[size=2em]Stato delle Forze 2028 [/size]- di Patrick Chaplin
tutti gli osservatori della difesa se lo aspettavano da vari anni, almeno da quando il segretario Anderson appoggiò la chiusura della base di Tokyo spostando la 7th Fleet nella base di Seoul, e finalmente quest'anno al di là del fiume hanno iniziato a parlare dello schieramento delle forze americane nel globo, e se esso corrisponda alle necessità attuali
Grandi sconvolgimenti sono avvenuti dal 2015, da quando per l'ultima volta si è affrontato l'argomento: l'area più esplosiva infatti non è più il Medio Oriente, e l'annunciato progressivo disimpegno dall'area, con un graduale abbassamento del livello di allerta e la riallocazione, nei prossimi anni, di diverse unità dell'aviazione va proprio in questo passo; nostri analisti prevedono un rischieramento nell'area del pacifico o in quella mediterranea, se le tensioni nel caucaso dovessero continuare, ma non sono stati annunciati movimenti prima del 2030.
Un'altra occasione per dei cambiamenti proviene dalle missioni ONU in India e Argentina; infatti mentre l'UNMI Force verrà scorporata e tornerà alle divisioni di partenza non sappiamo ancora se la 2nd Marine Division tornerà a San Diego: molti parlavano di Israele o Guam come destinazione finale ma probabilmente verrà semplicemente schierata a Norfolk sulla costa atlantica. La missione argentina causa invece qualche grattacapo ai pianificatori militari, visto lo schieramento di gran parte delle forze di reazione rapido nel paese: l'82nd Airborne è stata messa in allerta, dando così il cambio alla 101st Airborne nel ruolo di reazione rapida dell'esercito
L'attuale reindirizzamento delle attenzioni americane dall'area meriorientale al sud america e in misura minore al pacifico e al nord africa non può però prescindere da basi e da una attenta pianificazione: se sulla seconda non abbiamo finora motivo di lamentarci, il reperimento e la valorizzazione delle prime lascia in qualche modo a desiderare negli ultimi anni. Sembra impossibile che un governo come quello americano non riesca a gestire più di dieci installazioni all'estero! Il vero obiettivo strategico dei prossimi anni, più che continuare nelle opere di stabilizzazione in Messico, Argentina, Filippine e nel maghreb, dovrebbe essere proprio questo
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