Toga!
Chosen one
*recante l'effigie del Leone di S.Marco*
Al venerabile Maestro dell'Ordine del Tempio,
Abbiamo saputo della vostra intenzione di avvalervi della bolla papale relativa al pontificato di Celestino II per raccogliere voi stessi decime e offerte da indulgenza per vostro sostentamento. Ricordiamo alle vostre signorie, come avete giustamente tenuto a precisare nelle intercorse corrispondenze, che la basilica di S.Marco è aldifuori della potestà della vostra bolla, in seguito al decreto dogale risalente al dogado di Tribunio Menio (detto Memmo) anno domini 979-991, che riconosce la cattedrale quale proprietà esclusiva del Doge di Venezia; essa è infatti riservata al primicerio veneziano, ed è da considerarsi di diritto e a tutti gli effetti cappella privata del Doge.
Detto questo il Tribunale della Serenissima, di cui io, il minorente Enrico Dandolo, ho potestas di rappresentanza quale Avogadro Maximo, non esclude una lamentatio presso il legato pontificio a Venezia, in quanto non è nelle nostre intenzioni trattare con i Templari questioni riguardo le decime, perdipiù a loro monopolio esclusivo. Preferiremmo di gran lunga una dispensa esclusiva di scrittura papale, e siamo ben certi che i tesorieri papali sapranno preferire incassi doppi, con le di cui donatio potranno provvedere al vostro importante e gravosissimo vitalizio oltre che a considerare il loro, vista e considerata l'effettiva quantità delle offerte che i vostri gabellieri lusitani girano a Roma, di cui tuttavia non abbiamo la benchè minima conoscenza riguardo l'entità.
Nella certezza di essere stati ben compresi, rimandiamo altresì alle norme del diritto canonico che pongono le proprietà della chiesa e la potestà di investitura in Venezia di spettanza al dominio temporale esclusivo del Pontefice sotto la protezione succedente del Sacro Romano Imperatore, delegata al doge veneziano.
Intendiamo trattare direttamente con il nostro protettore e il nostro padre, il pontefice romano, in materia di decime, e non accetteremo prelievi oltre misura nelle diocesi di ogni contrada della Repubblica, visto e considerato che i vostri castra sorti in varie parti d'Europa, non sono amministrati altro che da voi, e sono a tutti gli effetti primariamente emanazioni politiche del vostro reame e solo successivamente templi de caritade.
E' intenzione della Serenissima Repubblica lasciare intendere che non siamo tenuti ad ospitare case templari sul nostro dominio, ne tantomeno pagare oboli al Gran Maestro lusitano fintantochè l'Ordine del Tempio non riconosce la sovranità diretta del papa e della santa chiesa cattolica sulle sue terre, su tutti i suoi possedimenti, su tutti i suoi navigli.
Riconosciamo al Sacro Romano Imperatore e solo a lui, per delega papale, l'ottenimento del privilegio dell'intermediazione, essendo il titolo imperiale espressione divina. Ci premuniamo quindi della vostra comprensione e del vostro pieno appoggio alla nostra richiesta, che ci par saggia. Se esistesse in Europa un secondo potere temporale capace di far vece del Papa, inficiando l'Impero, un lunghissimo periodo di instabilità vedrebbe il proprio protrarsi con conseguenze nefaste per tutti, senza contare il discrimine nei confronti degli ordini Benedettini ed Ospitalieri, che tale esercizio non esercitano in nessuna forma, per non parlare del clero secolare, che risponde direttamente al pontefice senza però esercitare un potere politico autonomo.
Riteniamo pertanto non scorretta, ma meritoria di perfezionamento la posizione dell'Ordine, in quanto in primis è nostro pieno diritto non essere disonorati agli occhi del pontefice, con gabellieri terzi incaricati di far cassa nelle nostre parrocchie, e tutto ciò per il solo fatto di non ospitare terreni e donativi di possesso esclusivo di un'altra nazione sul nostro dominio. In secundis chiediamo vi sia una dieta qui a Venezia dove discutere delle mozioni da noi proposte, quali rappresentanti del romano pontefice in Venezia, umilmente piegati al suo volere.
Attendendo la vostra replica.
Avogadro del Tribunal Enrico Dandolo
*la missiva viene inviata anche alle principali abbazie e conventi di Francia, Sacro Romano Impero, Spagne Unite, Danimarca e stati italiani
Al venerabile Maestro dell'Ordine del Tempio,
Abbiamo saputo della vostra intenzione di avvalervi della bolla papale relativa al pontificato di Celestino II per raccogliere voi stessi decime e offerte da indulgenza per vostro sostentamento. Ricordiamo alle vostre signorie, come avete giustamente tenuto a precisare nelle intercorse corrispondenze, che la basilica di S.Marco è aldifuori della potestà della vostra bolla, in seguito al decreto dogale risalente al dogado di Tribunio Menio (detto Memmo) anno domini 979-991, che riconosce la cattedrale quale proprietà esclusiva del Doge di Venezia; essa è infatti riservata al primicerio veneziano, ed è da considerarsi di diritto e a tutti gli effetti cappella privata del Doge.
Detto questo il Tribunale della Serenissima, di cui io, il minorente Enrico Dandolo, ho potestas di rappresentanza quale Avogadro Maximo, non esclude una lamentatio presso il legato pontificio a Venezia, in quanto non è nelle nostre intenzioni trattare con i Templari questioni riguardo le decime, perdipiù a loro monopolio esclusivo. Preferiremmo di gran lunga una dispensa esclusiva di scrittura papale, e siamo ben certi che i tesorieri papali sapranno preferire incassi doppi, con le di cui donatio potranno provvedere al vostro importante e gravosissimo vitalizio oltre che a considerare il loro, vista e considerata l'effettiva quantità delle offerte che i vostri gabellieri lusitani girano a Roma, di cui tuttavia non abbiamo la benchè minima conoscenza riguardo l'entità.
Nella certezza di essere stati ben compresi, rimandiamo altresì alle norme del diritto canonico che pongono le proprietà della chiesa e la potestà di investitura in Venezia di spettanza al dominio temporale esclusivo del Pontefice sotto la protezione succedente del Sacro Romano Imperatore, delegata al doge veneziano.
Intendiamo trattare direttamente con il nostro protettore e il nostro padre, il pontefice romano, in materia di decime, e non accetteremo prelievi oltre misura nelle diocesi di ogni contrada della Repubblica, visto e considerato che i vostri castra sorti in varie parti d'Europa, non sono amministrati altro che da voi, e sono a tutti gli effetti primariamente emanazioni politiche del vostro reame e solo successivamente templi de caritade.
E' intenzione della Serenissima Repubblica lasciare intendere che non siamo tenuti ad ospitare case templari sul nostro dominio, ne tantomeno pagare oboli al Gran Maestro lusitano fintantochè l'Ordine del Tempio non riconosce la sovranità diretta del papa e della santa chiesa cattolica sulle sue terre, su tutti i suoi possedimenti, su tutti i suoi navigli.
Riconosciamo al Sacro Romano Imperatore e solo a lui, per delega papale, l'ottenimento del privilegio dell'intermediazione, essendo il titolo imperiale espressione divina. Ci premuniamo quindi della vostra comprensione e del vostro pieno appoggio alla nostra richiesta, che ci par saggia. Se esistesse in Europa un secondo potere temporale capace di far vece del Papa, inficiando l'Impero, un lunghissimo periodo di instabilità vedrebbe il proprio protrarsi con conseguenze nefaste per tutti, senza contare il discrimine nei confronti degli ordini Benedettini ed Ospitalieri, che tale esercizio non esercitano in nessuna forma, per non parlare del clero secolare, che risponde direttamente al pontefice senza però esercitare un potere politico autonomo.
Riteniamo pertanto non scorretta, ma meritoria di perfezionamento la posizione dell'Ordine, in quanto in primis è nostro pieno diritto non essere disonorati agli occhi del pontefice, con gabellieri terzi incaricati di far cassa nelle nostre parrocchie, e tutto ciò per il solo fatto di non ospitare terreni e donativi di possesso esclusivo di un'altra nazione sul nostro dominio. In secundis chiediamo vi sia una dieta qui a Venezia dove discutere delle mozioni da noi proposte, quali rappresentanti del romano pontefice in Venezia, umilmente piegati al suo volere.
Attendendo la vostra replica.
Avogadro del Tribunal Enrico Dandolo
*la missiva viene inviata anche alle principali abbazie e conventi di Francia, Sacro Romano Impero, Spagne Unite, Danimarca e stati italiani