Report Turno 10 - 1194/1197
Guerra franco-imperiale
Fronte del Reno
E' la fine dell'inverno del 1194 quando un messo proveniente da Parigi verso le Fiandre e la Svevia sconvolge la pace e la tranquillità dell'Europa. Il messo, infatti, porta una formale dichiarazione di guerra al Ducato delle Basse Fiandre, approfittando delle rivendicazioni territoriali possedute dal conte Matteo I vassallo di re Bernardo I, e di conseguenza al ducato di Svevia. Pochi giorni dopo la dichiarazione di guerra un esercito francese, al comando dello stesso conte Matteo I sconfina nella regione di Brabant e conquista agilmente la regione e la città di Anversa. L'esercito delle Fiandre imperiali si fa cogliere totalmente impreparato, lontano dal teatro di guerra e impossibilitato dall'affrontare un esercito di circa 15.000 uomini. La guerra giunge del tutto inaspettata e lo stesso duca Goffredo III deve fuggire alle bell'e meglio da Anversa con tutta la sua famiglia e la corte. Giunto nei Paesi Bassi dovrà darsi da fare, i suoi sudditi fiamminghi non accetteranno la perdita di Anversa e a gran voce in tutto il paese è richiesto un chiaro e duro intervento contro Matteo I di Alsazia, conte delle Fiandre francesi.
Nel frattempo, lungo il corso del Reno che funge da vero e proprio confine naturale tra Francia e SRI e si configura immediatamente come un lungo fronte di guerra, altri due eserciti francesi si muovono verso la Svevia, accusata di foraggiare le Basse Fiandre, nemico della corona francese, e di esserne sostanzialmente fida alleata. Un primo esercito, al comando del paladino Guglielmo di Parigi, punta dritto verso Francoforte nel tentativo di cogliere di sorpresa gli imperiali. In Franconia, pero', il giovane Federico IV Hohenstaufen non si fa cogliere impreparato. Da mesi temeva un attacco francese e ha fatto preparare la regione come una gigantesca trappola per i francesi. Durante le settimane di passaggio della regione, verso Francoforte, l'esercito francese è tartassato da una guerriglia subdola che mina quasi più il morale che gli effettivi ranghi. Tuttavia la volontà dei francesi è altissima, credono fortemente che la loro sia una missione divina che dovrà riportare i legittimi discendenti di Carlo Magno sul soglio imperiale. Il momento più difficile è sicuramente quello dell'attraversamento del locale tratto di Foresta Nera. Con la successiva Battaglia della Foresta Nera, i francesi dimostrano di aver resistito bene alla tattica di Federico IV e riescono finanche a sconfiggere la stessa Guardia Imperiale al comando del duca stesso. Federico IV, pero', non si lascia scoraggiare e torna di filata a Francoforte consapevole che le sue migliori possibilità sono dentro alla città. L'esercito francese, infatti, dopo la battaglia nella foresta è stato ridimensionato di numero. Nonostante questo Guglielmo di Parigi muove all'assedio di Francoforte. E' ormai il 1195 quando Gugliemo tento un ultimo disperato assalto di Francoforte che, pero', si deve spegnere contro le mura della capitale sveva dove Federico IV non cede un singolo centimetro al rivale. Quando Guglielmo si ritira verso le campagne, ormai sotto controllo francese, ordina ai soldati di non saccheggiare nessuno mentre vengono dato in pasto agli uomini d'arme ciascuna delle proprietà Hohenstaufen presenti nella regione.
Sul Reno, poi, il terzo esercito francese si muove anche alla volta di Friburgo. Più o meno contemporaneamente ai fatti di Francoforte, al comando di Luigi di Lione, un altro dei paladini di Francia, l'esercito muove verso l'altra roccaforte sveva. Tuttavia non fa i conti con il duca Federico IV che già da mesi aveva dato ordini precisi in caso di una grossa invasione. Un esercito svevo, infatti, si muove a gran velocità verso Parigi nel tentativo di cogliere di sorpresa re Bernardo e portargli la guerra in casa. I due eserciti, pero', si incontrano nell'Alsazia e la battaglia è inevitabile. L'esercito francese è leggermente superiore di numero e riesce a vincere la battaglia costringendo i tedeschi a ritornare a Friburgo dove, analogamente a Francoforte, si chiudono nella città in attesa degli assedianti. Come pero' il suo compagno paladino Guglielmo, anche Luigi pecca forse di ambizione e in un avventuroso assalto alla città viene ucciso ponendo fine prematuratamente alla presa di Friburgo. L'esercito, quindi, si ritira nelle campagne per svernare l'inverno del 1195 che si prepara a giungere più freddo che mai.
L'azione più temeraria viene pero' affidata da re Bernardo al suo fidato alleato, il re di Bretagna e Normandia Goffredo I Plantageneto. Questi affida a suo figlio Arturo il delicato compito di condurre l'esercito reale normanno verso l'Hainault. Obbiettivo è Aquisgrana, la capitale imperiale dove è presente la prestigiosissima Cappella Palatina. Giunto nell'Hainault, pero', Arturo incontra pochissima resistenza e riesce a prendere Aquisgrana senza colpo ferire. L'Imperatore, infatti, è costretto a concentrare le sue truppe in Sassonia dove un vassallo locale, sobillato da alcune voci circa una presunta omosessualità di Enrico IV e un suo complotto che ha portato all'assassinio di suo cugino Federico I del Sacro Romano Impero, ha preso le armi contro l'Imperatore stesso. La ribellione viene stroncata facilmente ma, subito, un altro vassallo imperiale della Lorena decide di ribellarsi a causa della sempre maggior insistenza sulle voci che vedono l'Imperatore Enrico IV come una sorta di anti-cristo sodomita avezzo agli intrighi disonorevoli. Si tratta di piccole ribellione ma che pongono l'Imperatore di fronte alla terribile scelta di abbandonare Aquisgrana per concentrarsi sulla stabilizzazione dei suoi domini personali.
Fronte alpino
Mentre Francia e Normandia sono impegnati nella dura lotta contro l'Impero, altri scontri smuovono la guerra franco-imperiale più a sud. La Repubblica di Genova, fida alleata francese, dichiara guerra alla Svevia e alle Basse Fiandre, in virtù della propria alleanza, subito seguita da Milano che decide di buttarsi in questa grande ribellione contro il potere imperiale in Europa. Milano, pero', manca di un casus belli valido e la sua stipula di alleanza con Genova giunge troppo tardi per essere una giustificazione valida alla guerra. Il vassallo del duca Martino Torriani, l'onorevole Marchese del Monferrato, protesta vivamente ma, dal momento che maligni lo dicono facilmetne ricattabile dal suo duca per alcuni segreti mai rivelati, le sue proteste non sfociano in una vera ribellione. La mossa, comunque, pone un certo imbarazzo nella locale Chiesa che ora vedo con occhio non più così benevole il proprio sovrano, accusato di avere usato mezzi da infedele quali l'inganno e il sotterfugio. Nonostante tutto un esercito al comando di Pandolfo Soresina, figlio del celebre condottiere milanese Landolfo Soresina già famoso per le sue tattiche di guerra alpine, attende invano per un anno un esercito genovese di rinforzo. Quindi, appurato che il rinforzo probabilmente mai giungerà, decide ugualmente di muovere forte comunque dei rifornimenti che Genova ha inviato in vista della campagna militare. L'esercito milanese giunge facilmente al di là delle Alpi dove sconfigge facilmente il locale esercito di difesa, composto perlopiù da pochi miliziani, occupando tutta la regione della Svizzera.
Fronte boemo
In quella che appare una guerra sempre più totale dell'Europa Centrale non stupisce vedere il formarsi di un terzo fronte. E' circa il 1196 quando, notato l'arenarsi della guerra con i fallimenti francesi di Friburgo e Francoforte ma il successo capetingio con la conquista pretigiosa di Aquisgrana, il duca Enrico III Babenger, sovrano d'Austria, decide di fare la sua mossa. Già durante l'elezione imperiale il duca aveva fatto vedere di non gradire troppo lo strapotere Hohenstaufen e decide, quindi, di prendersi la sua rivincita. Senza neanche una formale dichiarazione di guerra, infatti, il duca attacca il vicino Regno di Boemia, da sempre alleato della casata sveva. La mossa, molto avventata, crea un certo imbarazzo nel Ducato. Il Conte del Tirolo, infatti, si rifiuta di accettare la cosa e dichiara decaduto il duca Enrico e prende a giurare fedeltà a Federico IV Hohenstaufen dicendosi pronto ad intervenire contro il suo ex signore. Enrico III, nonostante l'importante perdita di un vassallo, va comunque avanti e porta il suo esercito in Boemia dove affronta vittoriosamente, combattendo coraggiosamente in prima linea, l'esercito di re Federico Premslyd che sconfitto deve rassegnarsi a riparare in Moravia nella speranza di trovare aiuto.
Guerra franco-imperiale
Fronte del Reno
E' la fine dell'inverno del 1194 quando un messo proveniente da Parigi verso le Fiandre e la Svevia sconvolge la pace e la tranquillità dell'Europa. Il messo, infatti, porta una formale dichiarazione di guerra al Ducato delle Basse Fiandre, approfittando delle rivendicazioni territoriali possedute dal conte Matteo I vassallo di re Bernardo I, e di conseguenza al ducato di Svevia. Pochi giorni dopo la dichiarazione di guerra un esercito francese, al comando dello stesso conte Matteo I sconfina nella regione di Brabant e conquista agilmente la regione e la città di Anversa. L'esercito delle Fiandre imperiali si fa cogliere totalmente impreparato, lontano dal teatro di guerra e impossibilitato dall'affrontare un esercito di circa 15.000 uomini. La guerra giunge del tutto inaspettata e lo stesso duca Goffredo III deve fuggire alle bell'e meglio da Anversa con tutta la sua famiglia e la corte. Giunto nei Paesi Bassi dovrà darsi da fare, i suoi sudditi fiamminghi non accetteranno la perdita di Anversa e a gran voce in tutto il paese è richiesto un chiaro e duro intervento contro Matteo I di Alsazia, conte delle Fiandre francesi.
Nel frattempo, lungo il corso del Reno che funge da vero e proprio confine naturale tra Francia e SRI e si configura immediatamente come un lungo fronte di guerra, altri due eserciti francesi si muovono verso la Svevia, accusata di foraggiare le Basse Fiandre, nemico della corona francese, e di esserne sostanzialmente fida alleata. Un primo esercito, al comando del paladino Guglielmo di Parigi, punta dritto verso Francoforte nel tentativo di cogliere di sorpresa gli imperiali. In Franconia, pero', il giovane Federico IV Hohenstaufen non si fa cogliere impreparato. Da mesi temeva un attacco francese e ha fatto preparare la regione come una gigantesca trappola per i francesi. Durante le settimane di passaggio della regione, verso Francoforte, l'esercito francese è tartassato da una guerriglia subdola che mina quasi più il morale che gli effettivi ranghi. Tuttavia la volontà dei francesi è altissima, credono fortemente che la loro sia una missione divina che dovrà riportare i legittimi discendenti di Carlo Magno sul soglio imperiale. Il momento più difficile è sicuramente quello dell'attraversamento del locale tratto di Foresta Nera. Con la successiva Battaglia della Foresta Nera, i francesi dimostrano di aver resistito bene alla tattica di Federico IV e riescono finanche a sconfiggere la stessa Guardia Imperiale al comando del duca stesso. Federico IV, pero', non si lascia scoraggiare e torna di filata a Francoforte consapevole che le sue migliori possibilità sono dentro alla città. L'esercito francese, infatti, dopo la battaglia nella foresta è stato ridimensionato di numero. Nonostante questo Guglielmo di Parigi muove all'assedio di Francoforte. E' ormai il 1195 quando Gugliemo tento un ultimo disperato assalto di Francoforte che, pero', si deve spegnere contro le mura della capitale sveva dove Federico IV non cede un singolo centimetro al rivale. Quando Guglielmo si ritira verso le campagne, ormai sotto controllo francese, ordina ai soldati di non saccheggiare nessuno mentre vengono dato in pasto agli uomini d'arme ciascuna delle proprietà Hohenstaufen presenti nella regione.
Sul Reno, poi, il terzo esercito francese si muove anche alla volta di Friburgo. Più o meno contemporaneamente ai fatti di Francoforte, al comando di Luigi di Lione, un altro dei paladini di Francia, l'esercito muove verso l'altra roccaforte sveva. Tuttavia non fa i conti con il duca Federico IV che già da mesi aveva dato ordini precisi in caso di una grossa invasione. Un esercito svevo, infatti, si muove a gran velocità verso Parigi nel tentativo di cogliere di sorpresa re Bernardo e portargli la guerra in casa. I due eserciti, pero', si incontrano nell'Alsazia e la battaglia è inevitabile. L'esercito francese è leggermente superiore di numero e riesce a vincere la battaglia costringendo i tedeschi a ritornare a Friburgo dove, analogamente a Francoforte, si chiudono nella città in attesa degli assedianti. Come pero' il suo compagno paladino Guglielmo, anche Luigi pecca forse di ambizione e in un avventuroso assalto alla città viene ucciso ponendo fine prematuratamente alla presa di Friburgo. L'esercito, quindi, si ritira nelle campagne per svernare l'inverno del 1195 che si prepara a giungere più freddo che mai.
L'azione più temeraria viene pero' affidata da re Bernardo al suo fidato alleato, il re di Bretagna e Normandia Goffredo I Plantageneto. Questi affida a suo figlio Arturo il delicato compito di condurre l'esercito reale normanno verso l'Hainault. Obbiettivo è Aquisgrana, la capitale imperiale dove è presente la prestigiosissima Cappella Palatina. Giunto nell'Hainault, pero', Arturo incontra pochissima resistenza e riesce a prendere Aquisgrana senza colpo ferire. L'Imperatore, infatti, è costretto a concentrare le sue truppe in Sassonia dove un vassallo locale, sobillato da alcune voci circa una presunta omosessualità di Enrico IV e un suo complotto che ha portato all'assassinio di suo cugino Federico I del Sacro Romano Impero, ha preso le armi contro l'Imperatore stesso. La ribellione viene stroncata facilmente ma, subito, un altro vassallo imperiale della Lorena decide di ribellarsi a causa della sempre maggior insistenza sulle voci che vedono l'Imperatore Enrico IV come una sorta di anti-cristo sodomita avezzo agli intrighi disonorevoli. Si tratta di piccole ribellione ma che pongono l'Imperatore di fronte alla terribile scelta di abbandonare Aquisgrana per concentrarsi sulla stabilizzazione dei suoi domini personali.
Fronte alpino
Mentre Francia e Normandia sono impegnati nella dura lotta contro l'Impero, altri scontri smuovono la guerra franco-imperiale più a sud. La Repubblica di Genova, fida alleata francese, dichiara guerra alla Svevia e alle Basse Fiandre, in virtù della propria alleanza, subito seguita da Milano che decide di buttarsi in questa grande ribellione contro il potere imperiale in Europa. Milano, pero', manca di un casus belli valido e la sua stipula di alleanza con Genova giunge troppo tardi per essere una giustificazione valida alla guerra. Il vassallo del duca Martino Torriani, l'onorevole Marchese del Monferrato, protesta vivamente ma, dal momento che maligni lo dicono facilmetne ricattabile dal suo duca per alcuni segreti mai rivelati, le sue proteste non sfociano in una vera ribellione. La mossa, comunque, pone un certo imbarazzo nella locale Chiesa che ora vedo con occhio non più così benevole il proprio sovrano, accusato di avere usato mezzi da infedele quali l'inganno e il sotterfugio. Nonostante tutto un esercito al comando di Pandolfo Soresina, figlio del celebre condottiere milanese Landolfo Soresina già famoso per le sue tattiche di guerra alpine, attende invano per un anno un esercito genovese di rinforzo. Quindi, appurato che il rinforzo probabilmente mai giungerà, decide ugualmente di muovere forte comunque dei rifornimenti che Genova ha inviato in vista della campagna militare. L'esercito milanese giunge facilmente al di là delle Alpi dove sconfigge facilmente il locale esercito di difesa, composto perlopiù da pochi miliziani, occupando tutta la regione della Svizzera.
Fronte boemo
In quella che appare una guerra sempre più totale dell'Europa Centrale non stupisce vedere il formarsi di un terzo fronte. E' circa il 1196 quando, notato l'arenarsi della guerra con i fallimenti francesi di Friburgo e Francoforte ma il successo capetingio con la conquista pretigiosa di Aquisgrana, il duca Enrico III Babenger, sovrano d'Austria, decide di fare la sua mossa. Già durante l'elezione imperiale il duca aveva fatto vedere di non gradire troppo lo strapotere Hohenstaufen e decide, quindi, di prendersi la sua rivincita. Senza neanche una formale dichiarazione di guerra, infatti, il duca attacca il vicino Regno di Boemia, da sempre alleato della casata sveva. La mossa, molto avventata, crea un certo imbarazzo nel Ducato. Il Conte del Tirolo, infatti, si rifiuta di accettare la cosa e dichiara decaduto il duca Enrico e prende a giurare fedeltà a Federico IV Hohenstaufen dicendosi pronto ad intervenire contro il suo ex signore. Enrico III, nonostante l'importante perdita di un vassallo, va comunque avanti e porta il suo esercito in Boemia dove affronta vittoriosamente, combattendo coraggiosamente in prima linea, l'esercito di re Federico Premslyd che sconfitto deve rassegnarsi a riparare in Moravia nella speranza di trovare aiuto.