[turno 14] battaglie

Guy_Montag

Chosen one
I rossi campi d'Irlanda 2


Prologo:
Prendendo a pretesto la presunta illegittimità dell'intervento del Ducato nella precedente guerra contro Dublino, Londra dichiarò guerra a Letterkenny, da poco divenuta protettorato francese.

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La battaglia di Sligo:
Non aspettandosi i rinforzi francesi, i mercenari britannici varcarono il confine convinti della vittoria ma, all'apparire di un cospicuo numero di soldati nemici questa convinzione cominciò a sparire, svanendo del tutto alle prime salve della fanteria nemica, che aprirono grossi vuoti nelle file britanniche. Vista la potenza di fuoco del nemico, il comandante britannico, Harry Mercury, decise di usare la cavalleria, di cui il nemico era sprovvisto, per attaccare i franco-irlandesi ai fianchi. Tuttavia la manovra venne notata, e le truppe nemiche riuscirono a riorganizzarsi in tempo per difendersi efficacemente dagli attacchi dei cavalieri e dei fanti britannici, che nel frattempo si erano avvicinati. Le scariche di fucileria causarono molte vittime da ambo le parti, ma lo scontro all'arma bianca che ne seguì fu ancor più sanguinoso, con i tenaci britannici a cercare di rompere lo schieramento ed i franco-irlandesi ben decisi a non cedere terreno. La battaglia quindi continuò, con una sostanziale parità, fino a che, viste le grossissime perdite, il comandante mercenario ordinò la ritirata, lasciando al nemico la vittoria.


Epilogo:
Vittoria netta delle forze franco-irlandesi, che lasciano sul campo 5160 fanti; i mercenari britannici perdono 4246 fanti e 2840 cavalieri.
 
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Guy_Montag

Chosen one
La riscossa scandinava


Prologo:
Continuando ad evitare il grosso dell'esercito moscovita, le truppe scandinave si mossero verso sud est, incontrando minima resistenza da parte di una guarnigione nemica. A sud, le armate di Stoccolma si mossero contro Helsinki, prima che le forze polacche si muovessero verso ovest.

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La battaglia di Helsinki:
Le forze scandinave, bloccate anni addietro dal nemico, ripresero l'avanzata lungo la direttrice orientale, per riprendere Helsinki e, possibilmente anche Viipuri. Nella prima si trovarono ad affrontare il corpo di spedizione polacco che, seppur inferiore di numero, poteva contare su un consistente corpo di cavalleria, che venne presto lanciato in ordine sparso contro le linee scandinave, per evitare il fuoco dell'artiglieria che, tuttavia, mietè molte vittime tra i fanti polacchi, che non si erano tenuti molto lontani, per intervenire dopo lo sfondamento della cavalleria. Questa, però, non riuscì nel suo intento, in quanto l'efficace difesa scandinava riuscì a resistere, seppur con molte perdite. A questo punto, vista la situazione di parità e le grosse perdite subite dalla cavalleria, i polacchi fecero caricare la fanteria, sperando di forzare le linee nemiche, cosa che riuscì, almeno in parte. Tuttavia l'assenza di un chiaro vantaggio da parte dei polacchi fece sentire sempre più sulle loro linee la disparità numerica che, alla fine, fece pendere l'ago della bilancia dalla parte degli scandinavi, che riuscirono a cacciare il nemico e ad occupare la provincia. Nonostante la vittoria, però, le forze di Stoccolma non avanzarono oltre.

Epilogo:
Vittoria netta degli Scandinavi, che perdono 3506 fanti e 159 cannoni; i polacchi lasciano sul campo 3248 fanti e 2784 cavalieri.

La battaglia di Kem:
Evitato il grosso delle forze dei Rus, il contingente scandinavo scese verso sud, per tagliare le linee nemiche ma, ben presto, l'avanzata, fino ad allora incontrastata, subì una battuta d'arresto quando un'armata dei Rus si presentò davanti alle loro linee nella provincia di Kem. La netta superiorità numerica degli scandinavi si fece ben presto sentire; infatti le truppe moscovite, nonostante la coraggiosa difesa, vennero presto travolte vennero dalla massa dell'esercito nemico.

Epilogo:
Vittoria netta degli scandinavi che perdono 2809 fanti, 171 cavalieri, 469 fanti mercenari e 42 cavalieri mercenari; le forze dei Rus lasciano sul campo 1883 fanti, 1614 cavalieri e 2583 fanti mercenari.

La battaglia di Joensuu:
Dopo la grande vittoria di Kem, le forze scandinave ripresero la loro marcia verso sud, questa volta in modo più attento, trovandosi ben presto davanti le truppe già sconfitte a Kem, riorganizzatesi nel frattempo. Anche questa volta i comandanti scandinavi fecero affidamento sulla loro superiorità numerica ma i rus, seppero resistere alle ondate nemiche, memori della grande disfatta subita precedentemente. Vista la resistenza del nemico, le truppe di Stoccolma si riorganizzarono, tentando una manovra a tenaglia che, tuttavia, venne contenuta con grossi sforzi da parte del nemico. Vista la situazione, e l'aumento della stanchezza nei soldati scandinavi, il comandante dei moscoviti decise di far suonare la ritirata.

Epilogo:

Vittoria netta degli scandinavi che lasciano sul campo 3478 fanti, 211 cavalieri, 579 fanti mercenari e 53 cavalieri mercenari; le forze dei Rus perdono 1848 fanti, 1584 cavalieri e 1883 fanti mercenari.

La battaglia di Sortavala:
Dopo due vittorie consecutive il morale delle forze scandinave era alle stelle, ma la stanchezza si faceva sentire sempre più. Per questo motivo i rus cercarono, nonostante le pochissime forze disponibili, lo sfondamento delle linee nemiche che, incredibilmente, riuscì grazie al valore ed all'abilità dei soldati moscoviti. Tuttavia questa fortunata iniziativa venne ben presto contenuta dal numero degli scandinavi, che riuscirono ben presto a chiudere le falle del loro schieramento. Vista l'inutilità del combattimento, ed i pochi superstiti, i rus si ritirarono, lasciando le truppe di Stoccolma padrone del campo.

Epilogo:

Vittoria netta degli scandinavi che perdono 3687 fanti, 223 cavalieri, 614 fanti mercenari e 58 cavalieri mercenari; le forze dei Rus lasciano sul campo 2583 fanti, 2214 cavalieri e 1848 fanti mercenari.

L'assedio di Sortavala:

Dopo 4 mesi di assedio la piazzaforte di Sortavala cadde nuovamente in mano scandinava, grazie al sacrificio di 3098 fanti.
 

Guy_Montag

Chosen one
Chaos in Boemia


Prologo:
Dopo il tentativo del Triplice monarca di destituire il figlio dal trono di Boemia, questi riuscì a fuggire ed a farsi sostenere dalle milizie lealiste, riconoscendo l'indipendenza della Moravia in cambio di un'alleanza per difendersi dal padre. I ribelli, davanti a questo colpo di scena, decisero di combattere sia le armate lealiste che quelle asburgiche.

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La battaglia di Strakonice:
Inviate in Boemia per combattere i ribelli, le truppe austriache ricevettero presto l'ordine di attaccare anche le forze regolari boeme, che si erano schierate con il Granduca. Il primo scontro, comunque, avvenne con quelli, che difendevano la provincia di Strakonice. Grazie ai cannoni in dotazione all'esercito asburgico, si aprirono grandi falle nello schieramento ribelle, che decise quindi di avanzare, per non attendere immobile la propria sorte. La carica dei fanti ribelli scompaginò per un attimo le difese degli austro-slavi, consentendo al nemico di mietere molte vittime; tuttavia fu ben presto contenuta, tagliando fuori le avanguardie e respingendo il resto dell'armata nemica. Quest'azione consentì anche di inviare la cavalleria ad attaccare i lati dello schieramento ribelle, senza che questi se ne accorgessero. Questa manovra, eseguita mirabilmente, portò presto alla vittoria delle truppe asburgiche.

Epilogo:
Vittoria netta dell'esercito viennese, che perde 1840 fanti, 920 cavalieri e 552 cannoni; l'esercito ribelle lascia sul campo 4360 fanti.

L'assedio di Strakonice:

Dopo 7 mesi d'assedio la provincia cadde in mano asburgica; gli assedianti lasciano sul campo 1073 fanti.


La battaglia di Pilsen:
Galvanizzati dalla vittoria di Strakonice e desiderosi di sconfiggere il principe traditore, i soldati austro-slavi avanzarono verso nord, dove incontrarono nuovamente i ribelli boemi. Questa volta i ribelli tentarono subito l'attacco, muovendosi in ordine sparso per evitare i colpi dell'artiglieria nemica, venendo ben presto a contatto con i fanti austriaci, che resistettero molto bene all'impatto. Visto che la prima carica non era stata risolutiva, i ribelli tentarono nuovamente di sfondare lo schieramento nemico che, grazie ad una sapiente manovra, si aprì per contenerli ed avvolgerli in una morsa, grazie anche all'aiuto fondamentale della cavalleria. Dopo l'esecuzione di questa manovra, non restò scampo per i ribelli, che vennero massacrati dalle forze asburgiche.

Epilogo:
Vittoria schiacciante dell'esercito austriaco, che perde 1410 fanti, 705 cavalieri e 423 cannoni; l'esercito ribelle viene annientato.

L'assedio di Pilsen:
La piazzaforte di Pilsen cadde dopo 20 mesi d'assedio, le perdite per le truppe della Triplice monarchia ammontarono a 1556 fanti.


La battaglia di Prague:
Le truppe boeme, di ritorno dalla campagna contro la Prussia, si schierarono apertamente con il Granduca, appena fuggito da Vienna, e marciarono contro i ribelli per riprendere la capitale. Alla vista dell'odiato nemico, i ribelli si misero in posizione difensiva, contando di sfruttare la fatica delle truppe avversarie, reduci da un lungo viaggio. Tuttavia la cavalleria boema, partita all'attacco, sfondò facilmente le fila dei ribelli, consentendo alla fanteria di incunearsi nella breccia, per sfruttarla al meglio. A quel punto, attaccati da ogni parte e grandemente sorpresi dall'abilità del Sovrano nemico, che combatteva con le sue truppe, il morale dei rivoltosi cedette di schianto, provocando una loro rotta disastrosa, che venne sfruttata al meglio dalle truppe regolari.

Epilogo:
Vittoria totale delle truppe del Granduca, che lasciano sul campo 1268 fanti e 855 cavalieri; i ribelli perdono 4782 fanti.

L'assedio di Prague:
Dopo 9 mesi di assedio la fortezza di Prague cadde in mano lealista; questa conquista, però, costò agli assalitori la perdita di 984 fanti.


L'assedio di Kutna Hora:
La fortezza di Kutna Hora cadde dopo ben 27 mesi di assedio, questa conquista costò alle truppe morave 1736 fanti.
 

Guy_Montag

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Non c'è pace in Italia


Prologo:
Dopo lo stop dovuto alla sconfitta da parte delle truppe del Regno d'Italia, l'offensiva della Lega Italica riprese, puntando su Milano per poi proseguire verso ovest. Tuttavia le forze della del Regno d'Italia, accorsero per difendere Torino. Più a sud, invece, gli Stati appena proclamati di Pescara, Roma e Cassino scatenarono un'offensiva, che non incontrò resistenza, contro le rimanenti provincie austriache.

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L'assedio di Milano:
Dopo 8 mesi d'assedio la provincia ritornò nelle mani dei milanesi; che lasciano sul campo 1449 fanti.

La battaglia di Torino:
Il Generale Adler, comandante delle truppe reali italiane, si sorprese alla vista della moltitudine delle forze italiche, nella provincia di Torino; tuttavia non si perse d'animo ed ordinò ai suoi di accettare battaglia, per difendere la capitale, conscio di avere a disposizione alcuni reggimenti d'artiglieria. Questa fece molti danni nello schieramento italico, prima che a questo venne ordinato di avanzare in ordine compatto contro il fuoco nemico. L'impatto della fanteria italica, sebbene fosse stata decimata dai colpi dell'artiglieria italiana, fu incredibile e le truppe nemiche cedettero in più punti. Il Duca di Ferrara, cui era stato lasciato il comando delle truppe della Lega, seppe ben sfruttare le falle nello schieramento italiano, facendo penetrare diverse colonne di fanteria. Tuttavia, le perdite subite nell'attraversamento del fiume e la stanchezza si fecero presto sentire nelle truppe italiche, lasciando al nemico l'occasione per riprendersi. Vista la situazione, ed intuita la grande stanchezza del nemico, il generale Adler ordinò di resistere ad ogni costo, infondendo nuovo ardore nelle proprie truppe, che riuscirono a respingere, con grosse perdite, il nemico. Vista la situazione, e le moltissime perdite subite, l'esercito della Lega Italica preferì ritirarsi nella piazzaforte, appena riconquistata, di Milano.

Epilogo:
Vittoria di misura del Regno d'Italia, che lascia sul campo 3074 fanti e 836 cannoni; le forze della Lega Italica perdono 5483 fanti.
 
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Guy_Montag

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Il sangue scorre copioso in India


Prologo:
Dopo aver sistemato alcune importanti questioni con l'Impero timuride, la Repubblica di Gran Bretagna diede nuovamente impulso alla conquista dell'india, avendo appena ottenuto una consistente testa di ponte annettendo il Sultanato di Jaipur, dichiarando guerra all'alleanza induista, costituita dai Raja di Delhi, Kandesh e Bastar.


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Battaglia di Delhi:
Le truppe della Repubblica si mossero quindi alla volta di Delhi, capitale dell'omonimo Stato, forti della propria superiorità tecnologica. Tuttavia le truppe indiane non si fecero trovare impreparate ed erano decise ad evitare al Raja la fine del Sultano di Jaipur. Lo scontro, preceduto da forti salve di artiglieria, vide la fanteria britannico-persiana sostenere, non senza difficoltà, la carica dei fanti indiani. A questo punto venne fatta intervenire la cavalleria, che attaccò un lato dello schieramento indiano, riuscendo a causare un buon numero di perdite. Le truppe indù riuscirono a riorganizzarsi ma ormai il loro nemico era riuscito ad avanzare considerevolmente, contrattaccando con decisione. Quest'azione fece di fatto terminare la battaglia, in quanto, viste le grosse perdite, gli indiani preferirono ritirarsi.

Epilogo:
Vittoria netta delle truppe britannico-persiane, che perdono 2827 fanti, 624 cavalieri e 208 cannoni; le truppe della coalizione indù lasciano sul campo 4092 fanti.


Battaglia di Kanpur:
Forti della vittoria ottenuta a Delhi, le forze della Repubblica continuarono nella loro marcia verso est, dove incontrarono nuovamente gli eserciti indiani. Questa volta furono le truppe repubblicane a prendere l'iniziativa, caricando, supportate dall'artiglieria, l'esercito nemico che, tuttavia, seppe resistere all'attacco, nonostante alcune falle nelle prime linee; che vennero presto richiuse, a costo di grandi sacrifici da parte dell'esercito indiano. Logorato dall'attacco del nemico, l'esercito difensore non riuscì a reggere lo scontro della cavalleria, tenuta fino ad allora in riserva, che dilagò nello schieramento nemico, supportata dalla fanteria, che era accorsa in suo aiuto. Quest'azione, che aveva definitivamente stroncato la resistenza indiana, segnò quindi la fine della battaglia, consegnando la palma della vittoria all'invasore.

Epilogo:
Vittoria netta delle truppe britannico-persiane, che lasciano sul campo 2940 fanti, 649 cavalieri e 216 cannoni; le truppe della coalizione indù lasciano sul campo 4078 fanti.


Battaglia di Jabalpur:
Tolto di mezzo il Raja di Delhi, le truppe repubblicane avanzarono verso sud, puntando alla capitale del Raja di Bastar. Tuttavia l'attraversamento del fiume, a differenza di quello che le aveva portate a Kanpur, fu molto difficoltoso, e molti uomini persero la vita, in questo modo le forze che si presentarono davanti alla capitale del Bastar, erano fiaccate nell'animo e nel fisico. Questa fatica venne avvertita dagli indiani che sotto il fuoco, sempre micidiale, dell'artiglieria britannico-persiana, caricarono lo schieramento nemico, riuscendo ad aprire alcune falle, ed a sfruttarle al meglio, nonostante l'accanita resistenza delle truppe straniere. La grande stanchezza impedì alle truppe della Repubblica di contrattaccare al meglio, risultando in una serie di piccole azioni offensive, che vennero contenute, con molta fatica e molto sangue dalle truppe indiane. Vista la mala parata, il generale persiano ordinò la ritirata, portando senza grossi problemi le sue esauste truppe a Kanpur.

Epilogo:
Vittoria di misura delle truppe indù, che perdono 4512 fanti; le forze britannico-persiane lasciano sul campo 3555 fanti, 771 cavalieri e 265 cannoni.


Battaglia di Lucknow:
Mentre le forze britannico-persiane attaccavano gli indiani a Jabalpur, le forze consegnate dall'Impero timuride alla Repubblica, varcarono il confine tra Kanpur e la pianura inesplorata di Lucknow, cercando di portarla sotto l'influenza britannica. Le tribù locali, tuttavia, erano di altro avviso, vista la recente fine del Raja di Delhi ed attaccarono ripetutamente le forze della Repubblica durante il guado del fiume, e schierandosi poi a difesa della loro capitale, nella piana di Lucknow. I timuridi, consci della propria superiorità marziale, caricarono il nemico con coraggio, riuscendo, dopo un terribile impatto, a spezzare lo schieramento nemico in due parti; tuttavia la forza della disperazione aumentò l'ardore degli indiani, che riuscirono a riorganizzare i due tronconi ed a contrattaccare la punta dello schieramento nemico, che riuscì, tuttavia, a ritirarsi ed a congiungersi con il resto del contingente. Gli indiani, fortificati da quest'azione, contrattaccarono lo schieramento nemico venendo, tuttavia, abilmente contenuti. A questo punto il generale timuride ordinò alle proprie ali di tentare una manovra avvolgente che, complice la foga del nemico contro il punto centrale dello schieramento, riuscì, accerchiando completamente gli indiani, che vennero sterminati in poco tempo. A causa delle ingenti perdite, il comandante delle truppe repubblicane decise di non proseguire l'avanzata.

Epilogo:
Vittoria sofferta delle truppe britannico-timuridi, che lasciano sul campo 3821 fanti; le truppe locali vengono annientate.
 
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Guy_Montag

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Pugno di ferro in un guanto d'acciaio


Prologo:
Grazie alla pace conclusa con il Granducato di Prussia, il Re di Sassonia potè impiegare le proprie truppe migliori contro i ribelli.

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La battaglia di Wolfsburg:
I veterani sassoni arrivarono nella provincia ribelle di Wolfsburg senza incontrare particolari problemi, pronti a schiacciare il nemico grazie alla loro superiorità numerica e di equipaggiamento. L'iniziativa, tuttavia, fu presa dai ribelli, che caricarono lo schieramento sassone confidando nella sorpresa, cercando di spaccarlo in due tronconi; tuttavia la carica venne facilmente contenuta dai fanti lealisti, che contrattaccarono subito il nemico, guadagnando terreno. Il comandante dei ribelli cercò quindi di riorganizzare le proprie forze, ma la superiorità numerica del nemico ben presto si risolse con una manovra a tenaglia, che cinse i ribelli su ambo i lati. A quel punto alcuni tentarono la fuga verso la fortezza, mentre gli altri, seppur combattendo coraggiosamente, vennero presto sopraffatti.

Epilogo:
Vittoria schiacciante delle truppe del Regno di Sassonia, che lasciano sul campo 2929 fanti; le forze ribelli vengono annientate.

L'assedio di Wolfsburg:
Dopo 5 mesi d'assedio la provincia ritornò nelle mani dei sassonia; che lasciano sul campo 1854 fanti.

La battaglia di Leipzig:
Mentre si svolgeva la battaglia di Wolfsburg, un altro nutrito contingente sassone avanzava verso Leipzig, per vendicare i camerati, sconfitti dai ribelli durante il quinquennio precedente. A differenza dell'altro scontro, questa volta furono i sassoni a caricare il nemico, che non resse all'impatto della grande massa di armati lealisti. Questo sfondamento venne presto capitalizzato dalle forze sassoni, che si incunearono in profondità nello schieramento nemico. I ribelli provarono a contrattaccare, cercando di isolare le avanguardie, ma la fortuna non gli arrise; infatti i sassoni continuavano a spingere ed a mietere vittime tra i ribelli. Il colpo di grazia, che consegnò la vittoria e la provincia alle forze di Gottingen, fu quando il comandante ribelle venne accerchiato ed ucciso. Questo fatto atterrò il morale dei pochi ribelli, che si diedero presto alla fuga.

Epilogo:
Vittoria netta delle forze sassoni, che perdono 1459 fanti; i ribelli lasciano sul campo il loro comandante e 4873 fanti.
 
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