbarcazione è ben lungi da essere una nave da guerra." aggiunse in tono di rimprovero per quella che alle sue orecchie di kitsune suonava come una violazione delle regole della buona educazione.
"Invero la nostra presenza predata il grande conflitto; le prime di noi giunsero per volontà della signora Gioiello Luminoso molti anni prima dello scoppio della guerra. Molto tempo e molte traversie sono state affrontate da allora ma abbiamo perdurato e, in una certa misura, prosperato...io stessa sono nata su questo mondo e non nelle mutevoli spire dell'Altrove. Ma parlando di sorpresa anche noi dell'Armata Splendente siamo state meravigliate di apprendere della presenza di una entità come la vostra una volta che le voci sulla vostra natura sono arrivate fino a noi. In genere entità come il Coro sono piuttosto sfuggenti e raramente si interessano agli altri mondi per non parlare di entrarvi."
 

Dyolance

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Le parole della kitsune non placarono la diffidenza di Grigorija delle Bianche Betulle, una driade dura e spietata come un taglione. Nel parlare aveva l'autorevolezza della matriarca austera e la sua diplomazia solitamente era doppiamente legata alla promessa di una resa dei conti, o quanto meno non era influenzata dalla paura di un attacco del potenziale nemico. Ella sapeva difendersi con le parole e ancor meglio con le armi. Il suo approccio era diretto e ben poco arzigogolato: un resoconto logistico in tempo di guerra piuttosto che la parlata del fine oratore.
"L'uno può essere seguito dai molti, e chi oggi giunge su di una singola barca domani potrebbe tornare alla testa di mille vascelli." - commentò immediatamente secca e arida come una terra priva di nutrimento; tuttavia in un secondo momento s'addolcì e le sue risvegliate doti guerresche si riassopirono, addolcendone anche i contorni della figura e del viso. "Ma finché non mostrerai animosità da Noi non ne avrai. Saresti la prima proveniente dall'Altra Parte a manifestare sufficiente senno per una conversazione. Ci è gradevole."

La signora dal carapace bianco assunse una posa più a suo agio, dove a suo agio s'intende comunque di una compostezza altera e statuaria.
"Vieni, cammina con Noi." - richiese secca. Le giovani arpie cominciarono ad appollaiarsi di tetto in tetto per seguire le due figure accompagnate dal folto gruppo di soldati e soldatesse. L'Arconita caduto rimase in vista per tutta la passeggiata nel porto e poi nella città.
"Gioello Luminoso... Non ricordiamo o conosciamo questo nome. Così come non conosciamo il tuo, sorella."
Il tempo fu lasciato alla kitsune per fornire il nome ancora sconosciuto. Poi Grigorija continuò a spiegare.
"Non siete le uniche ad essere sorprese. I nativi di questo mondo faticano a comprenderci, e noi spesso ci interroghiamo sul perché della nostra azione. Poi, però, ricordiamo.
Vedi, siamo stati svegliati dal nostro torpore, sorella. Abbiamo compreso il nostro ruolo, un qualcosa che il piacere di un lungo sonno e tutte le potenzialità dell'universo non possono soddisfare. Non quando si ode questo"
- disse Grigorija indicando l'Arconita.
"Non si può rimanere indifferenti davanti alla sofferenza, e perciò agimmo. Siamo qui per portare l'armonia dell'Amore in un mondo che non la conosce. Ci auguriamo che questo nostro scopo non vi sia sgradito.
Vorremmo sapere il vostro."
 

Silen

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La kitsune esibì una lieve scrollata di spalle "Tutto è possibile, immagino, ma un simile sviluppo implica dei presupposti che al momento non si sono verificati" ribattè "Forse avete udito della signora Gioiello Luminoso col nome di Tamano-no-Mae nome che le fu attribuito molti secoli or sono e che ella amava particolarmente. Ma stò dimenticando le buone maniere....il mio nome è Kendo no Katsumi, soldatessa agli ordini della onorevole Hojo no Izumi e occasionalmente incaricata di parlare a nome della Armata Splendente" sorrise "puoi chiamarmi sempliemente Katsumi se lo desideri". La kitsune ascoltò pensosa il discorso successivo di Grigorija "Amore e Armonia...sono certamente obiettivi desiderabili, purchè non vengano imposti dall'esterno. Quale è il vostro atteggiamento, se mi è consentito chiedere, verso chi dovesse rifiutare di entrare a fare parte della vostra Armonia, del vostro Coro?" chiese con sincera curiosità.
 

Dyolance

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Anche il nome di Tamano-no-Mae non destò l'ignoranza del Coro, probabilmente colpevole di far risalire le proprie origini esclusivamente ad alcune zone di Ea, tra le quali incidentalmente non rientrava il Nord-Est del fu Impero Rahonavyde; d'altro canto il Sud era ben rappresentato dalle arpie, ma esse nei loro cicli e racconti orali avevano probabilmente perso la memoria di quell'individuo, o l'avevano rilegata a personaggio secondario nell'Epica della Prima e del suo Sogno. Persino Klasserene, che di quel Sogno era diretta discendente, non aveva mai sentito pronunciare dalla bocca della madre dalla madre Syrane quel nome così particolare. Il Coro brancolava nel buio, ma non lo si diede a vedere per rispetto dell'ospite, e anzi si rispose alla sua curiosità.

"L'Armonia imposta con la forza è tirannia, cioè eccesso d'ordine. Ogni singolo ha una scelta: unirsi a noi, abbracciarci come semplici amici o condannarci e odiarci per la nostra natura. Noi non decidiamo per il prossimo, bensì ci limitiamo a reagire alla sua scelta; e anzi, finché il prossimo non si muoverà contro di Noi con avversione, o allo stesso modo con suoi pari, da noi non riceverà altro che Amore, Aiuto, Compassione. Il compito di queste numerose stelle è di reggere il cielo, e impedire che nuovamente esso venga fatto cadere sulle teste dei viventi."

Il discorso lasciava intendere, in soldoni, che il Coro non fosse affine alla guerra come metodo d'espansione se non forzato strettamente dall'atteggiamento altrui a dover agire in questo modo, e che altri enti sarebbero stati trattati con amicizia finché si fossero comporati in amicizia. Si poteva solo speculare su quanta sarebbe stata la foga con cui il Coro si sarebbe gettato sul prossimo nel caso in cui questo attaccasse il Coro stesso o attaccasse altri stati...

"Noi siamo ciò che siamo ed è un motivo ad ancorarci a queste terre, ma dalle tue parole intuiamo che siete in molte da Questa Parte. Cosa vi muove, sorella? Desideria apprendere, o ricordare, la storia di Tamano no Mae, di Hojo no Izumi, di Kendo no Katsumi. La vostra storia... Il vostro perchè."
Ora che sapete il nostro, ma quello rimase sottointeso.
 

Silen

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"E' curioso che tu lo chieda in questi termini" disse Katsumi con un sorriso e un inchino "poichè in effetti è una necessità del genere che guida le nostre azioni, o almeno le azioni delle più anziane di noi, il che è più o meno la stessa cosa." l'inviata fece una pausa guardando con attenzione e interesse ogni cosa, dagli edifici della città, alla sinistra figura dell'Arconita, alle alate che giocavano fra i tetti.
"Devi sapere che il mio popolo, non differentemente dalla gente che abita questo mondo, possiede varie leggende ed epiche sul proprio passato. Una in particolare, tanto antica da essere millenaria già quando la signora Gioiello Luminoso era una giovane Unacoda, narra che la nostra razza nacque su un mondo verde e azzurro, un mondo che, per farla breve, era del tutto simile a questo. Ora, io sono una semplice Unacoda e sono nata qui e quindi non posso giudicare, ma Hojo-sama, Minamoto-sama e financo la stessa Gioiello Luminoso, stando ai racconti, amano e apprezzano la realtà di questo mondo persino più delle mutevoli distese dell'Altrove dove pure hanno avuto i propri natali. Non siamo in grado di affermare che questo mondo, o uno simile a questo, sia la nostra perduta patria di origine ma di certo qui vi è qualcosa che solletica il nostro essere, quello che sentiamo nel profondo di noi stesse. Quindi le tue parole sono oltremodo azzeccate Grigorija delle Bianche Betulle, noi siamo qui per cercare noi stesse, le nostre origini, la nostra natura e il nostro perchè; per trovare le risposte a mille domande inespresse."
 

Dyolance

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Per via del "torpore" a cui si riferiva Grigorija in precedenza, il Coro non aveva memoria o conoscenza riguardo alle storie a quanto pare appartenenti alle kitsune, e in questo la memoria e la sapienza dell'Uno erano non dissimili da quelle di un qualsiasi mortale di Ea. Immerso in uno stato di potenzialità assoluta non meglio precisata, dormiente e appagato degli sconfinati limiti della sua potenza -infinita poiché non espressa, e di fatto ciò che simili del Coro evitavano di fare era proprio di muovere azione, una qualsiasi, e scendendo quindi ai patti con la realtà dei fatti e la propria non-onnipotenza. In questo i simili al Coro, e il Coro stesso prima del suo risveglio, si potevano definire esseri "beatamente ignoranti", poiché nella loro ignoranza si beavano di se stessi-. La storia fu apprezzata da Grigorija e dal resto della moltitudine.
"Storie simili, quindi. Siamo due molti che cercano entrambi di piantare radici: le une per scavare abbastanza nelle profondità di se stesse, noi altri per permettere che il futuro cresca come la forza e la beltà della quercia, e che la stessa diventi millenaria."
La driade si lasciò andare a un apparente commento scaldacuore, definitivamente distensivo dopo che entrambe le fazioni si erano dette di fatto i propri perché, ma il tono fu sempre quello tipico: austero, marziale.
"Da oggi ai nostri occhi non siete dissimil da altre comunità organizzate di nativi, o stati come piace loro chiamarsi. Se vorrete la nostra amicizia o avrete bisogno di un aiuto, queste stelle illumineranno anche la vostra notte." - disse facendo un inchino, ora più pacata. L'Uno stava intanto placando l'animo duro della sua legata, comandandola con l'Amore di mostrare a sua volta amore all'ospite.
Il discorso virò su altre materie che incuriosivano il Coro.

"Siete le prime sorelle dell'Altra Parte a manifestare buone intenzioni. In questi anni molte volte abbiamo sofferto le tendenze sadiche di molti dei nostri fratelli trasmigrati in queste terre. Ci siamo dovuti scoprire dimentichi d'amore in molti frangenti a causa loro. È spiacevole. È cattiva pubblicità."

Poi ancora.
"Cosa conoscete del mondo, sorella? C'è molta conoscenza che pensiamo possiamo condividere l'Un l'altre, per aiutarci con i nostri relativi perché."
 

Silen

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Katsumi rispose con un lieve inarcarsi del sopracciglio destro "Sfortunatamente molte genie dell'Altrove posseggono una....ah, natura predatoria." disse in tono cauto come se trovasse la critica, persino espressa in termnii così blandi, una insopportabile violazione della buona educazione "altri separati dalle entità che li governano sono purtroppo poco più che droni senza mente. Un fastidio di poco conto se paragonato alla presenza di Thanasis o Quian Ya. Se però cercate entità più propense al dialogo sappiamo conc ertezza della presenza di piccole enclavi di Tenebris e Manichini. Voi stessi siete stati avvistati viaggiare in compagnia di una Vitrilica" aggiunse.
"Non c'è molto che possiamo dire di conoscere" risprese dopo aver riflettuto qualche istante sulla domanda "fino a poco tempo fa eravamo focalizzate sul mero scopo di sopravvivere alle conseguenze del cataclisma e solo di recente abbiamo ripreso, cautamente, ad esplorare le terre vicine. Di una cosa però siamo certe...molte creature antiche e potenti sono state risvegliate dal caos rilasciato trecento anni fa e fra queste sommamente pericolose sono coloro che chiamano sè stesse col nome di Apoptosi per via della loro ostilità inveternata verso ogni essere nativo dell'Altro Luogo. Se non le avete ancora incontrate il nostro consiglio è quello di approcciarvi ad esse con estrema cautela."
 

Dyolance

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Grigorija annuì alla citazione della sorella vitrilica Glass, alludendo quindi chiaraente al fatto che, per quanto i fratelli con istinti omicidi superassero i bendisposti, l'incontro con questi secondi non era mancato nel percorso di crescita degli astrali.
Il discorso poi riguardo le Apoptosi catturò l'attenzione dell'Uno tutto: altre Apoptosi esistevano, come esplicitato da Varaias, e Katsumi lo confermava. Ciò preoccupò ulteriormente la coscienza riunita, di una preoccupazione tipica di chi ha appena ricevuto la conferma che una potenziale minaccia, o pericolo, o scoglio, si sarebbe certamente parato avanti a sé in futuro. Il fatto che ne esistesse una poteva ridurre la minaccia a un caso isolato, magari a vuote intimidazioni... Il fatto che le kistune conoscessero altre Apoptosi dava fondamento a tutto ciò detto dall'Apoptosi in Ramshar. Soprattutto, dava fondamento all'odio che essa aveva mostrato per il Padre e l'Albero Astrale.
"Abbiamo avuto lo spiacevole onore d'incontrare la minaccia Apoptosi in Ramshar in una delle sue incarnazioni. Abbiamo esclusivmaente disquito, ma la nostra natura è stata giudicata con troppa intolleranza per permettere un vero dialogo. Siamo consci della loro inflessione verso tutto ciò che riguarda L'Altra Parte e che per Noi e il nostro Padre rappresentino una minaccia... Il come ci approcceremo ad essi sta venendo deciso proprio in quest'anno."

Abbandonarsi al destino e liberare i figli dell'Amore di cui tanto avevano bisogno, ma salvarli dall'omicidio da parte degli esseri, o resistere e combattere fino all'ultima voce, e magari uscirne vincitori ma chissà con quali perdite?
"Un'idea si è svegliata in Noi. La perdonerete per la nostra mancanza di tatto, ma la troviamo razionalmente esatta: Noi non indicheremo mai qualcuno per primo come nemico, ma non esiteremo a rispondere a coloro che si porranno verso di Noi come tali. Il nostro Coro e la vostra sorellanza ha un nemico naturale comune: da questi presupposti ci piacerebbe reincontrarvi e che la nostra amicizia possa fiorire anche in futuro, in modo tale che, se mai l'impensabile attacco dovesse un giorno arrivare, a l'Uno o le Altre, possiamo resistere come un fronte comune."
 

Silen

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Katsumi riflettè per un attimo poi annuì "Minamoto-sama e l'Armata Splendente accoglierebbero con favore la possibilità di stabilire una amicizia duratura fra noi. Forse è ancora presto per stabilire se possiamo sostenere un fronte comune contro le Apoptosi o altre minacce ma questo sarebbe certamente un buon inizio. Se vorrete inviare un vostro rappresentante nelle nostre terre, saremmo liete di averlo come nostro onorato ospite.".

Se non hai altro da chiedere direi che il Primo Contatto può dirsi concluso
 
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