[Raccoglitore/Introduzione] Nella Sala dei Cento Focolari

Tread introduttivo e raccoglitore del GDR del Regno di Rascia


Il Gran Principe siede davanti al tavolo.
Il fuoco potente nel grande focolare scalda la sua schiena, mentre è intento a scorrere numerose lettere e brogliacci che ha davanti a se.
Il silenzio è pressoché totale, e solo il lieve frusciare della carta e lo schiocco dei ciocchi lo interrompe.
Accanto alla porta della maestosa sala due persone attendono: un guardia fin troppo giovane, intimorita da questa assenza di rumori e dalla tensione che si legge nell'aria, e un uomo di mezza età, vestito elegantemente, sul cui farsetto spicca l'emblema di Rascia: è tranquillo, in attesa.

"Ratko."
La voce del Principe spezza la patina di immobilità, e l'uomo si fa avanti, accostandosi al tavolo.
"Si, mio Principe?"
"Ho dei compiti per te. E smettila di inchinarti, o ti raddrizzo a calci nel sedere."
La giovane guardia trasalisce a queste parole, e la punta della lancia scivola rumorosamente sul pavimento. Lo sguardo che il Gran Principe le riserva è glaciale.
"Ho questioni importanti da trattare con il mio consigliere. Vattene ragazzo, e vedi farti assegnare al servizio notturno sulle mura."
Il giovane malcapitato scuote violentemente la testa, e esce quasi di corsa dalla porta, chiudendola dietro di se.
"Passa il tempo, ma il tuo carattere è sempre orribile.. Urji."
"Sta zitto e ascoltami, giovane bellimbusto. Devi portare alcune convocazioni a mio nome a Desa, a Dravan, a Stjepan e a Nikola: prendi i cavalli più veloci, e venti delle mie guardie. Prima del sorgere della nuova luna devono essere qua, perchè desidero convocare una Dieta."
"Una Dieta? E che sarebbe?"
"Una assemblea di nobili, cretino. Voglio che parlino, che si riempiano il gozzo di discorsi e che si lagnino con me di tutto il possibile e l'immaginabile. Devono sentirsi importanti, e devono sentirsi ancora più importanti quando annuncerò loro le mie decisioni. Per la luna nuova, Ratko, qua per la luna nuova."
"Sarà fatto, Principe."
L'uomo prende dalla mano del Gran Principe le lettere e le infila in un elegante borsa di cuoio rosso. Un breve cenno di saluto col capo, ed esce con passo marziale dalla stanza.
Uros II, signore di Rascia, si appoggia pesantemente allo schienale.
"I dadi sono stati lanciati.. vediamo che esce."



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Editti e leggi:
- Carta "De Pluribus Unum"
- Atto fondativo dell'Università di Ochridia
- Legge "Delle Strade, Dei Ponti e delle Rive del Danubio"
- Censimento "Ex nihilo nihil"
 
Il Gran Principe attendeva.
Il vento spazzava con forza gli spalti, ma egli sembrava ignorarlo, nonostante indossasse solo una leggera tunica di stoffa.
Troppi pensieri affollavano la sua mente per permettergli di sentire il freddo, probabilmente.
Così aspettava, con la pelle rossa che faceva ancora più spiccare i peli bianchi della barba e i mobilissimi ed acuti occhi azzurri.
Una porta della torre si aprì, e due uomini varcarono la soglia, mentre Uros si riscuoteva dai suoi pensieri e si voltava a guardarli.
Una goccia d'acqua ed una lingua di fuoco non avrebbero potuto essere più dissimili: uno riccamente vestito, uno calzante un usbergo di maglia e una tunica usurata; uno alto e snello, uno basso e massiccio; uno biondo, e non privo di una bellezza quasi femminea, ed uno moro e dal viso volgare, dominato da un naso a becco imponente.
Il biondo tremò lievemente quando fu investito dalla corrente di aria fredda, facendo sorridere il Gran Principe che con un ampio gesto delle braccia fece cenno loro di avvicinarsi.
"Dravan Ivanosevic! Stjepan Vujovodenic! Benvenuti, benvenuti!"
I due si fecero avanti, e Uros poté cogliere come la vicinanza col vecchio guerriero mettesse a disagio il giovane nobile.
Un punto su cui giocare, fu il pensiero seguente.
"Amici, spero che il viaggio sia stato tranquillo e sicuro, e che vi abbiano accolto con grazia alle mie porte. Non sono potuto scendere perchè ero intento in una sessione di legge, e mi spiace avervi costretto a salire fino qua: ma siate certi che l'ospitalità non è cosa dimenticata nella casa degli Urošević!"
Ad un suo cenno un servo apparve, seguito da alcuni paggi: una tavola e tre sedie furono poste sul camminamento, e subito una processione di bevande calde e cibi freddi fu posta sul piano.
"Servitevi pure, e che il mio desco sia il vostro, e che siate miei graditi ospiti!"
La formula dell'ospitalità sembrò spezzare l'immobilità del momento, e mentre il giovane si fece sotto al vino bollente e all'arrosto di maiale Stjepan si avvicino al vecchio compagno di battaglia.
"Ancora in piedi come un quercia, eh?"
"Una vecchia quercia, piena di cerchi, ma sempre solida contro la tempesta. Vedo che l'età ancora non ti ha colpito, nonostante tu figlia sia già in età da sposa."
"Già, le fortune di chi vive in alta montagna immagino. Dimmi.." il tono della voce si abbassò, come per escludere Dravan dalla conversazione ".. cos'è questa novità di questa Dieta, Uros Urošević? C'è qualche nemico all'Orizzonte?"
"Al contrario, vecchio mio. E' Pace quello di cui parleremo, di strade, di campi e di figli."
"I figli vanno bene per essere educati a menare le mani, le strade per far marciare eserciti e i campi per essere terreno di battaglie, lo sai bene come me."
"Amico caro, è un tempo ormai passato per entrambi. A proposito.. lo dico con l'amicizia che ci lega, ma ho sentito dire che tua figlia è una ragazza di una bellezza rara.."
Stjepan sbuffò, scrollando le spalle.
"E' qualcosa che non ha preso da me, direi."
"Sarei lieto che entrasse a far parte della mia famiglia."
Le parole pesantissime aleggiarono un attimo nell'aria: il nobile non poté trattenere un moto di stupore, e la mascella parve cadere verso il suolo: Uros si limitò a sorridere, continuando a guardarlo.
Alla fine Stjepan riuscì a prendere fiato, e disse: "Tua moglie?"
Lo sguardo carico di aspettativa si fissò negli occhi del Gran Principe, che sorrise in modo ancora più ampio.
"Gran Principessa. Ma non mia moglie."
Il rumore della coppa infranta fece girare per istinto il vecchio soldato, che si trovò dinanzi un Dravan sconvolto.
La voce di Uros, ferma e decisa, interruppe quell'attimo.
"Si, avete capito entrambi bene. Alja, figlia di Stjepan, sarà la Gran Principessa, dopo che avrà sposato mio fratello Desa Urošević, il futuro Gran Principe di Rascia."
Lasciò che di nuovo il silenzio scendesse, osservando i due uomini e le loro reazioni: si coglieva in loro un gioia e una felicità profonda, che andava oltre i pensieri ben mascherati.
"Sappiate che non è l'unica cosa che annuncerò a questa Dieta. Prima che io lasci lo scettro.. Dravan Ivanosevic, in ginocchio."
Titubante, il giovane si alzò dalla sedia e si avvicinò al suo signore: con una certa goffaggine si chinò, e poggiò il ginocchio destro a terra.
"Dravan Ivanosevic, sei un servo leale di Rascia?"
"Si, mio signore." Un tono di sfida accompagnò quelle parole, e lo sguardo che rivolse a Uros fu ai limiti dell'insolenza: il principe si limitò ad ignorare la cosa, e continuò.
"Ebbene, Rascia intera conosce il tuo ingegno e la tua mente pronta. Per questo ecco!" e poggiò la mano destra sulla sua fronte "Qua, davanti a testimoni, io ti nomino Governatore di Serbia e Membro del Concilio di Stato in qualità di Maestro del Conio. Così è e così sarà, fin tanto che ne sarai degno. E adesso.. Stjepan Vujovodenic, ti prego, inginocchiati."
Il vecchio guerriero si lascio cadere a terra, chinando il capo e offrendo le mani vuote al suo signore.
"Stjepan Vujovodenic, sei un leale servo di Rascia?"
"Si. Sempre." La voce fu appena un soffio, ma il Gran Principe approvò con un cenno secco del capo.
"Ebbene, Rascia intera conosce la tua forza e la tua intelligenza. Per questo..." la mano destra si spostò sulla fronte, scostando i lunghi capelli neri ".. qua, davanti a testimoni, io ti nomino Comandante delle Armate di Rascia, Scudo del Principato e Membro del Concilio di Stato in qualità di Maestro della Guerra. Così è e così sarà, fin tanto che ne sarai degno. Alzatevi adesso."
I due seguirono l'ordine del Gran Principe, e egli non potè fare a meno di pensare in quali mani aveva appeno messo il suo trono, e l'eredità di tutti i suoi padri.
"Adesso signori, vi prego. Andate nelle vostre stanze, riposatevi. Ceneremo insieme stasera, e la Dieta avrà inizio."
 
Le trombe squillarono con forza mentre un imponente colonna di armati attraversava le porte del Castello: gli alti uomini della scorta indossavano tuniche di un rosso sgargiante, e lunghi mantelli neri.
"Finalmente anche Nikola di Sarajevo è giunto.. certo che è teatrale come a suo solito."
Il commento di Ratko stupì il gigantesco Slobodan, capo della guardia del castello.
"Non dovresti parlare con tanta libertà dell'uomo più ricco di tutta Rascia, Ratko Uljanovic. Potrebbe chiedere al Gran Principe di staccarti la testa, e egli acconsentirebbe."
"Lo so, Slobodan, lo so... Ma come diceva sempre il mio vecchio nonno, la capra va presa per le corna, non certo per il naso. Ora scusami, ma devo riceverlo e condurlo dal nostro signore."
Slobodan fece come per rispondere, ma si fermò a riflettere sulle parole del consigliere del Gran Principe. Che Nikola avesse cercato di andare contro il Uros il Forte?

In testa alla colonna un uomo e due donne si fecero avanti, facendo caracollare i loro cavalli: una delle due aveva il volto coperto da un velo, come a nascondere il volto.
Ratko gli si fece sotto, inchinandosi profondamente e rivolgendosi loro nel più mielato dei toni di corte.
"Nikola di Sarajevo, quale onore mi concede! E questa deve essere vostra moglie, la cui bellezza è cantata da bardi e menestrelli, la preziosa perla del Danubio Ana Arkanovic: l'onore in questo è ancor maggiore, vista cotale beltà sì rara!"
"Ratko, ti vedo in splendida forma. Dov'è il Principe, che ho fretta di abboccarmi con lui?"
"Vi condurrò da lui immediatamente, mentre le signore saranno accompagnate da Marko Radonovic, uno dei cavalieri personali del Gran Principe, nei loro alloggi. Volete seguirmi?"
 
La Piccola Sala aveva un grande vantaggio: il camino occupava un intera parete, quindi l'atmosfera in ogni momento dell'anno era calda e accogliente.
Il Gran Principe godeva del momento, rilassandosi tra i rari libri della sua biblioteca personale, seduto su una comoda sedia imbottita. Una eguale era disposta davanti alla sua, con in mezzo un basso tavolino su cui erano poggiate due caraffe di vino e due coppe eleganti, in rame di ottima lavorazione.
Nikola entrò con un passo leggero e misurato, diverso da quello rigido e militare di Stjepan e da quello strascicato di Dravan si trovò a pensare Uros.
Dava le spalle alla porta, ma disse comunque:
"Benvenuto, Nikola Sarajevovovic. Accomodati pure, c'è da bere se hai sete."
L'ospite non si fece pregare, e elegantemente si sistemò sulla sedia, lasciandosi studiare dagli occhi del Principe: un uomo più vicino alla gioventù che alla vecchiaia, non privo di un fascino ferale, come quello di un lupo: il volto affilato suggeriva un istinto da predatore, e la sua mente era quella di un cacciatore.
"Mio Principe, vi ringrazio di avermi accolto in questo castello.."
Uros si riscosse, e meccanicamente recitò la formula dell'ospitalità:
"Che il mio desco sia il tuo, e che tu sia mio gradito ospite, Nikola."
"Dunque.. tutti i grandi nobili convocati qua, insieme a molti di quelli minori.. che cosa bolle in pentola, Urošević?"
Semplice, diretto, indagatore. Uros sapeva di camminare su una lastra di ghiaccio con il suo più ricco vassallo, ma non si diede pena e rispose con sincerità.
"Leggi, nozze e trono.. oltre ai soliti pezzi d'oro, Sarajevovovic. Il tuo Gran Principe cede la mano a suo fratello, e gli ha procacciato moglie, mentre dà le ultime direttive al regno che sta lasciando."
Se Nikola ebbe una reazione a quelle parole Uros non fu in grado di coglierla. Il nobile si limitò a rispondere con leggerezza.
"Dunque dovrò cambiare i miei inviti di caccia.. e dimmi, siamo qui per le cerimonie? Che vorrai scusarmi, ma non ho con me regali degni di una principessa, e sai quanto tengo a questi dettagli.."
Uros si concesse un breve sorriso, replicando.
"La fortunata non è qua, ma bensì nelle sue terre natali. Ci sarà tempo per quello, non preoccuparti.. vi convocato per questa."
Con la mano porse a Nikola una pergamena fittamente scritta, che riportava in calce il simbolo di Rascia: il nobile iniziò a scorrerla, analizzando ogni parola.
"Un documento equilibrato." Quanto rialzò lo sguardo Uros lesse una piccola falla, una sorta di malcelata cupidigia.
"E' un prezzo equo per un trono.. e per la pace, con tutti denari che porta."
"La guerra è più fruttuosa, Urošević."
"Non per il Membro del Concilio in qualità di Maestro della Diplomazia, nè per il Duca di Bosnia."
Nikola fissò negli occhi il Gran Principe, leggendovi una profonda tranquillità.
"No, direi di no. A quando la ratifica?"

Un vigoroso bussare interruppe i due uomini, che si alzarono in piedi.
La porta si spalancò, ed una copia più giovane e scanzonata di Uros entrò nella stanza, facendo un profondo inchino.
"Nikola Sarajevovovic, quale onore! Mi scuso per l'intrusione, ma devo urgentemente conferire con mio fratello!"
"Non c'è problema, Desa Urošević. Io e tuo fratello avevamo appena concluso, quindi, se volete scusarmi.."
 
I due fratelli si fronteggiarono, studiandosi l'uno con l'altro.
Desa, appoggiato allo schienale della sedia su cui era prima seduto Nikola, sembrava ribollire di un emozione profonda a stento trattenuta.
Uros invece appariva incredibilmente calmo e misurato, e si versò nuovamente da bere.
Raddrizzando la schiena borbotto un poco, per poi lasciarsi cadere sulla sedia imbottita e prendendo a sorseggiare il vino.
"Ebbene?"
La voce di Desa era secca, quasi uno scoppio, mentre si rivolgeva al fratello.
"Ebbene cosa, fratello? C'è qualcosa che vuoi chiedermi?"
"Sai benissimo perchè sono qui. Tu vuoi abdicare e passarmi il trono: io dico, subito."
Uros scosse la testa, come infastidito da quelle parole.
"Desa, Desa.. sempre così frettoloso.. credi che sia così facile passare il trono? Ti sto costruendo un regno, abbi la pazienza di attendere."
Lo sguardo glaciale si fissò negli occhi del fratello minore, che noncurante replicò:
"Mi hai trovato una moglie.."
"Una Gran Principessa, non una moglie qualsiasi."
"E sia, una Gran Principessa. Hai comprato i tre nobili più importanti di tutta Rascia con titoli e terre.. che altro serve?"
Uros silenziosamente gli porse la pergamena che poco prima aveva fatto leggere a Nikola.
Desa iniziò a scorrerla, e quando arrivò a metà alzò dal foglio uno sguardo incredulo.
"E' inaccettabile! Mi consegni un regno mozzato!"
"Stupido di un fratello.. ti consegno l'appoggio dei nobili, con i nuovi diritti che maturano! E ti consegno un popolo al contempo libero, che piano piano si scrollerà il loro giogo per rispondere a te solo!"
Desa era rosso in viso, nel replicare:
"E pensi davvero che tutto questo funzionerà?! Pensi davvero che un Nikola o un Dravan l'accettaranno?!"
"Lo faranno, perchè siederanno nel tuo consiglio privato e ti aiuteranno ad amministrare Rascia. E' passato il tempo della spada e dell'ascia, fratello, è giunto il momento delle carte e dell'inchiostro, e proprio per questo lascio tutto in mano tua. Ora scusami, ma devo dirimere questioni tra i nobili minori e preparare il tuo matrimonio e la tua incoronazione."
Uros si alzo, e con passo deciso uscì dalla stanza.
"Sarai Re un giorno, non solo Principe. Ricordatelo."
 
Era passata ormai una settimana, e la Dieta stava ormai concludendosi.
L'ultimo banchetto si era spento, ed era giunto il tempo degli annunci.

La gigantesca Sala dei Cento Focolari era colma di gente ormai sazia, e moderatamente ubriaca, mentre al tavolo alto le personalità più grandi di Rascia conversavano amabilmente.
Solo a quel punto Uros II si alzò in piedi, e richiamato il silenzio levando la mano destra, attese l'attenzione di tutti.
Gli sguardi dei nobili erano fissati su di lui, così come quelli dei mercanti e delle guardie e dei menestrelli: solo i servi continuavano silenziosamente a portare via le stoviglie sporche e i resti del luculliano pasto.
"Amici fraterni, permettetemi di prender parola."
Ogni voce si azzittì istantaneamente, e il silenzio totale percorse la sala: perfino i segugi smisero di ringhiare mentre si contendevano le ossa degli arrosti.
"Io, Uros II, Gran Principe di Rascia, voglio ringraziare tutti voi per essere stati miei ospiti sotto questo tetto, e perciò voglio ricompensarvi con un dono. Ecco, io vi dò il nuovo GRAN PRINCIPE DI RASCIA, DESA I!"
Un torrente di applausi, urla e rumori cacofonici di coppe sbattute sui tavoli accompagno il profondo ruggito di Uros, e Desa si alzò in piedi levando in alto le mani, a guisa di vincitore.
Poco alla volta il caos si quietò, via via che la gente si accorgeva che il nuovo sovrano intendeva parlare.
"Uros, fratello, ti ringrazio. Sia reso noto questo annunzio in tutte le terre di Rascia, e sia noto anche che io, Desa I, prenderò in sposa al prossimo sorgere di luna la qui presente Alja, figlia di Stjepan Vujovodenic!"
Indicò con la mano una giovane donna, bionda ed estremamente graziosa, vestita con un semplice abito bianco.
Il tripudio fu se possibile ancora maggiore, e Uros dovette faticare non poco per riportare la calma nella sala.
"Ora, uomini e donne di Rascia, in alto i calici! Brindiamo alla nostra nuova coppia regnante!"
 
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