Mikhail Mengsk
MSPAINT OVERTYRANT
soon
LA BATTAGLIA NAVALE DI PRAVESTA [59]
IL TRITACARNE DI CHIBALCABA [111]
IL MASSACRO DEL GOLDENSUN OCCIDENTALE [51]
PRELUDIO
Non c'era speranza. Sir Arthur Carrington era un veterano di molte battaglie, e riconosceva il preludio ad un disastro quando ne vedeva uno. La sua armata era stata mandata spavaldamente ad est, per bloccare la Crociata di Lisandro che minacciava i confini del Lancaster Sudest, ma a quanto pare all'Alto Comando si erano dimenticati degli Elfi di Nevynar.
Così adesso i suoi 35000 soldati si trovavano ad affrontare 51000 fanatici di Dimora provenienti da Est E 24000 elfi vendicativi provenienti da Ovest. La I° Armata era in trappola: i previsti rinforzi Dragonling non sarebbero arrivati in tempo.
Sir Carrington fece l'unica cosa possibile: divise la sua armata in due tronconi, e combatté due battaglie.
FRONTE EST
FRONTE OVEST
LA BATTAGLIA NAVALE DI PRAVESTA [59]
L'Ammiraglio Antonio Luis de Riquelme scrutava la flotta nemica col suo cannocchiale mentre dava gli ordini al segnalatore affinché trasmettesse le istruzioni al resto della flotta. Malgrado il suo tono fosse calmo e sicuro, dentro di sé l'Ammiraglio avvertiva un senso di imminente catastrofe.
La sua flotta, 8 veloci Fregate e ben 11 Galeoni, si trovava di fronte il meglio della flotta coloniale: 10 Corvette a vapore, 8 Man o'War, 3 Ironclad e un Monitor, che però era in palese difficoltà a causa del mare grosso ed era rimasto indietro.
Contro un simile spiegamento di cannoni, oltretutto palesemente guidati da equipaggi di valore, non pensava che la sua flotta avrebbe potuto strappare una vittoria. O un onorevole pareggio.
L'invasione di Pravesta [90] si sarebbe rivelata una trappola mortale per la flotta della Legione e probabilmente anche per le truppe sbarcate, come aveva già previsto quando dal Comando era giunto l'ordine che aveva lanciato l'intera Operazione. La flotta dei Colonialisti era troppo grande, e adesso sarebbe toccato a lui fare il possibile; o meglio l'impossibile. L'unica consolazione era rappresentata dalla sua arma segreta: tre giganteschi Serpenti di mare Crestadorata, che avrebbe usato al meglio.
Purtroppo, il tentativo del Mago della flotta di lanciare una magia distruttiva contro il nemico erano stati vani. Anche il nemico si era portato a bordo un Mago, che aveva disperso l'incantamento.
In base ai suoi ordini, la flotta si divise in due tronconi, mentre le Fregate si disponevano in avanguardia, schermando i Galeoni dal micidiale fuoco dei cannoni nemici. Con la morte nel cuore, vide la flotta nemica disporsi in un'ampia mezzaluna, per massimizzare la sua capacità di fuoco contro il nemico in avanzata. Era quello che avrebbe fatto lui, pensò amaramente.
Le Corvette nemiche, invece, si disposero in una punta di lancia che sembrava diretta verso il fianco della sua flotta avanzante, ma quelle lo preoccupavano relativamente. Come previsto, infatti, i Crestadorata emersero all'improvviso sotto alle navi, attaccandole con ferocia e seminando il panico. Almeno quella minaccia era sventata, per il momento.
Accompagnato dal fischio delle prime palle di cannone in arrivo, Antonio Luis de Riquelme diede l'ordine di puntare alla massima velocità contro le tre Ironclad che formavano il centro della mezzaluna. I nuovi lancia-arpioni forgiati dai Nani avrebbero potuto fare molto, contro quelle tozze e poco manovrabili fortezze del mare. Posto che i Galeoni arrivassero abbastanza vicini. De Riquelme aveva già deciso che uno sfondamento centrale era l'unico modo in cui la sua flotta (o meglio i suoi eventuali resti) avrebbero potuto fuggire.
Dal ponte del suo Ironclad, l'Ammiraglio di Caladreva Marco Salaro Barbariani osservava a sua volta il nemico attraverso il fumo delle bordate della sua flotta. Le coraggiose Fregate nemiche navigavano a zig-zag nel disperato tentativo di schermare i Galeoni abbastanza a lungo, ma cadevano una dopo l'altra.
Il nemico aveva fermato l'assalto delle Corvette ricorrendo a delle bestie marine, ma non avrebbe fatto differenza: la potenza di fuoco dei suoi cannoni avrebbe ridotto in schegge il grosso della flotta nemica. Con sua grande sorpresa, però, i Galeoni non si disperdevano per evitare il fuoco concentrato dei Man o'War disposti a mezzaluna, ma mantenevano una formazione serrata e una velocità costante.
Puntavano diretti contro il centro della formazione Coloniale, e all'improvviso Marco Salaro Barbariani si rese conto del pericolo che correvano i suoi formidabili ma lenti e impacciati Ironclad col mare grosso e in formazione stretta. Malgrado le perdite (cinque Galeoni stavano già affondando lentamente a 1-2km dalla linea Coloniale, squarciati dalle cannonate), il nemico gli era ormai quasi addosso.
Barbariani dette l'unico ordine possibile: le Ironclad che accompagnavano l'Ammiraglia dovevano coprire la sua ritirata, mentre i lati esterni della mezzaluna dovevano ripiegarsi sui Galeoni della Legione. La perdita delle Ironclad a causa degli abbordaggi era probabilmente scontata, ma il nemico sarebbe stato certamente accerchiato e annientato.
L'ennesima scarica di palle di cannone attraversò lo scafo del Rubio da parte a parte, mandando schegge ovunque e falciando buona parte dell'equipaggio sottocoperta e abbattendo due alberi, che caddero rovinosamente in mare. La truppa sul ponte, però, continuò imperterrita a gridare il suo disprezzo contro le avversità, e quando i formidabili arpioni nanici presero finalmente contatto con lo scafo corazzato del nemico, si lanciarono senza paura oltre il baratro che divideva le due navi dopo aver scaricato sulla nave nemica tutte le armi da fuoco a disposizione.
Un centinaio di soldati addestrati all'abbordaggio saltarono sul basso ponte dell'Ironclad, teoricamente la classe regina dei mari, invulnerabil... dalla distanza. L'equipaggio della nave a vapore non era addestrato all'abbordaggio, e del resto il basso ponte non offriva ripari dal fuoco dei tiratori, che sparavano dall'alto delle murate del Galeone.
La mischia corpo a corpo durò anch'essa molto poco: il vantaggio numerico e tattico degli attaccanti era netto, e ben presto il ponte dell'Ironclad Pugno di Piombo fu costellato dei cadaveri mutilati dei marinai di Caladreva. Combattevano con coraggio, ma cadevano in fretta.
La ciurma del Rubio si lanciò sottocoperta, dove le armi da fuoco erano inutili e la lotta si combatteva a colpi di sciabola, coltello e persino con i pugni. Le porte venivano sbarrate e poi abbattute a colpi di ascia. Nella sala delle caldaie i macchinisti si difesero con pale e lanciando carboni ardenti sugli assalitori, ma fu tutto inutile.
Dopo pochi minuti, la nave era catturata. Il capitano Antòn de Martinica, anch'esso andato all'assalto, ordinò di prendere possesso dei cannoni e di volgerli contro il nemico.
Dalle feritoie, uno spettacolo terribile si presentava di fronte agli sfiniti uomini del Rubio: tutt'intorno alla nave catturata era pieno dei relitti che un tempo avevano formato la Flotta della Legione. Altri Galeoni erano riusciti ad abbordare e catturare navi nemiche, oppure a speronarle ed affondarle, ma era evidente che ormai la disfatta era inevitabile. Videro l'Ironclad Vento di Fuoco speronare un Man o'War di Caladreva; opera sicuramente della ciurma dell'Agua Fuerte, che affondava poco lontano, deserto a parte i cadaveri dei marinai della Legione falciati dalle cannonate prima di poter prendere parte al loro ultimo abbordaggio.
Grazie al loro sfondamento, però, tre Galeoni erano riusciti ad attraversare le linee della flotta Caladrevana. Antòn vide il Camarillo, la nave ammiraglia, sfilare verso nord, verso la salvezza, accompagnato da altri due Galeoni. Tutti e tre avevano lo scafo martoriato dalle cannonate, ma erano ancora a galla e filavano velocemente col vento in poppa. Accanto a loro, scie di schiuma suggerivano la presenza di almeno due Crestadorata anch'essi in ritirata.
Un boato impressionante e una nuvola di fumo che invase tutta la plancia gli ricordarono che aveva ancora un'ultima missione da compiere: guidare i suoi uomini nell'ultima resistenza. Ordinò alle batterie di fare fuoco su tutte le navi di Caladreva, cercando di impegnarne il più possibile per impedirgli di inseguire il Camarillo e le altre navi in fuga.
Altri boati si susseguirono; altre palle di cannone partirono dallo scafo rivestito di ferro in direzione dei Man o'War nemici; cannonate in arrivo impattarono sulle piastre protettive dell'Ironclad catturato, deformandole e causando una pioggia di schegge di legno all'interno. Attraverso uno squarcio appena apertosi nella fiancata, vide saltare in aria l'altro Ironclad, evidentemente a causa del contatto delle caldaie surriscaldate con l'acqua entrata da troppe falle nello scafo.
Fu il suo ultimo pensiero cosciente: lo shrapnel causato dalla bordata che aveva aperto lo squarcio lo aveva investito in pieno. Antòn de Martinica affondò insieme alla nave che aveva catturato, insieme alla sua ciurma, che così mantenne la promessa fatta anni fa di "seguirlo fino all'inferno".
A bordo dell'Artiglio di Cernaia, Marco Salaro Barbariani schiumava letteralmente di rabbia: tre navi erano sfuggite alla morsa della sua flotta, e due costosissimi Ironclad erano perdute. Il concentrarsi su di essi effettuato dal nemico aveva risparmiato gran parte dei suoi Man o'War (solo due erano affondati ed altri 2 danneggiati), ma era comunque una grossa perdita. 4 Corvette erano state fatte a pezzi dai dannati serpenti marini, ed altre 3 erano rimaste danneggiate nell'assalto finale ai resti della flotta della Legione, ma erano perdite di poco conto rispetto alle Ironclad. Il Monitor, troppo occupato a non affondare, non era riuscito ad intercettare i 3 Galeoni in fuga.
Maledisse il mare grosso, la brutta stagione, il vento e sua madre, mentre ordinava alla flotta di prendere posizione intorno all'isola.
La sua flotta, 8 veloci Fregate e ben 11 Galeoni, si trovava di fronte il meglio della flotta coloniale: 10 Corvette a vapore, 8 Man o'War, 3 Ironclad e un Monitor, che però era in palese difficoltà a causa del mare grosso ed era rimasto indietro.
Contro un simile spiegamento di cannoni, oltretutto palesemente guidati da equipaggi di valore, non pensava che la sua flotta avrebbe potuto strappare una vittoria. O un onorevole pareggio.
L'invasione di Pravesta [90] si sarebbe rivelata una trappola mortale per la flotta della Legione e probabilmente anche per le truppe sbarcate, come aveva già previsto quando dal Comando era giunto l'ordine che aveva lanciato l'intera Operazione. La flotta dei Colonialisti era troppo grande, e adesso sarebbe toccato a lui fare il possibile; o meglio l'impossibile. L'unica consolazione era rappresentata dalla sua arma segreta: tre giganteschi Serpenti di mare Crestadorata, che avrebbe usato al meglio.
Purtroppo, il tentativo del Mago della flotta di lanciare una magia distruttiva contro il nemico erano stati vani. Anche il nemico si era portato a bordo un Mago, che aveva disperso l'incantamento.
In base ai suoi ordini, la flotta si divise in due tronconi, mentre le Fregate si disponevano in avanguardia, schermando i Galeoni dal micidiale fuoco dei cannoni nemici. Con la morte nel cuore, vide la flotta nemica disporsi in un'ampia mezzaluna, per massimizzare la sua capacità di fuoco contro il nemico in avanzata. Era quello che avrebbe fatto lui, pensò amaramente.
Le Corvette nemiche, invece, si disposero in una punta di lancia che sembrava diretta verso il fianco della sua flotta avanzante, ma quelle lo preoccupavano relativamente. Come previsto, infatti, i Crestadorata emersero all'improvviso sotto alle navi, attaccandole con ferocia e seminando il panico. Almeno quella minaccia era sventata, per il momento.
Accompagnato dal fischio delle prime palle di cannone in arrivo, Antonio Luis de Riquelme diede l'ordine di puntare alla massima velocità contro le tre Ironclad che formavano il centro della mezzaluna. I nuovi lancia-arpioni forgiati dai Nani avrebbero potuto fare molto, contro quelle tozze e poco manovrabili fortezze del mare. Posto che i Galeoni arrivassero abbastanza vicini. De Riquelme aveva già deciso che uno sfondamento centrale era l'unico modo in cui la sua flotta (o meglio i suoi eventuali resti) avrebbero potuto fuggire.
Dal ponte del suo Ironclad, l'Ammiraglio di Caladreva Marco Salaro Barbariani osservava a sua volta il nemico attraverso il fumo delle bordate della sua flotta. Le coraggiose Fregate nemiche navigavano a zig-zag nel disperato tentativo di schermare i Galeoni abbastanza a lungo, ma cadevano una dopo l'altra.
Il nemico aveva fermato l'assalto delle Corvette ricorrendo a delle bestie marine, ma non avrebbe fatto differenza: la potenza di fuoco dei suoi cannoni avrebbe ridotto in schegge il grosso della flotta nemica. Con sua grande sorpresa, però, i Galeoni non si disperdevano per evitare il fuoco concentrato dei Man o'War disposti a mezzaluna, ma mantenevano una formazione serrata e una velocità costante.
Puntavano diretti contro il centro della formazione Coloniale, e all'improvviso Marco Salaro Barbariani si rese conto del pericolo che correvano i suoi formidabili ma lenti e impacciati Ironclad col mare grosso e in formazione stretta. Malgrado le perdite (cinque Galeoni stavano già affondando lentamente a 1-2km dalla linea Coloniale, squarciati dalle cannonate), il nemico gli era ormai quasi addosso.
Barbariani dette l'unico ordine possibile: le Ironclad che accompagnavano l'Ammiraglia dovevano coprire la sua ritirata, mentre i lati esterni della mezzaluna dovevano ripiegarsi sui Galeoni della Legione. La perdita delle Ironclad a causa degli abbordaggi era probabilmente scontata, ma il nemico sarebbe stato certamente accerchiato e annientato.
L'ennesima scarica di palle di cannone attraversò lo scafo del Rubio da parte a parte, mandando schegge ovunque e falciando buona parte dell'equipaggio sottocoperta e abbattendo due alberi, che caddero rovinosamente in mare. La truppa sul ponte, però, continuò imperterrita a gridare il suo disprezzo contro le avversità, e quando i formidabili arpioni nanici presero finalmente contatto con lo scafo corazzato del nemico, si lanciarono senza paura oltre il baratro che divideva le due navi dopo aver scaricato sulla nave nemica tutte le armi da fuoco a disposizione.
Un centinaio di soldati addestrati all'abbordaggio saltarono sul basso ponte dell'Ironclad, teoricamente la classe regina dei mari, invulnerabil... dalla distanza. L'equipaggio della nave a vapore non era addestrato all'abbordaggio, e del resto il basso ponte non offriva ripari dal fuoco dei tiratori, che sparavano dall'alto delle murate del Galeone.
La mischia corpo a corpo durò anch'essa molto poco: il vantaggio numerico e tattico degli attaccanti era netto, e ben presto il ponte dell'Ironclad Pugno di Piombo fu costellato dei cadaveri mutilati dei marinai di Caladreva. Combattevano con coraggio, ma cadevano in fretta.
La ciurma del Rubio si lanciò sottocoperta, dove le armi da fuoco erano inutili e la lotta si combatteva a colpi di sciabola, coltello e persino con i pugni. Le porte venivano sbarrate e poi abbattute a colpi di ascia. Nella sala delle caldaie i macchinisti si difesero con pale e lanciando carboni ardenti sugli assalitori, ma fu tutto inutile.
Dopo pochi minuti, la nave era catturata. Il capitano Antòn de Martinica, anch'esso andato all'assalto, ordinò di prendere possesso dei cannoni e di volgerli contro il nemico.
Dalle feritoie, uno spettacolo terribile si presentava di fronte agli sfiniti uomini del Rubio: tutt'intorno alla nave catturata era pieno dei relitti che un tempo avevano formato la Flotta della Legione. Altri Galeoni erano riusciti ad abbordare e catturare navi nemiche, oppure a speronarle ed affondarle, ma era evidente che ormai la disfatta era inevitabile. Videro l'Ironclad Vento di Fuoco speronare un Man o'War di Caladreva; opera sicuramente della ciurma dell'Agua Fuerte, che affondava poco lontano, deserto a parte i cadaveri dei marinai della Legione falciati dalle cannonate prima di poter prendere parte al loro ultimo abbordaggio.
Grazie al loro sfondamento, però, tre Galeoni erano riusciti ad attraversare le linee della flotta Caladrevana. Antòn vide il Camarillo, la nave ammiraglia, sfilare verso nord, verso la salvezza, accompagnato da altri due Galeoni. Tutti e tre avevano lo scafo martoriato dalle cannonate, ma erano ancora a galla e filavano velocemente col vento in poppa. Accanto a loro, scie di schiuma suggerivano la presenza di almeno due Crestadorata anch'essi in ritirata.
Un boato impressionante e una nuvola di fumo che invase tutta la plancia gli ricordarono che aveva ancora un'ultima missione da compiere: guidare i suoi uomini nell'ultima resistenza. Ordinò alle batterie di fare fuoco su tutte le navi di Caladreva, cercando di impegnarne il più possibile per impedirgli di inseguire il Camarillo e le altre navi in fuga.
Altri boati si susseguirono; altre palle di cannone partirono dallo scafo rivestito di ferro in direzione dei Man o'War nemici; cannonate in arrivo impattarono sulle piastre protettive dell'Ironclad catturato, deformandole e causando una pioggia di schegge di legno all'interno. Attraverso uno squarcio appena apertosi nella fiancata, vide saltare in aria l'altro Ironclad, evidentemente a causa del contatto delle caldaie surriscaldate con l'acqua entrata da troppe falle nello scafo.
Fu il suo ultimo pensiero cosciente: lo shrapnel causato dalla bordata che aveva aperto lo squarcio lo aveva investito in pieno. Antòn de Martinica affondò insieme alla nave che aveva catturato, insieme alla sua ciurma, che così mantenne la promessa fatta anni fa di "seguirlo fino all'inferno".
A bordo dell'Artiglio di Cernaia, Marco Salaro Barbariani schiumava letteralmente di rabbia: tre navi erano sfuggite alla morsa della sua flotta, e due costosissimi Ironclad erano perdute. Il concentrarsi su di essi effettuato dal nemico aveva risparmiato gran parte dei suoi Man o'War (solo due erano affondati ed altri 2 danneggiati), ma era comunque una grossa perdita. 4 Corvette erano state fatte a pezzi dai dannati serpenti marini, ed altre 3 erano rimaste danneggiate nell'assalto finale ai resti della flotta della Legione, ma erano perdite di poco conto rispetto alle Ironclad. Il Monitor, troppo occupato a non affondare, non era riuscito ad intercettare i 3 Galeoni in fuga.
Maledisse il mare grosso, la brutta stagione, il vento e sua madre, mentre ordinava alla flotta di prendere posizione intorno all'isola.
IL TRITACARNE DI CHIBALCABA [111]
Da una parte: 23000 soldati umani, Nani, Elfi e Gnoll, e 200 Grifoni.
Dall'altra: 18000 soldati umani e Raknesha, 2000 Demoni dell'Altrove, e 20 Mastodonti.
Due enormi masse di metallo e carne pronte a scontrarsi per il possesso della provincia di Chibalcaba, pronte a scattare ad un segnale dei loro comandanti. Da una parte, il Generale Roguri del Raj; dall'altra il Generale Corrado Guillelmo de Torreazar della Legione della Frontiera. Il primo combatte per la gloria del Raj, per mostrare all'alleato-padrone Caladrevano il valore della sua gente. L'altro per la sua terra.
A dare il via al massacro sono i 4000 Arcieri Elfici al centro dello schieramento delle Legione, che ingaggiano gli Arcieri del Raj di fronte a loro. Il confronto è impari: i coraggiosi arcieri del Raj, pur supportati dagli Hindi del Fuoco dietro di loro, vengono spazzati via dalle controparti elfiche, che se la cavano con 750 perdite.
Il Colonnello Antonio Lanzinieri, comandante delle truppe di Caladreva, guarda sgomento la scena; fissa la prima linea della Legione, piena di tiratori; prende una decisione coraggiosa: caricare! Lo squadrone di 3000 Ussari di Caladreva parte a briglia sciolta, alla velocità di carica. Tutti si aspettano la classica tattica del caracollo, con gli Ussari a deviare di fronte alla linea nemica e scaricare le pistole. Errore. Lo squadrone si dispone a cuneo, e carica alla sciabola gli sbigottiti Elfi. E' un massacro: gli Elfi subiscono 1675 perdite e vanno in rotta; gli Ussari ne subiscono solo 215 ed impattano sulla Milizia retrostante.
La Cavalleria Leggera del Raj sprona anch'essa i suoi destrieri, volendo imitare i Caladrevani, ma dall'estrema sinistra dello schieramento della Legione ecco arrivare al galoppo una formazione equivalente di Cavalleria Leggera della Legione. Lo scontro è tremendo, ma gli esperti guerrieri Raknesha hanno la meglio, infliggendo 1200 perdite e subendone solo 430. La cavalleria della Legione scappa precipitosamente, ma i cavalleggeri del Raj non hanno tempo di festeggiare: di fronte a loro 1000 Fucilieri Gnoll avanzano ed aprono il fuoco; 300 cavalieri cadono quasi simultaneamente.
Lungo tutta la prima linea della Legione, i tiratori arrivati dalla Repubblica degli Gnoll aprono anch'essi il fuoco, benché le loro armi antiquate infliggano soltanto 150 perdite ad una Brigata di Fanteria Leggera e 200 ad una di Picchieri. La risposta del Raj è affidata agli Hindi del Fuoco, particolarmente efficaci contro unità che fanno uso di polvere da sparo. I 2000 "arcieri speciali" non si smentiscono ed annientano un Reggimento di Archibugieri subendo solo 100 perdite dal fuoco di risposta.
La prima linea del Raj e di Caladreva avanza, la Cavalleria Leggera si allarga sul lato destro; i tiratori della Legione ripiegano dietro le unità convenzionali. E' l'ora della mischia.
La Milizia della Legione al centro si fa onore contro un numero soverchiante di Ussari rimasti invischiati nel corpo a corpo: infliggono 430 perdite ai cavalieri di Caladreva, subendone 830 ma rifiutandosi di fuggire. A "salvarli" arriva il Mago Alberto Gonzàl, che scatena una pioggia di dardi di fuoco contro gli Ussari, uccidendone 350 e costringendoli a ripiegare.
Mentre le prime linee si avvicinano a distanza di carica, i Grifoni del Nord fanno la loro mossa. 200 magnifiche bestie addestrate alla guerra si levano in volo e si precipitano in picchiata contro la Cavalleria Leggera del Raj sul lato destro. Più di 1000 cavalieri vengono uccisi dai feroci rapaci, il resto si disperde; soltanto 20 Grifoni giacciono morti al suolo.
I 2000 Fucilieri dello Scaglione Destro caladrevano arrivano a tiro dei Miliziani Gnoll di fronte a loro. La scarica di fucileria lascia al suolo quasi tutti gli Gnoll, il resto fugge disordinatamente.
Guglielmo de Torreazar dà il segnale di carica: tutta l'armata della Legione avanza ed impatta contro la prima linea nemica, tranne l'Ala Destra, che rimane arretrata. 1000 Miliziani Gnoll vanno a sacrificarsi contro la Fanteria Leggera del Raj dello Scaglione Sinistro; vengono distrutti, ma infliggono 400 perdite agli esperti guerrieri Raknesha. Al centro si scatena un titanico scontro fra Fanteria Pesante Nanica e Demoni del Vuj: i mostruosi abitanti dell'Altrove sono però in superiorità numerica e vincono lo scontro per 750 uccisioni a 300.
Sul loro fianco sinistro, un'altra Brigata omologa impatta contro i Fucilieri di Caladreva. Le pesanti armature dei Nani e le loro asce splendidamente forgiate sono troppo per le baionette dei tiratori coloniali, che vengono falciati malamente perdendo 1000 soldati a fronte di soli 150 caduti fra le fila dei Nani. Sorprendentemente, però, i Fucilieri non cedono e mantengono la posizione negando lo sfondamento al nemico.
Sull'estrema sinistra della linea di Caladreva, 1000 Picchieri attaccano altrettanti Miliziani Gnoll, sicuri di vincere. La truppaglia Gnoll, invece, sostiene l'attacco e risponde con insolita ferocia. Rimangono a terra 380 Miliziani e 250 Picchieri, un risultato quanto mai positivo.
A questo punto, il Colonnello Molboro, comandante della Divisione B del Raj, decide di puntare il tutto per tutto. Ordina ai suoi 1000 Arcieri di tirare sui 1200 Nani schierati di fronte alla Divisione (con scarso successo, periscono sotto le frecce soltanto 100 Nani), e guida lui stesso la carica di 20 enormi Mastodonti contro i Nani in formazione serrata. E' un massacro: i terrificanti bestioni schiacciano brutalmente i Nani, sfondando la formazione e disperdendo i terrorizzati superstiti. Nella linea della Legione si apre un enorme squarcio: l'intero Scaglione Sinistro è spazzato via, e 15 Mastodonti torreggiano nel varco.
De Torreazar, orripilato, non può che correre ai ripari: ordina agli Elfi superstiti (chiamati da poco a raccolta) e agli Archibugieri dell'Ala Destra di puntare contro i Mastodonti e di tirargli contro tutto quello che hanno. La combinazione dell'accurato fuoco degli Elfi e del frastuono delle scariche di Archibugio da breve distanza infliggono abbastanza perdite e dolore ai superstiti da fare il miracolo: i 9 Mastodonti superstiti si voltano e fuggono!
Sul lato opposto del campo di battaglia, i Grifoni evitano agilmente la carica degli Ussari che tentavano di eliminarli, volando nelle retrovie dell'armata della Legione.
La battaglia è al culmine, le mischie proseguono senza sosta. Sull'Ala Sinistra, i Picchieri di Caladreva riescono finalmente a liberarsi dei Miliziani Gnoll; al centro i Demoni falciano altri 500 Nani e mandano in fuga i pochi superstiti al prezzo di altri 200 mostri che si dissolvono nell'aria; i Nani dello Scaglione Sinistro della Legione infliggono 800 perdite ai Fucilieri di Caladreva, mandandoli in rotta e perdendo solo 100 guerrieri.
Allo sguardo dei due Generali, la situazione si presenta speculare: entrambe le armate hanno ormai eseguito ampi sfondamenti sul loro lato sinistro, ed entrambe stanno iniziando a ruotare intorno all'asse centrale, raggiungendo un nuovo equilibrio. Le truppe sono sfinite, sta scendendo la sera. E' improbabile che una delle due parti riesca a piazzare il colpo decisivo, ma un tentativo va fatto, con le riserve ancora fresche.
Ecco quindi che 400 Lanceri della Legione caricano spavaldamente 1400 Fanti Leggeri del Raj, facendo 500 perdite grazie alle loro lunghe lance. Ancora numericamente superiori, i fanti Raknesha tengono duro.
Rispondono i Picchieri dell'estrema sinistra Caladrevana, che caricano gli Archibugieri Gnoll di fronte a loro. Il fuoco di sbarramento a distanza ravvicinata, però, falcia 150 Picchieri, e l'impeto della carica si spezza. Nella mischia seguente, cadono altri 150 Picchieri a fronte di "soli" 400 Gnoll, e l'unità caladrevana si disperde.
Al centro, la fanteria leggera della Legione e i Nani vittoriosi dello Scaglione Sinistro caricano su fronte e sul fianco i Demoni del Vuj. La Fanteriea Leggera subisce 500 perdite, i Nani 100, ma i Demoni svaniscono dopo aver subito 700 perdite.
Gli Ussari di Caladreva tentano un aggiramento sulla destra, ma i Grifoni della Legione si dispongono per una controcarica, e Alberto Lanzieri non può che trattenere la sua Brigata.
Come ultima risorsa, il Generale del Raj manda le ultime riserve contro le ultime riserve della Legione. E' quasi buio ormai, ma è l'unica cosa che può far pendere la bilancia in maniera decisiva; un ultimo colpo di mano approfittando dell'ottima vista dei felini. 2000 Fanti Pesanti del Raj avanzano verso il centro della Legione. 2000 Fanti Leggeri tenuti di riserva scattano ad intercettarli prima che possano impattare sulle esauste prime linee.
Anche 1000 Granatieri e 1000 Fanti di Marina di Caladreva si muovono in avanti. Al buio, i Granatieri preferiscono non usare le armi da fuoco e tentano una carica sui 400 Lanceri superstiti. Questi non possono che disimpegnarsi e fuggire, lasciandosi dietro 100 morti. I Fanti di Marina tirano sui Fucilieri Gnoll di fronte a loro, ma con la visibilità ormai quasi nulla nessuna delle due parti ottiene granché: circa 250 morti per parte.
Alla fine, si dimostra decisiva la vittoria della Fanteria Pesante del Raj. Le scimitarre e le asce dei Raknesha abbattono 800 Fanti Leggeri, che riescono ad uccidere soltanto 240 avversari.
Temendo lo sfondamento sul lato destro ed essendo rimasto praticamente senza riserve, Corrado Guillelmo de Torreazar ordina la ritirata. L'ultima carica dell'armata nemica si è rivelata determinante non tanto in termini di perdite inflitte, ma di minaccia di aggiramento sul fianco destro e conseguente crollo dell'armata. Con 112 invasa dal mare, de Torreazar punta verso l'interno della regione portando con sé i suoi veterani. Ci saranno altre battaglie.
L'Armata del Raj perde 9000 soldati su 18000 e 12 Mastodonti. La Prima Armata della Legione perde quasi 15000 soldati su 23000, e 20 Grifoni.
Dall'altra: 18000 soldati umani e Raknesha, 2000 Demoni dell'Altrove, e 20 Mastodonti.
Due enormi masse di metallo e carne pronte a scontrarsi per il possesso della provincia di Chibalcaba, pronte a scattare ad un segnale dei loro comandanti. Da una parte, il Generale Roguri del Raj; dall'altra il Generale Corrado Guillelmo de Torreazar della Legione della Frontiera. Il primo combatte per la gloria del Raj, per mostrare all'alleato-padrone Caladrevano il valore della sua gente. L'altro per la sua terra.
A dare il via al massacro sono i 4000 Arcieri Elfici al centro dello schieramento delle Legione, che ingaggiano gli Arcieri del Raj di fronte a loro. Il confronto è impari: i coraggiosi arcieri del Raj, pur supportati dagli Hindi del Fuoco dietro di loro, vengono spazzati via dalle controparti elfiche, che se la cavano con 750 perdite.
Il Colonnello Antonio Lanzinieri, comandante delle truppe di Caladreva, guarda sgomento la scena; fissa la prima linea della Legione, piena di tiratori; prende una decisione coraggiosa: caricare! Lo squadrone di 3000 Ussari di Caladreva parte a briglia sciolta, alla velocità di carica. Tutti si aspettano la classica tattica del caracollo, con gli Ussari a deviare di fronte alla linea nemica e scaricare le pistole. Errore. Lo squadrone si dispone a cuneo, e carica alla sciabola gli sbigottiti Elfi. E' un massacro: gli Elfi subiscono 1675 perdite e vanno in rotta; gli Ussari ne subiscono solo 215 ed impattano sulla Milizia retrostante.
La Cavalleria Leggera del Raj sprona anch'essa i suoi destrieri, volendo imitare i Caladrevani, ma dall'estrema sinistra dello schieramento della Legione ecco arrivare al galoppo una formazione equivalente di Cavalleria Leggera della Legione. Lo scontro è tremendo, ma gli esperti guerrieri Raknesha hanno la meglio, infliggendo 1200 perdite e subendone solo 430. La cavalleria della Legione scappa precipitosamente, ma i cavalleggeri del Raj non hanno tempo di festeggiare: di fronte a loro 1000 Fucilieri Gnoll avanzano ed aprono il fuoco; 300 cavalieri cadono quasi simultaneamente.
Lungo tutta la prima linea della Legione, i tiratori arrivati dalla Repubblica degli Gnoll aprono anch'essi il fuoco, benché le loro armi antiquate infliggano soltanto 150 perdite ad una Brigata di Fanteria Leggera e 200 ad una di Picchieri. La risposta del Raj è affidata agli Hindi del Fuoco, particolarmente efficaci contro unità che fanno uso di polvere da sparo. I 2000 "arcieri speciali" non si smentiscono ed annientano un Reggimento di Archibugieri subendo solo 100 perdite dal fuoco di risposta.
La prima linea del Raj e di Caladreva avanza, la Cavalleria Leggera si allarga sul lato destro; i tiratori della Legione ripiegano dietro le unità convenzionali. E' l'ora della mischia.
La Milizia della Legione al centro si fa onore contro un numero soverchiante di Ussari rimasti invischiati nel corpo a corpo: infliggono 430 perdite ai cavalieri di Caladreva, subendone 830 ma rifiutandosi di fuggire. A "salvarli" arriva il Mago Alberto Gonzàl, che scatena una pioggia di dardi di fuoco contro gli Ussari, uccidendone 350 e costringendoli a ripiegare.
Mentre le prime linee si avvicinano a distanza di carica, i Grifoni del Nord fanno la loro mossa. 200 magnifiche bestie addestrate alla guerra si levano in volo e si precipitano in picchiata contro la Cavalleria Leggera del Raj sul lato destro. Più di 1000 cavalieri vengono uccisi dai feroci rapaci, il resto si disperde; soltanto 20 Grifoni giacciono morti al suolo.
I 2000 Fucilieri dello Scaglione Destro caladrevano arrivano a tiro dei Miliziani Gnoll di fronte a loro. La scarica di fucileria lascia al suolo quasi tutti gli Gnoll, il resto fugge disordinatamente.
Guglielmo de Torreazar dà il segnale di carica: tutta l'armata della Legione avanza ed impatta contro la prima linea nemica, tranne l'Ala Destra, che rimane arretrata. 1000 Miliziani Gnoll vanno a sacrificarsi contro la Fanteria Leggera del Raj dello Scaglione Sinistro; vengono distrutti, ma infliggono 400 perdite agli esperti guerrieri Raknesha. Al centro si scatena un titanico scontro fra Fanteria Pesante Nanica e Demoni del Vuj: i mostruosi abitanti dell'Altrove sono però in superiorità numerica e vincono lo scontro per 750 uccisioni a 300.
Sul loro fianco sinistro, un'altra Brigata omologa impatta contro i Fucilieri di Caladreva. Le pesanti armature dei Nani e le loro asce splendidamente forgiate sono troppo per le baionette dei tiratori coloniali, che vengono falciati malamente perdendo 1000 soldati a fronte di soli 150 caduti fra le fila dei Nani. Sorprendentemente, però, i Fucilieri non cedono e mantengono la posizione negando lo sfondamento al nemico.
Sull'estrema sinistra della linea di Caladreva, 1000 Picchieri attaccano altrettanti Miliziani Gnoll, sicuri di vincere. La truppaglia Gnoll, invece, sostiene l'attacco e risponde con insolita ferocia. Rimangono a terra 380 Miliziani e 250 Picchieri, un risultato quanto mai positivo.
A questo punto, il Colonnello Molboro, comandante della Divisione B del Raj, decide di puntare il tutto per tutto. Ordina ai suoi 1000 Arcieri di tirare sui 1200 Nani schierati di fronte alla Divisione (con scarso successo, periscono sotto le frecce soltanto 100 Nani), e guida lui stesso la carica di 20 enormi Mastodonti contro i Nani in formazione serrata. E' un massacro: i terrificanti bestioni schiacciano brutalmente i Nani, sfondando la formazione e disperdendo i terrorizzati superstiti. Nella linea della Legione si apre un enorme squarcio: l'intero Scaglione Sinistro è spazzato via, e 15 Mastodonti torreggiano nel varco.
De Torreazar, orripilato, non può che correre ai ripari: ordina agli Elfi superstiti (chiamati da poco a raccolta) e agli Archibugieri dell'Ala Destra di puntare contro i Mastodonti e di tirargli contro tutto quello che hanno. La combinazione dell'accurato fuoco degli Elfi e del frastuono delle scariche di Archibugio da breve distanza infliggono abbastanza perdite e dolore ai superstiti da fare il miracolo: i 9 Mastodonti superstiti si voltano e fuggono!
Sul lato opposto del campo di battaglia, i Grifoni evitano agilmente la carica degli Ussari che tentavano di eliminarli, volando nelle retrovie dell'armata della Legione.
La battaglia è al culmine, le mischie proseguono senza sosta. Sull'Ala Sinistra, i Picchieri di Caladreva riescono finalmente a liberarsi dei Miliziani Gnoll; al centro i Demoni falciano altri 500 Nani e mandano in fuga i pochi superstiti al prezzo di altri 200 mostri che si dissolvono nell'aria; i Nani dello Scaglione Sinistro della Legione infliggono 800 perdite ai Fucilieri di Caladreva, mandandoli in rotta e perdendo solo 100 guerrieri.
Allo sguardo dei due Generali, la situazione si presenta speculare: entrambe le armate hanno ormai eseguito ampi sfondamenti sul loro lato sinistro, ed entrambe stanno iniziando a ruotare intorno all'asse centrale, raggiungendo un nuovo equilibrio. Le truppe sono sfinite, sta scendendo la sera. E' improbabile che una delle due parti riesca a piazzare il colpo decisivo, ma un tentativo va fatto, con le riserve ancora fresche.
Ecco quindi che 400 Lanceri della Legione caricano spavaldamente 1400 Fanti Leggeri del Raj, facendo 500 perdite grazie alle loro lunghe lance. Ancora numericamente superiori, i fanti Raknesha tengono duro.
Rispondono i Picchieri dell'estrema sinistra Caladrevana, che caricano gli Archibugieri Gnoll di fronte a loro. Il fuoco di sbarramento a distanza ravvicinata, però, falcia 150 Picchieri, e l'impeto della carica si spezza. Nella mischia seguente, cadono altri 150 Picchieri a fronte di "soli" 400 Gnoll, e l'unità caladrevana si disperde.
Al centro, la fanteria leggera della Legione e i Nani vittoriosi dello Scaglione Sinistro caricano su fronte e sul fianco i Demoni del Vuj. La Fanteriea Leggera subisce 500 perdite, i Nani 100, ma i Demoni svaniscono dopo aver subito 700 perdite.
Gli Ussari di Caladreva tentano un aggiramento sulla destra, ma i Grifoni della Legione si dispongono per una controcarica, e Alberto Lanzieri non può che trattenere la sua Brigata.
Come ultima risorsa, il Generale del Raj manda le ultime riserve contro le ultime riserve della Legione. E' quasi buio ormai, ma è l'unica cosa che può far pendere la bilancia in maniera decisiva; un ultimo colpo di mano approfittando dell'ottima vista dei felini. 2000 Fanti Pesanti del Raj avanzano verso il centro della Legione. 2000 Fanti Leggeri tenuti di riserva scattano ad intercettarli prima che possano impattare sulle esauste prime linee.
Anche 1000 Granatieri e 1000 Fanti di Marina di Caladreva si muovono in avanti. Al buio, i Granatieri preferiscono non usare le armi da fuoco e tentano una carica sui 400 Lanceri superstiti. Questi non possono che disimpegnarsi e fuggire, lasciandosi dietro 100 morti. I Fanti di Marina tirano sui Fucilieri Gnoll di fronte a loro, ma con la visibilità ormai quasi nulla nessuna delle due parti ottiene granché: circa 250 morti per parte.
Alla fine, si dimostra decisiva la vittoria della Fanteria Pesante del Raj. Le scimitarre e le asce dei Raknesha abbattono 800 Fanti Leggeri, che riescono ad uccidere soltanto 240 avversari.
Temendo lo sfondamento sul lato destro ed essendo rimasto praticamente senza riserve, Corrado Guillelmo de Torreazar ordina la ritirata. L'ultima carica dell'armata nemica si è rivelata determinante non tanto in termini di perdite inflitte, ma di minaccia di aggiramento sul fianco destro e conseguente crollo dell'armata. Con 112 invasa dal mare, de Torreazar punta verso l'interno della regione portando con sé i suoi veterani. Ci saranno altre battaglie.
L'Armata del Raj perde 9000 soldati su 18000 e 12 Mastodonti. La Prima Armata della Legione perde quasi 15000 soldati su 23000, e 20 Grifoni.
IL MASSACRO DEL GOLDENSUN OCCIDENTALE [51]
PRELUDIO
Non c'era speranza. Sir Arthur Carrington era un veterano di molte battaglie, e riconosceva il preludio ad un disastro quando ne vedeva uno. La sua armata era stata mandata spavaldamente ad est, per bloccare la Crociata di Lisandro che minacciava i confini del Lancaster Sudest, ma a quanto pare all'Alto Comando si erano dimenticati degli Elfi di Nevynar.
Così adesso i suoi 35000 soldati si trovavano ad affrontare 51000 fanatici di Dimora provenienti da Est E 24000 elfi vendicativi provenienti da Ovest. La I° Armata era in trappola: i previsti rinforzi Dragonling non sarebbero arrivati in tempo.
Sir Carrington fece l'unica cosa possibile: divise la sua armata in due tronconi, e combatté due battaglie.
FRONTE EST
L'unico obiettivo possibile era riuscire a fuggire insieme agli Ussari, tentando uno sfondamento sul lato più debole (per pura fortuna quello che aveva di fronte). Le due divisioni Lancaster, forti di 20000 soldati complessivamente, avanzarono senza paura.
All'improvviso, una pioggia di fulmini a cielo quasi sereno si abbattono sui Fucilieri della Divisione al suo fianco: 800 coraggiosi soldati Lancaster si abbattono al suolo. Non c'è tempo di piangere i caduti: i Fucilieri arrivano a gittata degli Arcieri e degli Arbalestrieri di Dimora ed inizia il primo scambio di colpi. I Dimorani falciano più di 3000 Fucilieri, ma gli Arbalestrieri subiscono 1440 perdite e vanno in rotta. Anche gli Arcieri subiscono perdite pesanti (1115 caduti) ma resistono e ripiegano in ordine dietro le truppe retrostanti.
Sir Carrington suona la carica: è il momento della verità. L'armata Dimorana è ancora esitante, sorpresa dall'inattesa veemenza dell'assalto Lancaster. 5000 Orchi Guerrieri caricano i 7000 Miliziani di Dimora che hanno di fronte, mentre Sir Carrington stesso guida la carica di 5000 Ussari contro 3000 Cavalieri Leggeri che presidiano l'estrema ala destra dimorana.
E mentre gli Orchi non riescono a sfondare, ed anzi subiscono 2600 perdite andando in rotta a fronte di sole 2000 perdite inflitte ai Dimorani, gli Ussari massacrano la cavalleria leggera nemica subendo solo 930 morti.
Finalmente l'armata Dimorana si riscuote dalla sorpresa: l'intera metà sinistra si ripiega verso il centro e parte una carica su tre lati da parte di 6000 Paladini, 5000 Fanti Pesanti e 8000 Miliziani. La divisione Lancaster bersaglio di tanto odio si dispone a quadrato, ma può fare ben poco di fronte ad una tale forza d'urto. Potenziati dalla magia, i Paladini e i Fanti Pesanti irrompono nel quadrato e spazzano via la Divisione. 3000 Granatieri e meno di 2000 Fucilieri periscono nella mischia furiosa, che si protrae per mezz'ora. Cadono 500 Paladini, 550 Fanti Pesanti e 1230 Miliziani.
Al centro, i Fucilieri e gli Orchi Guerrieri (chiamati a raccolta) tentano un disperato assalto contro gli stoici Miliziani di Dimora nel tentativo di sfondare a loro volta, ma pur riuscendo ad infliggere complessivamente 3670 perdite ai Miliziani ed a mandarli in fuga, i superstiti vengono circondati dal resto dell'armata Dimorana e costretti alla resa.
Ormai lontano, Sir Arthur Carrington e tutti i suoi 4070 Ussari superstiti tributano un ultimo saluto militare ai loro sfortunati compagni.
All'improvviso, una pioggia di fulmini a cielo quasi sereno si abbattono sui Fucilieri della Divisione al suo fianco: 800 coraggiosi soldati Lancaster si abbattono al suolo. Non c'è tempo di piangere i caduti: i Fucilieri arrivano a gittata degli Arcieri e degli Arbalestrieri di Dimora ed inizia il primo scambio di colpi. I Dimorani falciano più di 3000 Fucilieri, ma gli Arbalestrieri subiscono 1440 perdite e vanno in rotta. Anche gli Arcieri subiscono perdite pesanti (1115 caduti) ma resistono e ripiegano in ordine dietro le truppe retrostanti.
Sir Carrington suona la carica: è il momento della verità. L'armata Dimorana è ancora esitante, sorpresa dall'inattesa veemenza dell'assalto Lancaster. 5000 Orchi Guerrieri caricano i 7000 Miliziani di Dimora che hanno di fronte, mentre Sir Carrington stesso guida la carica di 5000 Ussari contro 3000 Cavalieri Leggeri che presidiano l'estrema ala destra dimorana.
E mentre gli Orchi non riescono a sfondare, ed anzi subiscono 2600 perdite andando in rotta a fronte di sole 2000 perdite inflitte ai Dimorani, gli Ussari massacrano la cavalleria leggera nemica subendo solo 930 morti.
Finalmente l'armata Dimorana si riscuote dalla sorpresa: l'intera metà sinistra si ripiega verso il centro e parte una carica su tre lati da parte di 6000 Paladini, 5000 Fanti Pesanti e 8000 Miliziani. La divisione Lancaster bersaglio di tanto odio si dispone a quadrato, ma può fare ben poco di fronte ad una tale forza d'urto. Potenziati dalla magia, i Paladini e i Fanti Pesanti irrompono nel quadrato e spazzano via la Divisione. 3000 Granatieri e meno di 2000 Fucilieri periscono nella mischia furiosa, che si protrae per mezz'ora. Cadono 500 Paladini, 550 Fanti Pesanti e 1230 Miliziani.
Al centro, i Fucilieri e gli Orchi Guerrieri (chiamati a raccolta) tentano un disperato assalto contro gli stoici Miliziani di Dimora nel tentativo di sfondare a loro volta, ma pur riuscendo ad infliggere complessivamente 3670 perdite ai Miliziani ed a mandarli in fuga, i superstiti vengono circondati dal resto dell'armata Dimorana e costretti alla resa.
Ormai lontano, Sir Arthur Carrington e tutti i suoi 4070 Ussari superstiti tributano un ultimo saluto militare ai loro sfortunati compagni.
FRONTE OVEST
Simile è la sorte della metà dell'armata che fronteggia gli Elfi di Nevynar, ma non identica. Forte di ben 100 Artiglierie e 50 devastanti Cannoni Organo, di 4000 indomiti Fearless e di una Divisione Destra schierata a quadrato, l'armata Lancaster è più che adatta ad un'ultima, gloriosa resistenza.
Un'unica speranza: l'arrivo dei Dragonling in loro soccorso.
Con questa speranza nel cuore, i soldati Lancaster resistono due lunghissime ore contro un'armata Elfica alquanto esitante e sbalordita dal volume di fuoco dei difensori. Gli Arcieri Elfici e i Vendicatori sono falciati dalle artiglierie, mentre la fanteria leggera elfica non riesce a sfondare il quadrato di fucilieri, picchieri e granatieri.
Tuttavia, lo schieramento elfico è abbastanza largo da permettere aggiramenti sul fianco dei Fearless, che tentano un'ultima resistenza intorno alle artiglierie. Il Quadrato viene assalito da 300 Golem che riescono a sfondare su due lati, seguiti dai Guardiani della Foresta tenuti in riserva.
La battaglia è al culmine, quando sul campo di battaglia arriva l'armata Dragonling. I soldati Lancaster (poche migliaia di superstiti accerchiati e senza speranza) gridano di gioia, ma ben presto scoprono con orrore il motivo dei sogghigni sui volti degli Elfi che li fronteggiano.
L'armata Dragonling si schianta sul retro delle truppe imperiali superstiti. La sorpresa è totale: in pochi minuti cessa qualsiasi resistenza. Il tradimento è infine completato.
L'armata Lancaster, 12000 soldati e 150 pezzi d'artiglieria, viene completamente annientata. I Dragonling subiscono solo 945 perdite, gli Elfi di Nevynar 6700 più 150 Golem.
Un'unica speranza: l'arrivo dei Dragonling in loro soccorso.
Con questa speranza nel cuore, i soldati Lancaster resistono due lunghissime ore contro un'armata Elfica alquanto esitante e sbalordita dal volume di fuoco dei difensori. Gli Arcieri Elfici e i Vendicatori sono falciati dalle artiglierie, mentre la fanteria leggera elfica non riesce a sfondare il quadrato di fucilieri, picchieri e granatieri.
Tuttavia, lo schieramento elfico è abbastanza largo da permettere aggiramenti sul fianco dei Fearless, che tentano un'ultima resistenza intorno alle artiglierie. Il Quadrato viene assalito da 300 Golem che riescono a sfondare su due lati, seguiti dai Guardiani della Foresta tenuti in riserva.
La battaglia è al culmine, quando sul campo di battaglia arriva l'armata Dragonling. I soldati Lancaster (poche migliaia di superstiti accerchiati e senza speranza) gridano di gioia, ma ben presto scoprono con orrore il motivo dei sogghigni sui volti degli Elfi che li fronteggiano.
L'armata Dragonling si schianta sul retro delle truppe imperiali superstiti. La sorpresa è totale: in pochi minuti cessa qualsiasi resistenza. Il tradimento è infine completato.
L'armata Lancaster, 12000 soldati e 150 pezzi d'artiglieria, viene completamente annientata. I Dragonling subiscono solo 945 perdite, gli Elfi di Nevynar 6700 più 150 Golem.