Turno 2.3

Stato
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La guerra infinita

Dal 2020 i Balcani sono percorsi da una profonda crisi politica. La federazione bosniaca è crollata sotto il peso della sua inadeguatezza mentre partiti nazional-populisti cavalcano l'onda di una politica che non sa più rispondere ai problemi della gente. Il motore economico è in stallo da quasi un decennio e avanzano sempre più gli estremismi di ogni forma e colore.

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(Proteste violente scuotono la Bosnia)

Nel tardo 2022 un attentato perpetrato da terroristi bosniaci addestrati in Kosovo colpisce Belgrado, la capitale della Serbia. La risposta militare è l'invasione del Kosovo con l'installazione di un governo regionale che riconosce l'autorità serba. Il governo kosovaro, riconosciuto da alcuni stati occidentali, scappa in esilio in Albania.

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(Un elicottero preleva il presidente del Kosovo dall'albergo in cui si è rifugiato)

Per tutto il 2023 si cerca una soluzione diplomatica con Serbia e Mosca da un lato e Kosovo ed Europa dall'altro. Già a luglio è evidente, però, che sarà impossibile trovare una soluzione pacifica. Tutti si preparano alla nuova guerra.

La prima mossa è degli Stati Uniti che spostano 100 caccia e 5 awacs dalle Hawaii alle loro basi in Italia. Dopo due giorni segue il Regno Unito che sposta 50 caccia e 1 awacs da Cipro alla Puglia. Giungono dopo una settimana altri 100 caccia dalla madrepatria.


Ormai il build-up della NATO è indicato come una chiara minaccia da Mosca che invia 20.000 soldati, 500 carri armati, 100 elicotteri e 200 batterie antiaeree in Bulgaria. Da qui procedono verso la zona a maggioranza serba del Kosovo dove si fortificano.

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(Immagini satellitari della NATO mostrano la mobilitazione del CSTO)

Il 25 agosto segue un ultimatum della NATO in cui si danno 72 ore ai militari serbi per lasciare il Kosovo. A questo ultimatum il CSTO risponde con la "dichiarazione di Sebastopoli" nel quale si rinnova l'impegno alla mutua difesa.

L'ultimatum scade e giunge il gruppo di combattimento della Prince of Wales al largo dell'Albania seguita poco dopo dalla portaerei Ronald Reagan. Poche ore dopo sbarcano a Tirana 15.000 soldati britannici che si spostano lungo il confine con la Serbia nella zona dove vi sono molti campi profughi kosovari. Una nota dai servizi segreti di Mosca viene diffusa sui giornali di mezzo mondo: il gruppo navale britannico porta con se 50 testate nucleari. La situazione precipita, quello che doveva essere uno sfoggio di muscoli da ambo le parti per forzare il tavolo delle trattative diventa ostaggio delle circostanze. NATO e CSTO si guardano negli occhi sperando che l'altro li batta ma ormai è questione di principio e tornare indietro significherebbe perdere molto di più del prestigio nell'area balcanica.


95 ore dopo la scadenza dell'ultimatum scoppia la guerra in un modo inconsueto: è la prima vera guerra del nuovo millennio. Dal centro degli Stati Uniti vengono lanciati in orbita i droni ipersonici che rientrano nell'atmosfera sui cieli della Sicilia. In pochi attimi planano sul Kosovo alla velocità di 9.000km/h dove rilascia bombe di precisione. I radar del CSTO non fanno nemmeno in tempo a capire cosa li ha colpiti.

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(Immagini di repertorio di droni ipersonici statunitensi)


Per tre ore l'intera rete antiaerea serbo-russa è completamente al buio. In quella finestra temporale dal cielo piove l'inferno. I danni per i militari del CSTO sono incalcolabili. Più di duecento carri armati e centinaia di batterie antiaeree vengono distrutte, i morti delle prime fasi della campagna aerea sono sui 6.000 senza che si abbia reale modo di reagire. I satelliti individuano le batterie antiaeree e radar, i droni ipersonici le attaccano e seguono centinaia di caccia che bombardano gli obiettivi in Kosovo. Si va avanti così per l'intera notte del 29 agosto.

Il CSTO cambia tattica. Spegne tutti i radar e disperde i caccia e batterie missilistiche. Inizia una vera e propria "guerra asimmetrica ad alta tecnologia" grazie soprattutto a migliaia di bunker scavati nelle montagne in epoca jugoslava.

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(Disegno di una delle basi militari jugoslave scavate nelle montagne)

La mattina del 1 settembre il CSTO grida vendetta con un'ardita azione dei sottomarini russi che ormai dalle loro basi a Cipro e Grecia pattugliano tutto il Mediterraneo. La portaerei americana Ronald Reagan viene colpita da un siluro danneggiando gravemente il timone. L'attacco porta il terrore nel Mediterraneo. L'intero traffico navale viene bloccato con gravissimi danni per l'economia europea e non solo.

Per tutto il mese di settembre il vantaggio degli UCAV viene diminuito grazie alle postazioni protette dalle montagne e alla dispersione delle forze in un'ampia area che comprende Serbia, Montenegro, Bulgaria e Grecia. Vengono abbattuti 26 caccia britannici e 19 statunitensi.

I cacciatorpedinieri NATO riescono ad affondare due sottomarini russi. Nella battaglia navale viene affondato un incrociatore pesante USA.

Mentre sul fronte del Kosovo si delinea uno stallo, un imponente armata di 150.000 uomini principalmente da Francia, Portogallo, Spagna, Croazia e Romania mette in sicurezza le zone musulmane e croate della Bosnia comprese quelle aree il cui futuro dovrà essere deciso tramite referendum. In questo modo Banja Luka, importante città serba in Bosnia, rimane del tutto isolata dal resto del paese.

Le milizie serbe non ingaggiano scontri diretti con gli europei. Di fronte ai militari di Bruxelles preferiscono ritirarsi per poi tornare di notte compiendo attacchi mordi e fuggi. La guerriglia va avanti per il resto dell'anno reclamando ben 320 morti europei e più di 600 serbi.

Ormai tra NATO e CSTO è guerra totale.
 

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Guerra in Asia Centrale
L'intervento di Iran, Russia ed India in Afghanistan ha visto la stabilizzazione del fronte e lo stop all'avanzata dei movimenti riconducibili ai Taliban. L'intervento però ha reso più complesso lo scenario regionale rinforzando vecchie alleanze e dando genesi a nuovi rapporti.

La guerra in Afghanistan ormai si è allargata a tutta l'Asia Centrale. La bomba piazzata di fronte all'ambasciata russa a Tashkent, capitale dell'Uzbekistan, ne è la prova. In risposta Mosca invia una task force di forze speciali a protezione della capitale. E' chiaro però che è solo una testa di ponte di quello che a breve diventerà sicuramente un nuovo scenario del conflitto regionale. Segue infatti dopo pochi giorni l'arrivo del 291° stormo forte di 50 caccia. Dalla nuova base in Uzebekistan fornisce continuo supporto aereo alle truppe della Coalizione in Afghanistan. Alcuni analisti fanno notare, però, che il successo di questi raid russi è scarso se non nullo. I vertici militari di Mosca sono evidentemente innervositi e si mormora di talpe in Uzbekistan.
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(Truppe russe in Uzbekistan)

Dopo l'empasse dei mesi precedenti la missione indiana riparte con un nuovo slancio. L'ISMA, il corpo militare in Afghanistan, viene posto sotto il comando di un generale musulmano che avvia grandi progetti di propaganda e contatto con la popolazione. Il risultato è che gran parte della provincia di Farah, uno dei bastioni degli islamisti, conosce pochissimi scontri durante gli ultimi mesi dell'anno.
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(Militari indiani consegnano aiuti umanitari alla popolazione afghana)

Teheran invece crea un suo braccio armato: la Coalizione Unita. Arma ed addestra milizie di lingua persiana che si rivelano immediatamente molto efficaci nel mantenere l'ordine nelle province orientali. Kabul invia qualche reclamo ma è chiaro che non può far altro che accettare la situazione di fatto. Per molti analisti l'Iran tenta di creare una "hezbollah persiana" che sia il suo braccio lungo in futuro attraverso l'efficienza in battaglia e la capacità di attirare i consensi della popolazione. D'altro canto, però, si rischia di trasformare la guerra per il potere in Afghanistan in una guerra etnica tra dari e pashtun.
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(Milizie persiane in Afghanistan)

Verso la fine del nuovo anno si apre un nuovo fronte: ribelli baluchi attaccano il consolato israeliano in Pakistan. Il video di rivendicazione è accompagnato dalla visione di alcuni documenti che dovrebbero provare come Israele collabori con il Pakistan nella sua lotta contro l'Iran. Nell'attacco perdono la vita due pakistani e viene ferito un israeliano. La risposta delle forze armate pakistane è rapidissima. In seguito a questo attacco la regione del Baluchista diventa un inferno con decine di attacchi contro la polizia.

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(Manifestazioni anti Israele in Iran)

Di fronte all'acutizzarsi della crisi la decisione del governo indiano di ampliare fortemente le forze armate scatena la rabbia del vicino Pakistan. Una sinistra intervista esce su un quotidiano pakistano a tiratura nazionale. Il capo delle forze armate afferma che "i militari sono pronti a difendere il popolo del Pakistan anche senza il consenso dei politici". Il Washington Post addirittura arriva ad affermare di avere notizie su un piano di "first strike" nucleare da parte del Pakistan.

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(Un generale pakistano mostra con le mani la grandezza del culo che vuole fare agli indiani per mezzo di supposte nucleari)
 

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Terremoti socio-economici
Il crollo del settore dell'industria pesante porta con se ampi settori dell'economia globale. Dopo il primo scoppio della "bolla del carbone" europeo segue un crollo in India, Cina, Stati Uniti, Russia ed Australia. In questi ultimi due paesi il crollo è molto sentito.

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(Grandi manifestazioni di lavoratori scuotono l'occidente e non solo)

L'industria manifatturiera continua a conoscere una crisi senza precedenti. Solo in Giappone si riesce vagamente a tamponare il problema. Stati Uniti, Europa e Corea subiscono ancora chiusure a catena e magazzini pieni d'invenduto. Chi ne ha la possibilità modifica la sua linea di produzione spostandosi su prodotti di largo consumo grazie ai mercati aperti dalla nuova media borghesia asiatica. Reggono i settori ad alta tecnologia cui molti investitori si rivolgono il che fa aumentare di molto la richiesta di metalli preziosi portando all'apertura di centinaia di miniere in tutto il mondo.

Resta il fatto che dopo anni in cui le maggiori economie erano tornate a crescere a buoni ritmi si torna ad un periodo di bassi investimenti e bassi consumi. E' chiaro che le soluzioni adottate fin'ora sono state poco più che a breve termine. La nuova fase della lunghissima crisi non significa unicamente posti di lavoro persi ma anche delegittimazione di idee radicate quali i sentimenti di appartenenza nazionale, il libero mercato, la società e lo stato moderno.

La crisi tra CSTO e NATO blocca gli investimenti. Tutte le borse finanziarie crollano così come il valore dell'Euro, del Rublo, della Sterlina e del Dollaro. Diventa moneta di sicurezza per i risparmiatori il Renmibi cinese.
 

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Profughi ambientali

Le inondazioni torrenziali che hanno colpito il Bangladesh hanno provocato la più grande crisi di profughi mai vista nella storia. Le Nazioni Unite hanno ratificato la risoluzione 2103 con la quale autorizzava l'intervento umanitario nel paese. Solo l'India risponde, oltretutto in un modo che viene definito "non sufficiente".

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(Milioni di profughi tentano la via del mare per superare i confini)

La stima di 10 milioni di profughi viene rivista al rialzo. L'ONU parla di almeno 20 milioni di persone che hanno letteralmente forzato i confini di Birmania e India. Di questi meno di 5 milioni hanno accettato di essere confinati in campi profughi controllati dai rispettivi governi. I più con il favore della notte, muovendosi in piccoli gruppi, hanno tentato in ogni modo di superare i blocchi. Carrette del mare sbarcano lungo l'ampissima costa indiana. In migliaia giungono in Sri Lanka, Indonesia e Thailandia.

Per i pochi rimasti c'è ben poco. L'economia è al collasso, le fabbriche per lo più chiuse, le infrastrutture ormai inesistenti e i campi del tutto sterili.

Il Bangladesh è di fatto nell'anarchia totale. Si teme che i militari possano prendere il potere e ristabilire l'ordine con metodi brutali.
 

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Stati Uniti d'America
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Mentre le forze armate statunitensi partecipano alla missione della NATO per liberare il Kosovo l'economia conosce seri problemi. La crescita del PIL passa dal 6% annuo allo 0 assoluto. Più che la guerra con la Russia pesa sopratutto il mancato intervento, fortemente atteso, in favore dell'industria pesante. E' una scelta politica precisa da parte del repubblicano Carron che lascia correre il libero mercato.

E' però una scelta impopolare che viene punita dagli elettori. Il Partito Democratico presenta come candidato l'ex sottosegretario alla difesa Leslie Jennings, una donna che sa attirare ampi consensi. Porta a casa la vittoria con il 53% dei voti. Il Partito Libertario guadagna sempre più consensi incrinando il tradizionale sistema bipartitico.

La presidentessa Jennings è la prima donna a ricoprire la massima carica degli Stati Uniti ma dichiara immediatamente che la sua dottrina sarà inflessibile contro ogni "minaccia alla pace e alla ricerca della felicità". E' un programma che si allontana molto dal solido realismo di Carron ma che suona molto come "America? Fuck yeah". Allontana di molto ogni possibile dialogo con Mosca rendendo la questione del Kosovo qualcosa che va al di la del problema in se tanto da far parlare di una "Kosovo Lobby" all'interno del governo.

Informalmente si parla di un nuovo "Asse del Male" in cui oltre ai classici Corea del Nord e Siria finiscono Serbia, Russia, Arabia, Bulgaria, Cipro e Grecia.
[Arabia -50, Russia -60, Serbia -100, Grecia -100, Cipro -100, Bulgaria -100] Da più parti si fa notare l'assenza dell'Iran in questa lista, cosa che irrita gli ambienti sionisti. Entra invece nella lista dei paesi alleati le Filippine con cui i rapporti diventano sempre più stretti. Cessione di tecnologia militare e aiuti finanziari pari a 5 miliardi l'anno gettano le basi per futuri rapporti sempre più stretti.

Verso novembre la presidentessa Jennings pronuncia un lungo discorso a Cape Canaval, il sito di lancio della NASA, in cui afferma lo sforzo del suo governo per far si "che questo non sia un nuovo secolo Americano ma il secolo della Libertà per tutti i popoli". Annuncia quindi un nuovo sforzo nell'imposizione della leadership "dei paesi amanti della libertà" nello Spazio.
 

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Stati Federali d'Europa
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In aperta polemica con il governo di Belgrado viene ratificato in ogni caso l'Accordo di Sarajevo, un trattato che doveva dare una soluzione pacifica all'assetto dei Balcani. Lo scoppio della guerra con il CSTO e il crollo dell'industria pesante determinano una pesante recessione che non lascia fuori nessuno dei paesi della federazione. I disoccupati arrivano a 25 milioni a cui si aggiunge un'inflazione galoppante e il crollo del valore dell'Euro.

Nel frattempo di fronte ad un aumento notevole di arrivo di migranti dalle coste del Nord Africa si segnala l'apertura di un'operazione di sicurezza in collaborazione con il governo della Libia. Vengono aperti centinaia di centri di smistamento per i profughi bloccando di fatto le partenze dalla Libia. Per un'efficacia totale servirebbe anche la collaborazione del Marocco e dell'Algeria.

Il governo di Tripoli nel frattempo inizia la costruzione di un gasdotto per Tunisi che servirà anche l'Europa.
 

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Repubblica Popolare Cinese
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Nonostante la Cina sia del tutto neutrale nel conflitto tra NATO e CSTO le ripercussioni si fanno sentire anche sulla sua economia. La riduzione dei consumi in occidente da, poi, il colpo finale alle esportazioni. E' il momento che in realtà molti aspettavano da tempo. La struttura economica cinese, basata sulle esportazioni di prodotti a basso costo, viene sconvolta in pochi mesi. Molti imprenditori si rivolgono al mercato interno e alla sempre più ricca borghesia urbana. Il settore dei servizi cresce a dismisura grazie al fatto che il Renmibi diventa una moneta di sicurezza per molti investitori internazionali. Finalmente dopo decenni di inseguimenti la Cina può vantare di aver sorpassato il PIL degli Stati Uniti diventando la prima economia del mondo.

Se la disoccupazione crolla ed in generale la ricchezza aumenta di molto aumentano di molto le disparità tra ricchi e poveri a causa di illegali spostamenti di milioni di persone dalle campagne alle città. Il costo del lavoro in molti settori aumenta così come l'inflazione.

A fine anno un gran numero di studenti dell'università di Pechino firma una dichiarazione che diventa nota come "Carta 12-23" in cui si chiede una riforma democratica dello stato con la divisione più netta dei poteri, l'elezione diretta del parlamento e del governo, libertà di assemblea e di associazione, l'abolizione del sistema hokou (che lega i contadini alle campagne) e la liberazione di tutti i prigionieri politici. Per attirare l'attenzione in migliaia occupano gli edifici universitari chiedendo al governo di aprire un tavolo delle trattative.
 

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Federazione Russa
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Le elezioni federali cadono esattamente pochi giorni dopo lo scoppio della crisi serba e chiaramente la questione diventa la protagonista delle ultime fasi della campagna elettorale. Il Movimento Democratico, partito conservatore al potere da oltre 20 anni, sembrava pronto ad una nuova vittoria con uno schiacciante 60%. All'ultimo minuto, però, il Fronte Nazionale, di estrema destra, presenta un candidato "affidabile" che abbandona le retoriche xenofobe in favore di un pragmatismo che raccoglie molti consensi. Si assiste così ad una grossa migrazione di voti dall'MD all'FN. Molti elettori di sinistra abbandonano il tradizionale astensionismo e si ha così una situazione che costringe il Movimento Democratico e il Fronte Nazionale ad allearsi su una comune agenda nazional-conservatrice costringendo il presidente Budnikov ad inasprire molte sue posizioni su finanza, terrorismo e politica estera.

La crisi economica viene acutizzata dal rischio di escalation del conflitto con la NATO che porta ad una fuga di capitali e ad uno stop agli investimenti. L'economia riesce però a tenere un minimo grazie all'espansione del mercato cinese, ormai primo partner commerciale di Mosca.
 

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Repubblica Federale della Nigeria
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Nonostante la generale crisi, l'economia Nigeria si rivela ancora una volta tra quelle a più alta crescita. Trainante ovviamente il settore degli idrocarburi ma un primo abbozzo di terziario inizia a svilupparsi nella megalopoli di Lagos. In questa città esiste una vera e propria "aristocrazia", l'1% della popolazione controlla il 57% della ricchezza nazionale. La maggior parte di questo 1% è tra i cristiani del sud (yoruba) del paese che controllano le maggiori aziende petrolifere nazionali. E' proprio questa disparità a creare notevoli problemi non solo tra le varie confessioni ma anche tra le classi sociali. Gli stipendi negli ultimi tempi sono cresciuti di molto ma non abbastanza rispetto all'inflazione che porta una crescita del pil prossima al 10%.

Se Mumbai è la città più cyberpunk del mondo, Lagos è ormai pura distopia. Oltre 20 milioni di abitanti in una città pensata per poche centinaia di migliaia dove i pochi ricchi che controllano politica ed economia vivono in quartieri chiusi e dove il resto della popolazione a malapena sopravvive.

Il presidente Lawal, ex capo della polizia dello stato di Yobe nel nord musulmano, era stato eletto con la promessa di fermare gli scontri intereligioni. Le forze armate non si sono mai fidate di quest'uomo ma gli hanno concesso fiducia in seguito ad un programma di ampliamento dell'esercito.

L'insurrezione nel nord non si è, però, mai arrestata del tutto. Gli ultimi sei mesi erano stati tranquilli ma cambia tutto il tentativo di chiudere una volta per tutte la questione il governo presenta in parlamento l'Army Act, una legge che assegna poteri speciali illimitati alle forze armate in zone d'operazione antiterrorismo. Un terzo abbondante dei parlamentari, di fede islamica, lascia l'assemblea in segno di assoluto sdegno. La legge, seppur con molte riserve da parte della corte costituzionale, entra in vigore.

In tutto il nord del paese si moltiplicano a dismisura gli atti di disobbedienza civile inizialmente del tutto pacifici. Manifestanti iniziano, però, ad occupare caserme di polizia ed almeno 2.000 soldati mancano all'appello. Hizb al-Nour, il partito islamista democratico che cerca l'autonomia per il nord, letteralmente si fa da parte poiché accusato di continuo nel suo bacino elettorale di legittimare l'azione governativa.

Senza il freno moderatore di Hizb al-Nour le manifestazioni pacifiche si trasformano velocemente in un inferno. Dapprima lanci di pietre che ricordano l'Intifada palestinese e dopo qualche mese gli attacchi armati diventano centinaia. Abuja risponde con l'operazione Hammer, ad oltre 60.000 soldati viene ordinato di riportare l'ordine. I combattimenti sono durissimi e le Nazioni Unite stimano in 1.500 i morti tra civili, insorti e soldati. Di fatto tutto il nord è nel caos tranne che per le tre città di Kano, Maidgurui e Kaduna.

Come se non bastasse nel sud del paese, l'area ricca di petrolio, alcuni ribelli del MEND mettono a segno svariati sabotaggi contro impianti d'estrazione di varie multinazionali.

Il paese è fuori controllo e il Partito del Popolo Democratico, il principale referente politico dei cristiani, chiede le dimissioni immediate del presidente Muhamed Lawal e nuove elezioni.
 

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Unione Indiana
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La Rupia indiana si rafforza ma l'economia rallenta a causa della crisi economica generale. Ad un passo dalle elezioni generali il paese è nel caos totale. Mumbai è un problema costante a causa della criminalità e degli scontri intereligiosi. La campagna in Afghanistan va bene ma non come sperato nei primi giorni e più di 400 soldati indiani perdono la vita durante i sei mesi in varie imboscate, attentati e piccole battaglie. La questione dei campi di concentramento resta del tutto aperta senza alcuna risposta da Nuova Delhi. Il Kashmir diventa, nel frattempo, una prigione a cielo aperto con migliaia di checkpoint, km di filo spinato e un programma di reinsediamento che minaccia di alterare la composizione etnica locale visto che solo cittadini di comprovata lealtà vengono autorizzati ad utilizzare il grosso fondo per la ricostruzione. In tutto questo milioni di bengalesi superano il confine entrando nel paese come immigrati irregolari.

Sengupta risponde cercando di limitare i poteri dell'opposizione, il Partito Democratico Liberale. Questo, espressione delle elite urbane controlla la maggior parte dei mass media da cui attacca il governo e riesce a catturare il consenso di un'ampia fascia della popolazione. Il Partito Nazionale Indiano, la principale forza di governo, è invece la rappresentazione delle periferie e di chi è rimasto fuori dalla grande crescita economica degli ultimi anni. Il PNI riesce a far passare una legge sul conflitto d'interessi che costringe il leader del PDL a vendere gran parte delle sue azioni nel mondo dei mass media.

Si passano sei mesi a gridare al "colpo di stato" ad invocare l'intervento delle corte costituzionale e anche delle forze armate. Alla fine il PNI riesce a vincere con un margine risicatissimo. Sengupta viene, però, messo da parte in favore di Utathya Badal un politico giovane e carismatico che nessuno ha ben chiaro da dove sia uscito. Quello che è certo è che la sua retorica anti-Pakistan è ancora più forte di quella del predecessore.
 

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Repubblica Islamica d'Iran
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L'ultimo anno ha visto come protagonisti i politici del Movimento del Popolo. Un partito che fa del rinnovo della classe politica il suo principale obiettivo. Ad agosto, a pochissimi mesi prima delle elezioni, uno scandalo colpisce il suo leader. Appare su internet un video in cui si vede chiaramente contrattare il prezzo con una prostituta. E' la fine del partito che si spacca nella lotta per chi deve succedergli. Riesce comunque a portare a casa un buon risultato del 20%, crescendo di un punto percentuale rispetto alle scorse elezioni.

Il presidente Dara rinnova il suo mandato con la promessa di maggiore attenzione ai bisogni delle periferie e dei più poveri.

La prima legge presentata dal rinnovato governo è la liberalizzazione degli investimenti esteri, prima imbrigliati in una serie di strumenti legali molto macchinosi. Il risultato è modesto rispetto allo shock occupazionale che ci si aspettava sopratutto a causa della corruzione endemica. Vengono comunque aperte numerose imprese sopratutto nel settore minerario che va a creare più di tre milioni di nuovi posti di lavoro.
 

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Unione Islamica d'Arabia
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Dopo sei mesi di scomparsa dalla scena pubblica viene annunciata la morte del Re Mashur al-Saud, Custode delle due Moschee e presidente dell'Unione Islamica. La successione è meno problematica di quel che molti analisti temevano. Il figlio primogenito, Farik, prende il trono con una cerimonia modestissima. Presidente dell'Unione rimane l'Emiro Jabar del Kuwait, che aveva preso il ruolo ad interim sei mesi prima. Si pensa comunque che si un ruolo di facciata, poiché è il peso saudita a governare realmente sull'Unione. In Arabia Saudita vengono introdotti alcune misure di democrazia islamica, considerate comunque poco più che "una farsa" dai principali osservatori.

Il Re Farik, a lungo ministro degli esteri dell'Unione, vola più volte in Svizzera dove pare si sia incontrato con rappresentanti dell'Iran per cercare una soluzione al conflitto in Yemen.
[Iran +20]
 

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Repubblica Sudafricana
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Qualche assestamento economico avviene anche in Sudafrica dove alcune industrie pesanti chiudono battenti. Cresce a dismisura, però, il settore dei metalli rari che risponde alle sempre più ampie richieste delle industria ad alta tecnologia. La disoccupazione crolla e il paese inizia ad attirare un gran numero di immigrati dai paesi africani. Il paese è tra quelli ad economia avanzata ad avere la piramide demografica più sostenibile. Restano però seri problemi di natura etnica poiché i migranti mettono sempre più in minoranza i bianchi tanto da far temere un'ascesa del Partito dell'Africa, razzista verso i bianchi che vuole una forte redistribuzione della ricchezza.

Alle elezioni il Partito del Congresso vince con il 48%, un risultato magrissimo rispetto all'uscente 60%. I Liberali guadagnano 5 punti e l'African Party ben il 7% arrivando ad un totale del 17%.

I liberali propongono a Dutch un'alleanza basata su un'agenda di rafforzamento degli investimenti stranieri ma sopratutto sulla lotta alla corruzione. Peccato che una delle fonti della corruzione nel paese sia proprio nel partito al potere. Il rischio di un caos politico che metta i bastoni fra le ruote all'astro nascente dell'Africa è molto alto.
 

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Repubblica delle Filippine
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Dopo gli anni della "strana coalizione" tra destra e sinistra si arriva alle nuove elezioni. Matapang, volto affidabile e autorevole, presenta una nuova lista che cerca di prendere il meglio dai due partiti. Nasce il Movimento Popolare, evoluzione del Partito Liberale che cerca di guadare al centro attirando molti voti da destra. E' una mossa più che riuscita che porta al MP il 57% di voti assorbendo di fatto l'ex alleato. Il populista Partito delle Masse raccatta un misero 30% rispetto alle scorse elezioni dove era quasi arrivato al potere. A destra nasce una nuova voce sotto il nome di Partito delle Filippine dalle posizioni decisamente conservatrici.

L'industria filippina è tra le poche al mondo a non subire il crollo dei consumi grazie ai suoi costi di produzione molto bassi. Le opportunità di lavoro attirano sempre più gente dalle campagne e la popolazione urbana aumenta di molti milioni portando nuovi problemi sociali.
 

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Repubblica di Turchia
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Il governo Utku, autore della guerra di Cipro, viene costretto dalle circostanze alle dimissioni. Segue il giovane Asik che tenta subito una riconciliazione con gli alleati della NATO permettendo ad investigatori dell'alleanza di visionare tutti i documenti relativi alla battaglia di Rodi. [Europa +50]
 

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Repubblica d'Iraq
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Dopo una sventata guerra civile tra sunniti e sciiti il governo di Baghdad si prepara a fronteggiare l'indipendentismo curdo. Acquista un gran numero di carri armati dall'industria di occidente, arabia e iran aspettandosi evidentemente una lunga e sanguinosa guerra.
 

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Repubblica Araba di Siria
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Il governo siriano grazie all'aiuto di Hezbollah riesce ad avanzare velocemente nel deserto. Palmira torna nella mani dei governativi che giungono alle porte di Deir-el-Zor.
 

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Repubblica Unita dello Yemen
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In seguito a pressioni diplomatiche da parte di Iran e Arabia si giunge ad un compromesso tra le due fazioni in lotta in Yemen. I ribelli sciiti entrano a far parte del governo diventando forza politica. L'accordo sembra, per ora, reggere ma in molti osservatori fanno notare che non sembra destinato a lunga vita.
 

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Stato d'Israele
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Dopo le aperture israeliane ai palestinesi si tenta di creare una base solida su cui discutere per uno sblocco del piano di pace da anni congelato. Un importante incontro avverrà a Gennaio e gli occhi del mondo saranno sicuramente puntati su questo cruciale appuntamento.
 
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