Lunghe trascorsero nell'attesa di un responso visivo di cosa potesse nascondere, di che tipo di inquilino dimorasse all'interno.
Nulla. Nulla uscì dall'interno, nulla dall'esterno entrò, solo un cerbiatto transitò alle loro spalle e mosche in quantità infestavano quella zona, impestando quel poco che era rimasto di una carcassa relativamente fresca.
Stanche dall'attesa, un paio di esploratrici aracne raccolsero una buona quantità di rami, sia secchi, che ancora verdi. Quando ne ebbero raccolti a sufficienza di diressero all'imboccatura della caverna, li accatastarono proprio li all'ingresso ed appiccarono il fuoco.
Le correnti d'aria si sa, entrano facilmente nelle caverne, e così i densi fumi scaturiti dalla componente ancora verde e fresca del fogliame di faggio. Appena appiccato, arretrarono dalla loro posizione fino ad una poche decine di metri addietro, assicurandosi d'avere il favore del vento, per evitare d'essere individuate dall'odore. Scrutando l'ingresso (i fumi cominciavano a librarsi copiosi), ma accorte nel tenere un paio di avvistatrici alle spalle, onde evitare sorprese..