Il tempo passava imperterrito ma del campione di Sylvania ancora nessuna traccia.
La situazione iniziava a farsi tesa, ma gli attendenti non si scomposero più di tanto, nemmeno quando il maestro di cerimonie dichiarò la vittoria per abbandono dell'ogre qual'ora lo scontro non si fosse combattuto entro 5 giri di clessidra.
Stava giusto per finire il tempo quando, con tutta la calma e la naturalezza del mondo fece ingresso, dal proprio lato dell'arena, infine, il campione del Duca.
Un cavaliere grande e grosso, ricoperto da testa a piedi da un'armatura nera che non lasciava scoperto alcunché, l'elmo, a faccia di porco, con la visiera chiusa.
Era sicuramente un individuo "poco raccomandabile", come l'avrebbe definito il duca stesso.
Il cavallo non era certamente da meno: un bestione mastodontico dal manto nero alto almeno due metri e mezzo forse tre al garrese, completamente bardato con un bambagione nero, inadorno se non per lo stemma ducale, e piastre chiodate, ovviamente nere.
Il cavaliere condusse al passo lento la propria bestia fino al velario ducale dove, senza proferir parola alcuna, prese dalle mani di un attendente una delle lance e lo scudo, per poi dirigersi alla staccionata.
Qui, immobile, osservò il proprio avversario, senza fare alcun cenno.
Ora, all'aperto, era a tutti evidente che la maccchina da guerra Sylvaniana non era, per dimensioni, di molto inferiore all'ogre ed anzi, la straordinaria cavalcatura poteva tranquillamente guardare dall'alto in basso molti rinoceronti lanuginosi ogre.