[Templari] San Giovanni d'Acri

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Fantacalciaro
Nell'estremità nord della costa latina del Levante una grossa cittadina era conosciuta a tutti e tre i continenti, e i suoi cittadini spesso vantano definirla il loro punto d'incontro. Un altro tempo, quando ancora Cristo non aveva salvato gli uomini, formava il confine meridionale della patria dei Fenici; molti, infatti, la chiamano ancora Tolemaide di Fenicia, gli ebrei Akko, gli arabi Akka, altri ancora Antiochia Ptolemais o Αντιόχεια της Πτολεμαΐδος in greco; quest'ultimo nome deriva dal re egiziano Tolomeo II, prima che i romani la rinominassero Colonia Claudii Caesaris.

Sicuramente la sua posizione strategica, tanto da essere definita “La Chiave della Palestina”, ha attirato da sempre moltissimi interessi e denari; da decenni, ormai, Genovesi, Veneziani, Pisani ed Amalfitani hanno ritagliato a ridosso del mare i loro quartieri, costantemente a contatto con mercanti nordafricani, armeni e yemeniti.
Il suo fascino, poi, ha invitato a visitare le sue eterne ricchezze personalità politiche e religiose, quali imam di Baghdad o nestoriani di Mosul. San Pietro stesso, come citato in Atti degli Apostoli 21:7, visitò la comunità cristiana di Acri, una delle prime e più salde.

Nei primi decenni del secolo a questa comunione di razze si erano uniti i franchi, tra i quali, inevitabilmente, gli ordini religiosi. E sono stati proprio loro, prelevando pietre dalle rocce vicine, ad aver edificato le ultime costruzioni, le loro sedi e diverse torri. La loro influenza in città è cresciuta pari passo con il numero della popolazione, senza tuttavia disturbare il saldo equilibrio tra europei, ebrei, egiziani e siriani.


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In accordo con l'Alta Corte di Gerusalemme, per volontà diretta del Re, la città è stata affidata completamente all'Ordine del Tempio. L'Ordine, per mezzo del Commendatore della Città di Gerusalemme, ha fatto sapere di voler condividere questo dono e questo dovere con l'Ordine dell'Ospedale, offrendo loro la carica di Signore di San Giovanni d'Acri, gesto gentilmente declinato per generoso rispetto dalle croci bianche.

La nomina a Signore di San Giovanni d'Acri è ricaduta, senza alcun dubbio da parte del Capitolo, su Robert de Sablè, già Maestro della Flotta.
Con il prezioso aiuto degli amici Ospitalieri il Signore e Maestro di Acri amplierà ulteriormente la città, preparandola all'arrivo dei pellegrini della Via Celeste.

-Nella città vengono erette possenti mura ad est, dal lato nord-est a quello sud-est della città, in modo da chiudere il lato est del triangolo cittadino (la forma della città), fin ora l'unico scoperto, in quanto gli altri due lati confinano solo con il mare. Il punto nord in cui partono le pietre delle mura è ora protetto da una torre templare, quello a sud da una ospitaliera. Al centro, poi, in un certo punto la linea delle mura forma un angolo quasi retto, esattamente dove sorge quella che gli abitanti chiamano Turris Maledicta, la quale viene notevolmente rafforzata per proteggere quel punto delicato.
-Il porto viene ampliato per poter accogliere contemporaneamente più di cento imbarcazioni; in un isolotto davanti al porto esterno la Torre delle Mosche protegge minacciosamente l'ingresso al porto; si dice che il nome sia un'allusione al signore delle mosche il Belzebù, oppure che ricordi la grande concentrazione di mosche sulle sue rocce, dove probabilmente nell'antichità si svolgevano sacrifici umani.
-Nel punto più interno della cittadina, dove la terra come un corno prende spazio sul mare, viene edificata la sede del Tempio, un'altissima cittadella protetta da un lato dalle sue pietre, dall'altro dalle scogliere; per mezzo di un passaggio sotterraneo, poi, è possibile raggiungere la Basilica di San Giovanni Evangelista al centro della città (è il santo patrono del Tempio), che sarà il primo luogo di ristoro per le anime di Dio arrivate dall'Italia via mare; sull'esterno della chiesa, sopra l'entrata, viene scolpito in bassorilievo “Hic incipit Caeleste Regnum”, mentre all'interno “Non nobis, domine, sed nomini tuo da gloriam
-Poco più a sud viene infine fatto allargare ai cavalieri ospitalieri l'Ospedale di Acri, definito da moltissimi viaggiatori il più grande di tutto il Medio Oriente; il suo compito sarà sia prestare cure e soccorsi ai pellegrini, sia custodire provviste di cibo e acqua per sopravvivere ad un lungo assedio.


Dalla città, è stato assicurato dal Maestro Robert de Sablè, partiranno ogni giorno gruppi di pellegrini sotto scorta di cavalieri rosso o biancocrociati, alla volta di Gerusalemme, Nazareth o altri luoghi santi.
 
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