Il capitano Killian, ammiraglio del regno della Tempesta, fissava il banco di nebbia di fronte a sè come se i suoi occhi potessero penetrarvi e vedere cosa si trovava oltre con la semplice forza di volontà. Era ormai trascorso un anno da quando era partito dalla città di Finisterra per quella pericolosa missione di esplorazione e la sua rotta ovest-nord ovest rispetto al piano orizzontale centrato su Bastiglia di Ishitara lo aveva protato in acque sempre più fredde, dove spesso banchi di nebbia come quello nascondevano scogli insidiosi e qualche volta pericolosi iceberg. Fino a quel momento aveva perduto tre navi della sua squadra, e ben due proprio in quei banchi di nebbia. La terza era stata perduta di vista durante una terribile burrasca. Ufficialmente era solo dispersa ma Killian non avrebbe scommesso una moneta di rame sulla possibilità di vederla riunirsi alla squadra.
"Avanti piano" ordinò mentre già la prua della nave entrava nel banco di nebbia "Timoniere pronto a cambiare direzione in ogni momento; marinai controllo costante coi piombini da profondità! Vedette a prua e sulle fiancate, un'altra in coffa. Impiccherò personalmente l'idiota che dovesse farsi passare unos coglio sotto il naso."
La traverata fu lenta e carica di tensione. Ad un tratto sulla destra un fragore di elgna infranta: Killian si morse le labbra e imprecò...un'altra galea schiantata sugli scogli. I poveretti in mare avevano pochissime speranze die ssere raccolti dalle navi superstiti...all'improvviso un urlo che il capitano non si aspettava più di sentire: "TERRA! TERRA! A DRITTA!" Killian rimase immobile per un istante per lo sbalordimento: ormai non ci sperava più...subito però riprese a imrpecare, anche più di prima "Timoniere, a dritta di due gradi! Ammainate le vele tranne due, non vogliamo sciantarci proprio ora no? Addetti alla segnalazione, cercate di far capire alle altre navi della squadra che siamo vicini ad una costa...lo so che c'è la nebbia, dannazione a voi! Improvvisate!"
Alla fine la dea del amre fu propizia e la squadra approsò sulla lontana costa senza altre perdite.
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Erano passate due settimane dall'approdo e gli esploratori avevano rpeso cotnatto con gli indigeni: una strana razza umanoide molto simile a giganteschi lupi bipedi, altri fra 2,30 e 2,50 metri. Per quanto terrificanti a vedersi, erano evidentemente civili: indossavanoa biti ed usavano utensili e alcuni marinai avevano scoperto un piccolo villaggio nell'entroterra. Parlavano anche comune, sia pure in una forma molto distorta e accentata ed era stato possibile stabilire una comunciazione. Ora finalmente una delegazione veniva a parlare col capitano della tempesta: un grosso esemplare dal pelo candido, forse un anziano, con abiti opulenti, epr quanto piuttosto abrbarici, accompagnato da due soldati in armatura di ferro nero, armati fino aid entie dall'aria die ssere alquanto efficienti nel loro lavoro.
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