Per gli standard di Ajarin, la cosa non stava andando così male: nessun centro perfetto, questo è vero, ma uno scarto di due punti si poteva ancora recuperare con un po' di fortuna e di talento, sebbene non fosse convinto di possedere la prima e di avere il secondo quanto la Driade. Ma senza alcun dubbio non si fece scoraggiare da questo: aveva ancora frecce nel suo arco, in senso letterale.
Tuttavia, quando la Driade gli disse quella frase, il Generale Confederatro si incupì.
-Ringrazio la tua sovrana per tale generosità, ma rifiuto. Siamo qui per dare sfoggio delle nostre abilità, per imparare qualcosa dall'altro e per divertire un pubblico, quindi gradirei che mettessi tutta te stessa in questa sfida, per quanto ti possa sembrare semplice. Di sicuro non sono al tuo livello, ma se inizi a darmi vantaggi, mi faresti solo un danno: se vincessi, la mia eventuale vittoria sarebbe sminuita; se perdessi, la mia umiliazione sarebbe maggiore. Perciò ritira le tue frecce, Driade, e mostrami tutta la tua bravura.-
Dagli spalti, l'Inviato Elam stava annuendo con un sorriso per un tale esempio di onestà.
Ajarin avrebbe raccolto tutta la sua concentrazione da cacciatore e da cecchino, assicurando di controllare per bene il respiro e di essere totalmente concentrato sul bersaglio. Avrebbe immaginato al loro posto quegli animali che cacciava quando era ragazzo, insieme a suo padre, per portare il cibo a casa e per poterci ricavare dei soldi. Era una mera questione di sopravvivenza, ma che Ajarin trattava con molto rispetto: anche adesso che era Generale, si occupava personalmente del proprio pasto quando era necessario e quanto il territorio lo permetteva.
Era abituato a colpire animali e ad ucciderli senza farli soffrire, non poteva lasciarsi battere da un semplice bersaglio di legno e paglia.