[TURNO 19] Battaglie

Guy_Montag

Chosen one
La Persia sotto assedio

Prologo:
I venti di guerra che si erano addensati sull'Emirato di Persia si concretizzarono con la dichiarazione della jihad da parte del Califfato, che fece presto avanzare le proprie truppe in territorio nemico, senza insidiare le piazzeforti di Babolsar e Teheran; mentre le forze timuridi miravano alle provincie sud-orientali, e gli egiziani compivano raid sulle coste. Gli altri Stati islamici, diedero un sostegno più nominale che reale. L'Emiro, invece, confidava nel sostegno britannico che, tuttavia, non venne.


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La battaglia di Dasht-I-Kavir:
Le truppe del Califfo, dopo essere passate senza colpo ferire la provincia di Teheran, giunsero tra le sabbie di Dasht-I-Kavir, dove trovarono un nutrito contingente persiano, inviato a difendere il confine occidentale. La sproporzione di forze tra i due schieramenti era mitigata dal maggiore livello tecnologico e dalla migliore leadership dei persiani, che subito presero l'iniziativa cannoneggiando il nemico. La reazione delle truppe del Califfo, tuttavia, non si fece attendere, e venne suonata la carica generale per accorciare le distanze. Nonostante le salve di artiglieria e fucileria, che causarono un gran numero di perdite agli attaccanti, le truppe del Califfo riuscirono a raggiungere il contingente nemico, investendolo con una considerevole massa di armati. Questo colpo venne, per un po' di tempo sostenuto coraggiosamente dalle truppe persiane; tuttavia la sproporzione delle forze fece ben presto crollare le prime linee dei difensori. In questi varchi non tardarono ad entrare le forze sunnite, seminando il panico tra gli stremati sciiti. Questo massacro non fu interrotto che dalla decisione del comandante persiano di ritirarsi verso nord, mentre le truppe del Califfo proseguivano nell'occupazione della provincia, senza spingersi più oltre.

Epilogo:
Vittoria di misura delle forze del Califfo, che perdono 2216 fanti e 924 cavalieri; le truppe persiane lasciano sul campo 1124 fanti, 310 cavalieri e 562 cannoni.

La battaglia di Birjand:
Mentre si stava combattendo più ad ovest, le truppe timuridi discesero dalle montagne afgane, investendo la provincia di Birjand, sede di un piccolo contingente persiano. Questo venne preso di sorpresa da una carica della temuta cavalleria timuride, cui riuscì a stento a resistere grazie al migliore equipaggiamento. Vista la resistenza del nemico, il comandante delle forze timuridi ordinò alla cavalleria di ripiegare per riorganizzarsi, mentre la fanteria ebbe il compito di avanzare per scompaginare le fila del nemico, puntando sulla nettissima superiorità numerica. Il primo assalto venne sostenuto coraggiosamente dai persiani che, tuttavia, subirono notevolissime perdite e non riuscirono a sfruttare quella vittoria tattica, consentendo alla cavalleria nemica di riorganizzarsi e caricare nuovamente. Questa volta l'impatto della cavalleria timuride si diresse contro i cavalieri dei difensori, fino ad allora tenuti in disparte, facendo crollare le prime linee di schianto. Nello stesso momento, incoraggiata dal successo della cavalleria, anche la fanteria tornò alla carica, sbaragliando anch'essa le truppe persiane, pochissime delle quali riuscirono ad eludere la morsa timuride e fuggire verso ovest.

Epilogo:
Vittoria netta delle forze timuridi, che lasciano sul campo 1382 fanti e 1192 cavalieri; le forze persiane perdono 2556 fanti e 3389 cavalieri.

La battaglia di Karachi:
Il contingente persiano di supporto alla Gran Bretagna, allo scoppio delle ostilità, si era diretto verso ovest, per sostenere la difesa dell'Emirato; identico movimento era stato compiuto dalle truppe timuridi, rinforzate da un nutrito contingente di mercenari. I due eserciti, tuttavia, non si incontrarono fino a quando i persiani varcarono il confine con la provincia di Karachi, dove trovarono i due contingenti timuridi intenti ad assediare la provincia. Il terreno collinoso della provincia, tuttavia, non facilitò l'impiego della cavalleria da parte di entrambi i contendenti, così la prima forza ad entrare in azione fu l'artiglieria. Le salve seminarono il panico in entrambi gli schieramenti, ma furono i timuridi, grazie all'abilità del loro generale, i primi a riaversi e ad attaccare il nemico. La carica, tuttavia, non fu decisiva, i persiani, infatti, erano riusciti a riorganizzarsi ed a sostenere con fermezza l'assalto dei fanti nemici. A questo punto i persiani tentarono un contrattacco, per sorprendere il nemico, ma i timuridi, seppero rispondere adeguatamente, contrattaccando di conseguenza. Anche questa azione pareva destinata ad essere respinta dai persiani quando un colpo vagante colpì il generale persiano, che si era inoltrato nelle prime linee per infondere coraggio ai suoi. Quest'avvenimento segnò la vittoria dei timuridi, che videro il nemico scappare disordinatamente verso ovest, liberando la provincia di Chah Bahar.

Epilogo:
Vittoria schiacciante per le truppe timuridi, che perdono 1080 fanti, 480 fanti mercenari, 546 cavalieri, 252 cavalieri mercenari ed 80 cannoni; le forze persiane lasciano sul campo 3525 fanti, 422 cavalieri e 235 cannoni.

L'assedio di Karachi:
Dopo 4 mesi di assedio la piazzaforte di Karachi cadde in mano timuride, grazie al sacrificio di 1200 fanti e 1120 fanti mercenari.
 

Guy_Montag

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Attacco agli Aztechi

Prologo:
Dopo anni di tensione al confine, la Compagnia Mercantile delle Indie, raggruppato un considerevole esercito, diede inizio alle ostilità, superando il confine con l'Impero Azteco.


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La battaglia di Tlaxcala:
Dopo aver occupato senza colpo ferire le provincia di Mixtec e Tohancapan, le forze della Compagnia si portarono in vista della capitale dell'Impero Azteco, difesa da mura e da tutte le forze imperiali. Il terreno montagnoso e la determinazione dei difensori crearono non pochi problemi all'avanzata degli europei che, tuttavia, dopo alcuni mesi di guerriglia, riuscirono a costringere il nemico alla battaglia campale. Nonostante le asperità del terreno, furono gli europei a caricare i difensori, forti della superiorità numerica e tecnologica, riuscendo ben presto ad arrivare a contatto col nemico dopo una scarica di fucileria. L'impatto europeo ben presto scompaginò le difese azteche che, nonostante il loro coraggio, subirono immense perdite. A quel punto, confortate dallo sfondamento delle prime linee, le truppe della compagnia incalzarono ancora di più il nemico, ormai allo stremo delle forze, finché i difensori non si ritirarono, lasciando l'onere dell'assedio agli europei, verso nord.

Epilogo:
Vittoria netta delle truppe della Compagnia, che lasciano sul campo 954 fanti e 477 fanti mercenari; gli aztechi perdono 6035 fanti.

L'assedio di Tlaxcala:
Dopo 6 mesi di assedio la fortezza di Tlaxcala cadde nelle mani della Compagnia; questa conquista, però, costò agli assalitori la perdita di 3200 fanti e 1600 fanti mercenari.

La battaglia di Zacatecas:
Le truppe della Compagnia, dopo mesi di avanzata e di imboscate da parte del nemico, arrivarono esauste tra le montagne di Zacatecas, dove le attendevano le truppe azteche, ansiose di vendicare la sconfitta e la perdita della capitale. Anche questa volta furono le truppe europee a caricare il nemico, anche se con meno veemenza di quanto fatto nella precedente battaglia. A causa della stanchezza delle truppe, lo sfondamento delle prime linee azteche non fu facile, infatti i difensori, rimasti a riorganizzarsi, riuscirono a far valere la freschezza e la determinazione delle loro truppe. Le falle vennero quindi rapidamente richiuse, non senza un sforzi e sangue, e venne tentato un contrattacco, fermato dalle truppe della Compagnia che si erano, nel frattempo, riorganizzate per la difesa. A questo, nonostante il fallimento, seguì un altro attacco che riuscì a causare qualche danno alle truppe europee. A questo punto, vista la stanchezza, le perdite inflitte e le vittorie conseguite sino ad allora, il comandante delle truppe della CMI decise di ordinare la ritirata verso ovest, contando di far riposare le proprie truppe per riprendere successivamente l'offensiva.

Epilogo:
Vittoria sofferta delle truppe azteche, che perdono 3769 fanti; le forze della CMI lasciano sul campo 1574 fanti e 787 fanti mercenari.
 

Guy_Montag

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Attacchi e contrattacchi sui Pirenei ed altrove

Prologo:
Dopo la secca batosta subita negli anni precedenti, le forze spagnole tornarono al contrattacco ad Argentan e nel sud ovest della Francia, sulla linea Barcellona-Perpignan-Toulouse; mentre le forze francesi cercarono lo sfondamento sui colli di Saragossa. Inspiegabilmente nulla successe nelle colonie americane di entrambi i Paesi.


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La battaglia di Saragossa:
Prendendo l'iniziativa, un grosso contingente francese si radunò a Bilbao, pronto a scendere su Saragossa per aprirsi la via di Madrid con la forza delle armi. Tuttavia le forze spagnole non se ne starono inoperose ed accorsero a sbarrare la strada al nemico. Il numero era dalla parte dei difensori, mentre l'equipaggiamento da quella degli attaccanti, così i francesi decisero di far fruttare la propria superiorità cominciando a bersagliare le linee nemiche con i propri pezzi d'artiglieria. La reazione iberica non tardò, infatti il comandante ordinò una carica generale in ordine sparso, per contrastare le salve di artiglieria e di fucileria del nemico. La cavalleria francese, però, riuscì a deviare la carica dei cavalieri iberici, costringendoli ad affrontare lo scontro, togliendo così il supporto alla fanteria che, infatti, venne respinta, anche se a fatica e non senza numerose perdite. A questo punto furono i fanti francesi a contrattaccare mentre la loro cavalleria stava mietendo qualche successo contro il nemico. Le linee dei fanti iberici ressero a lungo l'offensiva dell'invasore, logorandone il morale e facendo lentamente, ma inesorabilmente, pendere la bilancia dalla parte della superiorità numerica delle truppe di Madrid. Anche la cavalleria iberica, dopo aver subito a lungo l'iniziativa francese, cominciò a riprendere il controllo del campo, anche se a carissimo prezzo. Vedendo l'incalzare del nemico ed il sempre maggiore sforzo richiesto alle proprie truppe per affrontare le orde nemiche, e conscio delle perdite inflitte ai difensori, il comandante delle truppe francesi decise per la ritirata, eseguendola magistralmente e riparando a Bilbao senza particolari problemi.

Epilogo
Vittoria di Pirro per le forze iberiche, che perdono 11704 fanti e 8178 cavalieri; il Regno di Francia perde 5568 fanti, 2088 fanti mercenari, 2408 cavalieri, 860 cavalieri mercenari, 696 cannoni e 174 cannoni mercenari.


La battaglia di Argentan:
Convinto che il grosso delle truppe francesi fosse impegnato nel Sud, il comandante Tachar Kebabian, decise di tentare nuovamente la sorte e marciare dalle terre bretoni fino a Parigi. Tuttavia l'iniziativa delle truppe iberiche si fermò ben presto nella pianura di Argentan, dove le attendeva un contingente, che il comando francese, memore della passata invasione, aveva lasciato a copertura. La perdita del fattore sorpresa si rivelò subito di fondamentale importanza per l'esito della battaglia, che vide le schiere spagnole decimate dalla fucileria nemica ben prima di giungere a contatto con i fanti francesi. L'impatto tra le due forze di fanteria fu impressionante, ma i francesi riuscirono a tenere la posizione, inviando contemporaneamente un grosso contingente di cavalleria ad aggirare il nemico, mentre i restanti cavalieri ingaggiavano i loro omologhi. La manovra francese quindi venne coperta dagli scontri a piedi ed a cavallo, entrambi molto equilibrati, finché la cavalleria francese non comparve alle spalle degli spagnoli, i quali stavano riuscendo a creare non pochi problemi ai difensori. Questa apparizione gettò nello scompiglio le forze iberiche, soprattutto la cavalleria, convinta di aver a che fare con un nemico molto meno numeroso, che non riuscirono ad organizzare la difesa della retroguardia prima di aver subito ingentissime perdite. I pochi superstiti si strinsero quindi a quadrato, difendendosi coraggiosamente, ma a quel punto le sorti della battaglia erano ormai segnate; la nettissima superiorità francese ebbe ben presto la meglio sul nemico, che fu costretto a capitolare.

Epilogo
Vittoria schiacciante delle truppe francesi che lasciano sul campo 3679 fanti e 2547 cavalieri; l'armata iberica viene annientata.


L'assedio di Perpignan:
Dopo 6 mesi di assedio la fortezza di Perpignan cadde in mano alle truppe iberiche; questa conquista, però, costò agli assalitori la perdita di 569 fanti e 161 fanti mercenari.


L'assedio di Toulouse:
Dopo un assedio durato 8 mesi la provincia di Toulouse cadde in mano iberica; gli assalitori persero 655 fanti e 175 fanti mercenari.
 

Guy_Montag

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La fine del Bengala

Prologo:
Dopo essere fortunosamente riuscito a liberare Calcutta, il Raja del Bengala si trovò presto circondato dalle forze nemiche, decise a porre fine alla sua indipendenza.


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La battaglia di Calcutta:
Dopo aver riorganizzato le proprie forze, il Raja si preparò a difendere la propria capitale dagli assalti degli invasori europei, puntando sul coraggio e sulla conoscenza del territorio delle proprie truppe per riuscire a colmare l'enorme disparità di forze e di equipaggiamento. Questa attica ebbe presto modo di essere testata in combattimento; infatti i britannici invasero la provincia, costringendo il Raja alla battaglia. Non appena le forze indiane furono a tiro, l'artiglieria europea cominciò a tuonare, causando ingenti perdite agli avversari che, tuttavia, continuarono la loro avanzata. Per ritardare il nemico, i britannici inviarono la cavalleria, che riuscì nell'intento, travolgendo le prime file dello schieramento indiano che, tuttavia, riuscì a reggere all'impatto ed a riorganizzarsi. La cavalleria venne quindi richiamata ed i fanti ricevettero l'ordine di disporsi a difesa, per contenere la carica del nemico. Questa, sebbene coraggiosa, venne sostenuta senza grossi sforzi dalle truppe britanniche, che cominciarono a contrattaccare, proprio mentre i cavalieri cominciavano la loro manovra per accerchiare il nemico. Gli indiani, non riuscendo ad evitare la manovra a tenaglia del nemico, cercarono di aprirsi la strada tra le fila del nemico con la spada in pugno, mala situazione tattica ed il superiore equipaggiamento europeo ebbero ben presto ragione dell'avversario, che venne sopraffatto ed annientato.

Epilogo
Vittoria schiacciante delle truppe britanniche che perdono 941 fanti, 1677 fanti mercenari, 1076 cavalieri mercenari e 254 cannoni; l'armata indiana viene annientata.
 
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