[Spriggan - Contea] il quarto viaggio di Pilade

Felix

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Dolci colline, adorabili boschetti e campi sapientemente coltivati si intervallavano fuori dalla carrozza dai verdi pennoni, protetta dai quattro cavalieri che ormai Pilade stava iniziando a considerare casa propria (vuoi anche per le begonie che pendevano dalle finestre, coltivate con amore dall'ambasciatore).
-finalmente un un incarico degno di questo nome- pensò l'anziano ambasciatore Spriggan mentre il buon Anacleto riposava sulla sua spalla -dopo la frigida, il pazzo e le formiche finalmente un po' di civile ospitalità hobbit-
Alcuni contadini vedendo la carrozza si fermarono dal lavoro per osservare la piccola parata.
Finalmente la carrozza arrivò alle porte di Solesplendente ove alcune guardie pigramente stavano mangiando qualcosa. Pilade si sporse, cappello e guanti da giardiniere ancora indosso, e si rivolse alle guardie "Guardie! Hobbit! sono Pilade del Reame Spriggan, ambasciatore della Regina Eterna. Sono qui per discutere con Sua Grazia il Conte!"
 

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Le guardie della capitale rimasero inizialmente stupite della carrozza che si parava davanti a loro, anche per il corredo floreale che la ornava, tanto da fermare il loro spuntino. Si scambiarono a vicenda degli sguardi perplessi e poi il più anziano, un hobbit con già qualche capello grigio sulla testa e più tarchiato della media, rispose a Pilade: "Salute a voi...Spriggan? Mh" stette qualche momento a pensare "non arrivano quasi mai viandanti da quelle terre, dovete aver fatto un bel viaggio per giungere sino alla nostra Contea" concluse, seguito dai cenni di assenso dei suoi colleghi. Riprese poi "la nostra ospitalità vale per tutti, sarete allora condotto dal Conte. Mi pare oggi sia proprio al Comune, vero ragazzi?" domandò agli altri hobbit, che però fecero spallucce. "Diamine, va bene, vi accompagnerò io, che questi sono degli scansafatiche!".
Così la guardia, Borbo Calzonilarghi, scortò a piedi la carrozza verso il centro della città, in direzione del Comune, e nel mentre ne approfittava per rivolgere qualche domanda all'ambasciatore "a parte i mercanti molti di noi non lasciano la nostra amata casa, e visto che non so nulla mi son chiesto... macome è questo vostro reame Spriggan? C'è freddo? Ci son le montagne?" e continuò a elencare diversi elementi, finché si accorse di dover giustamente lasciare il tempo di rispondere a Pilade.
 

Felix

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-gli dei siano ringraziati! Finalmente gente civile!- "Oh Mastro Hobbit com'è il Reame? Bhe il reame è il paradiso! Una grande foresta per lo più ove le Driadi regnano sovrane su ogni cosa. Ordine e pace fanno da padrone ovunque! Si figuri quasi che i lupi chiedono loro il permesso prima di iniziare a cacciare e mangiare le prede!" disse ridendo dell'ultima frase "Poi naturalmente abbiamo l'enclave degli uomini; in montagna dove le Spriggan non amano andare. Oh e le città! le città! Totalmente integrate nella foresta, le case ricavate dalle pieghe naturali degli alberi, ampi come colline. E naturalmente ospitiamo, grazie alle pazienti cure della Regina, i primi alberi di Ea, dai quali la natura trae sostentamento, l'Albero del Mondo e l'Albero della Vita!" Pilade nel frattempo si tuffò all'interno della carrozza per poi riemergere con una torta salata "vuole favorire? Spinaci coltivati nel mio orto e latte sylvaniano della migliore qualità!"
 

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Borbo ascoltò con grande interesse le parole di Pilade e dopo gli rispose, molto entusiasta, "Be ammetto che c'eravamo fatti tutt'altra idea delle vostre terre qui nella Contea...a sentire le vostre parole sembra un luogo molto bello e pure adatto al nostro tipo di vita hobbit. Anche noi amiamo molto la natura e..." si interruppe nel vedere Pilade che spariva dentro la carrozza e pertanto assunse un'espressione perplessa "Ma che...?". Borbo sorrise "Be' sono in servizio...anche se devo dire ho una certa fame, ma sì! Chi se la deve prendere per un boccone..." e assaggiò la torta salata "Buoni gli spinaci, ricordano quelli che provengono da Verdifronde, a Sud di qui, buono".
E nel mentre che chiacchieravano e mangiavano giunsero nella piazza principale di Solesplendente, dove c'era il palazzo Comunale, un edificio semplice ma elegante, in linea col gusto hobbit. "Siamo arrivati" spiegò Borbo "qui signor Pilade debbo lasciarvi. Una guardia vi scorterà nello studio del Conte. Vi auguro una buona permanenza qui nella Contea, arrivedervi" e dopo un saluto con la mano tornò indietro per la via appena percorsa.
Presto Pilade fu raggiunto dalla guardia che sorvegliava l'ingresso del Comune. "Desiderate, signore?" domandò gentilmente all'ambasciatore straniero.
 

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"ehm si" disse Pilade scendendo dalla carrozza "Ambasciatore Pilade del Reame Spriggan, sono qui per conto della Regina Eterna per incontrare Sua Grazia il Conte"
 

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"Benvenuto a Solesplendente, signor Pilade" fece la guardia, di certo abituata all'arrivo di diplomatici dagli altri paesi. "Capisco, capisco...mh fatemi pensare" disse rimanendo qualche istante con l'indice sul mento "sì, sì, oggi il Conte è nel suo studio. Venite pure" e lo condusse verso l'entrata.
Lì Pilade venne affidato all'attendente del Conte, il quale subito lo portò verso lo studio del Vecchiobecco. L'attendente, Giasparo Manolorda, bussò su una rotonda porta lignea e attese prima di aprirlo "Ehm...Conte, c'è una visita fuori programma. No, no...nulla di grave; è qui presente un ambasciatore, lo posso far entrare?". Dopo qualche attimo Giasparo aprì la porta e davanti a Pilade si aprì la vista di un confortevole studio, con il Conte seduto dietro una elegante scrivania, intento a esaminare delle carte; l'attendente diede un colpo di tosse e annunciò l'ospite "Conte, vi presento il signor Pilade, venuto dal reame Spriggan apposta per incontrarvi".
Caradoc si alzò e andò immediatamente a porgere la mano a Pilade, con un sorriso "Lieto di conoscervi, io sono Caradoc Vecchiobecco, il Conte di questi Decumani". Nel frattempo l'attendente stava preparando un vassoio con biscotti e tazze di tè, come di consueto veniva offerto agli ospiti del Conte. "Prego sedetevi..." e Caradoc indicò una comoda poltrona di fronte alla scrivania "e lasciate che vi offra questo, che ci accompagnerà durante la nostra chiacchierata" concluse facendo un gesto verso il vassoio che era stato servito sulla scrivania. Il Conte tornò a sedere e restò in ascolto di Pilade.
 

Felix

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Pilade strinse la mano, anche se nel farlo dovette un po' piegarsi sulle ginocchia, che fecero un rumore poco rassicurante -Pilade vecchio mio ad abitare in una foresta con tutto quell'umido cosa ti aspettavi? artrite e reumatismi ecco cosa!- Pilade si sedette nella comoda, per quanto bassa, poltrona e prese una tazza di tè "Niente di meglio di un buon tè per iniziare una conversazione Conte. Devo ammetterlo il vostro popolo è estremamente civilizzato! Si figuri rispetto a tutti i bruti che ho incontrato nel corso dei miei viaggi: sylvaniani matti come cavalli (tra le altre devono essere peggiorati, ho sentito che al palio uno dei loro soldati credeva di essere effettivamente un cavallo), minnonauriani distaccati come statue (e altrettanto frigidi, parola mia nemmeno loro sono completamente normali), formian (formiche grosse come cani? scherziamo?!?). Ma finalmente " disse sprofondando nella poltrona "posso gustare la famosa ospitalità Halfling!"

la cosa andò avanti per un po' mentre i due parlavano di amenità e Anacleto, dalla spalla dell'ambasciatore, andava a poggiarsi in una delle librerie.

finalmente Pilade arrivò al punto della questione "Vede caro conte" disse appoggiando la tazzina "Sua Eterna Maestà ha espresso il desiderio di aprire i confini del Reame al mondo esterno e come prima cosa ha incaricato me e altri miei colleghi di esplorare le prossimità di Ea per valutare e intraprendere rapporti diplomatici. Inoltre ha accordato alla minoranza umana la facoltà di unirsi alla gilda mercantile di Sylvania e di poter commerciare con il mondo esterno. E qui veniamo a noi. Le città del Reame sono piene di rotte commerciali non utilizzate ed è mio compito trovare nuovi partner. Inoltre ho notato come non vi siano grosse foreste in questa vostra Contea e saremmo lieti di vendere il nostro legname in cambio delle famose derrate Halfling e/o cavalli"
 
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