[turno 13] battaglie

Guy_Montag

Chosen one
Nell'africa nera c'è gente che si spara


Prologo:
La dichiarazione di guerra egiziana all'Etiopia, seppur non del tutto inaspettata, colse alla sprovvista il Re africano, che perse la provincia di Massawa prima di poter organizzare le sue truppe.

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La battaglia di Asmara:
Dopo aver facilmente conquistato Massawa, i mercenari egiziani si divisero dalle forze regolari, puntando dritti alla capitale. L'occasione venne sfruttata da un'avanguardia etiope che riuscì ad intercettare il nemico presso le colline di Asmara. I mercenari presero subito l'iniziativa, consci della propria superiorità numerica, caricando rabbiosamente il nemico che, inaspettatamente, resse bene l'urto, seppur a carissimo prezzo. Nonostante questo insuccesso il comandante dei mercenari, Hussain Khalil, decise di provare nuovamente a forzare il blocco nemico con la fanteria, mentre la cavalleria avrebbe dovuto aggirare lo schieramento. La manovra fu coronata da successo e gli etiopi, vedendosi quasi accerchiati si ritirarono.

Epilogo:
Vittoria schiacciante delle forze mercenarie egiziane, che lasciano sul campo 544 fanti e 814 cavalieri; le truppe etiopi perdono 3896 fanti.

La battaglia di Adwa:
Sconfitta la prima avanguardia, l'esercito mercenario continuò la sua marcia attraverso le montagne di Adwa, dove vennero, tuttavia, intercettate dal grosso dell'esercito etiope, che si dispose sulla difensiva. Questa volta Hussain Khalil decise di applicare la strategia che lo aveva visto trionfare ad Asmara, ordinò quindi la carica ai suoi fanti mentre i cavalieri cercarono di aggirare il nemico. Tuttavia questo non si fece cogliere impreparato e, grazie agli arcieri, riuscì ad infliggere dure perdite ai fanti egiziani, che arrivarono a contatto con la prima linea etiope molto demoralizzati, venendo respinti. Miglior fortuna non toccò alla cavalleria che si trovò innanzi un fronte abbastanza compatto, riuscendo a sfondare solo in alcuni punti. Visti gli scarsi risultati e le condizioni di uomini e cavalli, il comandante dei mercenari ordinò la ritirata.

Epilogo:
Vittoria di misura delle forze etiopi, che perdono 3663 fanti; le truppe mercenarie egiziane lasciano sul campo 1420 fanti e 2150 cavalieri.

La battaglia di Assab:
Le forze etiopi, reduci dalla sconfitta di Massawa, si ritirarono verso la provincia di Assab, dove organizzarono nuovamente la resistenza. Questa volta, tuttavia, si trovarono davanti l'esercito regolare egiziano che, nonostante il viaggio, si presentò molto combattivo all'appuntamento. Lo scontro venne aperto dall'artiglieria egiziana, che causò molte perdite agli etiopi, che decisero di caricare, sotto il fuoco degli archibugieri e degli arcieri egiziani. Nonostante le grosse perdite gli etiopi arrivarono coraggiosamente a contatto con i fanti egiziani, che si difesero con destrezza ed abbastanza a lungo per consentire alla cavalleria di accerchiare il nemico. Quello che ne seguì fu un intensa lotta, durante la quale le forze etiopi vennero totalmente sopraffatte.

Epilogo:
Vittoria totale delle forze egiziane, che lasciano sul campo 1364 fanti e 352 cavalieri; l'esercito etiope viene annientato.

La battaglia di Denakil:
La vittoria di Adwa diede nuovamente coraggio alle forze etiopi, che marciarono verso Denakil per sbarrare la strada agli egiziani. Avanzando in ordine sparso per evitare le salve di cannone, che comunque causarono perdite, i soldati etiopi si avvicinarono a passo di carica ai fanti egiziani, venendo comunque martellati dal fuoco nemico. Questa volta la massa di etiopi riuscì a sfondare in alcuni punti lo schieramento avversario ed a contenere contemporaneamente la manovra a tenaglia della cavalleria; tuttavia l'impegno su tutti i fronti delle forze etiopi causò presto il collasso dello schieramento, che si diede alla fuga.

Epilogo:
Vittoria totale delle forze egiziane, che perdono 1581 fanti e 408 cavalieri; l'esercito etiope lascia sul campo 3869 fanti.

La battaglia di Dese:
Arroccatosi sulle montagne di Dese, l'esercito etiope sconfitto a Denakil aspettò le vittoriose forze egiziane, provate dal lungo viaggio e dalle battaglie, seppur vittoriose. Le truppe etiopi riuscirono, grazie alla loro maggiore conoscenza del territorio, ad obbligare le forze egiziane all'attacco in quel terreno impervio, riuscendo a capitalizzare ben presto questo vantaggio. Le truppe egiziane arrivarono infatti molto stanche al contatto con lo sfuggente nemico, che riuscì a resistere a ripetute cariche dei fanti ed alle salve degli archibugieri, seppur con gravissime perdite. Dopo aver visto fallire tutti i tentativi di sfondamento il generale egiziano ordinò di ripiegare verso Denakil, per riorganizzare le sue truppe, conscio di aver causato molti danni al nemico.

Epilogo:
Vittoria di misura dell'esercito etiope, che perde 4141 fanti; le forze egiziane lasciano sul campo 2759 fanti e 712 cavalieri.
 
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Guy_Montag

Chosen one
La lunga via


Prologo:
Sicuro di un passaggio comodo e sicuro nelle terre dell'ex Esarcato di Roma, il Basileus ordinò alle truppe stanziate nell'Esarcato di Napoli di marciare verso i nemici italiani dell'alleato, il Re d'Austria, Slavia ed Ungheria. Non si aspettava che, nel vuoto di potere creatosi dopo la cessione dell'Esarcato, le popolazioni locali si fossero ribellate.

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La battaglia di Anzio
Mentre le forze della Demokratia si accingevano ad entrare nei territori dell'ex Esarcato di Roma, ora dipendente da Vienna, subirono numerosi piccoli attacchi dai ribelli italici che, poco dopo, vennero affrontati in campo aperto. Conscio della propria superiorità, il generale costantinopolitano ordinò la carica della sua cavalleria che, con suo sgomento, venne fermata dai fanti avversari. Ordinò quindi ai suoi fanti di avanzare, protetti da arcieri e balestrieri, facendo retrocedere la cavalleria, per impiegarla non appena se ne fosse avuta la possibilità. I fanti fecero meglio dei cavalieri, riuscendo a scompaginare la linea difensiva del nemico, permettendo alla cavalleria di intervenire sui fianchi dello schieramento nemico, troppo impegnato nel contenere la fanteria. Quest'offensiva fu fatale per i ribelli, che si dispersero poco dopo.

Epilogo
Vittoria netta delle truppe costantinopolitane, che perdono 1563 fanti e 1031 cavalieri; i ribelli lasciano sul campo 3506 fanti.


La battaglia di Perugia
Dopo aver sconfitto i ribelli ad Anzio, le truppe costantinopolitane si misero in allarme, ma proseguirono verso nord. Arrivati nella provincia di Perugia dovettero affrontare un altro contingente di rivoltosi, anche se questa volta l'effetto sorpresa era svanito. Questa volta la prima mossa toccò ai ribelli che caricarono violentemente la prima linea della Demokratia che, tuttavia, resistette in modo egregio, infliggendo numerose perdite al nemico. Questi, infatti, si era affidato alla massa dei fanti che, una volta vistisi respinti, caddero facilmente preda della cavalleria nemica, tenuta abilmente nella retroguardia. Al massacro che seguì l'intervento dei cavalieri, sfuggirono solamente poche centinaia di fanti ribelli.

Epilogo
Vittoria netta delle forze della Demokratia, che lasciano sul campo 1357 fanti e 883 cavalieri; i ribelli perdono 3764 fanti.


La battaglia di Ancona
I soldati del Basileus, sempre più provati dal cammino, ma rinvigoriti dalle vittorie, continuarono la loro marcia verso nord, scontrandosi nuovamente con le forze dei ribelli italici nella provincia di Ancona. La stanchezza dei soldati costantinopolitani si palesò quando la massa dei ribelli riuscì a rompere in più punti lo schieramento nemico, seppur a carissimo prezzo. A questa penetrazione le forze della Demokratia riuscirono a reagire in fretta, grazie al loro superiore addestramento, contenendo l'avanzata nemica e dando il tempo alla cavalleria di accerchiare il nemico. Quest'abile mossa decretò la fine della battaglia che vide nuovamente la sconfitta dei ribelli italici.

Epilogo
Vittoria netta delle truppe costantinopolitane, che perdono 1588 fanti e 905 cavalieri; i ribelli lasciano sul campo 3852 fanti.


La battaglia di Bologna
Nonostante la grande stanchezza delle truppe della Demokratia, la loro marcia proseguì verso settentrione. Nella provincia di Bologna incontrarono altre truppe ribelli che, vista l'evidente stanchezza dell'avversario, preferirono aspettare l'impatto. Il comandante delle truppe del Basileus, incurante dello stato fisico delle sue truppe ordinò quindi una carica della fanteria che, seppur riuscì a causare numerose perdite al nemico, si risolse in un fallimento, non riuscendo a scompaginare le loro linee difensive. A questo punto fece intervenire la cavalleria che, tuttavia, si scontrò contro la strenua difesa dei ribelli, che riuscirono a respingerla, seppur a carissimo costo. Viste le perdite accumulate e la stanchezza dei suoi uomini, il comandante costatinopolitano ordinò la ritirata verso Ancona, che non venne funestata da incursioni nemiche.

Epilogo
Vittoria sofferta dei ribelli, che lasciano sul campo 3852 fanti; le forze della Demokratia perdono 1760 fanti e 1101 cavalieri.
 
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Guy_Montag

Chosen one
Leoni, Aquile e Serpenti


Prologo:
Dopo la dichiarazione imperiale di guerra contro Vienna ed i suoi alleati fece arrivare il conflitto anche nel Nord italia. Dalla parte dell'imperatore si
schierò la Lega Italica, dalla parte austriaca il Ducato di Brescia ed il Regno d'Italia; oltre a questo arrivò anche un'armata da Costantinopoli.

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La battaglia di Brescia
Per punire Brescia del suo tradimento la Lega Italica inviò le proprie truppe, escluse quelle del Ducato di Milano, supportate da alcuni cavalieri bavaresi contro il Ducato. Il comando delle operazioni venne affidato al generale bavarese Engelbert Rickauer, che schierò i fanti italici al centro dello schieramento, lasciando la sua cavalleria, equamente distribuita ai lati. La superiorità numerica della coalizione imperiale mise da subito una seria ipoteca sulla vittoria, infatti la carica dei bresciani fu agevolmente contenuta e la manovra di avvolgimento della cavalleria bavarese fu un successo. Così intrappolati i fanti bresciani combatterono con coraggio, ma furono molto pochi i superstiti che riuscirono a rifugiarsi entro le mura della città.

Epilogo
Vittoria netta della Lega Italica, che perde 2664 fanti e 984 cavalieri; il Ducato di Brescia lascia sul campo 4023 fanti.

L'assedio di Brescia
La fortezza di Brescia cadde dopo 21 mesi di assedio, questa conquista costò alla Lega Italica 2100 fanti.


La battaglia di Milano
Mentre ad est infuriava la battaglia di Brescia, le forze del Regno d'Italia, comandate dall'astro nascente dell'esercito asburgico, Hans Adler, attraversarono il fiume, subendo non poche perdite, e si diressero verso la piazzaforte di Milano. Nella campagna antistante la città si schierarono quindi le due armate, i milanesi consci di aver sempre sconfitto le truppe del Regno, e queste consapevoli della loro superiorità numerica e tattica. L'iniziativa venne quindi presa dai fanti pesanti italici, che partirono alla carica, ben supportati dagli archibugieri e dai balestrieri, che molti danni fecero al nemico. L'impatto tra le due fanterie fu impressionante, ma nessuna delle due parti fu in grado di conseguire un vantaggio. Infatti lo schieramento milanese venne rotto in più punti, ma le truppe italiche non riuscirono a sfruttare appieno questa vittoria, nella confusione della mischia. Il generale Adler fece quindi avanzare i suoi lancieri, tenendo i milanesi sempre sotto il fuoco delle proprie truppe. Questo intervento fu provvidenziale, in quanto le forze fresche gettate nella mischia riuscirono a volgere l'ago della bilancia, fino ad allora abbastanza equilibrato, verso le truppe del Regno, che in breve tempo riuscirono a mettere in rotta l'avversario.

Epilogo
Vittoria di misura delle truppe italiane, che lasciano sul campo 3993 fanti; le forze del Duca di Milano perdono 3892 fanti.

L'assedio di Milano
Grazie all'abilità del generale Hans Adler, la fortezza di Milano cadde dopo soli 4 mesi d'assedio, le perdite per le truppe del Regno d'Italia ammontarono a 1476 fanti.


La battaglia di Torino
Mentre le forze italiane stavano per partire alla volta di Bergamo, giunse a Milano la notizia che gli svizzeri erano scesi verso Torino, cingendola d'assedio. L'armata del Regno ritornò quindi in patria per respingere l'invasore. Le truppe elvetiche, strette tra la città e l'armata nemica, si disposero in uno schieramento difensivo, aspettando la carica nemica. Nonostante fosse conscio dell'abilità degli svizzeri nella difesa, il generale Adler inviò le proprie truppe, alla carica, confidando nell'abilità dei suoi fanti pesanti di sopraffare i picchieri nemici. Mentre quelli caricavano, i balestrieri e gli archibugieri italiani non smettevano di colpire il nemico, per rendere più facile lo sfondamento dei fanti. L'impatto degli italiani fu devastante ma abilmente contenuto dagli svizzeri, tuttavia la disparità delle forze in campo giocò ben presto a favore delle truppe italiane che riuscirono ad aprire alcuni passaggi nello schieramento avversario. Questi passaggi vennero sfruttati abilmente, nonostante le grosse perdite, finchè il comandante delle truppe elvetiche non decise di suonare la ritirata, visto il gran numero di morti. Le truppe italiane, stanche e dissanguate, non inseguirono il nemico, che riuscì a trarsi in salvo.

Epilogo
Vittoria sofferta delle forze italiane, che perdono 3495 fanti; la Repubblica Elvetica lascia sul campo 3353 fanti.


La battaglia di Venezia
La Lega Italica, grazie al diversivo compiuto dalle forze svizzere, stava facendo i propri piani per riprendere Milano, ma il progetto venne interrotto a causa dell'arrivo di un contingente della Demokratia ton Romaion nella provincia di Venezia. Le truppe che avevano preso Brescia vennero quindi riunite e si presentarono compatte davanti all'invasore. Le truppe costantinopolitane, seppur inferiori di numero, erano formate dai migliori uomini del Basileus, e dotate delle migliori armi a disposizione. La battaglia cominciò quando le artiglierie del Basileus cominciarono a tuonare verso la coalizione imperiale, che rispose allargando i ranghi e tentando una carica di cavalleria sui lati dello schieramento nemico. Questa manovra attirò fuori dalla mischia la cavalleria costantinopolitana, lasciando ai fanti italici l'onere della carica. Seppur inferiori di numero i cavalieri del Basileus riuscirono a tenere testa agli omologhi bavaresi, permettendo ai propri fanti di non preoccuparsi di loro. Infatti la mischia tra le fanterie era molto equilibrata, in quanto la qualità delle guardie varangie riusciva ancora a sostenere la disparità di forze. Tuttavia alla lunga l'esiguità dei cavalieri della Demokratia non riuscì a sostenere il numero degli avversari, costringendoli alla ritirata per non subire perdite maggiori. La vittoria della cavalleria imperiale diede nuovo coraggio ai fanti italici, che si scagliarono con rinnovato vigore contro le forze nemiche; attendendo la risolutiva carica dei cavalieri imperiali, che avvenne di lì a poco, nonostante la stanchezza di questi ultimi. La carica imperiale travolse i fanti mercenari del Basileus ed a quel punto al generale Konstantinos Zervas non restò altra scelta che la ritirata.

Epilogo
Vittoria di misura per le forze italiche, che lasciano sul campo 4801 fanti e 512 cavalieri; le truppe della Demokratia perdono 2387 fanti, 636 fanti mercenari, 499 cavalieri e 1142 cavalieri mercenari.
 
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Guy_Montag

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Attacco alla fortezza Prussia


Prologo:
Rispondendo alla chiamata di Stoccolma, il Granduca di Prussia dichiarò guerra ai propri vicini, mobilitando presto tutta la popolazione prussiana per difendersi dall'accerchiamento nemico.


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La battaglia di Kustrin
Dopo una lunga marcia attraverso gran parte dell'Europa un contingente costantinopolitano giunse nella provincia di Kustrin, poco dopo la creazione della grande fortezza, avvistando ben presto una colonna di fanteria prussiana. Poco dopo i cannoni del Basileus cominciarono a tuonare verso i prussiani, che adottarono presto uno schieramento aperto e, temendo un assedio, caricarono le truppe nemiche. I costantinopolitani non si aspettavano una mossa del genere ed impiegarono del tempo a mettere in campo una valida difesa che, in breve tempo respinse le truppe prussiane, causando un ingente numero di vittime. Vista la disfatta le truppe prussiane si ritirarono ben presto nella fortezza di Kustrin.

Epilogo
Vittoria netta delle truppe della Demokratia, che lasciano sul campo 1626 cannoni, 103 fanti mercenari, 494 cavalieri e 123 cavalieri mercenari; i prussiani perdono 872 fanti e 3494 miliziani. Dopo questa vittoria le truppe del Basileus continuano verso Poznan, occupandola.

La battaglia di Elbing
Al comando del generale viennese Lev Mini le truppe austro-sassoni-boeme attraversarono il confine di Danzig, subendo numerose perdite durante il guado. Ben presto a questi eserciti si aggiunse un corpo di spedizione polacco; così riunite le truppe marciarono su Elbing, contando di devastare la piazzaforte prussiana. L'esercito del Granduca non tardò ad arrivare e, sebbene in netta inferiorità numerica, ingaggiò battaglia. Mentre i cannoni dei coalizzati cominciavano a sparare, una massiccia carica di miliziani cozzò rapidamente contro le prime linee nemiche, aprendo qualche breccia. Questa carica fu respinta, ma subito dopo fu la volta della fanteria pesante prussiana approfittare della confusione creatasi nella carica precedente ed insinuarsi nelle falle dello schieramento nemico. Alla cavalleria dei coalizzati fu ordinato, tardivamente, di tentare una manovra a tenaglia contro lo schieramento nemico; ma questa venne contenuta dai cavalieri nemici e dalla sempre presente milizia, che subì numerosissime perdite. ma riuscì ad impedire l'accerchiamento della fanteria, che stava combattendo coraggiosamente nella mischia. Dopo lunghi combattimenti la situazione continuava a rimanere in equilibrio, così il generale Mini suonò la ritirata, per riorganizzare le proprie truppe a Danzig.

Epilogo
Vittoria sofferta dei prussiani, che perdono 1957 fanti, 3162 miliziani, 125 fanti mercenari, 366 cavalieri e 122 cavalieri mercenari; la coalizione lascia sul campo 2993 fanti, 123 cannoni e 875 cavalieri.
 
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Guy_Montag

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Jaipur cade


Prologo:
Covata da lungo tempo, l'idea britannica di espandersi in India venne attuata assicurandosi la neutralità dei piccoli potentati mussulmani, assieme ad un nutrito contingente persiano, ed attaccando lo Stato più grosso e minaccioso: il Sultanato di Jaipur. Ma non solo Londra aveva messo i suoi occhi su questa Nazione..

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La battaglia di Jodhpur
La dichiarazione di guerra britannica colse di sorpresa il Sultano, che mai avrebbe creduto possibile un attacco europeo. Così quando le prime notizie dell'avanzata delle truppe persiano-britanniche giunsero a Jaipur, il Sultano inviò rapidamente le sue truppe verso il nemico che, rallentato dall'artiglieria, si scontrò con quelle nella piana di Jodhpur. La superiorità delle truppe occidentali si fece subito evidente, quando i cannoni cominciarono a sparare, aprendo grosse falle nello schieramento indiano che, tuttavia, prese ad avanzare, fino a venire a contatto con le prime file del nemico. Questi riuscì abilmente a contenere le inferiori truppe indiane che vennero rapidamente piegate e messe in fuga.

Epilogo
Vittoria totale delle forze persiano-britanniche, che lasciano sul campo 1976 fanti, 755 cavalieri e 99 cannoni; le truppe del Sultano perdono 4308 fanti.

La battaglia di Jaipur
Rinvigorite dalla vittoria a Jodhpur, le truppe persiano-britanniche si presentarono davanti alla capitale del Sultano, Jaipur, in perfetto ordine, mentre al nemico non restava altro che il coraggio per salvare la Nazione. La prevedibile salva di cannonate trovò, inaspettatamente, la pronta risposta delle truppe indiane che, allargando i ranghi, cominciarono a lanciare le proprie frecce contro lo schieramento avverso, cercando di indurre le truppe nemiche a caricare. Tuttavia un simile stratagemma era fin troppo prevedibile da parte del generale persiano Alwand Maqsud, che ordinò di intensificare il fuoco. A questo punto le truppe indiane furono costrette a cercare di ridurre le distanze, riuscendovi. Lo scontro tra le due fanterie venne in breve tempo vinto facilmente dalle truppe occidentali, grazie anche all'aiuto della cavalleria, che aveva, nel frattempo, attaccato i lati dello schieramento nemico. Dopo questa prova di forza il generale indiano suonò la ritirata, abbandonando la capitale al nemico e dirigendosi verso nord.

Epilogo
Vittoria totale delle forze persiano-britanniche, che perdono 1683 fanti, 418 cavalieri e 69 cannoni; le truppe del Sultano lasciano sul campo 4490 fanti.

La battaglia di Bikaner
Viste le grandi vittorie ottenute dalle truppe occidentali, l'Imperatore dei timuridi, Babur, decise di sferrare il colpo decisivo al traballante Sultano, dichiarandogli guerra ed avanzando con velocità verso Bikaner. Nonostante l'attraversamento del fiume fosse costato più di qualche vittima all'esercito timuride, questo arrivò piuttosto fresco all'incontro con le truppe di Jaipur, reduci da due cocenti sconfitte. Grazie ad una manovra della cavalleria, abilmente coordinata con la fanteria, il piccolo contingente del Sultano venne rapidamente accerchiato, e conseguentemente massacrato.

Epilogo
Vittoria netta delle truppe timuridi, che lasciano sul campo 887 fanti e 353 cavalieri; l'esercito del Sultano di Jaipur viene annientato.
 
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Guy_Montag

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I rossi campi d'Irlanda


Prologo:
La perdita dell'Irlanda non era mai stata pienamente accettata da Londra, così dopo anni di preparativi venne lanciata l'invasione, supportata dal Ducato di Cork, vassallo della Repubblica. Questa situazione venne anche sfruttata dal ducato di Letterkenny, che attaccò a sorpresa Dublino, occupando senza colpo ferire la provincia di Portadown.

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La battaglia di Galway
Le truppe mercenarie britanniche, sotto il comando di Gaspar Dias, e quelle del Duca di Cork, Niall II Darcy, mossero verso la piana di Galway. Alla vista del nemico le truppe del Duca di Dublino non si spaventarono, nonostante la loro inferiorità numerica, e si prepararono allo scontro. Che avvenne di lì a poco, quando la cavalleria mercenaria britannica cercò di sfondare le linee dei fanti dublinesi, che riuscirono, con grandi perdite a respingere la carica. A questo punto fu la volta dei fanti irlandesi intervenire, supportati dai fanti mercenari, l'impatto di una così numerosa forza scompaginò le linee nemiche che, tuttavia, riuscirono a resistere per un bel pezzo, rette solo dal loro coraggio, prima di ritirarsi verso la capitale.

Epilogo
Vittoria netta delle truppe britannico-irlandesi, che perdono 1451 fanti, 873 fanti mercenari e 710 cavalieri mercenari; l'esercito del Duca di Dublino lascia sul campo 3699 fanti.


La battaglia di Dublin
Dopo una breve marcia le truppe britannico-irlandesi si presentarono davanti alla capitale nemica, dove era disposto quello che restava dell'esercito di Dublino. Questa volta l'esercito invasore caricò in massa, con fanti e cavalieri, travolgendo completamente l'esile difesa messa in campo dalle truppe del Duca di Dublino. La battaglia, vista la disparità delle forze in campo, non durò molto, lasciando la vittoria ai britannici, che issarono la propria bandiera nella capitale avversaria.

Epilogo
Vittoria schiacciante delle truppe britannico-irlandesi, che lasciano sul campo 944 fanti, 564 fanti mercenari e 474 cavalieri mercenari; l'esercito del Duca di Dublino viene annientato.
 
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Guy_Montag

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L'equazione delle botte

Prologo:
Dopo la dichiarazione di guerra da parte dell'imperatore a Vienna ed alleati, il Regno di Sassonia si trovò stretto tra molti nemici, i quali tentarono tutti un'invasione delle ricche terre germaniche. Oltre a questo si assistè anche all'entrata in guerra del Regno di Francia, a fianco dell'Austria contro la Baviera. Oltre a questo Gottingen si trovò a fronteggiare numerose rivolte protestanti, scoppiate a Cologne, Leipzig, Wolfsburg, Berlin e Potsdam.

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La battaglia di Arnhem
A capo di un esercito stranamente numeroso il Duca di Leeuwarden rispose alla chiamata alle armi dell'Imperatore, dichiarando guerra ai suoi nemici. Invase quindi la provincia di Arnhem, storicamente rivendicata da Leeuwarden. La conquistò rapidamente ma, dopo qualche tempo l'esercito sassone si presentò per reclamare la propria sovranità sulla provincia. I sassoni, guidati dal Gran Maestro dell'Ordine Teutonico non esitarono a caricare le truppe dell'invasore, travolgendo le prime linee del Duca, che rispose con una controcarica di cavalleria, che riuscì a dirottare i cavalieri sassoni. I fanti ducali riuscirono quindi a riorganizzarsi, solamente per venire investiti dalle cannonate nemiche. A questo punto il Duca tentò il tutto per tutto, facendo avanzare la fanteria in ordine sparso verso lo schieramento nemico; questo, tuttavia, respinse facilmente i resti dell'esercito ducale che, vista anche la sconfitta della cavalleria, venne messo in rotta.

Epilogo
Vittoria di misura delle truppe sassoni, che lasciano sul campo 1460 fanti, 292 cannoni e 584 cavalieri; il Duca di Leeuwarden perde 2130 fanti e 639 cavalieri


La battaglia di Frankfurt am Main
Dopo aver respinto con successo l'invasione di Leeuwarden l'esercito sassone si diresse a sud, per contrastare le forze imperiali, che avevano invaso la provincia di Frankfurt am Main, assieme alle forze del Duca di Stoccarda. Le truppe sassoni, dopo una lunga marcia, arrivarono nella provincia, pronte a dare battaglia alle forze imperiali. Queste si disposero subito sulla difensiva, contado sulla stanchezza delle truppe avversarie. Tuttavia queste, forti della presenza di numerosi archibugieri e dell'artiglieria, cominciarono a bersagliare il nemico, per farlo schiodare dalle proprie posizioni. Gli imperiali risposero allargando lo schieramento ed inviando la cavalleria ad attaccare le ali dello schieramento sassone. Questa manovra fece temporaneamente distrarre i sassoni, consentendo alle forze imperiali di riorganizzarsi ed attaccare. La carica, tuttavia, venne contenuta abbastanza facilmente, seppur con gravi perdite da ambo le parti. A quel punto il comandante imperiale fece suonare la ritirata, conscio di aver inflitto notevoli perdite al nemico.

Epilogo
Vittoria di misura delle truppe sassoni, che perdono 1044 fanti, 116 cannoni e 928 cavalieri; le forze della coalizione imperiale lasciano sul campo 1245 fanti, 249 fanti mercenari e 747 cavalieri mercenari.


La battaglia di Strasbourg
Dopo la dichiarazione di guerra al Granduca di Baviera, ed Imperatore, Parigi si mosse in fretta verso l'Alsazia, puntando a far cadere gli Stati cuscinetto tra le due Nazioni. Il grosso dell'esercito francese arrivò quindi a Strasburgo, incontrando la resistenza delle forze del Duca locale. Contando sulla propria superiorità tecnologica e numerica, le truppe francesi non si posero problemi a caricare il nemico, travolgendolo presto grazie alla propria cavalleria, che aprì la strada alla fanteria, che si inserì facilmente nelle falle prodotte nello schieramento avversario. Nulla poterono le truppe del Duca, seppur coraggiose, per frenare il massacro, tranne ritirarsi nella piazzaforte di Strasburgo.

Epilogo
Vittoria netta delle truppe francesi, che lasciano sul campo 1131 fanti e 783 cavalieri; le forze del Duca d'Alsazia perdono 2696 fanti.

L'assedio di Strasbourg
Dopo 8 mesi di assedio la fortezza di Strasbourg cadde nelle in mano parigina; questa conquista, però, costò agli assalitori la perdita di 1900 fanti.


La battaglia di Mulhouse
L'altra ala dell'offensiva francese, invece, si diresse verso Mulhouse. Tuttavia gli effettivi schierati per questa occasione erano di gran lunga inferiori a quelle impiegate nella conquista di Strasbourg. La battaglia vide quindi i fanti del Duca di Mulhouse caricare lo schieramento nemico, riuscendo presto a dividere le due ali della fanteria. Il comandante dei mercenari francesi cercò di porvi rimedio mediante una carica della cavalleria che venne, quasi contro ogni aspettativa, respinta con gravissime perdite da parte francese. Visto il fallimento dell'azione i francesi, già molto provati dal combattimento, si ritirarono dalla provincia.

Epilogo
Vittoria sofferta del Duca di Mulhouse, che perde 2992 fanti; le forze mercenarie francesi lasciano sul campo 1532 fanti e 1139 cavalieri


La battaglia di Salzburg
Rinforzate da un nutrito gruppo di cavalieri imperiali, le forze bavaresi avanzarono verso est, puntando a raggiungere Vienna. Una volta raggiunta Salzburg, tuttavia, le forze imperiali decisero di cingere d'assedio la provincia, per assicurarsi le spalle durante l'avanzata. Proprio mentre fervevano i lavori per la costruzione del campo, un contingente austriaco venne segnalato nella provincia. Le forze imperiali si mossero quindi per intercettarli. La battaglia vide subito una furiosa carica da parte dei cavalieri imperiali, fino ad allora a stento trattenuti dai comandanti bavaresi, che, nonostante il fuoco nemico, impattò fragorosamente contro le prime linee austriache aprendo alcune brecce, che vennero rapidamente sfruttate dai più disciplinati fanti bavaresi, facendo valere la loro superiorità numerica. Mentre la fanteria si incuneava profondamente nello schieramento austriaco, la cavalleria, debolmente impegnata dai pochi cavalieri austriaci, si prodigava nell'infliggere più danni possibile alle forze nemiche. Viste le perdite, il generale austriaco Albrecht Koeppe decise quindi di suonare la ritirata e fortificarsi a Vienna, in vista del probabile attacco nemico.

Epilogo
vittoria di misura delle forze bavaresi, che lasciano sul campo 1712 fanti e 963 cavalieri; le forze austriache perdono 2028 fanti e 538 cavalieri

L'assedio di Salzburg
Dopo 11 mesi d'assedio la provincia cadde in mano bavarese; gli assedianti lasciano sul campo 2704 fanti.


La battaglia di Berlin
Dopo anni di silenzio, i protestanti di Berlino, vista la delicata situazione politica sassone, presero le armi contro il loro sovrano, ma non avevano fatto i conti con l'armata regolare presente nella provincia. Questa ebbe gioco facile a sgominare le bande di rivoltosi nella città e ad arrivare in perfetta forma allo scontro campale contro i ribelli. Questi, meno disciplinati e peggio armati del proprio nemico, tentarono una carica frontale contro i fanti pesanti sassoni, che riuscirono abilmente a respingere i rivoltosi, che finirono ben presto tra l'incudine della fanteria regolare ed il martello della cavalleria, che lasciò loro ben poca speranza.

Epilogo
Vittoria totale delle forze sassoni, che perdono 1308 fanti e 524 cavalieri; le forze ribelli lasciano sul campo 4208 fanti.


La battaglia di Potsdam
Mentre la battaglia per Berlin era apparsa subito fin troppo facile, l'obbiettivo successivo, cioè la fortezza di Potsdam occupata dai ribelli, si presentava da subito come molto più impegnativo. Le forze sassoni si disposero con uno schieramento difensivo, sperando di sfruttare l'inesperienza dei ribelli, come accaduto nella precedente battaglia. Ma questi si limitarono a bersagliarli con armi da getto, causando alcune perdite alle forze regolari. Queste reagirono immediatamente con una carica generale, la fanteria al centro e la cavalleria ai lati, che sfondò in più punti lo schieramento dei ribelli, seppur con minore forza della precedente battaglia. I ribelli si batterono con coraggio, ma questo non bastò ad evitare la loro sconfitta.

Epilogo
Vittoria totale delle forze sassoni, che lasciano sul campo 992 fanti e 396 cavalieri; le forze ribelli perdono 3896 fanti.

L'assedio di Potsdam
La provincia venne conquistata dalle truppe sassoni dopo 16 mesi, con la perdita di 1481 fanti.


La battaglia di Leipzig
Le truppe sassoni, reduci da svariate battaglie, dall'assedio di Potsdam e da un guado del fiume compiuto tra non poche difficoltà ed attacchi dei ribelli, si presentarono molto provate nella provincia di Leipzig. Qui l'esercito ribelle, saputo delle condizioni non ottimali dei loro nemici, caricò senza esitazione lo schieramento nemico, che riuscì a contenere la carica, seppur con grande sforzo e perdite da ambo le parti. A quel punto, come accaduto a Berlin, la cavalleria fu inviata ad accerchiare i ribelli ma questi riuscirono a respingerla. Fallita la manovra e dato lo stato dei propri uomini, il comandante sassone decise di suonare la ritirata, lasciando la provincia ai ribelli, per riorganizzarsi a Potsdam.

Epilogo
Vittoria di misura delle forze ribelli, che perdono 2833 fanti; le forze sassoni lasciano sul campo 658 fanti e 264 cavalieri.
 

Guy_Montag

Chosen one
Poco sangue e molte marce su al nord

Prologo:
Dopo lo stallo del quinquennio precedente Stoccolma decise di cambiare tattica contro il gigante russo; infatti inviò le sue truppe a disfarsi dei ribelli mentre le truppe di Mosca riuscivano a conquistare Sortavala ed occupare numerose provincie. Quasi per caso le forze scandinave, dopo aver sconfitto i ribelli, incontrarono la spedizione polacco-kievana, che stava occupando la costa.

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La battaglia di Jyvaskyla
Dopo un difficoltoso passaggio fluviale le truppe scandinave cercarono di costringere le forze ribelli alla battaglia campale, così da annientarle. Dopo qualche tempo le truppe dei rivoltosi furono costrette ad accettare battaglia e, sotto l'intenso fuoco degli archibugieri e dei balestrieri nemici, furono disperse dopo pochissimo tempo.

Epilogo
Vittoria totale delle forze scandinave che lasciano sul campo 377 fanti; i ribelli vengono annientati.


La battaglia di Tampere
Dopo la battaglia di Jyvaskyla le truppe scandinave avanzarono verso sud, aggirando la provincia di Mikkeli, troppo vicina alle forze dei Rus, entrando subito in contatto con le forze ribelli che controllavano la provincia. Anche in questo caso la risoluzione della battaglia fu molto rapida, con le forze dei rivoltosi messe in rotta dal grosso volume di fuoco scandinavo.

Epilogo
Vittoria totale delle truppe scandinave; le forze dei ribelli vengono annientate.

La battaglia di Turku
Avanzando verso il mare le truppe scandinave, reduci da due vittorie consecutive ottenute praticamente senza perdite, incapparono nelle armate polacco-kievane, che stavano espugnando le città lungo la costa. Anche se queste cercarono di evitare il combattimento, la battaglia ebbe comunque luogo, in quanto il generale Olof Jägerhorn, parente dell'imperatore scandinavo, riuscì a tagliare loro la ritirata. Le meno numerose forze polacco-kievane, si schierarono subito sulla difensiva, riuscendo a reggere l'urto del fuoco nemico, cui venne risposto con una carica generale della cavalleria, che, tuttavia, venne abilmente contenuta dai picchieri scandinavi. A questo punto la cavalleria polacca ripiegò per attaccare i meno numerosi cavalieri scandinavi, cercando di metterli in rotta per poi dare supporto alla fanteria, che stava caricando il nemico. L'impatto tra le due fanterie fu tremendo, ma i fanti polacco-kievani non riuscirono a bucare lo schieramento nemico. Uguale fu anche lo scontro tra le cavallerie, ma, in questo caso, la maggiore abilità dei comandati polacchi e la migliore qualità dei loro cavalieri fece preso la differenza, mettendo in rotta i cavalieri scandinavi. In questo modo i polacchi furono in grado di correre in supporto alla fanteria, che stava venendo lentamente respinta dagli scandinavi. La carica della cavalleria non fu, però, risolutiva, in quanto sia i cavalli che i cavalieri erano stanchi per il combattimento precedente. A questo punto il generale polacco ordinò la ritirata, che non venne funestata dagli attacchi delle truppe scandinavi, che si diressero verso nord.

Epilogo
Vittoria di misura delle forze scandinave che lasciano sul campo 3479 fanti, 196 fanti mercenari, 686 cavalieri e 49 cavalieri mercenari; le forze polacco-kievane perdono 3570 fanti e 1428 cavalieri.


L'assedio di Sortavala
Dopo 12 mesi d'assedio la provincia cadde in mano moscovita; gli assedianti lasciano sul campo 16214 fanti.
 
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Guy_Montag

Chosen one
La fine dell'Impero Maya

Prologo:
Dopo anni di guerra i Maya si giocarono il tutto per tutto, inviando a Mosquito tutte le truppe disponibili. Le forze della Compagnia Imperiale delle Indie, avevendo appena ricevuto rinforzi, cominciarono l'avanzata.

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La battaglia di Mosquito
Ben presto i due schieramenti si trovarono a fronteggiarsi tra le montagne di Mosquito. La superiorità numerica dei maya fece si che questi caricassero lo schieramento europeo, seppur falciati dagli archibugieri, per poi impattare contro le linee dei lancieri e dei fanti. Le truppe maya riuscirono ad aprire qualche varco, grazie alla forza del numero, ma questi vennero presto richiusi senza eccessivo sforzo da parte delle truppe della Compagnia. A questo punto venne ordinata una carica della cavalleria, rimasta nascosta fino a quel punto, che travolse le ali dello schieramento nemico, chiudendolo in una morsa, dalla quale solo pochi uomini riuscirono a fuggire.

Epilogo
Vittoria totale delle forze della Compagnia che lasciano sul campo 1590 fanti; l'esercito dei Maya viene annientato.
 
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