Dire che la folla fosse euforica era un eufemismo. Dopo la spettacolare vittoria di Rankor contro il mortale di Poseidonia il tiranno aveva spento buona parte del tempo fra uno scontro e l'altro a lasciare ai suoi adoranti fan dichiarazioni su come avrebbe dato una lezione ad Amathea. Forse un po' preso dal suo ego aveva scordato di informarsi sul suo avversario, ma ciononostante il tiranno non era tipo da farsi spaventare dall'ignoto, e se per vincere le Olimpiadi avrebbe dovuto fare a pezzi un eroe di Magheìa con cui non aveva mai avuto alcun problema, allora era disposto a fare questo sacrificio.
All'entrata nell'arena la prima cosa che Rankor fece fu approcciare il suo sfidante con il sorriso più rassicurante che potesse mostrare, con la mano tesa quasi alla ricerca di una stretta amichevole, ma poco prima di avvicinarsi con fare innocente si fermò.
"Ehi, amico. Hai un sandalo slacciato"
Ora, nel Pankratos di solito si combatteva scalzi, questo Rankor lo sapeva, ma sapeva anche, da diverse risse da taverna in cui aveva partecipato che quella tecnica funzionava quasi sempre. La gente controllava sempre, anche se non aveva scarpe, e se il suo avversario fosse caduto nel suo inganno Rankor ne avrebbe approfittato per colpirlo con un montante sul mento e, nel caso fosse rimasto cosciente, lo avrebbe bloccato in una sleeper hold, fino a fargli perdere il sensi. Del resto era di Magheìa e si meritava di non rompersi ossa...a patto che si sottomettesse ovviamente.