Arrivati nelle terre dell'Ordine di Halektrosia, site in enorme valico naturale tra la più lunga catena montuosa del nord, Vladimir e Robert vennero immediatamente intercettati dalle pattuglie di confine che, celermente, li scortarono in città. Din-Halek era una delle pochissime città ad avere un'architettura interamente elfica, nonché quasi tutti gli abitanti della medesima razza, e solo poche guardie erano drow o umane. Perlopiù i gendarmi erano elfi dalla pelle scura. La città in sé era giovanissima, con meno di un lustro di vita, ma era incredibilmente vitale e piena zeppa di giardini, fiori e alberi da frutto. Passando per la periferia la delegazione di Gizeh poté vedere numerosissimi apiari sparsi un poco ovunque, come se gli elfi locali avessero per qualche motivo deciso di piantare migliaia di fiori e bearsi di miele in quantità industriale. Oltre le porte della città si aprivano strade piccole ma ben pulite che si snodavano in un dedalo di viuzze e piazze; statue e gonfaloni ricoprivano tutti gli spazi vuoti, soprattutto le effigi di Arilma, la Dea patrona dell'Ordine, signora della luce, del sole e dell'oro.
La destinazione della delegazione era il palazzo più grosso della città, posto a ridosso delle mura e fortificato quasi come un piccolo castello. Qui i delegati vennero fatti scendere e accompagnati nelle sale interne: al piano terra avrebbero alloggiato i soldati della scorta mentre al primo piano, in camere decisamente migliori e più sfarzose, Vladimir e Robert. Dopo avergli offerto cibo - perlopiù frutta fresca - e acqua, vennero invitati nella sala delle udienze, dov'erano attesi dall'emissario della Gran Maestra in persona.
Quando si aprirono le porte del salone, piuttosto spartano a dispetto della grandezza della stanza, la prima che riconobbero fu Arianna. Ella era in piedi, vestita con una tunica bianca e rossa, sorridente e felice dell'arrivo dei graditi ospiti nelle terre dell'Ordine. Vedendo Robert lo salutò con un cenno della mano, facendogli un piccolo sorriso amichevole, mentre a Vladimir riservò una piccola riverenza col capo. Vicino a lei c'era una cosa dalle sembianze di donna che indossava una corazza peculiare. Era riconducibili alla foggia dell'ordine, ma non presentava nessun drappo né cinghia di cuoio, sostituite invece con spesse catene piatte e rivettate. I vestiti al di sotto della corazza, invece, erano probabilmente normali imbottiture. Quel che salvata all'occhio però, era che avesse i capelli composti da una specie di fiamma libera che ardeva con una certa flemma, e seppur fosse bellissima d'aspetto gli occhi neri dall'iride gialla non lasciavano molti dubbi sulla sua natura.
«Benvenuti stimati ospiti mortali nella nostra città!» esordì.
Arianna si chinò verso di lei e le sussurrò qualcosa all'orecchio.
«Mi... dicono che non si dice così di solito. Sto ancora imparando.» si schiarì la voce. «Vi do il benvenuto a Din-Halek, delegati di Gizeh! Io sono Bilqis e rappresento la Gran Maestra Isilwen dell'Ordine della Rosa!» era incredibilmente impostata nel parlare, ma ci stava provando. Forse per lei era più un gioco divertente, ma alla fine - rimasta sola - non le dispiaceva fondersi con i mortali. In più di un senso.
«È bello vedervi miei signori, sono felice che siate riusciti a raggiungerci.» prese parola Arianna. «Vi prego di non spaventarvi per l'aspetto della mia sorella di spada.»
«Io sono bellissima, in ogni caso, non c'è da aver paura di guardarmi! Non sono mica Agarwaen.» brontolò sottovoce la efreeti.
«Prego, sedetevi, abbiamo molto di cui discutere. Se Bilqis dovesse fare domande strane perdonatela, la stiamo erudendo sul come gestire i mortali... non era molto abituata.» continuò Arianna.
«Sì, sì confermo.» s'affrettò a dire Bilqis. «Vi prego, sedetevi!» insistette, facendo eco alla sacerdotessa e indicando l'unico, grande, tavolo presente al centro della stanza.