[Poseidonia] Teseide - Primo Canto

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Cantatemi o Muse, figlie di Mnemosine, delle nobili origini e delle preclare imprese di Teseo Digenito, eroe coraggioso, unificatore delle terre d’Attica e sovrano della città di Poseidonia mirabile, destinata alla gloria, protetta da Poseidone.

Egeo figlio di Pandione, nono re di Posidonia, Monarca giusto e saggio, desiderava un erede maschio, forte e coraggioso, perché reggesse il regno dopo di lui, ma di tutte le sue mogli e concubine nessuna era riuscita a partorire.

In cerca di consiglio, egli si recò all’Oracolo di Delfi, per chiedere consiglio a chi sente la voce degli Déi Olimpi. Criptiche furono le parole della Pizia, "Tieni chiuso il tuo otre di vino finché non avrai raggiunto il punto più alto della città di Posidionia, altrimenti un giorno ne morirai di dolore".
Egeo non comprese le parole della profezia, e si recò a Trezene, città alleata e prospera, e chiese consiglio al re di quella città, Pitteo che era suo amico e gli fu ospite generoso.

Pitteo era un uomo saggio e pio, e versato nei misteri delle profezie apollinee, e ospitò Egeo alla sua tavola, e disse a sua figlia Aetra, giovane di grande virtù e bellezza, di servire all’ospite regale il vino forte, non annacquato e non addolcito dal miele, e quando Egeo fu ebbro la ragazza giacque con lui.

Ma quella notte Etra fu visitata in sogno da Bentesicima, figlia di Poseidone, Dea delle correnti profonde e dei misteri che il mare cela, e seguendo le sue parole lasciò nel talamo Egeo da solo, e si avviò verso la spiaggia. Senza timore ella camminò oltre la rena, sul mare calmo, inargentato dalla luna. Avanzò sull’acqua come fosse solida terra, fino all’isola di Sferia, che sorge al largo di Trezene. Sull’isola Etra pregò Poseidone, sovrano del mare e delle tempeste, e il Dio apparve innanzi a lei, e la possedette.
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Teseo fu concepito quindi da due padri, uno mortale e uno divino, destinato da uno ad ascendere al trono e dall’altro a compiere imprese eroiche, ed è per questo chiamato Teseo Digenito.
 

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Egeo aveva deciso di fare ritorno a Poseidonia, quando si accorse della gravidanza di Etra. Prima di partire, seppellì un suo sandalo e la sua spada di bronzo lucente sotto un’enorme masso, dicendo che suo figlio, quando fosse stato grande e forte, avrebbe dovuto spostare la roccia con le sue sole forze per prendere possesso degli oggetti e dimostrare la sua discendenza reale.

Durante l’assenza di Egeo, a Poseidonia era giunta da terre lontane Medea crudele, fuggita dalla sua città natale dopo aver tradito il marito e ucciso i suoi stessi figli. Seducente, capace di ordire intrighi e abile incantatrice, ella si spacciava per sacerdotessa illuminata, e nessuno sapeva dei suoi passati crimini. Egeo la vide al suo ritorno, e ne fu sedotto con blandizie e malefici, e si unì all’esecranda in matrimonio, mettendo al mondo un erede, Medone.

Teseo Digenito crebbe a Trezene, la città di sua madre, senza sapere di chi fosse figlio. Un giorno, divenuto ormai un giovane uomo forte e coraggioso, sua madre lo portò davanti alla pesante roccia. Teseo recuperò senza fatica gli averi del padre, ed Etra gli rivelò la sua identità, e spiegò che avrebbe dovuto riportare le armi a Poseidonia e reclamare così il suo diritto di primogenitura.
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Teseo di Trezene decise quindi di raggiungere Poseidonia, e fece armare una nave che potesse trasportarlo. Il tragitto via mare era infatti il più sicuro, poiché in quegli anni Egeo aveva trascurato il buon governo, obnubilato dalle malie di Medea, e le terre d’Attica erano disunite e malsicure, piagate da briganti spietati e belve feroci.

La notte prima della sua partenza, Teseo figlio di Poseidone fu raggiunto in sogno da Bentesicima delle profonde correnti, quella stessa che apparve a sua madre Etra, affinché si recasse al cospetto di Poseidone. Ella avvertì il ragazzo, che Medea lo aveva maledetto, tramando nell’ombra con le sue arti oscure, e che se mai avesse salpato l’ancora in direzione di Poseidonia sarebbe naufragato, terminando il suo viaggio prematuramente tra i flutti sospinti da opposti venti. Teseo non fu disanimato dalla rivelazione e, dando prova di grande coraggio, si accinse a raggiungere Poseidonia via terra.

Numerosi ostacoli sbarrarono il cammino di Teseo il coraggioso, ma egli seppe affrontare e superare ognuno di essi. Egli disarmò il bandito Perifete, che piantava i suoi avversari a terra con una clava coperta di bronzo, e uccise Sineo, che impiccava i viandanti agli abeti, a Crommione domò e sacrificò agli Dèi una mostruosa scrofa, e presso Eleusi sconfisse Cericone l’assassino, lottatore fino allora imbattuto. Liberò la strada da Scirone, che derubava i viaggiatori per poi gettarli da una scogliera e da Procuste, che decapitava gli ospiti che dormivano nel suo letto. Erano grati a Teseo i villaggi dell’Attica, e ne onoravano il nome, e lo acclamavano come eroe, liberatore e portatore di pace.

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Giunse infine a Poseidonia, Teseo il Liberatore, e chiese udienza a palazzo, e giunse alla sala del trono, al cospetto del Re e della crudele sua consorte. Egeo suo padre, che mai lo aveva visto, non lo riconobbe, e Teseo scelse di non rivelarsi, ma Medea incantatrice seppe subito chi aveva di fronte, e già pensava al modo di eliminarlo.

Quella sera Egeo, che restava generoso ed ospitale, diede un banchetto in onore del nuovo arrivato, e molte pietanze furono servite, e carni pregiate, e vino nuovo, dolce dono di Bacco. Ma non era da Bacco che veniva il vino che fu servito a Teseo, in un grande cratere decorato, bensì da Medea, esperta nell’arte dei veleni, che sedeva a fianco del marito, soddisfatta nella propria malvagità.Sotto gli occhi di Egeo ella aveva versato il veleno dell’aspide nella grande coppa, e il re così profondamente stretto dalle sue malie da non aver reagito.

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Venne il momento di levare i calici, e di rendere grazie agli Déi Olimpi e al padrone di casa, e in segno di saluto Teseo levò assieme al cielo la coppa e la spada, di bronzo entrambe, e riccamente decorate. Immediatamente Egeo, non più succube delle illusioni di Medea, riconobbe il primogenito, perduto e ritrovato, e rovesciò la coppa colma, prima che Teseo potesse bere.
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Accusata del crimine tremendo, per scagionarsi Medea obbligò il di lei figlio Medone a sorbire quanto restava al fondo della coppa, sicura che la sua magia l’avrebbe protetto da tutto.
Ma soffocò Medone, la gola stretta dal veleno dell’aspide e da quello del tradimento, e non era freddo il suo corpo che Medea fuggiva da Poseidonia, due volte traditrice e due volte infanticida, mille volte e mille ancora dannata dagli Déi.


Così padre e figlio si trovavano di nuovo riuniti, e Teseo prese il suo posto al fianco di Egeo, come erede e come generale. Durante il suo viaggio verso Poseidonia Teseo Liberatore aveva reso l’Attica pacifica e sicura, ora al comando delle truppe del padre l’avrebbe resa unita. Nell’Attica e nell’Eubea molti furono i successi di Teseo Unificatore, e con orgoglio il padre Egeo gli affidò il comando della flotta che avrebbe conquistato la fertile Salamis, isola beata. Accettò il compito con entusiasmo, Teseo Posidonio, e si coprì di gloria anche oltre i flutti del mare color del vino, sulle coste di Salamis dai pascoli fecondi.


Ebbro di gloria, Teseo Eroico aveva da tempo dimenticato le parole di Bentesicima delle correnti profonde, la maledizione che Medea crudele gli aveva lanciato quel giorno ormai lontano, prima che decidesse di compiere il suo destino. Pavimentata di gloria è la strada degli Eroi, ma affiancata dalla tragedia come i cipressi ombreggiano i sentieri dell’Eliseo.
Fece il suo corso la maledizione antica, e nembi scuri sorsero dall’orizzonte d’Attica, opposti venti frustarono i flutti del mare, non poté Poseidone stesso, che comanda alle onde e alle tempeste, fermare ciò che stava accadendo, poiché nemmeno gli Déi possono cambiare ciò che hanno deciso i Fati, né fermare l’arcolaio delle Parche.
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Si immerse tra i flutti la nave di Teseo, trascinata nel gorgo tutta intera, ed Egeo, che sulla scogliera più alta scrutava l’orizzonte attendendo il ritorno del figlio adorato, la vide colare a picco senza speranza di salvezza. La morte abitò allora il cuore generoso del vecchio re, ed il senno abbandonò il suo giudizio. Folle di dolore, Egeo si gettò tra i flutti tempestosi, offrendo al mare e all’Ade la propria anima.

Si calmò allora la tempesta, tornò all’improvviso calmo il mare, e sgombro e lucente come bronzo il cielo quieto d’Attica, e Teseo emerse in superficie, respirando ad avide boccate. Mosso a compassione dal sacrificio di Egeo, Poseidone inviò un delfino a soccorrere Teseo, affinché la città da lui protetta non si trovasse senza un sovrano.
Prima di ascendere al trono Teseo, su quell’alta scogliera, eresse per il padre un monumento, che per sempre avrebbe sorvegliato i flutti come in quel giorno fatale, e da quel giorno la gente ha preso a chiamare Egeo il mare che bagna le coste di Poseidonia.
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Fu così che Teseo Digenito, figlio di Poseidone, erede di Egeo, Unificatore e Liberatore, ascese al trono di Poseidonia, città mirabile, fondata in terra d’Attica da Cecrope Autoctono, nell’età dell’Oro e col favore del Dio del Mare.
 
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